La serra idroponica Sfera Waterfood raccoglie 7 milioni

Costruire una serra ipertecnologica in Maremma per la produzione di ortaggi con tecnica idroponica. Ecco il progetto Sfera Waterfood che ha raccolto 7 milioni di euro da Oltre Venture, fondo di venture capital

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Sfera Waterfood ha raccolto 7 milioni da investitori privati

Fonte immagine: Sfera Waterfood

Gli investitori hanno creduto nel progetto e sul piatto hanno messo 7 milioni di euro. Così da lunedì 10 luglio 2017 potranno partire i lavori di costruzioni di Sfera Waterfood, una serra che produrrà pomodori, insalate e aromi per la grande distribuzione. Il progetto è altamente innovativo e sembra provenire da realtà imprenditoriali californiane o israeliane. La serra infatti utilizza la tecnologia idroponica per assicurare alla Gdo prodotti di qualità costante quasi tutto l'anno.

Una idea di produzione innovativa, come innovativo (almeno per l'Italia) è il canale di finanziamento. A crederci per prima è stata infatti Oltre Venture, una società di venture capital sociale, a cui il progetto è piaciuto non solo per le prospettive economiche, ma anche per l'impatto sul territorio.

"A gennaio 2016 abbiamo presentato il progetto che è piaciuto molto - spiega ad AgroNotizie Luigi Galimberti, fondatore e amministratore delegato - Così hanno stanziato un primo investimento di 150 mila euro che è servito per sviluppare l'idea, cercare il terreno, scrivere il progetto esecutivo e chiedere le autorizzazioni. E ora sono arrivati, anche da altri investitori, i 7 milioni per fare partire Sfera" .

Galimberti, che cos'è Sfera Waterfood?
"Sfera è una serra di 13 ettari ettari che stiamo costruendo in Maremma, in provincia di Grosseto. Coltiveremo con la tecnica idroponica pomodori, insalate ed erbe aromatiche destinate alla grande distribuzione".

Perché la Gdo?
"Perché sono operatori che hanno bisogno di prodotti di alta qualità, ma sopratutto di qualità costante lungo tutto l'anno. E noi siamo in grado di fornirgli ciò di cui hanno bisogno. E lo facciamo generando un impatto positivo per l'ambiente, perché Sfera usa il 10% dell'acqua necessaria in pieno campo. Ma anche perché utilizziamo metodi di lotta integrata per combattere i parassiti".

Ci sono ricadute positive anche dal punto di vista sociale?
"Questa è una delle cose che è piaciuta ad Oltre Venture. Hanno creduto nel team che ho messo assieme, ma soprattutto nelle ricadute occupazionali che Sfera avrà sul territorio".

Quali ortaggi coltiverete dentro Sfera?
"Pomodoro datterino, cuore di bue e plum cresceranno su un substrato inerte con tecnica idroponica. Con la tecnica del floating invece lattughe e little gem, che si vanno ad inserire nel segmento della prima gamma evoluta. E poi le aromatiche fresche".

Avete pensato anche alla tracciabilità?
"Certamente, il consumatore potrà controllare quali lavorazioni ha subito il prodotto e i risultati delle analisi attraverso un QRcode sulla confezione".

Quando inizierete la produzione?
"A inizio dicembre dovremmo avere le prime insalate. Per riuscire a comprimere i tempi partiremo con la costruzione dei locali di servizio e dell'impiantistica, successivamente realizzeremo le serre. Non appena i primi spazi saranno pronti inizieremo la produzione".

Il settore del venture capital in Italia non è molto sviluppato, e in agricoltura si vedono ben pochi investimenti. Come avete fatto a convincere gli investitori?
"Presentando un business plan credibile e sostenibile, dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Poi certo, bisogna avere un po' di fortuna. Ma quello che conta di più è la squadra, per mettere a punto un progetto così complesso servono competenze differenti, dall'agronomia alla finanza".

Quanto vale Sfera Waterfood?
"Siamo sui 18 milioni di euro. Oltre Venture ha fatto da lead investor convincendo altri tre soggetti a stanziare fondi per un totale di 7 milioni. Poi ci siamo rivolti anche al credito bancario per 11,5 milioni".

Si puó fare innovazione in agricoltura anche in Italia quindi?
"Assolutamente sì e lo voglio dire soprattutto ai giovani: non vi scoraggiate, puntate in alto e lavorate sodo. Fare partire un progetto come Sfera è molto complesso e servono competenze specifiche, ma spero che altri seguano la nostra strada".

Il futuro sta in produzioni innovative?
"Ostinarsi a fare pomodoro in maniera tradizionale credo sia una battaglia persa. Bisogna partire dalle necessità del consumatore per trovare prodotti e metodi di produzione che rispondano alle esigenze del mercato, ad esempio per quanto riguarda la sostenibilità e la tracciabilità".

Cosa intende per sostenibilità?
"La Toscana è in emergenza idrica e l'acqua scarseggia. Il 50% del nostro fabbisogno lo soddisferemo con l'acqua piovana. Abbiamo sistemi a ciclo chiuso che ci permettono di risparmiare il 90% dell'acqua rispetto alle coltivazioni in campo. E con l'acqua che non puó più essere usata in serra produrremo alghe per biomassa".

Vi siete ispirati ad altre realtà per progettare Sfera?
"Abbiamo tracciato la nostra strada calandola nella realtà dell'agricoltura italiana. Ma abbiamo analizzato i bilanci e i modelli di business delle principali realtà produttive a livello mondiale, dall'Australia agli Stati Uniti".

Autore: Tommaso Cinquemani

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