Reportage

Quanto è buono il goji italiano

In Italia cresce l'intesse per i super food, soprattutto se sono made in Italy e biologici. Plantgest ha intervistato Nicola Donola, direttore commerciale di Goji Capo, per parlare di goji tra tecnica ed opportunità

Quanto è buono il goji italiano - Plantgest news sulle varietà di piante

L'azienda Goji Capo è leader europeo per la produzione di bacche di goji

Fonte immagine: ©Goji Capo

superfood sono alimenti di origine vegetale ricchi di sostanze nutritive e benefiche. Il mercato ed il consumatore ne cercano sempre di più, soprattutto se coltivati in Europa e in Italia. Per questo motivo la produzione si sta adattando a questo cambiamento, investendo su queste nuove colture. Simbolo di questi alimenti supernutrienti è la bacca di goji prodotto dalla Lycium barbarum L., arbusto caducifoglio appartenente alla famiglia Solanaceae ed originario dell'Asia orientale. 

Il suo indice Orac-Oxygen radical absorbance capacity, l'unità di misura con cui si calcola la capacità antiossidante degli alimenti, è di circa 30mila unità per 100 grammi di prodotto, tra quelli più alti registrati, contro l'11mila del melograno, il 3.750 del mirtillo ed il 1.475 delle arance. La redazione di Plantgest ha intervistato Nicola Donola, direttore commerciale dell'azienda Goji Capo. Raccontandoci la sua storia ha cercato di farci capire i segreti di questo trend e le modalità di coltivazione della pianta. 

"Abbiamo iniziato a coltivare goji nel 2013 - spiega Nicola Donola - quando Nicola e Nicolò Rizzo, titolari con la famiglia dell’Azienda agricola Favella di Corigliano Calabro (CS), ci chiedono di aiutarli nella coltivazione di questa pianta. Abbiamo capito subito che l'opportunità era interessante. Ma per avere successo era necessario fare qualche cosa di unico, innovativo e totalmente italiano. Oggi guardandoci indietro possiamo dire di esserci riusciti".

 
Frutti freschi di goji, un superfood ricco di antiossidanti
Il goji è uno degli alimenti dai super poteri, ed il made in Italy è sempre più richiesto 
(Fonte foto: ©Goji Capo-www.gojicapo.it)
 

Un goji tutto naturale

Ecco un pò di storia del goji in Italia. Nel 2014 il mercato del goji e dei superfood esplode. Le richieste da parte del consumatore sono elevatissime. La Gdo fiutando l'opportunità inserisce questo prodotto tra le referenze dei propri scaffali. Spesso però la maggior parte del prodotto proveniva dalla Cina e questo rappresentava un freno, retaggio di una diffidenza piuttosto comune verso i prodotti alimentari cinesi. Ed è qui che produrre goji made in italy ha rappresentato la chiave di volta per il settore. Soprattutto chi ha basato la propria produzione su tecniche sostenibili e biologiche. Ed il territorio italiano si è dimostro particolarmente adatto alla sua coltivazione.

"In questo momento - prosegue Donola - coltiviamo 50mila piante circa su una superficie di 15 ettari, numeri che ci inquadrano come leader europeo nella produzione di goji. La nostra filosofia è quella di una coltivazione naturale e per questo motivo abbiamo scelto un metodo produttivo alternativo: l'Organic Forest di Michel Barbaud, che esclude l’utilizzo di qualsiasi prodotto chimico di sintesi e promuove il rispetto per gli ecosistemi naturali, le biodiversità genetiche e i cicli biologici in seno ai sistemi agrari. Qui siamo oltre il biologico tradizionale.
Attraverso il nostro sistema cerchiamo di riequilibrare la fertilità del terreno e di stimolare l'autodifesa della pianta. Per farlo irroriamo terreno e piante con 'tisane' a base di erbe selezionate. La pianta è comunque molto rustica: punto di partenza che avvantaggia.


 
Impianto di goji a spalliera nella provincia padovana
Impianto di goji a spalliera di circa 2 anni coltivato nel padovano
(Fonte foto: ©Goji Capo-www.gojicapo.it)
 

Come coltivarlo?

"I nostri impianti sono presso Carrara San Giorgio (PD) - continua Donola -. Il sistema d'allevamento è la spalliera, mutuando quanto viene fatto per la vite. E' una pianta perenne che si adatta bene alle condizioni pedoclimatiche italiane. Il terreno migliore è quello di medio impasto o tendenzialmente sabbioso. Attenzione ai ristagni idrici e all'asfissia radicale. Come la vite la sua produzione è potenzialmente perenne. Vengono messe circa 2.500-3.000 piante per ettaro: distanti 1,5 metri lungo la fila e 2,60-2,70 metri tra le file. Tra i filari abbiamo messo un tappeto erboso di trifoglio nano, allo scopo di fissare l'azoto atmosferico, contrastare lo sviluppo di piante infestanti e attirare le api utili per l'impollinazione".

"Abbiamo scelto di non produrre goji essiccato al momento, ma d'indirizzare la nostra produzione al fresco o alla trasformazione. Questo anche per differenziarci rispetto alla concorrenza e creare quel valore aggiunto necessario per fare redditto. Il nostro prodotto fresco è unico e viene venduto in alcuni importanti punti vendita della Gdo: Despar e Eataly. Il 2017 è stato per noi il primo vero e proprio raccolto (il terzo dell'impianto) e la quantità raccolta, interamente a mano, è stata di 3,5 kg per pianta".
Il prodotto viene raccolto in modo scalare da giugno-luglio fino ad ottobre-novembre. La bacca viene raccolta con tutto il picciolo. Normalmente la shelf-life del prodotto in vaschetta va da un minimo di 7 giorni ad un massimo di 11 giorni.

Oggi le bacche fresche vengono vendute al pubblico a 65 euro/kg mentre per un prodotto essiccato si può arrivare a circa 100 euro/kg. La raccolta per impianti a spalliera incide per circa 20-22 euro/kg: costo che rappresenta la parte più importante.
 
Ecco alcune bacche di goji made in Italy pronte al consumo fresco
Per fare reddito col goji made in Italy è necessario differenziarsi e creare valore
(Fonte foto: ©Goji Capo-www.gojicapo.it) 
 

Un'Italia divisa in due

Può essere coltivato in quasi tutti gli ambienti italiani, sia al sud che al nord. Questo perchè il goji è una pianta rustica, che non presenta particolari esigenze nutrizionali e che entra in produzione facilmente entro un paio di anni dalla messa a dimora. 
Però ogni macro-areale presenta alcuni vantaggi e svantaggi. Ad esempio nel nord Italia subisce le problematiche tipiche di un ambiente umido e di una scarsa insolazione. Può essere attaccato più facilmente da insetti: in primis Halyomorpha halys e Droshophila suzukii matsumura. Fruttifera con un pò d'anticipo, rispetto al sud. Di contro però beneficia di una pausa vegetativa invernale necessaria al goji per crescere al meglio.
Nel sud Italia invece il clima permette minori problemi di umidità, piena soddisfazione delle ore d'insolazione e minori problemi fitosanitari. Quì la produzione ha però un 'buco' durante i mesi più caldi (soprattutto agosto). 
 
Bacche fresche di goji prodotte dall'azienda Goji Capo di Padova
Anche packaging e counicazione sono importanti per raggiungere il consumatore 
(Fonte foto: ©Caji Capo-www.gojicapo.it)
 

Le proposte dell'azienda Goji Capo

"Il nostro è al 100% prodotto made in Italy - conclude Donola - e la confezione è studiata in modo particolare per raccontare al meglio la sua storia ed il suo valore. Il materiale usato è compostabile e biodegradabile. 
Non facciamo solamente goji fresco ma anche prodotti trasformati: tra tutti un succo puro di goji (94% goji e 6% limone) ed una confettura extra. Per produrli abbiamo creato una partnership con la Delsanto Srl, creata e diretta da Gianni De Cecchi. Questa è un’azienda all’avanguardia, che opera nel settore alimentare da più di quarant’anni, specializzata nella lavorazione e conservazione di prodotti agricoli. Tra i suoi fiori all'occhiello i cibi che Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio, ha mangiato durante la sua missione sulla Stazione spaziale internazionale durata 199 giorni.
Con lui ci siamo focalizzati nel migliorare la qualità per farla durare per lungo tempo e senza conservanti. Il risultato sono prodotti di ottimo sapore e con una shelf-life di circa 18-24 mesi
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Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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