Sis, oltre il made in Italy

Ricerca per una qualità sempre maggiore, integrazione e comunicazione. Se n'è parlato alla giornata conclusiva del Sisemina 2019 tenutasi a San Lazzaro di Savena (Bo)

Sis, oltre il made in Italy - Plantgest news sulle varietà di piante

Da sinistra: Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bf Spa e di Sis, Mauro Tonello presidente di Sis e Cai e Mario Conti, direttore generale Sis

Fonte immagine: Ivano Valmori - AgroNotizie

"Investimenti, integrazione e mercato sono le parole chiave che caratterizzano il cammino di Sis. L'entrata di Bf Spa nell'azionariato di Sis ha consentito da subito di incrementare gli investimenti per proseguire nell'innovazione tecnica degli impianti di produzione". Sono le parole di Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bf Spa e di Sis, in occasione della giornata conclusiva del SiSemina 2019 tenutasi lo scorso 23 maggio a San Lazzaro di Savena (Bo), nella sede di Sis, Società italiana sementi, società a capitale completamente italiano, da oltre 70 anni attiva nel settore della genetica delle sementi (grano duro, grano tenero, riso ed erba medica).

"Abbiamo inoltre avviato da subito dei percorsi per incentivare le integrazioni con altre realtà del settore sementiero - ha aggiunto Vecchioni -. L'ultimo aspetto è legato al mercato che si deve necessariamente ampliare: immaginiamo un rafforzamento della nostra presenza al Centro-Sud e un capitolo che riguarda l'internazionalizzazione di Sis per tutti i settori, sia agricolo che sementiero, si parla dei prossimi cinque anni. Stiamo valutando nuovi paesi di sbocco, anche altri continenti che si affacciano sul Mediterraneo".
 

Bilancio

"Sis è una società che occupa circa cento persone, il bilancio 2018 ha chiuso con un fatturato vicino ai 45 milioni di euro, con un Ebitda che sfiora il 7% del fatturato" ha spiegato il direttore generale Sis Mario Conti -. Questo grazie a un costante aumento dei volumi di vendita nel corso dell'anno che hanno positivamente influenzato le quote di mercato: nel comparto del grano tenero Sis si attesta oltre il 20%, nel grano duro supera il 30% e anche per quanto riguarda il riso la quota di mercato sfiora il 20%".

I risultati ottenuti hanno permesso alla società di attuare anche una serie di investimenti molto importanti. Ad esempio nell'ampliamento di stoccaggio e della lavorazione di prodotto: "Riteniamo che per continuare a migliorare, e mantenere un livello qualitativamente particolarmente alto del prodotto, la lavorazione debba essere all'interno dello stabilimento - ha evidenziato Conti -. L'azienda ha all'interno della sua struttura tre aziende agricole in cui facciamo internamente ricerca e sviluppo dei nostri prodotti agricoli con i nostri ricercatori, circa dieci dipendenti con età media molto bassa. Quindi nelle nostre aziende agricole iniziamo a mettere in campo il miglioramento genetico delle nostre varietà".

 
Un momento della visita ai campi
Un momento della visita ai campi
Fonte foto: Ivano Valmori - AgroNotizie

Miglioramento genetico

"Il percorso portato avanti dai nostri tecnici di miglioramento genetico tradizionale necessita di un periodo di circa 12 anni - ha spiegato il direttore -. Questo dato è utile per provare a esemplificarvi il grado di complessità, il numero di incognite e la profondità degli studi e delle valutazioni previsionali che dobbiamo condurre per individuare un genotipo che abbia determinati requisiti innovativi. Questo però è anche l'esemplificazione di quanto oggi lavorare in agricoltura possa essere affascinante. È un messaggio ai giovani: realtà agroindustriali come Sis offrono prospettive di grande interesse professionale, occupazioni che richiedono competenze sempre maggiori e che offrono livelli molto alti in un contesto lavorativo particolarmente stimolante" ha concluso Conti.
 

L'importanza della salubrità

"Siamo oltre il made in italy: l'altissima qualità è fondamentale per la nostra azienda che investe in ricerca per ottenere prodotti all'avanguardia, con particolarità sulla salubrità. Da alcuni anni abbiamo un occhio molto attento a questo aspetto - ha evidenziato il presidente di Sis e Cai, Consorzi agrari d’Italia, Mauro Tonello -. Abbiamo riportato alla ribalta vecchie arachidi che erano in disuso, speriamo di poter avere il prossimo inverno i primi popcorn italiani, stiamo giocando con questi ritorni  a dei sapori diversi, che finora non erano mai stati abbastanza valorizzati, mentre magari prendiamo in giro per il mondo qualcosa che non ha la stessa salubrità".
"Questo deve essere il nostro cavallo di battaglia: la salubrità -
ha sottolineato Tonello -. Bisogna riuscire a comunicare anche ai consumatori che dietro a un prodotto, oltre al valore economico, c'è un aspetto di salubrità importante".
 

Sementi certificate e contratti di filiera

"Solo il seme certificato può permettere e garantire una filiera completamente tracciata, permettendo continuità e sviluppo al miglioramento genetico delle sementi, un elemento fondamentale anche per gli aspetti nutrizionali e di salubrità dei consumatori" ha dichiarato Tonello.

I contratti di filiera stanno facendo registrare importanti incrementi nell'utilizzo di prodotti certificati. Un dato molto interessante è il +20% di utilizzo di grano duro, conseguenza del boom delle paste 100% grano italiano.
"I contratti di filiera sono la risposta al dilagare dell'uso di materia prima non certificata in Italia – ha dichiarato il presidente di Sis che ha proseguito – questo strumento garantisce sia il comparto agricolo, con la certezza di un reddito prestabilito e il ritiro del prodotto, sia il settore industriale assicurando l'approvvigionamento della materia prima certificata e di qualità. Grazie anche a questa attività, in Italia da qualche anno il mondo dei consumatori sta facendo registrare i primi segnali di sensibilità nei confronti degli aspetti legati alla salubrità del prodotto e, come abbiamo visto, alla materia prima 100% italiana. Anche se ancora minoritario, il numero di soggetti che presta un'attenzione sempre maggiore alla genesi dei prodotti alimentari e alle loro peculiarità nutrizionali è in continuo aumento".
 

Consorzi agrari, Bf e Sis

"Quando è nata Bonifiche ferraresi ho ritenuto che la prima rete di cui ancora oggi gli agricoltori dispongono, i Consorzi agrari, non potesse non essere nel capitale di quella che allora era Bonifiche ferraresi, e quindi i consorzi agrari hanno investito con una loro partecipazione alla nascita del Gruppo Bonifiche ferraresi, all'acquisizione, cioè all'Opa, poi c'è stata la quotazione di Bf - ha spiegato Vecchioni -. E' andata avanti con un rapporto di rafforzamento del rapporto con i consorzi, l'ingresso di cassa depositi e l'ingresso nel capitale di Sis, quindi una partnership tecnica su un'area come quella sementiera con i consorzi agrari. Un cammino che noi riteniamo virtuoso perché vede un grande player agricolo in termini di innovazione e di filiera alimentare come Bf, la prima rete in termini di servizi agli agricoltori come i consorzi e una realtà produttiva in termini di innovazione in ricerca e sviluppo come Sis. Ci dobbiamo quindi concentrare sul prerequisito della salubrità e della sostenibilità e a monte una struttura industriale fatta di innovazione, struttura e della capacità di aggredire nuovi mercati fuori dai nostri confini. Prerequisiti che i nostri consorzi e Sis possono esprimere con molta più forza, quanto maggiore sarà la loro integrazione".

Il direttore Conti ha aggiunto: "La composizione azionaria della Società è 52% Consorzi agrari il resto Bonifiche ferraresi, questo significa che noi partiamo dalla ricerca e sviluppo del genoma e arriviamo allo scaffale tramite una presenza capillare sul territorio da un punto di vista commerciale, assistenza tecnica espressa dai consorzi agrari che promuovono i nostri prodotti, e abbiamo anche chi li trasforma e li porta sullo scaffale ai consumatori, garantendo una filiera controllata e certificata".
 

Comunicare la salubrità

"Il consumatore non sa quanto lavoro c'è dietro ad un prodotto come una buona pasta. E' quindi necessario trasmettergli molto chiaramente, anche con studi scientifici, tutto quello che c'è nell'alimento - ha aggiunto Tonello -. L'esperienza che ci ha portato anche a parlare con la parte dei medici è stata molto illuminante: quello della ricerca e dell'agricoltura e quello medico sono due mondi che non si stanno parlando. Lo dimostra il fatto che in occasione di alcuni incontri è emerso che stavano cercando cose che noi avevamo e, pensando che quel tipo di caratteristiche non interessassero, abbiamo scartato perché non sapevamo che quella caratteristica poteva servire ad una malattia particolare o ad un problema particolare".

"Stiamo quindi rifacendo una serie di analisi che in laboratorio hanno già dato risultati più che ottimi e che oggi vogliamo testare anche direttamente sull'alimentazione umana per capire se quello che abbiamo testato nei laboratori può arrivare con una certificazione sulla tavola degli italiani. Il progetto è ambizioso e intende migliorare l'agricoltura in Italia, sarà faticoso ma riusciremo a metterlo in moto fino ad arrivare al consumatore".

"La biodiversità alimentare si porta dietro dei costi ma il ritorno lo si potrà avere riuscendo a trasmettere questi valori importanti, anche meno visibili, ad esempio con iniziative a supporto degli agricoltori che hanno avuto danni. Inoltre, per andare incontro anche alle esigenze dell'ambiente, abbiamo dato ai nostri agricoltori prodotti come la facelia, il fiore viola che aiuta le api; abbiamo creato anche il bollino 'Salviamo le api salviamo il mondo'. Si tratta di accorgimenti che faranno trasparire anche all'esterno, comunicando anche al mondo ambientalista e a quello dei trasformatori, una sensibilità che si è un po' persa ma che si deve recuperare".

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