Intercropping, che cos'è e perché fa bene (al biologico)

La pratica di coltivare piante differenti in uno stesso campo porta dei benefici in termini di riduzione dei parassiti e aumento della produttività, ma aumenta i costi di gestione

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L'intercropping é la pratica di coltivare due o più colture in uno stesso campo

Fonte immagine: Università di Wageningen

In inglese viene chiamato intercropping, mentre in italiano si parla di coltura consociata o promiscua. E' la pratica cioè di seminare colture differenti in uno stesso campo suddividendole in strisce oppure mischiandole completamente, sfruttando le taglie diverse (come fagioli e mais). L'accoppiata mais-frumento e mais-patate è quella che è stata testata dai ricercatori dell'Università di Wageningen (Olanda), che hanno pubblicato un report in cui riportano gli effetti benefici per le aziende.

L'agricoltura moderna ha consolidato il modello della monocoltura. Ettari ed ettari dedicati solo al mais, alla soia e alle altre colture estensive. Questa pratica si avvale dell'utilizzo di fertilizzanti minerali e di agrofarmaci per nutrire e difendere le piante. Tuttavia in un'ottica di maggiore sostenibilità del settore primario, nuova attenzione è stata posta su tecniche antiche ormai abbandonate, come quella dell'intercropping appunto.

Nei campi sperimentali di Lelystad, in Olanda, sono stati ad esempio piantati vicini mais e frumento, due file del primo e sei del secondo. Dai risultati della sperimentazione è emerso che la produttività del mais è aumentata, senza peraltro utilizzare fertilizzanti e agrofarmaci, mentre è diminuita la pressione di insetti nocivi.
 

Un campo in cui si applica l'intercropping
(Fonte: Università di Wageningen)

Ma quali sono i vantaggi dell'intercropping? Uno è sicuramente il fatto che le malattie e i parassiti hanno difficoltà ad espandersi come farebbero in una monocoltura. La ricerca ha dimostrato che ad esempio la ruggine del frumento fa fatica ad espandersi a causa della barriera naturale rappresentata dalle piante di mais. Così come nel caso della peronospora della patata.

In aggiunta gli antagonisti naturali dei parassiti possono trovare rifugio nelle parti di campo che non vengono raccolte. Nel caso dell'accoppiata frumento-mais ad esempio gli insetti benefici possono spostarsi sul mais quando il grano viene raccolto e continuare così l'opera di controllo dei parassiti. Migrando in un secondo momento sulla cultura in successione al frumento.

I ricercatori dell'Università di Wageningen hanno anche registrato un aumento delle produzioni dovuto alla facoltà di alcune piante, come le leguminose, di arricchire il terreno. Non tutte le piante possono però essere affiancate, come ad esempio piselli e orzo, perché il primo incide negativamente sulle qualità della granella.

Gli aspetti negativi sono principalmente due: primo, il fatto che questa tecnica non offre certezze. Secondo uno studio pubblicato nel 2008 sulla Rivista di entomologia colombiana non in tutti i casi si verifica un aumento degli insetti utili o della produttività. L'altro aspetto negativo è che una gestione così frammentata fa alzare i costi di produzione, costi che nelle aziende che fanno agricoltura convenzionale non sono giustificabili. Ecco perché sono solo le aziende in regime biologico a guardare con interesse all'intercropping.

Il passo successivo su cui i ricercatori olandesi stanno lavorando è quello di creare attrezzature adatte a questo tipo di coltivazione e identificare i migliori abbinamenti non solo tra colture, ma anche tra cultivar, in modo da massimizzare le sinergie tra piante differenti. L'importante infatti è non abbinare vegetali che competono per lo stesso spazio, nutrienti o luce solare. E neppure piante che producono metaboliti nocivi per per altre colture.

Autore: Tommaso Cinquemani

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