Fragola Fragaria x ananassa

Fragola - Plantgest.com
Descrizione della pianta
E' una pianta d'origine europea che si trovava spontanea nei nostri boschi. Dalla fine del settecento si è iniziato a coltivarla e produrla grazie all'itroduzione di varietà ibride. 
Le varietà coltivate sono quasi tutte incroci tra Fragaria chiloensis e Fragaria virginiana. Tutte le specie coltivate (e d'origine extraeuropea) sono ottoploidi, mentre la Fragaria vesca o 'Fragolina di bosco' è diploide. 
La fragola presenta una pianta perenne, con portamento strisciante, racide fascicolata e fusto rizomatoso. Le foglie sono ternate, ovato-oblunghe, dentato-seghettate, lungamente picciolate. i fiori, bianchi, ermafroditi, sono riuniti in gruppi di 3-8 a costituire dei racemi e hanno lunghi piccioli. Il “frutto” è in realta un falso frutto derivato dall’accrescimento notevole del ricettacolo fiorale e dai pistilli in esso inseriti. Il vero frutto della fragola è l’achenio (cioè un frutto duro) che impropriamente viene chiamato “seme”. Sulla superficie della fragola così come è conosciuta sono quindi presenti tanti veri frutti o semi.
La riproduzione è utilizzata esclusivamente per il miglioramento genetico mentre la moltiplicazione, essenzialmente di tipo agamico, può avvenire mediante un vivaio tradizionale in cui vengono coltivate piante madri per la produzione di stoloni oppure mediante la riproduzione meristematica delle piantine denominate "super-élite" e la loro moltiplicazione in ambiente controllato e successiva moltiplicazione su terreno.
Oltre ad essere consumate fresche, sono usate per la preparazione di creme, confetture, marmellate, sciroppi, sorbetti e succhi. Sono reperibili da Maggio a Settembre.

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Classificazione, origine ed aspetti botanici
Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae, Sottofamiglia Rosoideae, Genere Fragria ed è originaria delle zone alpine europee ed italiane (si hanno notizie già nel 200 a.C.) e dell’America del Nord e del Sud. Le fragoline selvatiche, invece, sono state “scoperte” in America intorno alla metà del 1500.
Attualmente la produzione mondiale di fragola è di circa 2,5 milioni di tonnellate e l’Italia con 13000 tonnellate è uno dei principali produttori.
La fragolicoltura moderna e quindi le attuali cultivar coltivate appartengono alla Fragraria x ananassa, che è l’ibrido ottenuto artificialmente incrociando due specie ottoploidi F. chiloensis (L) Duch. (originaria dell’America) e la F. virginiana Duch (originaria del Cile) diffuse nel continente americano ed importate nel continente europeo nel secolo XVII. Per quanto riguarda le specie spontanee del nostro continente, si differenziano per pezzatura e corredo cromosomico dalle specie sopra menzionate e sono riconosciute in F. Vesca (diploide) nota come fragola di bosco, molto diffusa nei nostri sottoboschi, e F. moscata (esaploide) con frutti di pezzatura lievemente superiore e caratterizzati da un penetrante aroma moscato. Il prodotto si ritiene reperibile da Marzo a Giugno e le aree di principale coltivazione si ritengono il Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Campania, Basilicata e Sicilia.
 
Andiamo ora a vedere come è costituita una cultivar di Fragola tipica:
  • Sistema radicale. Di tipo fascicolato, molto corto e superficiale (l’80-90% si ritrova nei primi 25-30 cm di terreno). con rizoma molto raccorciato da cui si dipartono .
  • Fusto. E' costituito da un rizoma strisciante da cui si originano i fusti striscianti (o stoloni che possono emettere radichette dando origine a nuove piantine), le foglie ed i peduncoli fiorali.
  • Foglie. Sono di tipo composto e formate da tre foglioline a forma ovato-oblunga, con margine seghettato, di colore verde scuro sulla pagina superiore e grigio argento su quella inferiore e con la presenza di un lungo picciolo.
  • Fiori.  Riuniti in gruppi di 5-8 a costituire infiorescenze (racemi), sono ermafroditi, lungamente picciolati e  normalmente costituiti da:
    • Calice, formato da una serie di sepali con dimensioni e forma caratteristiche per le diverse cultivar;
    • Una corolla pentamerica, costituita da petali ellittici o arrotondati di colore bianco.
    • Un androceo con numerosi stami e filamenti brevi.
    • Un ricettacolo conico di notevoli dimensioni, sul quale sono inseriti a spirale numerosissimi pistilli, dal cui accrescimento si sviluppa quello che impropriamente è chiamato “frutto”, che noi mangiamo e che invece è un falso frutto. Il vero frutto della fragola è l’achenio (cioè un frutto duro) che impropriamente viene chiamato “seme”.
  • Frutti. Il “frutto”, che noi mangiamo è un falso frutto derivato dall’accrescimento notevole del ricettacolo fiorale e dai pistilli in esso inseriti. Il vero frutto della fragola è l’achenio (cioè un frutto duro) che impropriamente viene chiamato “seme”.
Le cultivar di fragola oggi diffuse hanno fiori ermafroditi, in seguito al lavoro di selezione effettuato grazie al miglioramento genetico. Nelle specie ottoploidi F. chiloensis, F. virginiana e F. virgininna glauca (ovali) si rinvengono invece piante con soli fiori maschili (staminifere) e piante con soli fiori femminili (pistillifere).

Le cultivar possono essere classificate secondo diverse caratteristiche: in rapporto alla loro epoca di maturazione, alle dimensioni del frutto, alla prevalente destinazione del frutto, ma la classificazione più diffusa è quella basata sulla risposta della pianta all’ambiente (fotoperiodo), che distinguono l’induzione a fiore e quindi la fioritura e la produzione, in brevidiurne o unifere, longidiurne o rifiorenti e neutrodiurne.

Le cultivar brevidiurne (unifere) si differenziano a fiore quando il fotoperiodo è inferiore alle 13-14 ore e la temperatura media è intermedia (13-15C°)  (e quindi fine estate) fino alle prime gelate e la maturazione dei frutti si ha in primavera per circa quattro settimane. In alcune cultivar il fenomeno si ripete in primavera con una seconda fioritura che segue la prima con un intervallo più o meno breve (10-70 giorni), in rapporto alla località e all’andamento climatico. Le infiorescenze che si producono da differenziazione primaverile si evidenziano essendo caratterizzate da asse primario lungo, da assi secondari brevi e da uno scarso numero di fiori per infiorescenza. La loro maturazione si ha

Le cultivar neutrodiurne (differenziano a fiore con qualsiasi tipo di luce) le longidiurne (differenziano i fiori con un periodo di luce superiore alle 14 ore) sono entrambi rifiorenti e producono dalla primavera all’autunno. E’ evidente che esse abbiano comunque delle caratteristiche che le differenziano l’una dall’altra:
  • Le neutrodiurne mentre differenziano in estate continuano ad emettere catene stolonifere.
  • Le longidiurne formano in estate quasi esclusivamente gemme a fiore e non emettono stoloni per cui si propagano con difficoltà. 
  • La produzione delle neutrodiurne è arrestata solo dai geli invernali.
  • Le longidiurne entrano a riposo e la loro produzione scende praticamente a zero in autunno
 
Valori nutritivi e proprietà
Frutto molto gradito, per forma, profumo e sapore ed è esaltato per le sue proprietà nutrienti, rinfrescanti, astringenti, diuretiche e per l’azione depurativa sul sangue. Ricca di Vitamina A, B1, B2, C, zuccheri, fosforo, calcio, ferro, pectine ed alcuni altri  elementi. Che mettono in evidenza così un’importante valore dal punto di vista nutrizionale a basso potere calorico (24 calorie ogni 100 g di prodotto). Indicata per chi soffre di reumatismi ed ipertensione in quanto apporta elevate quantità di acido ascorbico, polifenoli e tannini idrolizzabili (hanno anche proprietà antiossidanti).
Composizione e valore energetico della Fragola (100 g. di prodotto)
Parte commestibile 94%
Proteine totali 0,90 g
Acqua 90,5 g
Lipidi 0,4 g
Zuccheri 5,3 g
Fibra 1,6 g
Energia 27 Kcal
Sodio 2 mg
Potassio 160 mg
Fosforo 28,0 mg
Magnesio 10,0 mg
Calcio 35,0 mg
Ferro 0,8 mg
Glucidi totali 5,90 g
Amido Assente
Glucidi solubili 5,90 g
Colesterolo Assente
Vitamina B1 0,02 mg
Vitamina B2 0,04 mg
Vitamina PP 0,70 mg
Vitamina A Assente
Vitamina C 54 mg
Vitamina E 0,12 mg
Sali 0,50 g
Valore energetico 153 Kj

 

I romani apprezzavano particolarmente questo achenio dal bel colore rosso (grazie al suo profumo la chiamavano “fragrans”) ed era sempre presente sulle tavole dei patrzi. In modo particolare veniva consumata nel periodo delle festività in onore di Adone. Infatti secondo la leggenda Venere, alla morte di Adone, pianse lacrime che  cadute a terra si trasformavano in piccoli cuori rossi (le Fragole). Più tardi, viene data per certa la sua comparsa negli orti di Francia, dove le dame della corte di Luigi XIV quando volevano mandare segnali di seduzione mangiavano fragole con zucchero e panna. Tuttavia la fragola non era solo un simbolo erotico, tant’è che Shakespeare la definì “cibo da fate” e Linneo, il padre della moderna botanica, “bene di Dio”. Per la coltura popolare, invece, la sua polpa è un’ottimo lenitivo se spalmata sulla pelle scottata dal sole.
La Fragola richiede un terreno preparato in tempo ed in modo accurato in base alle caratteristiche chimico-fisiche. I terreni preposti per i vivai di piante di frgola sono generalmente sabbiosi o tendenti al sabbioso e quindi caratterizzati da un buon drenaggio, in grado di evitare i ristagni idrici durante il periodo autunnale ed invernale. Occorre quindi ben livellarli anche in superficie per garantire una buona esecuzione dei trattamenti di fumigazione. Visto la problematica inerente all'utilizzao del Bromuro di metile (il p.a. utilizzato in principio a dosi di 60-70 g/m2) oggi si utilizzano altri p.a. con minore impatto ambientale o in alternativa metodiche di tipo fisico o agronomico. La fumigazione chimica può essere eseguita in autunno o a fine inverno a seconda dell'andamento climatico. Nel primo caso per eliminare i residui è possibile effettuare una sola lavorazione, mentre nel secondo caso essendoci un tempo minore per la messa a dimora delle piante (marzo-aprile) si randeranno necessari almeno due lavorazioni per arieggiare al meglio il terreno ed eliminare residui. Successivamente alla fumigazione è di norma coprire i terreni con film plastici di polietilene che restano per 8-10 giorni al fine di garantire un buon effetto del trattamento.

La concimazione di fondo viene eseguita normalmente a fine febbraio-inizio marzo utilizzando concimi bilanciati-complessi e concimi organici (ad es. 10-12 q/ha di stallatico pellettato oppure 100/200 q/ha di pollina o letame). Dopo questa concimazione è necessario eseguire una nuova lavorazione del terreno, anche di tipo superficiale, per interrare i concimi e prepararlo per il trapianto che avverrà di lì a poco.
 
Una volta preparato il terreno le piante vengono messe a dimora attraverso un'operazione che ha inizio in primavera utilizzando macchine trapiantatrici. Normalmente si inzia dalle cultivar con maggiore capacità di stolonare e si termina con le cultivar più stolonifere e che coprono più rapidamente i vivai. Normalmente i sesti d'impianto adottati sono di 1,4 m tra le file e di 0,45-0,50 lungo le fila. Successivamente alla piantagione (circa 30-35 giorni dopo) ha inzio l'operazione di esportazione dei fiori. in alcuni può essere necessario eseguire a seguito della messa dimora una concimazione con prodotti a lenta cessione prima che le piante comincino ad emetter stoloni con prodotti alenta cessione. Molto importante in questa fase è anche mabìntenere ben aerato il terreno effettiuando lavorazioni molto superficiali che tendono a rompere la crosta superficiale soprattutto dopo le piogge. Altra operazione da effettuare è mantenere pulito il terreno da piante infestanti attraverso operazioni manulai o chimiche.
 
In pieno arresto invernale della fase vegetativa (dicembre-febbraio) si procede all'estirpazione in vivaio. Per prima cosa vengono tagliate le foglie e subito dopo si procede all'estirpazione meccanica delle piante. Le piante vengono poi portate ai centri di raccolta dove vengono pulite e selezionate. Lo standar europeo dei vivaisti ha stabilito che le piante si possono classificare in base al calibro del colletto.
Successivamente alla selezione vengono poi poste all'interno di casse il legno normalmente di dimesioni di 60x40 ed alte 18 cm per poi essere trattate con fungicidi per evitare l'insorgere di malattie e per umidificare le radici. A questo punto vengono poste in frigoconservazione che avviene con temperature di -1,6/-2,0 C°. Per aumentare la conservabilità delle pòiante occorre utilizzare una cella di pre-raffreddamento a -2,5 C° con un volume di poante che non supera il 20% della capacità totale. in questo modo in 24 ore si raggiunge un rapido congelamento che potra essere mantenuto facilmente (8-10 mesi) con la successiva frogoconservazione tradizionale come descritto precedentemente. 

Tipo di pianta

Piante frigoconservate sono prodotte in vivai situati interreni sabbiosi, livellati e ben drenati. Le piante sono estirpate meccanicamente nei mesi invernali, ripulite, selezionate e classificate in base al diametro. La classificazione standard prevedeva la presenza di piante A+ (calibro >14 mm), Extra (calibro tra 14 e 10 mm), A (calibro tra 10 e 8 mm), AA (calibro tra 8 e 7 mm). A questa si è affiancata un'altra differenziazione di piante con dimensioni del colletto maggiori come AA+ (calibro >15 mm), A+ (calibro tra 15 e 12 mm), A (calibro tra 12 e 8 mm), A- (calibro tra 8 e 5 mm).

  • Le piante A+ sono un tipo di pianta frigoconservata il cui impiego principale è legato alla coltura fuori suolo ed in suolo sia autunnale che primaverile. Sono caratterizzate dall'avere un maggiore diamtro del colletto del rizoma. Questo tipo di pianta viene ottenuto ottimizzando la distribuzione degli stoloni sul terreno per garantire una migliore intercettazione uminosa e quindim l'ingrossamento del rizoma. Per favorire l'ingrossamento si possono utilizzare tre tecniche. La prima asportando le piante madri a luglio per lasciare più spazio alle piante figlie. La seconda mantenendo le piante madri in vivaio fino a fine anno ma attuando la separazione ed il diradamento delle piante figlie. La terza cimando gli apici degli stoloni. L'elemento di distinzione principale è quindi legato all'aumento delle dimensioni del rizoma diretto rispetto ad altre tipologie dove è necessario un periodo ulteriore in vivaio per poter ottenere lo stesso ingrossamento.
  • Waiting bed (WB) letteralmente significa letto d'attesa e come prerogativa è rappresentata da piante frigoconservate caratterizzate da un periodo d'attesa supplementare in vivaio per il suo ingrossamento.La tecnica è stat messa a punto in olanda per cercare di rispondere alle esigenze produttive degli agricoltori che volevano estendere il calendario di maturazione della fragola in autunno. per poter ottenere piante più grosse di quelle tipologia A+ si possono utilizzare piante frigoconservate tipo A o piante fresche che vengono rimesse in vivaio in appositi letti di crescita. Le prime vengono poste in vivaio ad una distanza di 10x25 cm a partire dalla seconda metà di giugno. Le seconde vengono poste in vivaio a partire dai primi di agosto sempre alla stessa distanza. Questo tipo di pianta risulta interessante per la coltura fuori suolo in quanto si richiede piante con un buon numero di gemme per garantire una buona produzione anche nel periodo autunnale subito dopo la piantagione.
  • Le piante prodotte in alveolati o TrayPlant (TP) sono ottenute da piante fresche poste in substrato di torba post-vivaio e successivamente posti in contenitori alveolati di polistirolo (40x60 cm con 15 fori sagomati). Quest'ultimi sono messi in tunnel ombreggiati con rete e fertirrigati per permetterne l'ingrossamento. Al termine del percorso di formazione le confezioni sono frigoconservate. Rispetto al WB è più costosa del 60-70% portando inoltre alcuni svantaggi tecnici come la scarsa omogeneità del prodotto e la maggiore possibilità di insorgenze di malattie funginee. il loro utilizzo è legato quasi esclusivamente al fuori suoli per gli alti costi.
  • Le piante fresche da cime radicate vengono prodotte a partire dalla parte terminale dello stolone quando le piantine presentano i primi abbozzi radicali. Una volta prelevati gli abbozzi si pongono gli stessi su substrato di torba con successiva nebulizzazzione costante per permettere la comparsa delle radicatte vere e proprie. Una volta ottenute gli abbozzi radicali sono poste in contenitori di polistirolo per un periodo di 20-30 giorni per permettere la completa formazione. Successivamente si eseguirà il trapianto in pieno campo. L'utilizzo di questa tecnica ha avuto una diffusione negli ultimi anni grazie alla sua capacità di poter mettere a dimora la pianta in epoca tardiva  rispetto a quella delle piante frigoconservate. Questo tipo di pianta necessità però condizioni differenti a seconda della zona di coltivazione. Al nord l'epoca ottimale risulta dopo il 20 agosto (circa un mese dopo le fricoconservate). Al sud la messa a dimora avviene ad inizio settembre. Inoltre nelle zone in cui si ha una scarsa disponibilità d'acqua l'utilizzo di queste piante può permettere un sostanziale risparmio. La presenza del pane di torba attorno alle radici garantisce poi un ottima percentuale di attecchimento. Altro aspetto interessante è dovuto alfatto che in coltura protetta si ha la possibilità di essere coperta 20-25 gg dopo le piante frigoconservate e cioè verso la fine di gennaio.
  • Le piante fresche vere e proprie sono piante ottenute in vivai di altura e successivamente estirpate (a partire dalla metà di ottobre, quando si cominciano ad avere significativi abbassamenti termici ed il materiale può essere messo a dimora in pieno campo senza la nesessità di frigoconservazione. Questa tecnica fornisce i migliori risultati nei paesi a clima mite nei mesi invernali. In Italia i migliori risultati si sono avuti nella aree di coltivazione del Sud ad eccezzione della Sicilia. La pianta fresca entra in produzione almeno 30-40 giorni prima di quella frigoconservata e quindi anticipa il calendario produttivo da fine Marzo inizio di Aprile ad inizio di Febbraio. Non emette stoloni e per cui non richiede manodopera per la loro eliminazione riducendo così le spese di gestione dell'impianto. Inoltre è molto meno soggetta a degenerazioni naturali dei frutti, poiché la scalarità di fioritura migliora la qualità del polline e di conseguenza quella dei fiori e dei frutti.
    Quindi il successo delle piante fresche è da affiancarsi sicuramente all'anticipo di raccolta, allungamento del calendario di produzione, minore e meglio gestita manodopera e la superiore qualità del prodotto. La varietà che si è meglio adattata a questa tecnica è la spagnola Candonga che si è distinta per sapore molto gradevole, colore brillante, ottima shelf-life, resistenza alle malattie e adattabilità alle condizioni pedoclimatiche delle aree mediterranee. Essendo molto gustosa si è dimostrata molto interessante dalla grande distribuzione organizzata. La seconda varietà più diffusa per piante fresche è Ventana che risulta leggermente più precoce di Candonga. Camarosa è invece risultata non particolarmente adatta in quanto preferisce climi un po' più caldi come quello di Lamezia Terme. Nel caso di utilizzo di cime radicate i migliori risultati produttivi sono stati forniti da Rubea (anche se la qualità è risultata sufficiente), seguita da Candonga (elevate anche le qualità organolettiche), Tudla, Camarosa e Ventana. Le piante fresche però necessitano di un clima invernale abbastanza mite, temperato, perché entrano prima in produzione e si esaltano soprattutto con temperature medio-alte. Il caldo atipico dell'ultimo inverno è stato ideale per questo tipo di piante. Temono gli inverni freddi ed in particolare gli sbalzi termici, facilmente avvertibili nei tunnelloni in cui vengono solitamente coltivate nel Metapontino. La struttura in cui avviene la coltivazione delle piante fresche costituisce il vero grosso limite all'espressione dei loro punti di forza. Infatti i fragolicoltori utilizzano i tunnel già a loro disposizione (5 m di larghezza e 2,5-3 m di altezza al colmo): la limitata cubatura del tunnellone determina una scarsa disponibilità di aria che non riesce quindi ad ostacolare l'effetto del freddo e degli sbalzi termici, causando spesso ritardi nella produzione e bruciature di fiori e frutti. E' quindi necessario utilizzare dei tunnel serra, sempre in ferro e plastica come il tunnellone, ma di dimensioni maggiori (larghezza pari a 9 m ed altezza al colmo fino a 5 m). Questo permette un riscaldamento più lento ma una conservazione più lunga con perdite più graduali. Tali strutture sono provviste di un'apertura al colmo che permette di eliminare l'aria calda in giornate molto torride. Il loro sviluppo è però ancora limitato a causa dell'elevato costo di acquisto e costruzione. E' necessario prendere inconsiderazione il fatto che la produzione delle piante fresche è più bassa di quella delle piante frigoconservate e si attesta sulle 3 t/ha rispetto alle 35 t/ha. Il modo migliore per rendere economica la coltivazione con piante fresche mantenendo i tunnelloni è l'ottimizzazione delle tecniche colturali ed la particolare cura dell'aspetto nutrizionale con un'attenta fertirrigazione. E se il tardo inverno e l'inizio della primavera decorrono piuttosto freddi è consigliabile utilizzare il doppio telo per mantenere una temperatura più elevata nel tunnellone.
     

Un aspetto molto importante per la fragola è legato all'ottenimento di piante madri per la produzione di materiale certificato. In quest'ottica esiste un percorso che deve essere seguito e tutelato in modo tale da poter offrire al produttore materiale garantito e certificato.

  • Piante super elite o materiale pre-base deve essere controllato per verificare la sua corrispondenza genetica o lo stato sanitario. Dopo i controlli viene mantenuto in ambiente protetto per evitare reinfetti. Questa fase è demandata nel sistema di certificazione all'Itituto Sperimentale per la Frutticoltura szione di Forlì che si occupa anche dei controlli genetici e sanitari. Il materiale normalmente viene mantenuto in "screen house" che garantiscono condizioni di isolamento completo tra contenitori delle piante e terreno attraverso pavimentazione, tetto rigido e doppia parete di rete per impedire l'accesso di insetti vettori di virus. Inoltre deve permettere l'isolamento dalle acque superficiale e dall'ambiente circostante. Un'ottima tecnica è utilizzare bins in plastica dove vengono inserite una sola pianta permettendo anche l'isolamento tra pianta e pianta.
  • Piante elite sono invece  quelle che si ottengono nella fase di pre-moltiplicazione e successiva alla pre-base. infatti le piante ottenute nel pre-base si pongono nei centri di pre-moltiplicazione attraverso due fasi successive. La prima (in genere una stagione) deve avvenire in tunnel-screen in grado di isolare le piantine dall'ambiente circostante e sui terreni esenti da nematodi vettori di virus e galligeni. La seconda fase della pre-moltiplicazione (anch'essa di durata annuale) viene effettuata sia in tunnel-screen sia in pieno campo ma in aree isolate che devono distare almeno 1.000 m da colture di fragole da frutto ed almeno 500 m da altri vivai. Le piante devono essere messe a dimora in terreni esenti da nematodi vettori di virus e galligeni e devono essere costantemente controllati. Per ottenere buone piante madri è buona norma durante la seconda fase lasciare le corsie di passaggio libere da stoloni per evitarne il calpestie ed impedire vie di accesso ai patogeni.
  • Successivamente alla pre-moltiplicazione le piante ottenute vengono prese e poste nei vivai per la produzione del materiale commerciale certificabile. I vivai di piante madri da cui si prende il materiale da destinare ai produttori devono però essere posti a 300 m da coltivazioni di fragola da frutto ed almeno 100 m da vivai adiacenti. inoltre bisogna garantire almeno una distanza di 5 m in direzione ortogonale alle file e di 10 m nella direzione delle file per quanto riguarda varietà differenti.
  • Le fasi di pre-moltiplicazione e pre-base si possono realizzare in qualsiasi momento attraverso la micropropagazione ad apici meristematici. La tecnica ha maggiore validità ed interesse quando non si abbia la certezza di piena sanità del materiale utilizzato. Infatti essa permette il risanamento o permette di accelerare l'intero processo qualora siano state evidenziate delle procedure non idonee nella filiera di produzione.   

Il Clima
E' specie di notevole adattabilità ai diversi ambienti pedoclimatici. In Italia è coltivata in aree tra loro molto diverse, dl livello del mare (isole comprese) fino ad altitudini superiori ai 1.000 m. Si possono comunque distinguere due aree (Nord e Sud) differenti in termini di durata ed entità del freddo autunnale ed invernale (parametri che sono in grado di influenzare la differenziazione delle gemme e quindi il comportamento vegeto-produttivo). Le cultivar unifere adatte alle aree meridionali, quando sono coltivate al Nord presentano in genere un numero limitato di infiorescenze con asse primario molto lungo, piccioli fogliari lunghi e produzione di stoloni durante il periodo di raccolta. Al contrario una varietà adatta al Nord, se coltivata al Sud, presenta habitus vegetativo compatto, infiorescenze con asse primario breve o assente ed assi secondari lunghi.
Affinchè le gemme possano uscire dalla fase di quiescenza è indispensabile che venga soddisfatto il "fabbisgno in freddo" delle piante, tramite esposizione delle gemme stesse a temperature inferiori a +7 °C per almeno 700-1000 ore nel caso di cultivar adatte ad ambienti centro-settentrionali. Tale esigenza si riduce notevolmente per le cultivar adatte al Sud. Il soddisfacimento del fabbisogno in freddo condiziona l'epoca di fioritura delle varietà (quanto prima è soddisfatto tanto più precoce è la fioritura).

Ama comunque ed in generale il clima temperato, un'esposizione non molto soleggiata ed è influenzata maggiormente da due fattori climatici quali la temperatura e la luce. I parametri climatici molto differenziati nelle svariate zone di coltivazione, determinano l’esaltazione delle diverse caratteristiche genetiche di ogni varietà e dei differenti sistemi di coltivazione. I valori ritenuti critici nelle fasi vegetative sono:

  • -12 C° temperatura minima letale
  • -2/0 C° temperatura critica durante fioritura
  • 25/30 C° temperatura massima in coltura protetta durante la fioritura.

Sbalzi termici durante la fioritura provocano deformazione dei frutti, scarsa impollinazione ed aborti di pistilli specie in coltura protetta. Minime termiche elevate ed elevata intensità luminosa sono le condizioni ottimali per l’impiego di piantine fresche e piantagioni autunnali, tecnica usata nel Sud della Spagna, ma che si verificano difficilmente nel meridione italiano.

Il Terreno
La fragola è pianta che si adatta a diversi tipi di terreno per quanto i parametri ottimali per la coltivazione siano la profondità utile superiore a 50 cm, terreno sciolto o mediamente compatto, reazione subacida, calcare attivo inferiore al 6%, salinità inferiore a 2mS/cm ed assenza di ristagni idrici. A seguito di quanto elencato precedentemente la preparazione del terreno deve garantire un regolare deflusso delle acque ed un buon drenaggio ed inoltre le prode debbono essere il più possibili alte (25 cm ed oltre) favorendo così lo sgrondo e l’aerazione. Si adatta bene anche ai terreni argillosi purchè ben drenati in modo da evitare dannosi ristagni idrici.
Per contenere  lo sviluppo di erbe infestanti, garantire la pulizia dei frutti e ridurre gli attacchi di marciume è pratica ormai indispensabile la pacciamatura con polietilene nero da 0,05 a 0,07 mm di spessore.

La Rotazione
La fragola risente negativamente del ristoppio che può determinare gravi problemi fitosanitari. La rotazione generalmente porta al miglioramento della struttura del suolo, mantiene la fertilità chimica e biologica e riduce la presenza dei patogeni nel terreno  e quindi il fenomeno della stanchezza. E' quindi importante una scelta accurata delle colture in rotazione. Ad esempio è sicuramente da evitare che la fragola sia preceduta da solanacee in genere (pomodoro, patata, peperone e melanzana) che vanno soggette a malattie dell’apparato radicale (Vertcillum, Rhizoctonia, ecc.) e che quindi potrebbero poi infettare le piante di fragola. Al contrario sono consigliate colture miglioratrici sia della struttura che della fertilità del terreno, come pisello e fagiolino. Un'adeguata rotazione dovrebbe prevedere il ritorno della fragola dopo almeno due anni di altre colture (es. Bietola-ortive-Frumento-Fragola). Può risulate interessante inserire nella rotazione colture intercalari da sovescio per apportare sostanza organica e migliorare l'attività microbica del terreno come ad esempio la Veccia e l'Orzo. Per ridurre i tempi di rotazione è utile apportare notevoli quantità di sostanza organica in modo da permettere un miglioramento delle caratteristiche fisiche e chimiche del suolo creando anche le condizioni per arricchire la componente microbica utile riducendo quella dannosa. In quest'ottica bisogna però ricordare come i terreni generalmente coltivati a fragola siano poveri di sostanza organica a causa del processo di depauperazione delle frequenti fumigazioni che sono state necessarie e che ancora oggi sono eseguite. In alternativa all'uso di elevate dosi e di elevati costi di S.O. si possono utilizzare ammendanti come i compost. In generale è quindi necessario cercare di mantenere un elevato livello di umidificazione con conseguente abbassamento  dei patogeni e parassiti al di sotto della soglia di virulenza.

La fragola è propagata per via vegetativa, sfruttando la sua capacità di stolonizzazione, più o meno presente in tutte le cultivar oggi difuse. Sono state messe a punto due diverse tecniche di propagazione:

Vivaio tradizionale, a ciclo stagionale completo.
Le piante madri vengono messe a dimora in tardo autunno (nel Nord anche a fine inverno), a distanza opportuna (10-12000 piantine madri/ettaro) per poi lasciarle vegetare per l‘intero ciclo vegetativo. Dopo le prime gelate, quando vi sarà il completo arresto dell’attività vegetativa, si effettuerà l’estirpazione meccanica. Le piantine estirpate vengono conservate in frigorifero alla temperatura di –2 C° in sacchetti di polietilene fino al momento della piantagione nell’estate successiva.

Vivaio destinato a produrre piante vegetanti, a ciclo stagionale interrotto.
Si differenzia dal primo per la maggiore densità di piantagione (25-30000 piantine madri/ettaro) e per l’estirpazione delle piantine che viene eseguita in piena attività vegetativa nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre ed effettuata manualmente in quanto occorre prelevare solo le piantine più sviluppate di cui va rispettato quanto più possibile l’apparato fogliare e radicale. Occorre trapiantare immediatamente e facilitare quanto più possibile la ripresa vegetativa.
Accanto alle suddette tecniche tradizionali si è aggiunta, anche per la fragola, la produzione in vitro.

La fragolicoltura italiana si è sviluppata con piante "frigoconservate e solo recentemente ha invece preso piede l'utilizzo delle piante "fresche o vegetanti" con particolare riguardo ad alcune zone dell'Italia.
  • Piante Frigoconservate: sono prodotte in vivai situati in terreni sabbiosi, livellati e bren drenati. Le piante sono poi estirpate ni mesi invernali (in piena dormienza) ed immediatamente ripulite dal fogliame, selezionate in base alla caratteristiche biometriche e qualitative  e classificate (extra  con diametro colletto > 10mm, A diametro 8-10 mm e AA diametro colletto 7-8 mm). Le stesse vengono quindi confezionate in sacchi di polietilene trasparente e poste in casse di legno previo precedente trattamento con fungicida. Eseguito questo vengono messe in celle frigorifero e lasciate a conservarsi a temperature di -1/-2 °C fino al momento del loro utilizzo.  Negli ultimi anni si sono poi diffuse anche nuovi tipi di piante frigoconservate che si differenziano dal tipo standard per le dimensioni maggiori e diverse del colletto. Piante A+ che si ottengono da appositi vivai nei quali le catene strolonifere sono distribuite uniformemente sul terreno tramite interventi manuali. Dal mese di Luglio si esegue l'esportazione delle piante madri e delle piantine non radicate. Questa tecnica permette di ottenere piante un pò più grosse e sono usate egli impianti per produzioni programmate di fine estate-autunno subito dopo la piantagione. Le piante WB (Waiting Bed) sono più grosse rispetto alle A+ , e vengono ingrossate in appositi vivai detti letti di attesa nei quali sono messe a dimora nella seconda metà di Giugno come piante frigoconservate o fresche. Anche queste piante sono usate precocemente per impianti fuori suolo o in suolo per produzioni programmate in estate. Le piante TP (Tray Plant) si originano da stoloni non radicati prelevati da vivai o dapiante madri coltivate fuori suolo. Le giovani piante sono fatte rapidamente radicare su torba in appositi contenitori di polistirolo (40-60 fori) in ambiente protetto e provvisto di sistema d'irrigazione nebulizzante. Successivamente sono trapiantate in contenitori di polistirolo (Tray) con 15 fori ogniuno dei quali contiene un substrato di torba bionda fibrosa e qui vengono lasciate ingrossare. Nel periodo invernale le piantine vengono poi tolte dai contenitori e con tutto il substato e le foglie più giovani vengono poste in frigoconservazione. Queste piante vengono usate per colture programmate in suolo e fuori suolo. Non sono comunque molto usate a causa dei costi molto elevati necessari per essere prodotte e per essere frigoconservate.
  • Piante fresche o vegetanti: Ottenute in vivai con terreni limoso-sabbiosi molto fertili. Le piante vengono poi estirpate a radice nuda e con apparato fogliare integro e trasportate e mantenute umide fino alla piantagione. Le piante vengono messe a dimora circa un mese dopo rispetto alle frigoconservate.
  • Piante fresche a cime radicate: Si ottengono dalle parti terminali delle catene stolonifere provviste di abbozzi radicali (cime) prelevate dai vivai e messe a radicare su substrato di torba in appositi contenitori di polistirolo in ambiente ombreggiato e provvisto di sistemi di nebulizzazione. In ambienti così creati si ha la radicazione in circa 20 giorni per poi , appena pronte essere trapiantate in campo. Per favorire l'attecchimento si consiglia di mettere le piantine a dimora con il substarto di radicazione attaccato alle radici. L'epoca di piantagione risulta uguale a quella delle piante fresche o vegetanti.

La messa a dimora delle piantine di fragola può essere fatta in qualsiasi periodo dell’anno ma, per i vantaggi relativi soprattutto alla qualità delprodotto che si ottiene l’anno successivo alla piantagione, si generalizza che la regola della piantagione estiva e della coltura autunnale può ritenersi la migliore ancor più quando la si può inserire in una rotazione aziendale. Ovviamente vi sono problemi legati alle condizioni ambientali adatte al superamento della crisi di trapianto e alla ripresa vegetativa, alla conseguente crescita dell’apparato radicale e alla differenziazione delle gemme. Un ruolo importante svolge l’irrigazione e le cure colturali. A seconda dell’ambiente, delle cultivar e del tipo di materiale usato, avremo diverse epoche ottimali di trapianto. Per le piantine frigoconservate l’optimum è il periodo 10 luglio-10 agosto (Nord) e 10 agosto-10 settembre (Sud). Con le piante vegetanti si può ritardare la piantagione di circa un mese. Le piantine vegetanti devono essere trapiantate subito dopo l’estirpazione (se questo non è possibile si possono conservare per brevi periodi a temperature di 8-10C° con U.R. molto elevata). Anche quelle frigoconservate in caso di viaggio possono essere conservate a –2C° in camion e possono rimanere fino a 2-3 giorni a 3-4C°. Dopo la conservazione è bene immergerle in acqua qualche minuto prima di piantarle. Per entrambe è opportuno controllare lo stato sanitario e la loro integrità.

La messa a dimora può avvenire a mano o meccanicamente anche se vi sono accorgimenti da seguire in entrambi i casi:

  • L’apparato radicale, che va lasciato integro, deve essere messo in posizione naturale, cioè disteso verso il basso, non piegato ma attorcigliato, ecc..
  • La corona deve affiorare leggermente.
  • Si deve fare aderire il terreno, comprimendolo, alle radici.
  • Si deve irrigare prima della piantagione, immediatamente dopo e ripetendo l’operazione nei 7-10 giorni successivi.

I sesti d’impianto prevedono due possibilità: la fila doppia e la fila singola (in entrambi i casi il terreno viene sistemato ad arginelli o prode con baulatura). Nella doppia fila, ora la più adottata, le distanze sono 100 cm tra le bine, 35-40 cm tra le file della bina, 25-35 cm tra le piante della fila. La tendenza è di aumentare la densità di piantagione (al Sud e nel veronese), fino a 80000 piante/ha (60000 la più frequente) e di raggiungere le 50000 piante al Nord (45000 la più frequente). Occorre però segnalare come in alcune zone siano diffusi anche impianti con tre o quattro file per prode o con distanze molto ravvicinate lungo la fila che permettono di superare le 100000 piante/ha.

 

Anche in questo caso come nel vivaio la Fragola richiede un terreno preparato in tempo ed in modo accurato in base alle caratteristiche chimico-fisiche. I terrenipreposti sono generalmente sabbiosi o tendenzialmente sabbiosi e quindi caratterizzati da un buon drenaggio, in grado di evitare i ristagni idrici. Per poter eseguire un'adeguata preparazione sono necessarie delle aduate lavorazioni . Nei suoli tendenzialmente sabbiosi e di medio-impasto, si esegue un'aratura alla profondità di 40 cm aspettando però il momento in cui lo stessso terreno è in tempera mentre nei terreni più compatti è preferibile far precedere all'aratura una ripuntatura a 50-60 cm di profondità. L'aratura è poi seguita da lavorazioni superficiali (erpicatura/fresatura) accompagnata dalla distribuzione dei concimi chimici ed organici per poter permettere il loro interramento.
Occorre quindi ben livellarli anche in superficie per garantire una buona esecuzione dei trattamenti di fumigazione e per garntire un corretto sgrondo delle acque. Visto la problematica inerente all'utilizzo del Bromuro di metile (il p.a. utilizzato in principio a dosi di 60-70 g/m2) oggi si utilizzano altri p.a. con minore impatto ambientale o in alternativa metodiche di tipo fisico o agronomico. La fumigazione chimica può essere eseguita in autunno o a fine inverno a seconda dell'andamento climatico. Nel primo caso per eliminare i residui è possibile effettuare una sola lavorazione, mentre nel secondo caso essendoci un tempo minore per la messa a dimora delle piante (marzo-aprile) si randeranno necessari almeno due lavorazioni per arieggiare al meglio il terreno ed eliminare residui. Successivamente alla fumigazione è di norma coprire i terreni con film plastici di polietilene che restano per 8-10 giorni al fine di garantire un buon effetto del trattamento.

La concimazione di fondo viene eseguita normalmente a fine febbraio-inizio marzo utilizzando concimi bilanciati-complessi e concimi organici (ad es. 10-12 q/ha di stallatico pellettato oppure 100/200 q/ha di pollina o letame). Dopo questa concimazione è necessario eseguire una nuova lavorazione del terreno, anche di tipo superficiale, per interrare i concimi e prepararlo per il trapianto che avverrà di lì a poco.
 
La sistemazione del terreno per poter eseguire l'impianto viene eseguita in prode grazie all'ausilio di macchine operatrici che contemporaneamente pongono in opera il film plastico di polietilene nero (spessore 0,05-0,07 mm) per la loro copertura. Le prode devono essere ben baulate e alte circa 25-30 cm. La pacciamatura permette di non far sviluppare le erbe infestanti, ridurre i marciumi dei frutti e garantire maggiore pulizia in quanto piante e frutti sono a contatto col terreno. Il film plastico nero inoltre favorisce il riscaldamento del suolo e riduce l'evapotraspirazione riuscendo così a ridurre gli apporti irrigui. La pacciamatura presenta fori in fila binata per la messa a dimora delle piante distanti 30-35 cm fra loro e di 20-25 cm lungo lafila secondo il vigore vegetativo delle varietà e la fertilità del terreno. La'asse di distanza fra i centri delle prode è di circa 120 cm, la larghezza del sentirìero di passaggio fra due prode è di 50-60 cm. Con queste distanze la densità di piantagione varia da 42.000 a 55.000 piante per ettaro.

Risulta essere molto importante la distribuzione di ammendanti organici per la fragola in quanto migliora la struttura del terreno, la disposizioni degli elementi, aumenta l’attività della fauna utile ed apporta, con la sua lenta degradazione, una certa quantità di azoto. Essa va eseguita alcuni mesi prima del trapianto o in alcuni casi somministrata alla precedente coltura in modo tale da poter espletare a pieno le sue funzioni benefiche e nutrizionali.

E’ molto importante ricordare che nei terreni sottoposti a bromurazione non sono ammesse letamazioni prima della sterilizzazione, poiché le sostanze organiche potrebbero trattenere il bromuro con gravi problemi sull’attecchimento, mentre per i concimi organici pellettati sterilizzati dovranno essere distribuiti almeno 15-20 giorni dopo la bromurazione ed in quantità ridotta del 30-50%. Altro aspetto interessante è legato agli apporti di sostanza organica che devono essere determinati tramite opportune analisi, ma 300-400 q/ha di letame o equivalente in concime organici pellettati, sono la dose da distribuire nei suoli in condizione di normale dotazione (0,8-1,3% per terreni sciolti e 1,5-2,0% per quelli a medio impasto o argillosi).

Bisogna però ricordare che generalmente i terreni coltivati a fragola presentano un ridotto contenuto di Sostanza Organica, depauperata anche dalle frequenti fumigazioni con bromuro di metile. L'elevata spesa iniziale per l'apporto di elevate quantità di S.O. può essere ridotta utilizzando ammendanti di costo non elevato come i compost. Quindi una corretta gestione dei suoli dovrebbe mantenere un buon livello di umificazione soprattutto dei residui colturali della coltura precedente. Ciò determina la liberazione di metaboliti allelopatici tossici, responsabili della riduzione dell'assorbimento radicale, con conseguenti rischi di collassi in concomitanza della raccolta. A seguito della messa al bando del tossico gas bromuro di metile si può considerare che una maggiore attenzione nelle tecniche agronomiche possano ridurre il fenomeno della stanchezza dei suoli alla pari della rotazione.

Dotazione Tipo di terreno P2O5 (ppm) K2O (ppm) S.O. (%)
Bassa Sabbioso <25 <102 <0,8
  Medio impasto <30 <120 <1,5
  Argilloso <35 <144 <1,5
Normale Sabbioso 25-30 102-144 0,8-1,3
  Medio impasto 30-35 120-180 1,5-2,0
  Argilloso 35-40 144-216 1,5-2,0
Elevata Sabbioso >30 >144 >1,3
  Medio impasto >35 >180 >2,0
  Argilloso >40 >216 >2,0

 

L’azoto è l'elemento che influisce maggiormente sull'attività vegetativa e produttiva delle piante. Infatti una adeguata disposizione di questo elemento permette di ottenere piante di buona produzione e di caratteristiche qualitative buone. Un momento molto importante per la presenza di uesto elemento è il periodo successivo alla piantagione in modo da poter ottenere un'adeguato accestimento. Alla ripresa vegetativa primaverile risulta essere il secondo momento adeguato per intervenire con apporti azotati ma di minore quantità in modo da non andare a creare squilibri ed influire negativamente sulla qualità del frutto. La dose consigliata da distribuire è di 100-120 kg/ha apportata appunto in due interventi determinata tenendo conto della quantità asportata da una produzione di 300 q/ha (60-80 kg/ha) e dalle perdite dovute al dilavamento (30-60 kg/ha annuo). Il quantitativo totale deve essere dato per 3/4 in forma nitrica e per 1/4 in forma ammoniacale. Quest’ultima contribuisce a mantenere basso il PH della soluzione nutritiva della pianta, cosa gradita alla fragola. 

Elemento Apporti di Sostanza Organica Apporti massimi ammessi (Kg/ha) Epoca di distribuzione
N In assenza di apporti di S.O. 150 Frazionato:
-Pre impianto,
-Fertrrigazione estivo-autunnale,
-Fertirrigazione primaverile,
N Con apporti di S.O. 120 Frazionato:
-Pre impianto,
-Fertrrigazione estivo-autunnale,
-Fertirrigazione primaverile,

 Il fosforo agisce sul comportamento produttivo e sulla resistenza delle piante agli stress termici ed il suo assorbimento (2,5 Kg di P2Oper tonnellata di frutti) è favorito dalla presenza di micorrize nelle radici della pianta. Nel caso che il terreno a seguito ad analisi evidenzi una buona dotazione non è necessario somministrare ulteriori apporti. Nel caso si evidenzi la necessità deve essere distribuito soprattutto in preimpianto e, per mezzo della fertirrigazionenelle prime fasi di vegetazione in quanto favorisce la radicazione. Le dosi da distribuire sono determinate dalla dotazione riscontrata attraverso le analisi e dalla produzione prevista. Per una dotazione normale 25-30 ppm in terreni sciolti o 30-35 ppm in quelli medi, ed una produzione prevista di 300 q/ha, gli apporti consigliati sono 90-120 kg/ha di P2O5.

Il potassio è l'elemento maggiormente asportato dalla Fragola ed esplica un'azione positiva sulla produzione e sulle caratteristiche organolettiche dei frutti. Un'adeguata disponibilità di K oltre che indurre un anticipo di maturazione, aumenta il contenuto in zuccheri solubili, acidità totale e sostanza secca del frutto. Nel caso didistribuzione esso sarà apportato per 1/3 o metà in reimpianto riservando la rimanente quantità per la fase di ingrossamento dei frutti e le dosi consigliate, con una produzione prevista di 300 q/ha ed una normale dotazione riscontrata dalle analisi di 100-140 ppm in terreni sciolti e 120-180 ppm per quelli a medio impasto, è di 250-300 kg/ha di K2O.

Durante la distribuzione dei macroelementi N-P-K occorre adottare alcuni accorgimenti:

  • in terreni bromurati non distribuire azoto preimpianto  e ridurre il potassio del 30-40% ed il fosforo del 40-80% secondo le dotazioni del terreno.
  • Frazionare il più possibile gli interventi di fertirrigazione.ì
  • Non superare mai, nelle soluzioni che si distribuiscono con la fertirrigazione, la concentrazione di 1 g/l
  • Durante la fioritura e fino all’allegazione, distribuire l’azoto con cautela mantenendo un rapporto ottimale fra vegetazione e parti fruttifere (fiori e frutti) dosando nel contempo anche l‘acqua di irrigazione
  • Analizzare l’acqua di irrigazione e valutare attentamente alcune caratteristiche in modo tale da poter evitare alcune problematiche o favorire certi aspetti. Ad esempio un PH alcalino dovuto a dosi elevate di bicarbonato rende indisponibili gli elementi in esso contenuti, l’abbassamento del PH a valori subacidi (intorno a PH 5,5  e mediamente “acido nitrico”), aumenta l‘assorbimento degli elementi, in particolare dei microelementi (in questo caso le dosi possono essere ridotte facendo attenzione che non vi siano parti metalliche nell’ impianto d’irrigazione)
Dotazione Tipo di terreno Apporti massimi ammessi (Kg/ha) Epoca di distribuzione
Bassa P2O5

K2O
150

300
Frazionato:
-Pre impianto,
-Fertrrigazione estivo-autunnale,
-Fertirrigazione primaverile,
Normale P2O5

K2O
150

300
Frazionato:
-Pre impianto,
-Fertrrigazione estivo-autunnale,
-Fertirrigazione primaverile,
Elevata P2O5

K2O
150

300
Frazionato:
-Pre impianto,
-Fertrrigazione estivo-autunnale,
-Fertirrigazione primaverile,

 

Tra i mesoelementi risultano essere indispensabili il Calcio ed il Magnesio che vengono assorbiti in modo particolare dopo la ripresa primaverile, dalla fioritura fino all’allegazione. Per questo motivo vanno somministrati attraverso la fertirrigazione avendo cura di verificarne la quantità presente nell’acqua usata per l’irrigazione in modo tale da non creare degli accumuli eccessivi e dannosi. Fra i microelementi il Ferro è il più importante e va somministrato in forma chelata, preferendo il tipo EDDHA, 30-40 giorni dopo la piantagione ed una o più volte dalla ripresa vegetativa alla fecondazione. Il Boro, oltre che per tutto il ciclo, deve essere somministrato in modo particolare durante la radicazione e prima della fecondazione intervenendo anche per via fogliare. Altri microelementi, manganese, zinco, rame, molibdeno, cobalto, vanno distribuiti a dosi durante tutto il ciclo di coltivazione. Estratti umici, fitostimolatori e catalizzatori nutrizionali, anche se introdotti da pochi anni nella pratica agronomica, stanno ottenendo un forte interesse e sempre maggiore utilizzazione.

 

Attualmente circa il 70% della superficie investita a fragola in Italia è sotto tunnel-serra con un costante trend positivo a differenza della coltura in pieo campo che presenta una parallela diminuzione. L'utilizzo di queste protezione ha scopi differenti a seconda della zona di utilizzo ed a seconda della tipologia di tunnel utilizzato. Nel caso di utilizzo del tradizionale tunnel cesenate (coltura tradizionale) si ha come scopo la forzatura della fragola e quindi l'anticipo della raccolta, mentre nel caso del tunnellone veronese (coltura autunnale veronese) serve soprattutto per proteggere dagli agenti atmosferici. Nel primo caso si riesce ad avere una sola raccolta che va da Aprile a Giugno a seconda della varietà utilizzata ed a seconda dell'area di coltivazione, mentre nel secondo caso si ottengono due raccolte una autunnale (Ottobre circa) ma non di elevatissima quantità (circa 100 g per pianta e media pezzatura) ed una primaverile (Aprile-Maggio) ma di elevata intensità (da 500-600 g per pianta fino a 1000-1200 g in media e con pezzatura maggiore) sempre a seconda della varietà e delle condizioni pedoclimatiche (bisogna anche ricordare che vengono poste a dimora intorno alla seconda metà di Agosto e vanno in fruttificazione dopo 40-50 giorni dalla piantagione).

Quando intervenire:
  • Nel periodo che va dalla piantagione al riposo vegetativo invernale la coltura non viene normamente protetta a parte in impianti di elevate dimensioni finalizzate ad una prima produzione autunnale dove vengono protette già a partire da fine Settembre.
  • Oltre alla tecnica tradizionale che prevede la copertaura nel mese di Gennaio, si stà diffondendo sempre di più la messa in opera quando le piante iniziano a fiorire, con strutture più semplici he hanno lo scopo di proteggere dalle poigge, evitare marciumi lasciando una leggera anticipazione.
Tutti gli impianti che oggi sono presenti sono riconducibili quindi al modello cesenate, chiamato anche tunnel singolo, oppure a quello veronese, detto anche tunnel multiplo. Fra Nord, Centro e Sud cambiano naturalmente i periodi in cui la coltura della fragola viene protetta, in genere al Sud si copre a Dicembre, al Centro in Gennaio ed al Nord in Febbraio anche se il tutto dipende sempre dall'andamento climatico.
A seconda dell'obbiettivo della protezione si registra un'importante evoluzione anche nei film plastici utilizzati. Per incrementare la precocità di maturazione si è passati dai tradizionali film di polietilene (PE con 0,2 mm di spessore) e polivinilcloruro (PVC) al polietilene addizzionato con etilvinilacetato (EVA o multiEVA) ad alta trasparenza (dello spessore di 0,15-0, 20 mm) che permettono un maggior effetto serra per il microclima che si crea (si anticipa la raccolta di diverse settimane se posta precocemente - Dicembre al Sud, Gennaio-Febbraio al Nord e prolunga e protegge la raccolta nella coltura autunnale se posta all’inizio della fioritura). La loro elevata trasparenza determina comunque un innalzamento delle temperature all’interno del tunnel che rendono necessarie delle tempestive aperture per far circolare aria. Il tradizionale film di polietilene, più economico dei film addittivati, è ancora molto impiegato nelle protezioni non finalizzate ad anticipare la maturazione dei frutti.

  • Tunnel singolo: sono strutture realizzate con archi di ferro posizionati ad intervalli regolari fino a formare veri e propri tunnel lunghi fino a 100 metri. La larghezza varia da 4,5 a 5,5 metri in modo da poter proteggere quattro file, l'altezza del colmo è attorno ai 2 metri e sono dotati di spondine laterali fisse che raggiungono l’altezza di 40 cm da terra. Il film plastico può essere avvolto ai lati del tunnel per uno spazio compreso tra i 40 cm ed 1,5 m tramite un dispositivo manuale. Le due testate sono chiuse ermeticamente con film plastico e dotate di una porta. Questo sistema permette quindi un’arieggiamento ottimale delle piante necessario per poter regolare la temperatura e l'umidità portando così ad un anticipo della maturazione dei frutti (questo è il vero segreto del tunnel cesenate). Una corretta gestione prevede comunque diversi interventi durante la giornata soprattutto nel periodo dalla fioritura alla maturazione. Occorre inoltre aprirlo al mattino presto, per eliminare la condensa che si è formata nelle ore notturne. Nel pomeriggio è importante chiuderlo in modo che si possa accumulare calore che servirà durante la notte (questo è in definitivo lo scopo principale e cioè limitare la differenza di temperatura fra giorno e notte facendo accumulare il calore durante le ore soleggiate del pomeriggio). Inoltre si riduce il rischio di marciume e permette la raccolta anche durante la pioggia. E’ però molto importante che all’interno del tunnel o copertura si riesca ad evitare, per quanto possibile, ristagni d’umidità e quindi è fortemente consigliato arieggiare molto (meglio qualche giorno di ritardo nella raccolta che tanti frutti deformi o colpiti da Botrite). La temperatura all’interno del tunnel, soprattutto durante la fioritura, non deve superare di giorno i 25-27 C°, né si deve scendere con l’umidità al di sotto del 50% debbono, né formare forti condense che portano a scottature fogliari e marciumi di fiori o frutti.
  • Tunnel multiplo: Questo tipo di protezione è principalmente utilizzata nel veronese e nel meridione con i dovuti adattamenti. Sono costituiti da strutture contigue, unite da pali centrali sui quali sono inseriti gli archi. La lunghezza non supera i 30-40 metri per favorire l’arieggiamento del tunnel, effettuato per innalzamento del film plastico, creando una fessura lungo la congiunzione dei tunnel. Essi vengono costruiti verso la fioritura per proteggere la fruttificazione dalle piogge primaverili. Non sono presenti le sponde laterali e la chiusura delle tastate in modo da poter consentire il massimo arieggiamento possibile. Non presentando un effetto serra molto elevato e l’anticipazione della maturazione rispetto al pieno campo non è particolarmente evidente (al massimo 4-7 giorni), Pur essendo questa descrizione riferita alla zona del veronese è altrettanto vero che questo metodo si è poi diffuso in altre zone dell’Italia con particolare esempio del meridione e nella Basilicata. In queste zone è però importante fare riferimento all’utilizzo della pianta frigoconservata e della pianta fresca. Nel primo caso il tunnel usato è largo 5 m ed alto al colmo 2,5-3 apportando una quantità d’aria non elevatissima ma sufficiente per quel tipo di pianta utilizzata. Utilizzando invece la pianta fresca (il futuro in quelle zone) la quantità d’aria che si ha all’interno di queste strutture non è sufficiente e non permette di ostacolare l’effetto del freddo e degli sbalzi termici che possono provocare danni variabili dal ritardo di produzione alla bruciatura dei fiori. La sua coltivazione dovrebbe quindi avvenire in tunnel-serra con ferro e plastica ma con dimensioni più grandi rispetto al tunnellone usato fino ad ora con larghezza di 9 m ed altezza al colmo di 5 m. Inoltre dovrebbe essere provvisto di apertura al colmo per eliminare l’aria calda che si concentra in quella zona nelle giornate più calde e un’apertura nella zona di congiunzione fra i vari tunnel per lo sgrondo dell’acqua piovana.

La fragola è una coltura molto esigente dal punto di vista idrico. Risultati di ricerche indicano consumi annui dai 2000 ai 9000 m3 di acqua in rapporto all&rsqu;ambiente (clima e terreno) e alla cultivar (unifera o rifiorente). Vi sono due momenti in cui bisogna garantire la continua disponibilità di acqua:

  • nei primi 10-15 giorni dopo la messa a dimora, quando le piantine devono superare la crisi del trapianto
  • nella fase di accrescimento e di maturazione dei frutti a causa dell’intensa attività metabolica che deve essere sostenuta con un alterato assorbimento di elementi nutritivi.

I metodi di somministrazione dell’acqua sono diversi: per infiltrazione laterale (lungo i solchi che separano le prode), per aspersione (a pioggia) e mediante irrigazione localizzata. Oggi doppiamo dire che l’impianto irriguo in tutte le coltivazioni di fragola prevede un sistema di microirrigazione localizzata sotto la pacciamatura con ala gocciolante munita di microerogatori o una più semplice manichetta forata, collegata ad un sistema di fertirrigazione. Più complessi i sistemi usati nelle serre per la coltura fuori suolo.

Analizzare sempre un campione dell’ acqua di irrigazione disponibile o richiedere i dati al competente consorzio per conoscere il contenuto di ioni, quello salino (sodio, cloro, nitrati, ecc) e la conducibilità elettrica della quale si riportano i valori di riferimento: ECW (nS/cm) da 0,7 a 1,2 si hanno danni gravi e con oltre 1,2 si hanno danni gravi.

 

La messa a dimora delle piantine di fragola può essere fatta in qualsiasi periodo dell’anno ma, per i vantaggi relativi soprattutto alla qualità del prodotto che s ottiene l’anno successivo alla piantagione, si generalizza che la regola della piantagione estiva e della coltura autunnale può ritenersi la migliore ancor più quando la si può inserire in una rotazione aziendale. Ovviamente vi sono problemi legati alle condizioni ambientali adatte al superamento della crisi di trapianto ed alla ripresa vegetativa, alla conseguente crescita dell’apparato radicale ed alla differenziazione delle gemme. Un ruolo importante svolge l’irrigazione e le cure colturali. A seconda dell’ambiente, delle cultivar e del tipo di materiale usato, avremo diverse epoche ottimali di trapianto. Per le piantine frigoconservate l’optimum è il periodo 10 luglio-10 agosto (Nord) e 10 agosto-10 settembre (Sud). Con le piante vegetanti si può ritardare la piantagione di circa un mese. Le piantine vegetanti devono essere trapiantate subito dopo l’estirpazione (se questo non è possibile si possono conservare per brevi periodi a temperature di 8-10 C° con U.R. molto elevata). Anche quelle frigoconservate in caso di viaggio possono essere conservate a –2 C° in camion e possono rimanere fino a 2-3 giorni a 3-4 C°. Dopo la conservazione è bene immergerle in acqua tiepida qualche minuto prima di piantarle. Per entrambe è opportuno controllare lo stato sanitario e la loro integrità.

La messa a dimora può avvenire a mano o meccanicamente anche se vi sono accorgimenti da seguire in entrambi i casi:
  • L’apparato radicale, che va lasciato integro, deve essere messo in posizione naturale, cioè disteso verso il basso, non piegato ma attorcigliato, ecc..
  • La corona deve affiorare leggermente.
  • Si deve fare aderire il terreno, comprimendolo, alle radici.
  • Si deve irrigare prima della piantagione, immediatamente dopo e ripetendo l’operazione nei 7-10 giorni successivi.
La sistemazione del terreno per poter eseguire l'impianto viene eseguita in prode grazie all'ausilio di macchine operatrici che contemporaneamente pongono in ora il film plastico di polietilene nero (spessore0,05-0,07 mm) per la loro copertura. Le prode devono essere ben baulate e alte circa 25-30 cm. La pacciamatura permette di non far sviluppare le erbe infestanti, ridurre i marciumi dei frutti e garantire maggiore pulizia in quanto piante e frutti sono a contatto col terreno. Il film plastico nero inoltre favorisce il riscaldamento del suolo e riduce l'evapotraspirazione riuscendo così a ridurre gli apporti irrigui.
I sesti d’impianto prevedono due possibilità: la fila doppia e la fila singola (in entrambi i casi il terreno viene sistemato ad arginelli o prode con baulatura). Nella doppia fila, ora la più adottata, le distanze sono di 35-40 cm tra le file della bina, 25-35 cm tra le piante della fila a seconda del vigore della varietà e della fertilità del tereno e con 120 cm circa di distanza dal centro delle due prode (il sentiero è circa 60 cm). La tendenza è di aumentare la densità di piantagione (al Sud e nel veronese), fino a 80000 piante/ha (60000 la più frequente) e di raggiungere le 50000 piante al Nord (45000 la più frequente). Occorre però segnalare come in alcune zone siano diffusi anche impianti con tre o quattro file per prode o con distanze molto ravvicinate lungo la fila che permettono di superare le 100000 piante/ha.
La Fragola viene raccolta in funzione dello sviluppo del colore ed in prossimità della sua maturazione inizia una progressiva attenuazione del colore verde slla superficie del frutto e passaggio a rosa ed infine a rosso pi o meno brillante. Il viraggio del colore procede dalla base verso la punta ed è influenzato dalla temperatura (rallentato a 10/20 °C giorno/notte e favorito a 25/10 giorno/notte).
La Fragola presenta inoltre un metabolismo di tipo climaterico con attività respiratora molto elevata che riduce la sebevolezza del frutto. Per questo motivo il prodesso di senescenza e maturazione è molto rapido e si evidenzia con intenerimento della polpa ed evoluzione del colore che tende ad assumere tonalità sempre più brune e sempre meno brillanti. A questo si accompagnano l'appassimento e del disseccamento del calice, perdita di aroma e sapore, diminuzione sostanza secca solubile totale, composti fenolici, cellulosa, ecc. La Fragola è caratterizzata da una bassissima produzione di etilene. Fra le alterazioni di origine fisiologica ed ambientale vanno segnalate l'avvizzimento, la sovramaturazione e l'effetto fitotossico dell'Anidride carbonica. Fra le malattie infettive che si registrano durante la conservazione particolare rilevo assumono i marciumi dovuti a Botritys cinerea e Rhizopus stolonifer. Può essere adottata la pre-refrigerazione ma la sua attivazione deve avere inzio non oltre 1 ora dalla raccdota con tolleranza fino a 3 ore. Per avere una rapida refrigerazione si adotta la tecnica del sistema ad aria forzata in depressione con velocità tra i 3 m/sec ed i 5 m/sec. Altra tecnica che si può utilizzare è quella sottovuoto del sottovuoto anche se può provocare delle microlesioni. In caso che le tecniche non siano adeguatamente eseguite possono sopraggiungere notevoli prdite di peso ed aumento dell'incidenza di marciumi.

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Malattia della fragola

Salve, ono nuova del sito e avrei bisogno di un'aiuto. Sto coltivando da tre anni fragole in orto (non conosco le varietà che coltivo). Quest'anno non sono fiorite e presentano al colletto dei "mezzi steli" di colore rosso, le foglie rosso/bruno. Purtroppo non so se si possono postare delle foto. Giusto per chiarezza. Inoltre quest'anno non ho concimato il terreno, rispetto all'anno scorso. Grazie x eventuali risposte!

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