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Uva da tavola, uno sguardo dentro la crisi

Focus su un settore da anni in calo ma che rappresenta ancora un'eccellenza

Uva da tavola, uno sguardo dentro la crisi - Plantgest news sulle varietà di piante

In Italia dal 2011 al 2015 calo produttivo del 17% e calo di superfici del 24%

Fonte immagine: © nolonely - Fotolia

Per l'uva da tavola italiana è arrivato il momento del lascia o raddoppia. Da decenni vive uno stato di crisi profonda, contraddistinto da calo produttivo e contrazioni delle superfici. In base ai dati Ismea nel 2015 sono state prodotte poco più di 1 milione di tonnellate, -17% rispetto al 2011. Le superfici dal 2011 al 2015 si sono ridotte del 24% circa. I perchè sono diversi: dalle difficili condizioni climatiche all'obsoleta situazione varietale e tecnica, dal distacco tra produzione e mercato all'aumento dei competitor. "Le superfici italiane coltivate - spiega Mario Colapietra, ex direttore del Crea di Turi (BA) ed esperto del settore - sono in calo, ma non lo sono la qualità e le rese ad ettaro. Le cause di questa situazione sono tante e di diversa tipologia: elevati costi colturali e di manodopera, un mercato con esigenze nuove rispetto al nostro standard, competitor sempre più forti e con cui è difficile relazionarsi, una produzione ancora legata a specifiche tradizionali. La realtà ci porta a ricavi insufficineti per il produttore. Senza dimenticare che chi volesse creare nuovi impianti deve pagare molto: circa 30 mila euro ad ettaro". Guardando al futuro segnali positivi ci sono ma non bastano: i buoni propositi devono essere supportati da azioni concrete per dare slancio al lento rinnovamento avviato.

Facciamo un focus sulle due ultime stagioni. Il 2016 non è stato di certo un'anno positivo sia per la produzione che per il mercato. Il 2017 potrebbe però essere migliore. "In Puglia la raccolta è iniziata in anticipo di una settimana - spiega Coldiretti Puglia in una nota -. E' ottima in termini di quantità e qualità. I prezzi al momento sono migliori rispetto ad inizio campagna 2016. Resta comunque il problema dei costi di produzione, aumentati vertiginosamente per effetto della siccità degli ultimi mesi e delle maggiori lavorazioni. I produttori hanno pagato a caro prezzo l'acqua per la maggiore irrigazione, corrente elettrica e manodopera".
 
Impianto a tendone di uva da tavola in Puglia (Fonte foto: © Mario Colapietra)

L'Italia sul gradino basso del podio
Anche in vista di questo lento processo erosivo del settore l'Italia rimane il terzo produttore mondiale, preceduto da Cina (4,9 milioni di t) e Turchia (1,6 milioni di t). I Paesi che più ci tallonano da vicino sono Spagna, in primis, e Grecia. Un rapporto dell'Usda-Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti, pubblicato nel 2016, ha registrato però un calo produttivo del 3,5% in Europa, pari a circa 1,7 milioni di tonnellate. In particolare si segnala che il 93% della produzione europea è concentrata tra Italia, Grecia e Spagna. 
La Puglia, con le sue quasi 700 mila tonnellate, rappresenta la maggiore regione produttiva in Italia di uva da tavola, con un calendario di maturazione che inizia da luglio e termina a dicembre. Oltre alle uve tradizionali come Black Magic*, Victoria, Italia, Michele Palieri, Red Globe*, nell'ultimo ventennio si sta sviluppando la produzione di uva apirena, particolarmente richieste dai consumatori. La Sicilia è la seconda regione con circa 350 mila tonnellate. Questi due grandi poli raccolgono così oltre il 90% produzione italiana. Altre regioni con piccole produzioni sono, in ordine di quantità, il Lazio, l'Abruzzo e la Basilicata. 

Spagna, sempre più vicino
In Europa le 'Furie rosse' sono cresciute, arrivando a tallonare il Bel Paese. Questo trend positivo è da ricercarsi sicuramente nelle capacità del sistema d'innovarsi, modernizzarsi, programmarsi e strutturarsi. Il 2017 è, fino ad ora, molto buono con un'anticipo produttivo di circa 10 giorni. Nella fase iniziale l'uva spagnola ha dovuto confrontarsi con la contemporanea presenza del prodotto egiziano, in ritardo rispetto alla media a causa del maltempo. L'andamento climatico siccitoso ha conferito un'ottima qualità e dolcezza alle bacche. 
 
L'apirena Princess, coltivata in areale pugliese (Fonte foto: © Mario Colapietra)

Su l'import e giù l'export
Le importazioni di uva da tavola in Italia ammontano a 25 mila tonnellate (circa il 3,0% dei consumi interni). La tendenza nell'ultimo decennio è in leggero aumento, anche se non mancano situazioni annuali fluttuanti. L'Europa (circa il 50%) e l'America centro-meridionale (circa il 30%) sono i principali areali da dove proviene la materia prima. L'export invece è in difficoltà. Nel 2015 l'Italia ha esportato oltre 450 mila tonnellate, con un calo dell'8% rispetto al 2013. La Germania rimane il primo mercato di destinazione, anche se dal 2002 ad oggi il calo è del 27%. In crescita la Polonia e la Spagna. Si nota una disaffezzione al made in Italy dei mercati del Nord Europa mentre stentano a decollare i Paesi extra Ue in genere: qualche lieve sussulto in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar. 

Consumi, cresce l'uva senza semi
Si mangia sempre meno uva da tavola in Italia. I dati Ismea del 2015, indicano un calo pro-capite di kg consumati: nel 2006 erano 16 nel 2014 erano 7. Inoltre sempre più persone richiedono uva apirena. In base all'indagine eseguita nel 2016 dal Monitor Ortofrutta di Agroter su panel Toluna il 46% degli italiani preferisce seedless, contro il dato del 2011 che era del 34%. Tutto questo significa che il mercato sta profondamente evolvendo. Probabilmente il settore non è riuscito ad andare di pari passo, rimanendo legato a varietà obsolete e sistemi produttivi antiquati. “I consumi mondiali di uva senza semi - dice Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit - stanno crescendo in maniera dirompente soprattutto nei Paesi anglosassoni, dal Regno Unito agli Usa, ma anche in tutto il Nord Europa, in Germania, in Cina e in Medio Oriente. In Italia il boom di consumi è concentrato soprattutto al Nord, in particolare nelle grandi città. La quota di mercato conquistata in pochi anni dalle varietà di uva apirene è arrivata oggi al 46% e la tendenza è in netta crescita. Apofruit, con l’implementazione della propria gamma di uve seedless, ha deciso di raccogliere la sfida, certa che la partita si giocherà sempre più sulla qualità. E ciò ci conforta, dal momento che per la produzione abbiamo individuato solo le aree più vocate di Puglia, Basilicata e Sicilia”.
 
L'innnovazione è la parola chiave per uscire dalla crisi (Fonte foto: © Ulleo - Pixabay)

La scelta varietale al centro dell'innovazione
Un primo passo per migliorare la competitività del settore è innovarsi. In primis dal punto di vista varietale. Per troppo tempo la coltivazione della varietà Italia ha interessato oltre l'80% della superficie nazionale. Senza dimenticare come la diffusione delle varietà apirene sia stata tardiva e di scarsa entità. "Oggi ci sono nuove ed interessanti proposte - conclude Colapietra -, migliorative rispetto a quelle esistenti. Quale segliere non è di certo facile visto che il nuovo impianto dovrà durare per almeno 15 anni. Nella valutazione è determinante anche il periodo di maturazione e commercializzazione, la precocità o il ritardo della raccolta. C'è ancora da fare dal punto di vista agronomico. La tendenza è ancora quella di allevamenti a tendone e sorretti da strutture in legno. Altre innovazioni che stanno prendendo piede sono: trappole per la cattura massale a supporto di una migliore gestione degli agrofarmaci, confusori sessuali, irrigazioni basati su reale fabbisogno idrico, fertirrigazione, biostimolanti, etc".

L’Italia ospiterà l'8° Simposio Internazionale dell’Uva da Tavola dal 1° al 7 ottobre 2017. L'evento sarà itinerante e si terrà dall'1 al 4 ottobre in Puglia e dal 6 al 7 ottobre in Sicilia. Il simposio è il principale evento a livello internazionale dedicato all’industria dell’uva da tavola e presenterà i più recenti risultati sulla ricerca e la sperimentazione difronte ad un nutrito pubblico tecnico-scientifico proveniente da tutto il mondo.

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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