2018
22
Che cos'è
Acqua, risorsa preziosa ed esauribile
Con l'impronta idrica possiamo valutare come la produzione di un prodotto impatti sull'ambiente e sull'uso dell'acqua, diminuendone lo spreco e preservandola.
Negli ultimi anni sono in atto eventi climatici che fanno ipotizzare ad un cambiamento climatico globale in corso. Questo comporta un impatto sulle risorse ambientali ed agricole. Si rende così necessario andare verso un'agricoltura sempre più sostenibile, con l'acqua che diventa elemento da presevare perchè prezioso ma esauribile. Per ridurne lo spreco può essere utile ricorrere ad indicatori che siano in grado di valutare come la produzione di un prodotto impatti sull'ambiente.
L'impronta idrica è uno di questi indicatori. Essa valuta i consumi idrici diretti ed indiretti usati sia nella fase produttiva che di consumo di un prodotto. L'acqua viene divisa in tre componenti qualitative: acqua blu, acqua verde e acqua grigia.
L'impronta idrica della produzione in Italia è di 70 miliardi di m3 di acqua l’anno. L'85% è usata dall'agricoltura.
(Fonte foto: © Congerdesign-Pixabay)
Ecco le impronte idriche di alcuni prodotti.
Sono necessari:
L’impronta idrica totale dei consumi in Italia, ossia il volume totale di acqua dolce utilizzato per produrre i beni e servizi consumati dagli abitanti della nazione, è di circa 132 miliardi di m3 di acqua l’anno, che corrispondono a 6.309 litri pro capite al giorno e comprende, dunque, anche i consumi derivanti dalle importazioni. Da solo, il consumo di cibo contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani. Il consumo di acqua per usi domestici è il 4% dell’acqua che consumiamo ogni giorno, mentre l’acqua 'incorporata' nei prodotti industriali rappresenta il 7%.
Il 75% proviene da acqua verde (il volume di acqua piovana contenuta nel suolo e che rimane nelle radici delle piante, sostenendone la crescita), l’8% da acqua blu (il volume di acqua di superficie o sotterraneo) ed il 17% da acqua grigia (il volume di acqua necessario a diluire gli inquinanti a un livello tale che l’acqua, nell’ambiente in cui l’inquinamento si è prodotto, rimanga al di sopra di standard condivisi di qualità).
L'Italia è il Paese europeo con l'impronta idrica maggiore. Oltre ad essere uno dei maggiori Paesi al mondo.
(Fonte foto: © AgroNotizie)
In base a questi dati l’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore impronta idrica, essendo del 25% più alta della media dell’Unione europea che è di 1.836 m3 pro capite l’anno. A livello globale l’impronta idrica dell’Italia è il 66% più alta della media mondiale, che ammonta a 1.385 m3 pro capite l’anno. Per quanto riguarda le principali economie non dell'UE, l’Italia si colloca tra i Paesi che consumano più acqua pro capite: prima di lei ci sono Stati Uniti, Canada ed Australia.
Nel marzo 2010, poi, la CE-Commissione europea ha lanciato la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Grazie a questo documento si pensava di affrontare le grandi sfide del cambiamento climatico, della scarsità d'acqua ed i contrasti sociali che ne limitano l'accesso o l'uso. Il rapporto del Psr nazionale ha reso disponibile lo stanziamento di 300 milioni di euro per il comparto irriguo, in primis per l'ammodernamento ed il miglioramento strutturale del sistema irriguo nazionale. La maggior parte di questi fondi sono a disposizione dei consorzi di bonifica, dei diversi enti irrigui e delle singole imprese agricole. “C’è un fiume di denari stanziati dall’Unione Europea - spiega Francesco Vincenzi, Presidente dell’Anbi-Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue - e che rischiamo di dover restituire, perché l’apertura dei cantieri per la realizzazione di opere, i cui progetti sono esecutivi e definitivi, è bloccata da aspetti burocratici. Considerati i tempi tecnici necessari agli adempimenti ed alla realizzazione dei lavori, è forte il pericolo di non riuscire a rispettare la scadenza del 2023 per la rendicontazione, come indicato dagli organi comunitari. Si tratta di 300 milioni di euro destinati ad interventi per l’irrigazione e per la sistemazione del territorio e poi di altri 300 sempre per gli stessi obiettivi per i quali da mesi è attesa l’uscita dei bandi. Quest’anno i bacini sono colmi d’acqua, ma la loro capacità di trattenere le piogge cadute è solo dell’11%. E' evidente la necessità di mettere in piedi un Piano nazionale invasi perchè dalla disponibilità irrigua dipende l’84% del made in Italy agroalimentare”.
Tra le soluzioni principali per ridurre i consumi irrigui sono state individuate:
Con Irriframe di Anbi è possibile risparmiare fino al 25% dell'acqua usata
(Fonte foto: © Naj-Fotolia)
“L’irrigazione è già oggi, e lo sarà ancor più nel futuro - continua Vincenzi -, elemento fondamentale per la sopravvivenza del settore agricolo ed in particolare per quello ortofrutticolo. Avere acqua in giusta qualità e quantità è la sfida decisiva per il reddito delle imprese e per la loro competitività. L’acqua infatti è una risorsa esauribile e sempre più costosa. Migliorare la sua gestione diventa anche un aspetto imprenditoriale, non solo ambientale, perchè così è possible incrementare il reddito.
Per questo motivo nel 2011 l'Anbi ed i Consorzi di bonifica hanno creato Irriframe, un sistema informatico che permette di fornire tutte le informazioni per un uso oculato ed efficiente dell'acqua, con l’obiettivo di giungere a consistenti risparmi d’acqua mantenendo elevata, od addirittura migliorando, la produttività delle colture. In base ai nostri dati possiamo affermare che l'uso di questa piattaforma informatica permette di far risparmiare mediamente il 25% d'acqua". La rete irrigua italiana serve 3.363.273 ettari di campagne, grazie a 35.850 chilometri di canali, cui vanno aggiunti 47.637 chilometri di alvei, che servono anche a 'scolare' i terreni e 53.442 chilometri di condotte tubate. Nel 2014 Irriframe è diventata anche un'app gratuita da scaricare direttamente sul proprio smartphone.
"È perciò necessario fare ricorso a politiche di risparmio idrico - conclude Vincenzi - ed introdurre nuove tecniche irrigue. Le più efficienti sono sicuramente l’aspersione, realizzata con impianti fissi, gli irrigatori a pioggia lenta, i pivot, i rotoloni e la microirrigazione o irrigazione a goccia. Non dimentichiamo però anche quelle tecniche più tradizionali che in passato hanno rappresentato elemento simbolo del territorio e della cultura, che comunque vanno migliorate per renderle sostenibili".
L'impronta idrica è uno di questi indicatori. Essa valuta i consumi idrici diretti ed indiretti usati sia nella fase produttiva che di consumo di un prodotto. L'acqua viene divisa in tre componenti qualitative: acqua blu, acqua verde e acqua grigia.
Qualche dato sull'impronta idrica in Italia
In base ad un'indagine svolta dal Wwf Italia, e pubblicata nel marzo 2014, l’impronta idrica totale della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di m3 di acqua l’anno. Questo equivale a 3.353 litri pro capite al giorno. Sotto il profilo dell’utilizzo idrico è l'agricoltura il settore maggiormente coinvolto con l'85% del valore totale. Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione è suddiviso tra produzione industriale (8%) ed uso domestico (7%). L’impronta idrica si può dividere nei tre elementi che la compongono e che differiscono per l’origine dell’acqua considerata: l’acqua verde (volume di acqua piovana contenuta nel suolo e nelle piante) rappresenta il 69%, seguita dall’acqua grigia (volume di acqua inquinato) con il 22% e dall’acqua blu (volume di acqua di superficie, laghi e fiumi, sotterraneo, di falda) con il 9%. Questo dato tiene conto del consumo complessivo che si fa dell’acqua, in ogni sua forma.L'impronta idrica della produzione in Italia è di 70 miliardi di m3 di acqua l’anno. L'85% è usata dall'agricoltura.
(Fonte foto: © Congerdesign-Pixabay)
Ecco le impronte idriche di alcuni prodotti.
Sono necessari:
- 300 litri di acqua per produrre 1 litro di birra (85% verde, 6% blu, 9% grigia)
- 1.000 litri di acqua per produrne 1 di latte (85% verde, 7% blu, 8% grigia)
- 1.600 litri d’acqua per 1 kg di grano (70% verde, 19% blu, 11% grigia)
- 1.800 litri di acqua per ottenere 1 kg di zucchero di canna (67% verde, 27% blu, 6% grigia)
- 2.500 litri di acqua per produrre 1 kg di riso (69% verde, 20% blu, 11% grigia)
- 10.000 litri d’acqua per 1 kg di cotone (54% verde, 33% blu, 13% grigia)
- 15.400 litri per 1 kg di carne di manzo (93% verde, 4% blu, 3% grigia)
L’impronta idrica totale dei consumi in Italia, ossia il volume totale di acqua dolce utilizzato per produrre i beni e servizi consumati dagli abitanti della nazione, è di circa 132 miliardi di m3 di acqua l’anno, che corrispondono a 6.309 litri pro capite al giorno e comprende, dunque, anche i consumi derivanti dalle importazioni. Da solo, il consumo di cibo contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale giornaliera degli italiani. Il consumo di acqua per usi domestici è il 4% dell’acqua che consumiamo ogni giorno, mentre l’acqua 'incorporata' nei prodotti industriali rappresenta il 7%.
Il 75% proviene da acqua verde (il volume di acqua piovana contenuta nel suolo e che rimane nelle radici delle piante, sostenendone la crescita), l’8% da acqua blu (il volume di acqua di superficie o sotterraneo) ed il 17% da acqua grigia (il volume di acqua necessario a diluire gli inquinanti a un livello tale che l’acqua, nell’ambiente in cui l’inquinamento si è prodotto, rimanga al di sopra di standard condivisi di qualità).
L'Italia è il Paese europeo con l'impronta idrica maggiore. Oltre ad essere uno dei maggiori Paesi al mondo.
(Fonte foto: © AgroNotizie)
In base a questi dati l’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore impronta idrica, essendo del 25% più alta della media dell’Unione europea che è di 1.836 m3 pro capite l’anno. A livello globale l’impronta idrica dell’Italia è il 66% più alta della media mondiale, che ammonta a 1.385 m3 pro capite l’anno. Per quanto riguarda le principali economie non dell'UE, l’Italia si colloca tra i Paesi che consumano più acqua pro capite: prima di lei ci sono Stati Uniti, Canada ed Australia.
Via all'uso sostenibile dell'acqua
Questo uso d'acqua è da diversi anni sotto esame da parte dell'Unione Europea. Sono già state stabilite diverse strategie per gestire in modo sostenibile le risorse idriche, per salvaguardare le acque e per aumentare l'efficienza irrigua. Il punto di partenza è la direttiva quadro per le acque 2000/60/CE. Si segnala però che un recente rapporto ambientale del Prs nazionale indica che l'Italia presenta ancora un'eccessiva presenza del sistema d'irrigazione per aspersione (circa il 37% del totale), che tende ad un uso elevato d'acqua e soprattutto non efficiente. Il sistema d'irrigazione localizzato è ancora minoritario. Questo trend va cambiato.Nel marzo 2010, poi, la CE-Commissione europea ha lanciato la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Grazie a questo documento si pensava di affrontare le grandi sfide del cambiamento climatico, della scarsità d'acqua ed i contrasti sociali che ne limitano l'accesso o l'uso. Il rapporto del Psr nazionale ha reso disponibile lo stanziamento di 300 milioni di euro per il comparto irriguo, in primis per l'ammodernamento ed il miglioramento strutturale del sistema irriguo nazionale. La maggior parte di questi fondi sono a disposizione dei consorzi di bonifica, dei diversi enti irrigui e delle singole imprese agricole. “C’è un fiume di denari stanziati dall’Unione Europea - spiega Francesco Vincenzi, Presidente dell’Anbi-Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue - e che rischiamo di dover restituire, perché l’apertura dei cantieri per la realizzazione di opere, i cui progetti sono esecutivi e definitivi, è bloccata da aspetti burocratici. Considerati i tempi tecnici necessari agli adempimenti ed alla realizzazione dei lavori, è forte il pericolo di non riuscire a rispettare la scadenza del 2023 per la rendicontazione, come indicato dagli organi comunitari. Si tratta di 300 milioni di euro destinati ad interventi per l’irrigazione e per la sistemazione del territorio e poi di altri 300 sempre per gli stessi obiettivi per i quali da mesi è attesa l’uscita dei bandi. Quest’anno i bacini sono colmi d’acqua, ma la loro capacità di trattenere le piogge cadute è solo dell’11%. E' evidente la necessità di mettere in piedi un Piano nazionale invasi perchè dalla disponibilità irrigua dipende l’84% del made in Italy agroalimentare”.
Tra le soluzioni principali per ridurre i consumi irrigui sono state individuate:
- utilizzo di sistemi irrigui automatizzati, utili per razionalizzare la pratica irrigua;
- reimpiego di acque reflue, opportunamente trattate e depurate, per integrare la riserva irrigua;
- creazione d'invasi, reti tubate e canalizzazioni che permetteranno agli agricoltori l'uso di acqua anche in periodi di scarsità;
- misure sostenibili di salvaguardia idrogeologica del suolo.
Con Irriframe di Anbi è possibile risparmiare fino al 25% dell'acqua usata
(Fonte foto: © Naj-Fotolia)
“L’irrigazione è già oggi, e lo sarà ancor più nel futuro - continua Vincenzi -, elemento fondamentale per la sopravvivenza del settore agricolo ed in particolare per quello ortofrutticolo. Avere acqua in giusta qualità e quantità è la sfida decisiva per il reddito delle imprese e per la loro competitività. L’acqua infatti è una risorsa esauribile e sempre più costosa. Migliorare la sua gestione diventa anche un aspetto imprenditoriale, non solo ambientale, perchè così è possible incrementare il reddito.
Per questo motivo nel 2011 l'Anbi ed i Consorzi di bonifica hanno creato Irriframe, un sistema informatico che permette di fornire tutte le informazioni per un uso oculato ed efficiente dell'acqua, con l’obiettivo di giungere a consistenti risparmi d’acqua mantenendo elevata, od addirittura migliorando, la produttività delle colture. In base ai nostri dati possiamo affermare che l'uso di questa piattaforma informatica permette di far risparmiare mediamente il 25% d'acqua". La rete irrigua italiana serve 3.363.273 ettari di campagne, grazie a 35.850 chilometri di canali, cui vanno aggiunti 47.637 chilometri di alvei, che servono anche a 'scolare' i terreni e 53.442 chilometri di condotte tubate. Nel 2014 Irriframe è diventata anche un'app gratuita da scaricare direttamente sul proprio smartphone.
"È perciò necessario fare ricorso a politiche di risparmio idrico - conclude Vincenzi - ed introdurre nuove tecniche irrigue. Le più efficienti sono sicuramente l’aspersione, realizzata con impianti fissi, gli irrigatori a pioggia lenta, i pivot, i rotoloni e la microirrigazione o irrigazione a goccia. Non dimentichiamo però anche quelle tecniche più tradizionali che in passato hanno rappresentato elemento simbolo del territorio e della cultura, che comunque vanno migliorate per renderle sostenibili".
Autore: Lorenzo Cricca
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