Pomodoro da mensa Solanum lycopersicum

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Descrizione della pianta
Il pomodoro è una pianta erbacea annuale. E' tra le orticole più diffuse al mondo. I frutti di questa pianta vengono usati per il consumo fresco. Ci sono diverse tipologie di pomodoroi: Insalataro, datterino, mini-plum, a grappolo, cuore di bue, etc...
Il Lycopersicon esculentum Mill. è originario dell’America Latina, nell’area compresa tra il Cile settentrionale, il Perù e l’Ecuador, zona in cui tuttora si trovano allo stato selvatico. Gli italiani, dopo Incas e Aztechi, sono stati i primi a consumare il pomodoro fresco.

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Agli inizi del '500 dal Sud America il pomodoro viene importato in Portogallo, a seguito delle conquiste di Francisco Pizzarro. Si diffuse poi in Spagna, come pianta ornamentale, per poi passare in Francia ed infine in Italia. Qui inizia uno suo sviluppo alimentare. Il termine italiano 'pomodoro' (dal latino Mala Aurea) è riconducibile al colore giallo dei primi frutti apparsi in Europa soppiantati poco dopo da varietà a frutto rosso. Passarono decenni prima che la specie entrasse negli orti familiari e i frutti diventassero oggetto di consumo diretto, allo scopo d'integrare la dieta povera di sali minerali e vitamine della popolazione.
  
Questo frutto fino alla fine del '700 era tendenzialmente scongliato dai medici. I suoi pregiudizi vennero superati grazie al gesto plateale del colonnello Robert Johnson che all'inizio dell'800, nella piazza di Salem nel New Jersey, mangiò pubblicamente questi frutti dimostrando che non avvelenavano. Secondo alcuni studiosi il nome inglese 'Tomato' deriva dall'azteco 'xitomate' o 'zitomate'. 
 
E' una Solanacea rustica, dicotiledonale, erbacea, perennante ma resa annuale dalle condizioni climatiche degli areali di coltivazione. Il suo apparato radicale è fittonante. Il fusto di sviluppa dal germoglio originato dalla piumetta embrionale del seme e si presenta grosso, cilindrico, quasi legnoso, con corteccia verde. Lungo l'estensione del fusto sono presenti molti nodi: ad ognuno di essi corrisponde una gemme che si evolve in branca dicotoma ed ascendente. Da queste ultime si differenziano nuove branche.

Possono esserci tre tipi di pianta: indeterminatasemideterminata e determinata. La prima con sviluppo indefinito del fusto ed il portamento sarmentoso, la seconda con due-tre fusti che presentano sviluppo limitato e portamneto tendenzialmente strisciante, il terzo non ha gemme apicali che sono sostituite da infiorescenze terminali ed il portamento è cespuglioso.

Tutte le parti epigee sono ricche di peli glandulosi, che se sfregate emano odore acre caratteristico. I fiori di colore giallo sono ermafroditi e riuniti in infiorescenze a racemo semplice o ramificato. Il frutto è una bacca acquosa e carnosa, disposto sulla pianta singolarmente o in grappoli semplici o multipli. I semi sono reniformi, appiattiti e in numero variabile. 
Si adatta a tutti i tipi di terreno, anche se il migliore risulta essere quello ricco di sostanza organica, irriguo, con pH neutro, drenato ed a medio impasto. Quelli che presentano i maggiori problemi sono quelli argillosi e compatti. Anche i limosi non sono ritenuti ideali.

Si adatta a condizioni climatiche variabili preferendo quello temperato-caldo ma secco. Con temperature inferiori a 12 °C e superiori a 35° C i fiori non vengono fecondati mentre con temperature elevate si possono avere effetti negativi sulla colorazione delle bacche che restano giallo-arancioni.
La sistemazione del terreno deve essere accurata per facilitare lo sgrondo delle acque in modo da evitare ristagni, ridurre i rischi di compattamento e mantenere la fertilità. L’aratura profonda, a 30 cm, si esegue con terreno nelle migliori condizioni per interrare la sostanza organica, i concimi minerali e preparare una buona struttura.

La sofficità del terreno, l’assenza di zolle e di strati compatti ed impermeabili favoriscono il diffondersi dell’apparato radicale aumentando così il volume di terreno esplorato dalle radici con effetti favorevoli sull’approvvigionamento idrico e sul rendimento della coltura. Il 70% circa dell’apparato radicale si sviluppa nei primi 30 cm di terreno. 
Sicuramente è necessario avere una buona dotazione d'acqua per garantire alla pianta produzione e qualità. In letterature si dice che per una produzione di 120-140 t/ha di pomodoro fresco prodotto in serra siano necessari oltre 10 mila m3 di acqua. Le fasi più importanti sono quella del post-trapianto e la fase di ingrossamento dei frutti.

La tecnica più usata oggi è l'irrigazione a goccia associata alla distribuzione di sali minerali. Nei confronti della salinità il pomodoro dimostra una tolleranza fino a 2-5 mS/cm.

Evitare squilibri idrici. Innaffiare nelle ore più fresche preferibilmente al mattino.
Si deve escludere la successione a stesso o ad un'altra Solanacea per 2 o più anni. Considerata una coltura sarchiata è preferibile, in pieno campo, farla seguire da un cereale o da una foraggera.
Queste indicazioni risultano difficilmente applicabili in una coltivazione moderna, dove i cicli si susseguono ininterrotamente anche due volte nell'arco dell'annata. Per sopperire a questo vengono effettuate sterilizzazioni del terreno o si usano ibridi caratterizzati da resistenza ai principali patogeni terricoli (fusariosi, verticcillosi e nematodi in primis).
Prima di procedere alla semina o al trapianto, il terreno deve risultare ben sminuzzato per una profondità di 10-20 cm, per favorire un’omogenea germinazione o un’idonea aderenza del terreno al cubetto.
La semina si esegue quando la temperatura è superiore a 12 °C ad una profondità di circa 2-3 cm in terreni pesanti e 3-4 cm in quelli più leggeri. Su pomodoro trapiantato per raccolta meccanica il sesto d’impianto è di 22-24 cm sulla fila e 150 cm tra le file, mentre per la semina diretta è di 18 cm sulla fila e 150 tra le file. 

Ipotetiche densità d’impianto (valori massimi): 30 mila piante/ha (pomodoro trapiantato e raccolta meccanica); 36 mila piante/ha (pomodoro da semina diretta).
L’apporto degli elementi fertilizzanti deve mantenere e migliorare la fertilità del suolo, compensare le asportazioni delle colture e le perdite tecnicamente inevitabili. E' considerata specie depauperante che, per il suo ciclo vegetativo lungo richiede elevati apporti nutritivi. Per 1 kg di prodotto vengono indicate asportazioni di 2-3 kg di azoto, 1-2 kg di anidride fosforica, 3,5-4 kg di ossido di potassio, 4 kg di ossido di calcio e 0,7 kg di ossido di magnesio. E’ ammesso l’uso di altri microelementi, in base alle esigenze fisiologiche della coltura o in funzione delle indicazioni fornite dalle analisi del terreno o fogliari. 
Si raccoglie tra luglio e ottobre. Il momento della raccolta viene stabilito quando pezzatura, forma, colore e consistenza sono quelli propri della varietà utilizzata. Avviene in modo manuale. Dal trapianto occorrono circa 60-80 giorni per iniziare la raccolta. Ogni pianta produce in un ciclo colturale da 2 a 5 kg di bacche in pieno campo e da 4 a 8 kg in serra.
I pomodori sono fonte di molti nutrienti: soprattutto potassio, fosforo, vitamina C, vitamina K e folati. Il licopene, importante antiossidante, ne permette la colorazione rossa. Hanno un apporto di grassi molto basso con un conseguente apporto calorico molto basso.
 
Valori nutrizionali per 100 gr di pomodori
Acqua 94,52 gr
Calorie 18 Kcal
Proteine 0,88 gr
Grassi 0,2 gr
Fibre 1,2 gr
Calcio 10 mgr
Magnesio 11 mgr
Fosforo 24 mgr
Potassio 237 mgr
Vitamina C 13,7 mgr
Folati 15 µgr
Licopene 2573 µgr

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