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Mais, più innovazione crea più reddito

Il mais in Italia è in crisi e per uscirne si sta puntando all'innovazione tecnologica e varietale. Tre protagonisti ci spiegano come fare

Mais, più innovazione crea più reddito - Plantgest news sulle varietà di piante

Le rese produttive nel 2017 sono in calo del 10-15% ripsetto al 2016

Fonte immagine: © Adege - Pixabay

Il mais in Italia non vive grandi stagioni. Negli ultimi quindici anni le superfici maidicole sono passate da oltre un milioni di ettari a circa 650mila. Senza dimenticare che alla fine degli anni '90 la quantità prodotta permetteva di soddisfare il fabbisogno nazionale. Oggi, invece, oltre il 60% del mais consumato in Italia viene acquistato dall'estero. La tendenza futura non sembra cambiare. Anzi le situazione climatiche che si stanno succedendo stanno rendendo ancora più difficile la situazione. 

Per cercare di risolvere questo trend negativo lo scorso 28 giugno si è riunito presso la sede del Crea per la cerealicoltura di Bergamo il primo 'Tavolo Tecnico Mais', dove si sono radunati i principali rappresentanti della filiera maidicola italiana per confrontarsi sulle più rilevanti criticità alla ricerca di possibili soluzioni.

La redazione di Plantgest ha chiesto ad alcuni di questi protagonisti di fotografarci la situazione attuale del mais in Italia, indicandoci quali sono le possibili strade da percorrere per invertire il trend. 

"La produzione nazionale 2017 - spiega Cesare Soldi, presidente Ami-Associazione maiscoltori italiani - è stata caratterizzata, per quanto possiamo valutare ad oggi, da un calo delle rese medie del 10-15% rispetto al 2016, anno contraddistinto da buone produzioni. Si evidenziano punte che vanno dal -30% al -50%, identificabili in quelle zone dove non è stato possibile irrigare (soprattutto al di sotto del Po). Il calo produttivo si aggiunge alla progressiva contrazione della superficie maidicola che è diminuita di quasi un terzo in poco meno di 10 anni. Sono stati ridotti gli ettari lavorati e si è rimpicciolito il reddito.
Le importazioni di mais sono circa la metà del fabbisogno nazionale. E gli ultimi dati Istat su questo tema non sono confortanti. Riportano infatti che nel periodo gennaio-luglio 2017 l’Italia ha aumentato le proprie importazioni di mais di più del 20%".


 
E' necessario innovare per guardare al futuro con prospettiva
(Fonte foto: ©Aitoff - Pixabay)
 

Come uscire da questa crisi?

"Se non si interviene rapidamente - prosegue Soldi - lo scenario prima descritto è destinato, nel breve/medio periodo, ad aggravarsi ulteriormente. Questo metterà a rischio un intero comparto, strategico per la filiera zootecnica italiana. Non dimentichiamo che intorno a noi la competizione sarà sempre più dura. È necessario, pertanto, rilanciare al più presto un settore che è già stato fortemente condizionato dalle scelte politiche effettuate nel corso degli anni.
Il primo step dovrebbe partire dalle scelte di politica agricola attraverso la prossima riforma comunitaria. I produttori italiani, recentemente coinvolti sul territorio, e quelli europei, attraverso la Confederazione europea dei produttori di mais, chiedono all’unisono, una riforma meno complicata che aumenti le attuali risorse finanziarie.

L’accento deve essere messo sul pagamento di base, che dal duemila ad oggi si è dimezzato incidendo notevolmente sul già fragile reddito dei maiscoltori. Nell’ambito del secondo pilastro si propone di sostenere gli investimenti produttivi ed innovativi: in primis quelli destinati all’irrigazione. Mentre si deve essere più prudenti sul fronte del supporto finanziario delle assicurazioni sul reddito. In parallelo il rilancio dovrebbe favorire l’accesso al miglioramento varietale e delle tecniche colturali (precision farming, biocontrollo delle aflatossine, etc) per aumentare rese e sanità del prodotto. Ad esempio si potrebbero usare gli ibridi ottenuti con le 'new breeding techniques' per difendersi dall'aflatossina prodotta dai funghi o dalla diabrotica. Un bel salto in avanti. Per riportare la maiscoltura al centro dell’interesse sarà inoltre importante valorizzare le filiere nazionali che portano alla produzione delle Dop".


 
Nuovi ibridi per avere maggiori rese e per combattere le patologie
(Fonte foto: ©Donatello Sandroni) 
 

Il miglioramento genetico al centro del rilancio

Il mais ha contribuito a rilanciare il nostro Paese, anche se oggi sta attraversando un momento difficile. Gli interventi per cambiare rotta sono molteplici. Una delle strade è l’accesso al miglioramento varietale ed alle nuove tecniche colturali. "Innanzitutto - spiega Giuseppe Carli, direttore commerciale di Kws - dobbiamo imparare ad usare tutte le agrotecniche a nostra disposizione. Questo è possibile ma serve creare la 'cultura della coltura' e far sì che tutta la filiera produttiva le applichi correttamente. 
La Kws su questo fronte può dare un contributo importante, grazie al miglioramento genetico delle varietà. Per prima cosa stiamo lavorando nell'individuare varietà capaci di contrastare la problematica delle micotossine, in modo tale da portare le nostre produzioni ad un livello di sanità altissimo".

Le micotossine sono composti tossici prodotti da diversi tipi di funghi, appartenenti principalmente ai generi AspergillusPenicillium e Fusarium. La presenza di micotossine negli alimenti e nei mangimi può essere nociva per la salute umana e degli animali.
"La composizione analitica delle granelle prodotte sul suolo italiano - continua Carli - è senza ombra di dubbio superiore rispetto alle granelle di provenienza estera. Se questo aspetto fosse riconosciuto, l’agricoltore italiano riceverebbe un maggiore profitto e non uno svilimento dello stesso come spesso accade. Una riorganizzazione della parte intermedia della filiera (stoccatori in particolare) permetterebbe di fare sistema ed offrire ai grandi utilizzatori e trasformatori masse critiche importanti, qualitativamente superiori e costanti nel tempo".
Il miglioramento genetico serve anche per avvicinarsi alle nuove esigenze del mercato e dei consumatori. "Proprio in un'ottica di filiera efficiente - Conclude Carli - la Kws lavora da tempo con le più moderne tecnologie di breeding. Questo ci ha permesso di selezionare materiali con caratteristiche adatte ad essere utilizzate nei diversi processi di produzione, tra cui anche quelli dei principali prodotti gluten-free".

 
Mappe di prescrizione di semina a pieno campo - Da studio Dekalb technology center
(Fonte foto: © Dekalb-Monsanto)
 

Precision farming per aumentare le rese

Se già la scelta dell'ibrido appare di per sé un'aspetto importante è oggi possibile andare oltre, mettendo il giusto ibrido nelle condizioni migliori di produrre e rendere. Ciò è possibile in primis individuando la corretta densità di semina. La Dekalb-Monsanto da alcuni anni sta sperimentando e sviluppando un'innovativa tecnica di precision farming per permettere all'agricoltore moderno di aumentare la propria redditività.
"Investire in innovazione - spiega Giorgio Cassarini, responsabile marketing di Dekalb - ha un'importante ritorno economico. Da alcuni anni stiamo lavorando molto sul fronte dell'agricoltura di precisione. Nel 2015 abbiamo iniziato un lavoro su larga scala che ha coinvolto le Dtc-Dekalb technology center, allo scopo di conoscere al meglio il nostro materiale genetico e la sua risposta alla densità di semina. Nelle Dtc correliamo i dati di resa dei nostri ibridi seminati 5 diverse densità di semina con i dati di mappatura georeferenziata del terreno. Questi dati sono alla base delle mappe di prescrizione di semina che creaiamo per effettuare una semina a rateo variabile che permetta di aumentare la redditività. Questo perché la semina a rateo varibile permette di sfruttare al meglio la variabilità dei terreni variando la densità di semina all’interno dell’appezzamento". Per approfondimenti sulla tecnologia Vrs guarda la pagina dedicata sul sito Dekalb: https://www.dekalb.it/dekalb-informa/le-soluzioni/smart-planting.
 
Oggi si è passati dalla teoria alla pratica: dalle 5 prove effettuate nel 2016 siamo passati ad oltre 30 prove a pieno campo. Questo permetterà a Dekalb di affiancare i propri agricoltori verso un nuovo percorso maidicolo. "La tecnologia Vsr permette di massimizzare la redditività. L’aumento della redditività può derivare sia da un’ottimizzazione dei mezzi tecnici (riduciamo l’investimento di semi al metro quadro nelle zone a bassa fertilità, senza compromettere la resa) che da un aumento produttivo (derivante da un’aumento della densità di semina dove le condizioni di elevata fertilità del suolo lo consentono)".

Dekalb-Monsanto ha poi messo alla prova AcquaTEK®, un sistema in grado di affiancare l'agricoltore nella gestione della risorsa idrica. Il software utilizza le immagini satellitari e i dati delle centraline meteo per generare una mappa che misura il grado di assorbimento dell'acqua da parte della pianta di mais.
Il bianco/giallo identifica le zone dove le piante lavorano meglio, in rosso quelle invece in sofferenza. Conoscendo questi dati l'agricoltore è in grado di intervenire, irrigando laddove le piante si trovino in una condizione di stress.

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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