Ogm, Nbt e Tea. Tre acronimi cruciali per il miglioramento vegetale

Il miglioramento genetico ha un nuovo e potente alleato a sua disposizione, le New breeding techniques. Tecnologie che permettono di selezionare in maniera 'naturale' piante più sostenibili e produttive. L'importante è non confondere le Nbt con gli Ogm

Ogm, Nbt e Tea. Tre acronimi cruciali per il miglioramento vegetale - Plantgest news sulle varietà di piante

Le New breeding techniques promettono di rivoluzionare il miglioramento vegetale (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Budimir Jevtic - Fotolia

Per migliaia di anni gli agricoltori hanno selezionato le colture cercando di renderle più produttive e meno suscettibili ai patogeni. Il lavoro di selezione veniva effettuato direttamente in campo, prendendo le piante più performanti, incrociandole e riseminandole. Un lavoro lungo e complesso, dai risultati tutt'altro che sicuri e che però è stato in grado di assicurare aumenti di produttività anche considerevoli quando, ad inizio del '900, si è adottato un approccio scientifico.

Negli anni '90 sono poi arrivati gli Organismi geneticamente modificati (Ogm) che hanno condensato grandi aspettative e altrettante grandi paure. Di fatto il loro impiego si è bloccato, almeno in Europa, a causa di una avversione dell'opinione pubblica. Da cinque-sei anni si sta iniziando a parlare di New breeding techniques (Nbt), una famiglia di tecnologie completamente nuova che promette di rivoluzionare i processi di miglioramento genetico e di fugare le paure degli anti-Ogm.

Per parlare di Nbt e di genetica agraria è stato organizzato un webinar da Cibo per la mente, un progetto della filiera agroalimentare italiana rivolto ai decisori europei per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di investimenti in innovazione e ricerca nel campo dell'agricoltura e dell'industria alimentare. Il progetto include un Manifesto di intenti e proposte sottoscritto da sedici associazioni imprenditoriali (Aisa, Agrofarma, Api, Assalzoo, Assica, Assitol, Assobiotec, Assofertilizzanti, Assosementi, Compag, Cia, Confagricoltura, Copagri, Unaitalia, Uniceb, Unionzucchero).
 
Un momento del webinar
Un momento del webinar


Ogm e Nbr: somiglianze e differenze

Per comprendere le opportunità che le Nbt aprono all'agricoltura è bene metterle a confronto rispetto ai metodi di selezione tradizionale e agli Ogm.

Prima di tutto occorre dire che le Nbt permettono di modificare il Dna di un organismo vivente in maniera estremamente precisa, andando ad inserire o a 'spegnere' un gene con una precisione impensabile fino a qualche anno fa. Inoltre sono tecnologie veloci e che richiedono investimenti limitati, alla portata anche delle medie società sementiere.

Come ben spiegato da Mario Enrico Pè, presidente della Società italiana di genetica agraria, le Nbt non fanno altro che replicare processi che potrebbero avvenire in natura, cosa che invece gli Ogm transgenici non fanno. Nel primo caso infatti avviene un passaggio di geni tra specie sessualmente compatibili, mentre nel caso di Ogm transgenici il passaggio può avvenire anche tra regni diversi, ad esempio tra batteri e piante.

Gli Ogm sono poi molto costosi da ottenere, richiedono tempi lunghi (sia a livello di ricerca che di validazione) e non assicurano un livello di precisione paragonabile a quello delle Nbt. Ci sono poi gli incroci tradizionali, oggi resi più efficienti grazie a tecnologie come quella dei marcatori molecolari. Questa via al miglioramento genetico è molto lenta (si parla di anni per una nuova varietà), costosa ed estremamente imprecisa.
 

Le Nbt al servizio del made in Italy

Ma che cosa hanno da offrire queste tecnologie all'agricoltura italiana? Prima di tutto una maggiore produttività e sostenibilità, in quanto le sementi utilizzano gli input produttivi, come acqua e fertilizzanti, in maniera più efficiente. Inoltre le piante modificate richiedono un minore impiego di agrofarmaci e sono maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici. Infine le Nbt possono 'aggiornare' le colture su cui si fonda il made in Italy, senza stravolgerne i tratti.

Per fare un esempio sarebbe possibile prendere un vitigno importante come il Sangiovese e renderlo resistente a peronospora e oidio senza tuttavia modificarne i tratti che lo rendono insostituibile per la produzione di molti importanti vini. Si otterrebbe così una agricoltura più sostenibile e produttiva.

L'importante è saper comunicare correttamente all'opinione pubblica la radicale differenza tra Ogm e Nbt, ha sottolineato Leonardo Vingiani, direttore Federchimica - Assobiotec, l'associazione che riunisce le aziende operanti nell'ambito delle biotecnologie.

L'Italia ha già perso l’opportunità che era stata offerta dagli Ogm e non può permettersi di perdere anche questa. Anche perché in oltre vent'anni di coltivazione e utilizzo, le piante geneticamente modificate non hanno creato alcun problema alla salute umana o animale.

Per Mario Enrico Pè serve prima di tutto un quadro normativo chiaro, che non equipari le Nbt agli Ogm. Proprio per questo sarebbe meglio utilizzare al posto dell'acronimo di origine anglosassone l'italiano Tea, Tecnologie di evoluzione assistita. Un termine che richiama la naturalezza del tipo di miglioramento genetico.

Servono poi finanziamenti pubblici alla ricerca, che siano costanti nel tempo, controllati nel loro utilizzo e al servizio di una strategia chiara, definita a livello nazionale.
 

Nbt, un treno da non perdere

Per Alberto Lipparini, direttore di Assosementi, non abbracciare questa rivoluzione causerebbe la perdita di competitività dell'agroalimentare italiano. Oggi in Italia non vengono coltivate piante Ogm e tuttavia il nostro paese ne importa in grandi quantità per l'alimentazione animale. In futuro questo squilibrio potrebbe aggravarsi, rendendo l'Italia dipendente da altri paesi, capaci di produrre più efficientemente grazie alle Nbt le derrate alimentari. Derrate che, questa è la beffa, non saremmo neppure in grado di riconoscere come frutto delle Tea, in quanto tecnologie che ricalcano processi naturali.

L'Italia rischia dunque di essere ancora meno competitiva sul fronte delle commodities come su quello del made in Italy, in quanto già oggi le varietà su cui si fondano le nostre eccellenze enogastronomiche sono messe sotto pressione dai cambiamenti climatici e dall'arrivo di patogeni e insetti da paesi lontani.

Autore: Tommaso Cinquemani

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