Noce Juglans regia

Noce - Plantgest.com
Descrizione della pianta
Le noci hanno un alto potere nutritivo ed energetico con un contenuto di sostanze grasse, sostanze proteiche, sostanze zuccherine, sali minerali e vitamine che fanno di questo frutto secco un alimentocompleto e fondamentale in una dieta vegetariana.

Ultime varietà in commercio

Cerca le varietà di noce
 oppure  Vai alla ricerca avanzata
Il noce comune è una pianta molto longeva e di notevoli dimensioni. Appartiene alla Divisione delle Angiosperme, Classe delle Dicotiledoni, Sottoclasse dell Monoclamidee, Ordine delle Juglandiflore, Famiglia delle Juglandacee, Genere delle Juglans e Specie Regia. Le sue origini risultano nebulose e di difficile collocazione, anche se sicuramente non è europea e si presume possa essere originaria dell’Asia centrale ed occidentale. Essa si presume sia stata introdotta nell’antica Grecia dalla Persia e successivamente abbia raggiunto l’Italia grazie ai Romani e solo successivamente abbia avuto diffusione in Germania, Spagna, Francia ed Inghilterra. Dall’Europa si è poi spostata in America dopo la scoperta di questo continente e la sua successiva conquista da parte di spagnoli, portoghesi ed inglesi. La coltivazione del noce nel nuovo continente ha in seguito avuto una notevole espansione soprattutto in California.
Il noce si può considerare fra le specie arboree a frutta secca a maggior diffusione a livello mondiale. Ad esclusione dei paesi dell’estremo Nord è presente un po’ in tutte le altre parti dell’Europa con particolare riferimento all’Italia, Francia, Spagna, Portogallo, ex Iugoslavia, Grecia, Romania, Svizzera, Germania ed Austria. Nel continente asiatico risulta particolarmente diffuso e coltivato in Cina, Turchia ed India. Nel continente americano la massima coltivazione avviene in California con presenze in Canada, Messico e Sudamerica. In Italia il noce è coltivato in tutta la penisola con altitudini che vanno dal livello del mare fino a raggiungere quote superiori a 800-1000 metri. Le regioni che registrano maggiore diffusione sono rappresentate dalla Campania,, Lazio, Calabria, Sicilia, Piemonte, Veneto, Toscana e Basilicata. La sua produzione ha comunque negli ultimi vent’anni subito una diminuzione causata da diversi fenomeni. Fra le cause che hanno contribuito alla sua flessione ricordiamo:
  • Limitata diffusione ed estensione di noceti specializzati.
  • Produzione caratterizzata da frutti qualitativi scadenti e non uniformi
  • Importazione a prezzi decisamente concorrenti dalla California e dalla Romania
  • Forte richiesta di legno di noce da parte dell’industria e dall’artigianato del mobile.
La chioma è di forma globosa con grosse branche dalle quali si diparte una fitta ramificazione che termina con rametti corti e fragili. La corteccia del fusto è di colore rossastro-scuro sulle piante giovani fino a 2-3 anni, poi assume un colore grigio-argenteo nei tronchi fino a 12-15 anni. Dopo questa età la corteccia prende gradualmente un colore grigio chiaro e si screpola in senso longitudinale. Le screpolature si approfondiscono con il passare degli anni. L’apparato radicale è fittonante  che nei terreni siccitosi può raggiungere i 2-3 metri di profondità ed orizzontalmente assumono uno sviluppo che in qualche caso può superare tre-quattro volte il diametro della chioma. Le foglie appaiono di un colore verde chiaro, sono caduche, imparipennate, di forma ellittico- ovale e bordo intero o leggermente dentato. Le foglie contengono elevate quantità di sostanze tanniche ed aromatiche dal tipico odore balsamico. Nelle radici, nel mallo e nelle foglie è contenuto lo juglone che se presente nel terreno anche in piccole quantità non consente lo sviluppo di piante diverse dal noce. Ecco perché normalmente si dice che il noce non tollera la vicinanza di altre piante, e il fenomeno passa sotto il nome di allelopatia. Sui rametti della pianta sono presenti tre diverse tipi di gemma identificabili in gemme a legno, gemme a fiore maschile e gemme miste. Le prime sono piccole di forma ovale-arrotondata e ricoperte da scagliette di colore grigio-scuro. Le seconde hanno una forma conico-arrotondata, di dimensioni maggiori rispetto alle precedenti e danno origine solo a fiori maschili riunite in infiorescenze pendule. Le terze di notevoli dimensioni, forma arrotondata e ricoperte di scaglie tomentose. Nelle varietà europee sono presenti sulla punta del rametto mentre nelle maggiori varietà californiane sono presenti nella parte apicale e lungo il rametto. Il noce è quindi una specie monoica e quindi presenta sulla stessa pianta fiori maschili divisi da quelli femminili. La fioritura avviene nei mesi di Aprile-Maggio e l’impollinazione è esclusivamente anemofila.
Il frutto è una drupa di forma e dimensioni variabili costituito da una parte esterna di colore verde e consistenza carnosa-fibrosa detto mallo. Al raggiungimento della maturità cade sul terreno e si spacca e distacca dal guscio lasciando libero completamente o parzialmente la vera noce.  Il guscio è di tipo legnoso e formato da due valve che risultano ben saldate con colore, consistenza e superficie variabili a seconda della varietà. Al suo interno è presente il seme (gheriglio) con forma quadrilobata. Il gheriglio è la parte veramente commestibile del frutto ed è ricoperta da una leggera pellicola giallo-marrone con sapore gradevole e ricco di sostanze oleose.

Le noci hanno un potere nutritivo molto elevato ed un contenuto in sostanze grasse, sostanze proteiche, sostanze zuccherine, sali minerali e vitamine altrettanto elevato. Questo tpo di frutto secco dovrebbe essere presente in una dieta di tipo vegetariano, sempre però senza esagerare per non causare problemi digestivi e disturbi intestinali. Da esso deriva un olio che oltre ad avere uso alimentare può essere utilizzato, miscelato con olio di lino, per lucidare i mobili e per la fabbricazioni di diverse vernici.
Il mallo presenta un elevato contenuto in tannino può essere usato anche nell’industria conciaria, per la produzione di coloranti naturali ed anche dall’industria farmaceutica. Anche le foglie possono essere utilizzate nell’industria farmaceutica e dei coloranti. La stessa corteccia può essere utilizzata dall’industria per l’estrazione di coloranti naturali. I panelli d’estrazione vengono usati per l’alimentazione del bestiame o se freschi nella pasticceria. L’infuso di foglie di noce era adoperata in medicina popolare per gargarismi, lavande vaginali e nel trattamento dei geloni. Estratto di foglie di noce era impiegato nel trattamento del diabete e per abbassare il tasso del colesterolo.

Composizione e valore energetico della Noce (100 g. di prodotto)
Carboidrati 6,3  g
Proteine 15,,8 g
Grassi 60 g
Zuccheri
14 g
Calcio 180 mg
Ferro 2-3 mg
Sodio Tracce
Magnesio Tracce
Zinco Tracce
Rame Tracce
Vitamine A 0,03-0,04mg
Vitamine B1 0,35-0,40 mg
Vitamine B2 0,1-0,15 mg
Vitamine C 15-18 mg
Vitamine PP 1,2-1,3 mg
Calorie 662 Kcal

Il noce è ricordato nella Bibbia ed era presente nei giardini di Salomone. Inoltre erano sacre a Dioniso e la leggenda narra che la sacerdotessa sua amica di nome Karya fu trsformata in un maestoso albero di noce. I romani coltivavano il noce dal periodo dei re di Roma e successivamente lo diffusero in altri paesi europei a seguito delle loro campagne di guerra e di conquista.  Junglas, il nome latino della pianta, deriva da Jovis glans che significa “ghianda di Giove”.
Essendo una specie a pianta rustica consente la coltivazione in terreni  con diverse caratteristiche anche se i terreni di medio impasto, profondi, permeabili, di buona fertiità ed a reazione leggermente acida risultano essere i migliori e quelli che possono garantire le migliori prestazioni. Terreni fortemente alcalini con un elevato contenuto di calcare attivo, poco profondi, aridi o eccessivamente umidi non sono consigliati per la coltivazione del noce.
Riguardo le esigenze climatiche il noce preferisce gli ambienti luminosi e soleggiati, non gradisce le zone d’ombra e nemmeno il clima caratterizzato a elevata piovosità.  Possiede una buona resistenza alle basse temperature invernali ed alle punte massime di calore durante l’estate. Sembra addirittura che un periodo estivo molto caldo predisponga la pianta ad una maggiore resistenza al gelo invernale. La resistenza al freddo e la necessità di basse temperature sono comunque strettamente legate alle caratteristiche varietali. Il noce gradisce una buona insolazione e le estati lunghe, ma gli eccessi di calore, accompagnati da persistente siccità, possono provocare delle ustioni sui frutti e sulla vegetazione con il disseccamento del mallo e del lembo fogliare e successiva cascola di frutti e foglie.

Diversi sono i metodi con cui si può propagare questa specie frutticola, anche se abitualmente la sua diffusione avviene per seme. Attraverso questo metodo si ottengono piant simili alla madre che gli ha prodotti ma allo stesso tempo poco uniformi nelle caratteristiche. Le altre tecniche di propagazione vegetativa o agamica come la talea, la propaggine o la micropropagazione non sono ancora praticabili dai frutticoltori per diverse tipologie di difficoltà.
Per moltiplicare una cultivar di noce è quindi necessario seguire un certo programma:
  1. Semina delle noci per ottenere il portinnesto;
  2. Prelievo del materiale da innestare (marze) da piante sane e di sicura rispondenza varietale;
  3. Esecuzione dell’innesto;

Per ottenere il Franco: Si seminano le noci preventivamente cercate in alberi vigorosi ed allevati in ambienti simili a quello dove si vuole realizzare l’impianto e preventivamente immerse in una soluzione disinfettante per 24 ore. La semina avviene sottoponendo le noci a stratificazione all’interno di una cassa con il fondo forato con strato di sabbia di 10-15 cm (le noci devono essere disposte mantenendo verticale la linea di sutura delle due valve). A deposizione avvenuta le noci vengono ricoperte di 10 cm di sabbia. Nella stessa cassa si possono sistemare più strati successivi. Le noci trascorreranno così l’inverno in un ambiente con temperature basse e costanti e con un livello di umidità non elevato e controllato (deve essere mantenuta leggermente umida). Al raggiungimento della primavera le noci iniziano a germinare e sono quindi pronte per essere estratte dalla sua dimora di sabbia (stando attenti a non rompere il punto di inserzione della plantula) e per essere trapiantate in vivaio. Il noce al primo anno ha una crescita lenta e per poter far raggiungere dimensioni adeguate bisogna irrigare spesso e mantenere il terreno libero dalle erbe infestanti.
Prelievo del materiale da innestare: Vengono prelevate le marze dalla varietà che si intende moltiplicare. Il materiale normalmente è costituito da rami di 1 anno, di medio vigore e ben lignificati (conviene eliminare la parte basale e la parte apicale, ricca di midollo e scarsamente lignificata). Nel caso in cui gli innesti si eseguono in primavera il prelievo dei rami avviene in Gennaio-Febbraio per poi essere disinfettati e chiusi in sacchetti e conservati in frigorifero fino al momento del loro utilizzo. Per gli innesti estivi i reami vengono invece raccolti nel momento del loro utilizzo o al massimo qualche giorno prima e conservati per alcuni giorni al fresco con la base, immersa in poca acqua, oppure infilata in una mela o in una patata. Per evitare la disidratazione è importante tagliare subito le foglie, lasciando circa 2 cm di picciolo.
L’innesto: Fino a qualche anno fal'innesto veniva eseguito in campo su semenzali di 1-2 anni. Attualmente, anche per la presenza di impianti specializzati, si stà diffondendo la messa a dimora di piante già innestate. Tra i portinnesti maggiormente utilizzati si ha il Juglans regia seguito raramente da J.nigra. Il noce è comunque una delle piante più difficili da innestare. Degli studi hanno evidenziato come il risultato sia in relazione con la temperatura elevata (27°C) e costante. Infatti nell’Italia settentrionale dove le primavere fredde sono frequenti si incontrano maggiori difficoltà. Ad esempio innestando a pieno campo a Marzo-Aprile raramente si ottengono percentuali di attecchimento superiori al 10-20% a differenza dello stesso innesto eseguito nel Sud si può raggiungere il 70-80% dell’attecchimento. Proprio per questo motivo negli impianti specializzati si utilizzano sistemi di forzatura per creare le condizioni di temperatura favorevoli. Nel caso si voglia innestare poche piante quelli più utilizzati sono quello a “zufolo” e a “pezza” per piante di 1-2 anni e quello a corona per piante di 3-5 anni. Anche attraverso queste tecniche è possibile andare incontro ad insuccesso.

Un buon portinnesto deve anzitutto presentare le seguenti caratteristiche:
  • Elevata affinità con tutte le diverse varietà
  • Buon vigore vgetativo
  • Rusticità ed adattabilità a condizioni climatiche difficili
  • Resistenza e tolleranza alle malattie dell’apparato radicale.
Il miglior portinnesto attualmente disponibile per il noce è il “Franco” che viene ottenuto dal seme di varietà selvatiche o coltivate del noce comune. Il franco risponde infatti bene ai primi tre requisiti anche se è purtroppo sensibile ai marciumi radicali e del colletto. Per ovviare a questo inconveniente sono stati usati come portinnesti altre specie di noce come ad esempio lo Junglas hindsii (noce nero del Nord California) o l’ibrido naturale J.hindsii x J. Regia chiamato Paradox. Che presentano caratteristiche di elevata vigoria accompagnate da una parziale resistenza ai marciumi. In Francia è tuttora diffuso l’uso di J. Nigra che risulta però più esigente in fatto di terreno ma è tollerante verso le malattie delle radici. E’ però altrettanto vero che l’uso di portinnesti di noce nero d’America non sono consigliati in quanto spesso provocano un fenomeno di disaffinità ritardata con le nostre varietà nota con il nome di “linea nera” che si manifesta dopo 5-10 anni dalla creazione dell’impianto. Questo fenomeno può provocare fino alla morte della pianta. Recentemente si è scoperto che questo problema è causato da un virus responsabile del “virus dell’accorciamento fogliare del ciliegio”. Non si conoscono cure e l’unico rimedio è la prevenzione.

Il noce manifesta esigenze che devono essere tenute in considerazione nella scelta del terreno per l’impianto.
Queste sono:
  • La pianta prdilige terreni di medio impasto, freschi, profondi, permeabili e di buona fertilità.
  • Non sono indicati terreni senza un buon drenaggio e manifestano persistenti ristagni d’acqua che produrranno fenomeni di asfissia radicale e conseguenti marciumi.
  • Non sono consigliati i terreni a ph elevato e con presenza di alto tenore di calcare attivo.
Se l’irrigazione non è possibile sono da scartare i terreni poco profondi ed impermeabili.

Considerato che per i nostri ambienti di coltivazione si ritiene valido come portinnesto il “Franco” non esistono differenze di sviluppo della pianta legata al portinnsto, ma solo diversità determinate dalle caratteristiche varietali e della destinazione del noceto.

 

Distanze di impianto consigliate per diverse varietà di noce destinate alla produzione di frutti e/o legno
Varietà Terreni fertili ed irrigui Terreni di media fertilità parzialmente irrigui Terreni di scarsa fertilità  non irrigui
Varietà di buon vigore innestate su “franco” con destinazione prevalente per la produzione di frutti e di legno. (Sorrento e Franquette) 10 x 10 m oppure 10 x 8 m 9 x 9 oppure 9 x 7 m 8 x 8 oppure  8 x 7 m
Varietà di medio vigore innestate su “franco” con destinazione prevalente per la produzione di frutti (californiane) 8 x 8 m oppure 8 x 6 m       7 x 7 m oppure 7 x 6 m Impianto non consigliato
Varietà di buon vigore non innestate con destinazione prevalente per la produzione di legno          8 x 9 m oppure 9 x 6 m 7 x 7 m oppure 8 x 6 m 6 x 7 m
Gli impianti di noce normalmente vengono eseguiti per recuperare e valorizzare i terreni marginali ed i piccoli appezzamenti delle proprietà frammentate (appezzamenti sparsi)

 

La forma di allevamento principale nei vecchi impianti è quella a vaso ad alta impalcatura, con 3-4 branche principali inserite ad altezze fino a 3-5 m. Il sesto d'impianto è regolare in impianti specializzati ed irregolare in impianti promiscui. La distanza d'impianto è variabile da 7 x 7 fino a 10 x 10 m. Tuttavia questo tipo di impianti va scomparendo ed i nuovi impianti sono sempre più specializzatiper esigenze meccaniche.

Le piantine innestate da mettere a dimora possono essere disponibili con radice nuda oppure in vaso o in fitocella mentre le piante innestate vengono messe a disposizione quasi sepre a radice nuda.
  • Per le piante a radice nuda è consigliabile eseguire l’impianto in autunno e precisamente nella seconda metà di Novembre per il Nord mentre per il Sud e per il Centro l’impianto può essere eseguito fino a Dicembre inoltrato. Qualora per motivi climatici non sia consentito l’impianto autunnale questo può essere posticipato fino a fine inverno.
  • Il trapianto delle fitocelle è invece eseguito all’inizio della primavera anche con piante in fase di ripresa vegatativa.
Il noce è pianta molto delicata e poco sopporta la fase di trapianto, e quindi di conseguenza la buona riuscita del noceto è legata alle seguenti osservazioni:
  • Le piante devono avere un buon apparato radicale
  • Il fusto elle piantine non deve presentare zone secche e non deve essere stato cimato.
  • Il materiale non deve essere stato troppo in vivaio.
  • La profondità di impianto deve essere limitata
  • L’applicazione della inzaffardatura alla sua messa a dimora favorisce maggiore adesione del terreno con le radici.
  • Il terreno che ha subito lo scasso è sufficiente eseguire una piccola buca al momento dell’impianto per poter contenere le radici.
  • Il terreno deve essere fine e fresco
  • La pianta deve essere leggermente rincalzato evitando che venga coperto il punto d’innesto
  • Non fratturare le radici delle piante provenienti da fitocelle (saranno piantate verso metà Maggio)
  • Fertilizzanti non devono essere a contatto con le radici alla messa a dimora
  • Irrigare una volta messe a dimora le piante soprattutto se piantate in terreni secchi
  • Ogni pianta va dotata di paletto tutore.

Al fine di evitare lo sviluppo delle erbe infestanti in prossimità delle giovani piante è consigliato ricorrere alla pacciamatura con polietilene nero oppure con foglie erba falciata. La pacciamatura consente di conservare una certa freschezza nel terreno, elemento che non va trascurato nei terreni non irrigui. Il terreno sotto il noceto può essere inerbito oppure mantenuto lavorato. Normalmente l’inerbimento si effettua nelle zone in forte pendenza (per evitare fenomeni di erosione del terreno) e soprattutto nei terreni irrigui e fertili di pianura. Per eseguire l’inerbimento normalmente vengono impiegate e seminate graminacee tipo trifoglio ed erba medica. Nel caso in cui il terreno non venga inerbito  sarà buona norma dell’agricoltore erpicarlo periodicamente e superficialmente in modo tale da permettere una efficienza colturale importante. Queste lavorazioni sono però da eseguire dopo ogni pioggia. Altra tecnica colturale importante nei noceti ma in produzione è rappresentata dalla rullatura che viene normalmente e mediamente eseguita prima della caduta delle noci in modo tale da facilitare le operazioni di raccolta. Nei terreni inerbiti invece dove la rullatura risulta inutile si procede regolarmente al taglio dell’erba con la falce o con altri strumenti tecnologicamente più avanzati e moderni. Sotto le piante eduli a causa dell’ombra e dello juglone la presenza dell’erba è limitata. In prossimità dell’epoca di maturazione dei frutti il noceto va accuratamente pulito per facilitare la raccolta.

Alla concimazione del noce si da più importanza che in passato.

Per quanto riguarda la coltivazione pre-impianto, essa dovrà essere eseguita prima dello scsso o dell’aratura consigliando comunque prima di eseguirla un’analisi chimica in modo tale da determinare il contenuto in sostanza organica, il valore del ph ed il contenuto dei macro e microelementi. Valutati i risultati si procede ad eseguire la concimazione di arricchimento che in un terreno di media fertilità comportale seguenti dosi per unità di superficie:

  • K2O 400 Kg/ha di solfato di potassio 50-52 pari a 4 Kg per 100 m2 di terreno.
  • P2O5 600-700 Kg/ha di scorie Thomas 16-18 nei terreni acidi o subacidi, pari a 6-7 Kg per 100 m2. Mentre nei terreni alcalini 500-600 Kg/ha di perfosfato minerale 19-21 pari a 5-6 Kg per 100 m2. 4050 t/ha di letame bovino di buono stato di maturazione oppure 35-40 Kg per pianta. Dopo lo spargimento del letame e la distribuzione si esegue lo scasso totale che varierà dai 50 agli 80 cm di profondità. Naturalmente prima della concimazione è preferibile eseguire un buon livellamento. Dopo lo scasso totale il terreno va lavorato ripetutamente per prepararlo al nuovo impianto. Negli impianti specializzati converrà eseguire alcune erpicature, mentre per superfici più ridotte si eseguiranno delle zappature. Con lo scasso a buche non è possibile eseguire la concimazione di arricchimento, pertanto la stessa va effettuata durante la chiusura della buca.
Per quanto riguarda le altre concimazioni d’impianto, esse possono essere distinte in fase di allevamento e fase di produzione.
In fase di allevamento per favorire il rapido sviluppo delle piantine occorre un rapporto fra i tre elementi fertilizzanti che favorisco l’azoto; 2 parti di N + 1 parte di anidride fosforica + 1 parte di ossido di potassio. Per piante da 1 a 5 anni di impianto una razionale concimazione potrebbe essere la miscela di fertilizzanti semplici così costituita:
  • Solfato ammonico 80 Kg
  • Perfosfato minerale 40 Kg
  • Solfato potassico 20 Kg
Con la concimazione autunnale occorre distribuire mediamente per ogni pianta 500 grammi della suddetta miscela dopo il 1° anno di impianto, 700 grammi al 2° anno e 1500-1700 e 2000 grammi rispettivamente per il 3°-4°  e 5° anno. Ogni anno si concima una superficie crescente attorno alla pianta a partire dal raggio di 1 metro al 1° anno fino ad arrivere a 4 metri al 5° anno. Con piante da 5 a 9 anni  miscela viene così variata:
  • Solfato ammonico: 80 Kg
  • Perfosfato minerale: 50 Kg
  • Solfato potassico: 30 Kg
Per ogni pianta distribuire da 2 Kilogrammi al 6° anno fino a 5 Kilogrammi al 9° anno per un raggio da 4 a 5 metri dal ceppo.
Qualora non venisse impiegata la miscela di concimi semplici in autunno, può essere usato a fine inverno il concime complesso 20-10-10 alla dose di 400 grammi al 1° anno fino ad arrivare a 5 kilogrammi per la pianta al 9° anno.
Nei terreni acidi è consigliabile sostituire il solfato ammonico con l’urea agricola (titolo 46% di Azoto) e in quantità dimezzata rispetto al solfato ammonico 20-21 e impiegare le scorie Thomas in sostituzione del perfosfato minerale nelle stesse dosi.
In fase di produzione la concimazione prevede l’impiego di concimi semplici il cui rapporto fra gli elementi fertilizzanti è il seguente: 2 parti di N, 1,5 parti di P2O5 e 2 parti di K2O.
Pertanto è valida la seguente miscela di concimi semplici:
  • Solfato ammonico: 80 Kg
  • Perfosfato minerale: 60 Kg
  • Solfato potassico: 40 Kg
Normalmente devono essere distribuiti 5-6 Kilogrammi di miscela per pianta su tutta la superficie del terreno nel periodo autunnale.
Se la concimazione viene effettuata a fine inverno è consigliabile l’impiego del concime complesso 12-6-18 S + 2 Mg (12% Azoto, 6% P2O5, 18% K2O e 2% Magnesio) alla dose di 6-7 Kg per pianta. Nei noceti di una certa superficie e con varietà di pregio al fine di razionalizzare la concimazione è consigliabile eseguire l’analisi del terreno e la diagnostica fogliare.
In tale modo possono essere evidenziate anche eventuali carenze di Zinco e di Magnesio o la clorosi ferrica per eccesso di calcare attivo nel terreno. Naturalmente la distribuzione periodica di letame bovino, equino ed ovino (ogni 3 anni) consentirebbe di completare la concimazione. L’impiego sul noce di concimi fogliari si può considerare superfluo. Se n è reperibile il letame, può essere distribuito un composto organico appositamente preparato utilizzando erba secca, terriccio, rifiuti vegetali, ecc. Integrato con urea agricola per accelerare il processo di umidificazione. La dose impiegata di questo prodotto è identica a quella del letame.

Concimazione: esempi per ottenere 100 Kg di miscele di concimi semplici da distribuire in base all’età delle piante.
Miscele e fasi di impianto Solfato ammonico titolo 20/21 (Kg) Perfosfato titolo 19/21 (Kg) Solfato potassico titolo 50/52 (Kg) Quantità di miscela da distribuire per ogni pianta (Kg)
Piante da 1 a 5 anni 55 30 15 Con la concimazione autunnale occorre distribuire mediamente per ogni pianta 0,5 Kg di miscela dopo il primo, 0,7 Kg dal 2° anno e 1,5 Kg al terzo anno, 1,7 al quarto, e 2 Kg dopo il 5°. Ogni anno si concima una superficie crescente attorno alla pianta a partire dal raggio di 1 metro al 1° anno fino ad arrivare a 4 metri al 5° anno.
Piante da 6 a 9 anni 50 30 20 Devono essere distribuiti in autunno, per ogni pianta, 2 Kg di miscela al sesto anno, fino a 5 Kg al nono anno, per un raggio da 4 a 5 metri circa dal ceppo.
Piante dal 10° anno in avanti 45 3 22 Devono essere distribuiti in autunno 5-6 Kg di miscela per pianta su tutta la superficie del terreno.


Non sempre è possibile eseguire questa pratica colturale in quanto l’acqua irrigua spesse volte non è disponibile nei terreno dove viene coltivato il noce. A partequesto la tecnica si rende necessaria nei giovani impianti di 1-2 anni attraverso un’irrigazione di soccorso per garantire alle piante la sopravvivenza nei periodi estivi. Nelle zone irrigue l’acqua può essere distribuita localmente, a pioggia e per scorrimento. Mediamente un noceto in piena produzione necessita mensilmente di 150 mm d’acqua all’ettaro al mese nel periodo da Maggio a Luglio pari a 15 m3/ha. Nel periodo da Agosto a Settembre 100 mm al mese ad ettaro pari a 10m3/ha. Se le disponibilità idriche del terreno sono insufficienti per soddisfare le esigenze della pianta è necessario intervenire con l’irrigazione. A proposito va ricordato che 1 mm d’acqua corrisponde a 1 l/m2, quindi a 10000 l/ha ovvero a 10 m3/ha. I terreni sciolti, ghiaiosi e molto permeabili vanno irrigati con dei turni più ravvicinati e con maggiori quantità d’acqua.

La potatura è una pratica attuata specialmente nei primi anni dall'impianto. Le giovani piantine vengono spuntate per scegliere 3 o 4 germogli come branche primarie.Ottenuta la forma d'allevamento, la potatura d'allevamento varia in funzione del tipo di impianto e dell'età. In impianti tradizionali con piante vecchie spesso però non vengono effettuati interventi di potatura sia per la mole delle piante sia per le notevoli spese da sostenere che non sono compensate da un incremento produttivo. Nei nuovi impianti (con particolare riferimento con varietà a fruttificazione laterale) invece l'intervento cesorio risulta molto importante soprattutto se si parla di potatura di produzione.

I diversi tipi di potatura consigliati nelle diverse fasi di vita della pianta sono:

  • Potatura di allevamento: permette di poter dare al noce una forma razionale intervenendo nei primi 4-5 anni.
  • Potatura di mantenimento: eseguita sugli alberi adulti per poter mantenere la loro capacità produttiva.
  • Potatura di ringiovanimento: che permette su alberi vecchi e debilitati di poter dargli nuovo vigore e prolungare la loro capacità produttiva.
Potatura d'allevamento: permette la formazione di un tronco robusto e diritto, permette la formazione di una impalcatura delle prime  branche che consenta un passaggio comododelle persone e dei mezzi meccanici, permette l'ottenimento di branche robuste e ben inserite in modo da evitare l'eccessivo ombreggiamento. e permette di anticipare la messa a frutto.
Per poter ottenere la forma desiderata sono necessarie delle strumentazioni particolari (pali, legacci etc...) e delle operazioni particolari. In modo particolare si deve eseguire in maniera corretta la spuntatura e la cimatura.
  • Spuntatura: Si esegue in primavera su rami di un anno e consiste nel raccorciare l'astone o i rami scelti pel l'impalcaturaad un'altezza che sarà man mano indicata, con un taglio netto un centimetro sopra una gemma. successivamente sarà necessario, per un tratto di 30-40 cm sotto il taglio, accecare le gemme principali attraverso l'uso della punta delle forbici. I germogli che si svilupperanno in questo tratto serviranno a costituire lo scheletro 8in quanto le gemme secondarie permettono di dare origine a rami più saldi e robusti).
  • Cimatura: Si esegue nel mese di Giugno e necessita di una spuntatura dei germogli in sovrannumero per permettere di arrestare la crescita della pianta.
Nella fase di allevamento sarà necessario abbinare interventi invernali (potatura secca) ed interventi estivi (potatura verde).
  • Potatura verde: Si effettua nel mese di Giugno quando il colore della punta dei germogli passa dal rosso al verde.
  • Potatura invernale: Si esegue nel mese di Febbraio fino a metà Marzo.
Potatura di mantenimento o di produzione: Una volta ottenuta la forma desiderata è necessario non eccedere con l'uso delle forbici in modo tale da non creare due effetti negativi come la diminuizione della produzione e la stimolazione dei ristoppi di vegatazione in corrispondenza dei tagli.Pertanto per poter eseguire una corretta potatura è necessario conoscer dove il noce fruttifica. Nelle varietà europee le noci si formano dalla gemma apicaledei rami di un anno e quindi se si spuntano i rami di un anno si compromette la stessa fruttificazione della stagione successiva. Nel caso delle cultivar californiane anche i grmogli laterali dei rami di un anno sono fertili. Quindi attraverso la potatura di mantenimento si può controllare le singole branche ed asportare i rami che non sviluppano.

Potatura di ringiovanimento: Quando le piante subiscono uno stess di varia origine tende a diminuire la produttività (il noce invecchia precocemente) ed è quindi eseguire delle tecnice di potatura e di coltivazione che permetta alla pianta di riattivarsi e di produrre nuovamente. Con un severo intervento di potatura è possibile ridare al noce una seconda giovinezza. Questo è possibileeseguirlo attraverso la soppressione di tutte le branche e sottobranche mal inserite ed in sovrannumero, poi quelle spezzate o danneggiate.Le branche rimanenti vengono raccorciate. Nell'anno successivo si completa l'operazione con lo sfoltimento della chioma tagliando succhioni e rami a legno in sovrannumero. Possibilmente queste opearzione dovrebbero essere accompagnate da concimazioni per permettere alla pianta di non subire stress e di vegetare in modo ottimale.
La raccolta delle noci avviene di regola nei mesi di Settembre-Ottobre e in Italia, considerato il numero limitato di noceti specializzati di grosse dimensioni, viene eseguita manalmente. Le noci durante la fine del periodo estivo terminano il loro processo di maturazione ed al sopraggiungere delle piogge di fine estate-inizio autunno le noci cadono a terra lasciate libere dal mallo screpolato e successivamente spaccato. Siccome la scalarità si protrae per 2-3 settimane non è consigliabile eseguire la raccolta alla fine della caduta naturale dei frutti. Le noci rimanendo per un certo periodo a contatto con il mallo spaccato possono assumere un colore bruno che le deprezza qualitativamente. Per evitare questo bisogna accelerare la caduta ed eseguire la raccolta in una sola passata. Si ricorre quindi alla bacchiatura o battitura dei rami che viene eseguita con lunghe pertiche di legno quando sono caduti in terra il più del 30% dei frutti. La bacchiatura, per non provocare pericolose ferite ai rami, rotture dei rametti, defogliazione, danneggiamenti alle gemme va eseguite senza ricorrere a battiture forti.
Naturalmente prima della raccolta occorre livellare il terreno falciare e raccogliere l’erba tagliata per facilitare le operazioni.
Non tutte le noci raccolte sono libere dal mallo e vanno pertanto sottoposte alla smallatura. Questa operazione deve essere eseguita con tempestività per evitare l’imbrnimento del guscio delle noci. Con le piccole partite di noci la smallatura viene eseguita manualmente durante o popola raccolta. Con le grosse quantità l’operazione si svolge attraverso il procedimento dell’etilene che consiste nell’immettere il gas in un recipiente a tenuta stagna pieno di noci con il mallo. Il trattamento dura da 24 a 48 ore. Dopo la smallatura le noci vanno lavate per pulire da eventuali residui del mallo o di terra. Il lavaggio dei frutti avviene dentro grandi recipienti forati immersi nell’acqua corrente. Al lavaggio segue l’essicazione che può essere forzata con impianti automatizzati oppure naturale all’aria aperta con le noci sistemate sopra dei graticci riposti in zone fresche non soleggiate e sufficientemente ventilate. L’essicazione ideale si raggiunge quando il contenuto in umidità dei frutti si abbassa fino al 4%. Ultimata l’essicazione viene eseguito l’imbiancamento che si ottiene mediamente un trattamento chimico la cui esecuzione può avvenire seguendo due procedimenti: con anidride solforosa o con una soluzione di ipoclorito di sodio. L’anidride solforosa si inietta dentro dei cassoni impermeabili contenenti le noci. Le noci rimangono in contatto con il gas per 4-5 ore. Alla soluzione di ipoclorito di sodio, alla dose di 20 l al 12% in 100 l di acqua, vanno aggiunti 300 g di acido cloridrico. Le noci si immergono per 5 minuti nella miscela. Dopo queste operazioni, per evitare residui pericolosi, le noci vanno lavate ripetutamente e sistemate su graticci oppure vengono passate attraverso appositi ventilatori per l’asciugatura. Al termine di questa serie di operazioni il prodotto è pronto per la selezione che si esegue facendo passare le noci su un nastro trasportatore lungo il quale personale specializzato provvede ad eliminare i frutti difettosi, con il guscio semiaperto, avariati e non idonei al consumo. Eseguita la selezionasi procede alla calibratura che si effettua facendo passare le noci attraverso una serie di cilindri rotanti muniti di fori con diametri diversi al fine di suddividere i frutti in base alle dimensioni. Normalmente la calibratura riguarda il confezionamento dei frutti in base al calibro.
Gli ambienti sottoposti ad elevate temperature non sono adatti per consentire una lunga conservazione delle noci. Questi locali favoriscono l’irrancidimento del gheriglio e,di conseguenza, le perdita della commestibilità del prodotto. Le noci vanno conservate in ambienti freschi, a temperatura bassa e costante, e possibilmente in assenza di luce. Per i grandi quantitativi destinati alla esportazione ed al commercio all’ingrosso la conservazione si effettua nei magazzini frigoriferi ad una temperatura media di 4-5 °C e mantenendo l’umidità dei frutti al %. In questo modo le noci possono invece essere conservate per un periodo superiore ai dodici mesi. I frutti non trattati, non imbiancati, non selezionati e conservati fuori frigorifero in ambiente naturale, destinati al consumo della famiglia del produttore e per piccoli quantitativi al commercio tipico dei mercati locali, devono essere invece consumati entro un periodo non superiore ai 6 mesi dalla raccolta.

News correlate


Ultima discussione sul forum

Caduta di noci a giugno

Salve, ho un piccolo impianto di noci Lara da ben 8 anni, in questi giorni ho notato per terra tante noci anche se le piante e le noci sono molto sane... Può essere a causa del vento? O di mancanza di qualcosa?

Rispondi

Suggerimenti? Pensi che le informazioni riportate in questa pagina siano da correggere? Scrivici per segnalare la modifica. Grazie!

I nostri Partner

I partner sono mostrati in funzione del numero di prodotti visualizzati su Plantgest nella settimana precedente

Plantgest® è un sito realizzato da Image Line®
® marchi registrati Image Line srl Unipersonale (1990 - 2024)