2019
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Mele, previsioni riviste al ribasso
A causa delle condizioni climatiche e dei danni provocati dalla cimice asiatica, le stime della produzione parlano di 2.131.301 tonnellate secondo l'aggiornamento del mercato mele Italia 2019-2020 di Assomela. Possibili revisioni al rialzo delle quotazioni

La produzione a livello comunitario è per ora confermata a circa 10.500.000 tonnellate
Fonte immagine: © flucas - Fotolia
Il confronto con i principali produttori indica una ulteriore diminuzione della produzione di mele arrivando a 2.131.301 tonnellate rispetto alle 2.194.000 previste lo scorso agosto, anche se i dati di conferimento non sono ancora definitivi, soprattutto per determinate aree produttive e per le varietà tardive. E' quanto emerso dall'analisi della situazione produttiva della stagione 2019-2020, in termini di quantità e di qualità, del Comitato marketing di Assomela di ieri, 13 novembre 2019.
L'abbassamento è giustificato innanzitutto dalle particolari condizioni climatiche della primavera-estate 2019, che hanno influito fortemente sul calibro dei frutti, che si è rivelato quindi inferiore alle attese, creando qualche squilibrio anche nella disponibilità per i principali mercati. In aggiunta vanno anche citati i danni causati, in alcuni areali produttivi, dalla presenza ormai sempre più invasiva della cimice asiatica che ha abbassato la quota di merce commercializzabile che potrà essere immessa sul mercato.
L'effetto di questi fattori incide quindi in misura rilevabile sul volume di mele destinate al mercato fresco, con una quota che non dovrebbe superare gli 1,8 milioni di tonnellate, quantità tra le più basse dell'ultimo decennio.
Dal punto di vista organolettico, il prodotto si presenta ben strutturato e adatto per una buona conservazione, permettendo quindi la consueta programmazione commerciale.
Per quanto riguarda il quadro comunitario, il livello produttivo è per ora confermato su 10.500.000 tonnellate circa, in diminuzione di oltre il 20% rispetto al record di oltre 13.200.000 tonnellate dell'autunno 2018.
Su tali basi, il mercato a novembre è partito piuttosto vivacemente, soprattutto in termini di volumi e potrebbe sostenere prossime revisioni al rialzo delle quotazioni, anche per i calibri inferiori che rappresentano per alcune varietà una quota importante del prodotto commercializzabile.
L'abbassamento è giustificato innanzitutto dalle particolari condizioni climatiche della primavera-estate 2019, che hanno influito fortemente sul calibro dei frutti, che si è rivelato quindi inferiore alle attese, creando qualche squilibrio anche nella disponibilità per i principali mercati. In aggiunta vanno anche citati i danni causati, in alcuni areali produttivi, dalla presenza ormai sempre più invasiva della cimice asiatica che ha abbassato la quota di merce commercializzabile che potrà essere immessa sul mercato.
L'effetto di questi fattori incide quindi in misura rilevabile sul volume di mele destinate al mercato fresco, con una quota che non dovrebbe superare gli 1,8 milioni di tonnellate, quantità tra le più basse dell'ultimo decennio.
Dal punto di vista organolettico, il prodotto si presenta ben strutturato e adatto per una buona conservazione, permettendo quindi la consueta programmazione commerciale.
Per quanto riguarda il quadro comunitario, il livello produttivo è per ora confermato su 10.500.000 tonnellate circa, in diminuzione di oltre il 20% rispetto al record di oltre 13.200.000 tonnellate dell'autunno 2018.
Su tali basi, il mercato a novembre è partito piuttosto vivacemente, soprattutto in termini di volumi e potrebbe sostenere prossime revisioni al rialzo delle quotazioni, anche per i calibri inferiori che rappresentano per alcune varietà una quota importante del prodotto commercializzabile.