Mais Zea mays L.

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Descrizione della pianta
ll Mais (scientificamente chiamato Zea Mays L.) è uno dei cereali più coltivati al mondo. E' pianta erbacea annuale della famiglia delle Poaceae o Graminaceae. Il nome Zea mays deriva dalla parola mahiz con la quale gli indigeni del Centro America, incontrati da Cristoforo Colombo, chiamavano questa pianta. Il suo significato è 'traggo la vita'

Dopo la scoperta dell’America arrivò subito in Europa ma la diffusione nel Vecchio Continente fu piuttosto lenta. Solo nel diciannovesimo secolo inizia la sua crescita e la sua diffusione. Dalla lavorazione del mais, è possibile estrarre l’amido e l’olio. E' ricco di acqua, proteine, aminoacidi, fibre alimentari, sali minerali (come magnesio, potassio, sodio, fosforo, calcio, ferro, zinco, rame e selenio) e vitamine (gruppo B e la A). E' privo di glutine.

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Il Mais fa parte della classe delle Monocotiledoni, famiglia delle Graminaceae, sottofamiglia delle Maydeae. La parola Zea significa 'vivere' in greco mentre mays è riconducibile alla parola indiana 'mahiz' che significa 'pane di vita'. E' nativo del Messico o dell'America centrale. In alcune popolazione antiche di queste aree il mais era conosciuta come pianta selvatica dal nome Teosinte che significa 'seme degli Dei'.

La pianta del mais presenta molte caratteristiche comuni alle altre Graminaceae: fusto o culmo distinto in nodi ed internodi, singola foglia a ciascun nodo e le foglie distribuite sul culmo in due file opposte o distiche. Ogni foglia è formata da una lamina espansa collegata ad una guaina che avvolge il culmo. I nodi basali hanno la tendenza a formare ramificazioni o culmi di accestimento (polloni) e sviluppano radici avventizie.

La pianta del mais è monoica (fiori maschili e femminili separati sulla stessa pianta) e porta i fiori riuniti in spighette o infiorescenze. L’infiorescenza maschile (volgarmente chiamata pennacchio), dal punto di vista botanico è una 'pannocchia' (panicolo), posta alla sommità della pianta. L’infiorescenza femminile (volgarmente chiamata pannocchia), posta in posizione ascellare a metà dell’altezza della pianta (6-7° nodo sotto il pennacchio), botanicamente è uno 'spadice', cioè una spiga con un asse ingrossato di forma cilindrica o conica (volgarmente chiamato tutolo), sul quale sono inserite le spighette (le future cariossidi).

La cariosside, frutto secco indeiscente, è inserita sul tutolo della spiga attraverso un corto e spugnoso pedicello ed è circondata dai residui delle glume.
 
Il mais teme le gelate, vista anche la sua origine tropicale. Il seme necessita di almeno 12 gradi per germinare e ci vogliono 18 gradi per permettere la fioritura. La sua temperatura ideale durante la formazione della pannocchia è tra i 20 e i 25 gradi. Temperature estive eccessive danneggiano la coltura, soprattutto se accompagnato da scarse piogge. Per coltivare il mais serve anche una buona esposizione al sole, mentre bisogna fare attenzione perché essendo una pianta ad alto fusto un forte vento potrebbe rompere lo stelo.
 
Il mais è una coltura 'da rinnovo' in quanto, come conseguenza delle particolari cure colturali che riceve lascia il terreno particolarmente fertile per le colture che lo seguono. Tradizionalmente veniva inserito tra prato e grano: in questo modo il grano si avvantaggiava della fertilità residua delle concimazioni eseguite al mais, il quale, a sua volta, era tra i migliori sfruttatori dei miglioramenti del terreno apportati dal prato.


Oggi però la tendenza è coltivare mais solo dove le condizioni gli sono favorevoli e spesso in monosuccessione. In genere, specialmente nei terreni sciolti, non si notano fenomeni di 'stanchezza'. Tuttavia infestazioni di malerbe resistenti ai diserbanti (ad es. sorghetta) possono intensificarsi fino al punto di costringere ad interrompere la monosuccessione. La soia si è rivelata un'ottima pianta da alternare al mais in quanto gli è molto affine per esigenze ambientali e agrotecniche. Una rotazione assai diffusa in molte zone maidicole è quella che prevede tre anni di mais e uno di soia
La preparazione del terreno per la semina del mais è basata su un’aratura non molto profonda (30-35 cm) o profonda (40-50 cm) utile per assicurare la costituzione di riserve idriche nel terreno e per consentire un profondo sviluppo dell'apparato radicale. Normalmente viene eseguita in autunno o a fine inverno.
La lavorazione profonda viene generalmente fatta con aratro rovesciatore, ma potrebbe essere fatta con il sistema 'a due strati' (aratura-ripuntatura). L’aratura consente più facile penetrazione dell’acqua nel terreno, migliore esposizione al sole e al gelo (miglioramento struttura), distruzione suole, incorporazione residui e fertilizzanti organici.

All'aratura seguono lavori di affinamento delle zolle e di controllo delle infestanti emerse (erpicature, estirpature). Il mais non abbisogna di un letto di semina particolarmente affinato: poiché il seme è grosso e quindi va posto alquanto profondo. Attenzione alla formazione di crosta.

Nel caso di mais in seconda coltura si può eseguire la semina diretta o su sodo adoperando una seminatrice specialmente attrezzata con piccoli coltri per tagliare il terreno. 
Uno degli aspetti più difficili è la scelta della giusta precocità (classe). Prima della comparsa dei mais ibridi, le varietà di mais italiane venivano classificate nelle seguenti cinque categorie di precocità crescenti: maggenghi, agostani, agostanelli, cinquantini e quarantini.
Con l'avvento degli ibridi la lunghezza del ciclo, da emergenza a maturazione fisiologica, viene definita dalle classi Fao: sono 13 e sono contrassegnate con i numeri da 100 a 900 per ordine di precocità decrescente.

Nel caso di coltura a semina primaverile asciutta vanno scelti ibridi precocissimi (classi 200 e 300). Nel caso di coltura irrigua e di semina normale l'ibrido dovrà essere scelto per sfruttare appieno la stagione favorevole. Al nord i tipi migliori sono gli ibridi delle classi 600 e 700. Al centro-sud i risultati migliori si ottengono con ibridi medio-precoci (classi 400-500). Nel caso di coltura intercalare vanno usati ibridi tanto più precoci quanto più ritardata è la semina (da 400 a 200). Per il mais da foraggio si possono seminare ibridi più tardivi di quelli da granella. 
La prima finestra di semina è la primavera. Oggi la data di riferimento per il mais in prima coltura è entro il 15 marzo, ma spesso per motivi meteorologici si slitta di qualche settimana. La temperatura di riferimento sono i 12 °C stabili al terreno, che mediamente si raggiungo tra la fine di marzo e l'inizio di aprile. In questo caso il mais impiega circa 15 giorni a nascere.

In altri casi il mais segue una coltura a raccolta precoce, assumendo il ruolo di coltura intercalare. Può quindi essere effettuata dopo il taglio di un erbaio (la semina è a fine maggio), dopo l'orzo da insilamento, dopo il pisello (la secinda decade di giugno), oppure dopo frumento (ai primi di luglio). In questi casi la temperatura è alta e le nascite avvengono dopo 8-10 giorni o anche meno.

la densità media di semina cambia:
- Coltura principale irrigua per granella: da 6 a 8 piante/m²;
- Coltura principale asciutta per granella: da 2,5 a 4 piante/m²;
- Coltura intercalare per granella: da 7 a 10 piante/m²;
- Coltura principale da foraggio a maturazione cerosa: 1 pianta in più della corrispondente fittezza per granella;
- Coltura intercalare da foraggio per raccolta alla fioritura: da 30 a 50 piante/m².

Oggi il metodo di semina più diffuso è la semina di precisione. In media si consigliano 4-6 cm di profondità: 4 con terreno freddo e umido, 6 con terreno asciutto. 
l mais, che svolge il suo ciclo nel periodo primaverile-estivo, si avvantaggia della concimazione organica. La letamazione è stata perciò la concimazione più classica del mais in passato. Oggi si fa invece ricorso a concimazioni minerali ed a concimi organici non tradizionali. La programmazione va fatta sulla base della potenzialità produttiva dell’ibrido, dello stato di fertilità del terreno, dell’andamento climatico, della precessione e delle modalità di lavorazione del terreno

L'azoto è sicuramente l’elemento più importante in quanto influenza in modo determinante la resa ed il contenuto proteico. Durante la fioritura l'intensità di assorbimento giornaliera è nell’ordine di 5 kg/ha. Va fatta in copertura e si attua con concimi a pronto effetto (nitrato ammonico o anche urea) al momento della levata.
Il mais ha un coefficiente di evapotraspirazione basso: 250 kg di acqua per chilogrammo di sostanza secca prodotta. Questo vuol dire che se una coltura produce 12 t/ha di granella significa anche che ha prodotto una massa epigeica di circa 24 t/ha di sostanza secca e pertanto ha avuto necessità di 6000 m3 di acqua e cioè di 600 mm di pioggia.

Il mais è sensibilie alla mancanza d'acqua. Il suo periodo di maggiore sensibilità comincia 15-20 giorni prima della fioritura e termina 30 giorni dopo la fioritura. Molte esperienze mostrano che uno stress idrico in questo periodo porta a riduzioni di resa dell’ordine del 50-60%.

L’irrigazione per aspersione o a pioggia è stato in passato il metodo più usato. Oggi però presenta costi di gestione alti e non riesce appieno a risolvere le problematiche. L’irrigazione a goccia si propone così come la tecnica più bilanciata, oltre a permettere una migliore nutrizione grazie alla fertirrigazione. Due le tecniche usate: ala gocciolante appoggiata in superficie (la più attuale) oppure ala gocciolante interrata (quella più innovativa).
La maturazione di raccolta si raggiunge mediamente intorno alla prima settimana di settembre, quando le condizioni climatiche non favoriscono la rapida perdita di umidità della granella. Con una raccolta relativamente precoce (umidità della granella del 25-28%) si hanno i costi di essiccazione alti, ma si evitano altri inconvenienti che si verificano con una raccolta tardiva: allettamento, stroncamento, attacco di parassiti.

La raccolta avviene attraverso macchine chiamate mietitrebbie. Il prodotto viene poi immediatamente passato all’essiccazione. Nei sili preposti alla produzione di granella l’umidità dovrebbe essere intorno al 13%. La granella umida può essere insilata per produrre i cosiddetti pastoni o conservata in azienda tal quale dopo aver effettuato trattamenti antifungini. Per la preparazione del pastone di granella, la stessa viene raccolta al 30-32% di umidità.

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