Mozziconi per l'idroponica, il progetto spiegato nel dettaglio

Abbiamo intervistato Lorenzo Guglielminetti dell'Università di Pisa per farci spiegare tecnicamente il progetto lanciato con il comune di Capannori (Lu) per riusare i filtri di sigaretta come substrato di coltivazione

Mozziconi per l'idroponica, il progetto spiegato nel dettaglio - Plantgest news sulle varietà di piante

Mozziconi spenti, un progetto proverà a raccoglierli e trasformarli in substrato per idroponica

Fonte immagine: Hydrocortison - Wikipedia

C'è un nuovo progetto di cui si sta parlando molto sui giornali che viene dal comune di Capannori in Lucchesìa, uno dei comuni più virtuosi d'Italia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e spesso uno dei più creativi per le proposte originali sperimentate.

Questo progetto è Focus - Filter of cigarettes reuse safely, cioè riuso dei filtri di sigaretta in maniera sicura - che il comune lucchese ha lanciato assieme al Centro di ricerche agro ambientali E. Avanzi dell'Università di Pisa che vuole riutilizzare i mozziconi delle sigarette per la produzione di substrati per la coltivazione fuori suolo.

Per capire come funziona e quali sono le potenzialità e le difficoltà di questo progetto abbiamo intervistato Lorenzo Guglielminetti che coordina il progetto per conto dell'Università di Pisa.

Lorenzo Guglielminetti come è nata questa idea e da chi?
"L'idea è nata dall'osservazione quotidiana delle nostre strade. Camminando nei centri cittadini si nota come ogni pochi centimetri siano presenti mozziconi di sigaretta. Facendo un calcolo molto approssimativo possiamo dire che in ambito cittadino ogni secondo vengono gettati nell’'mbiente almeno due mozziconi di sigaretta. Per questo motivo è nato in me l'interesse verso una possibile soluzione al problema attraverso un impiego di questa tipologia di rifiuto. L'idea si è poi trasformata in progetto grazie al confronto con gli altri membri del mio gruppo di ricerca".

In cosa consiste il progetto e quale sarà il ruolo dei vari partner?
"Il progetto consiste nel riutilizzare i mozziconi di sigaretta per la produzione di un substrato inerte atto alla coltivazione di specie ornamentali che, a fine ciclo, possono essere immesse nelle aree verdi delle città dalle quali si originavano i mozziconi. Parallellamente, tutti gli scarti di produzione saranno riutilizzati come fonte nutritiva per microalghe che permetteranno il riciclo delle acque usate e produrranno una biomassa utilizzabile per produzione di energia. Il comune di Capannori sarà un laboratorio a cielo aperto dove i mozziconi saranno raccolti e dove le prime piante prodotte attraverso l'uso di questo innovativo substrato saranno trapiantate. Il Centro Avanzi, in collaborazione con il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa si occuperanno della messa a punto di tutto il processo e, con l'aiuto dell'Istituto di ricerca per gli ecosistemi terrestri del Cnr, valuteranno l'impatto del substrato sulla salute delle piante su di esso coltivate".

Il gruppo di ricerca di Lorenzo Guglielminetti
Il gruppo di ricerca di Lorenzo Guglielminetti (in basso a sinistra)

Di cosa sono fatti i filtri di sigaretta? Sono tutti uguali e possono andare tutti bene per qualsiasi marca di sigaretta in commercio?
"I diversi filtri di sigaretta hanno sicuramente delle differenze, ma la stragrande maggioranza è composta da acetato di cellulosa e carta. In alcuni casi sono poi presenti degli inserti plastici. In generale, la nostra tecnologia, permetterà di separare le parti in acetato di cellulosa dalle altre, siano esse plastica, carta o residui di tabacco".

In un mozzicone è appunto un filtro, che sostanze ci si possono trovare dentro?
"Le sostanze che vengono bloccate sul filtro sono essenzialmente idrocarburi e nicotina, ma oltre al filtro vero e proprio, esiste anche il problema dello smaltimento della carta e del tabacco parzialmente combusto".

Come vengono trattati i mozziconi per ottenere il substrato di coltura?
"I mozziconi vengono inizialmente trattati termicamente in un bagno caldo che permette la separazione della parte cellulosica dagli altri residui. Inoltre tale trattamento permette anche un lavaggio dei filtri dalle sostanze contaminanti. L'operazione può essere replicata per ottenere un prodotto finale completamente pulito. A questo punto l'acetato di cellulosa compattato viene cardato attraverso macchine simili a quelle utilizzate per la lana e il prodotto finale è un fioccato di acetato di cellulosa che può, a questo punto, essere usato come substrato di crescita per i vegetali".

Dal punto di vista tecnico, che caratteristiche agronomiche ha un substrato come questo?
"Risulta analogo ad altri substrati inerti già utilizzati come, ad esempio, la lana di roccia".

Che tipo di piante ci si possono coltivare e come?
"Questa è una delle domande alla quale il progetto dovrà rispondere. Prove preliminari hanno evidenziato come alcune specie ornamentali siano in grado di germinare e crescere su questo substrato anche meglio che su quelli commerciali, mentre altre specie sembrano non gradirlo".

Piantina sperimentale su substrato da mozziconi
Una piantina coltivata sul substrato sperimentale ottenuto dai filtri di sigaretta
(Fonte foto: Lorenzo Guglielminetti - Università di Pisa)

Il progetto prevede la coltivazione di sole piante ornamentali: è solo una questione di buongusto (non è certo invitante pensare di mangiare un pomodoro fatto sulle sigarette spente...) o è una necessaria precauzione igienica?
"Allo stato attuale delle conoscenze non è opportuno ipotizzare la crescita di piante ad uso alimentare su tale substrato proprio perché alcuni contaminanti (seppure in traccia) potrebbero passare al prodotto da consumare. Diverso è ovviamente il discorso con le piante ornamentali".

Potenzialmente che quantità di substrato potrebbero essere prodotte diciamo a livello regionale?
"Se con circa cento mozziconi si è in grado di produrre un cubo di substrato atto alla crescita di un arbusto, a livello della Toscana potrebbero essere prodotti minimo 10 milioni di cubetti all'anno".

Il progetto prevede anche il trattamento e la decontaminazione delle acque di lavorazione in una ottica di perfetta economia circolare, come?
"Esatto. I liquami ottenuti dal trattamento termico dei filtri, opportunamente pretrattati, saranno utilizzati come substrato di crescita di specifiche microalghe che, utilizzando la sostanza organica per la crescita, decontamineranno l'acqua e si trasformeranno in biomasse che potranno poi essere utilizzate per la produzione di biodiesel".

Quali sono le problematiche che attualmente appaiono più grandi?
"La prima è legata all'impacchettamento del fioccato di cellulosa. Stiamo lavorando alla sua risoluzione tramite l'utilizzo di collanti biodegradabili e contiamo di risolvere il problema in tempi ragionevoli.
La seconda è quella dell'ottimizzazione delle colture algali che, se funzionanti a livello di piccola scala in laboratorio, presentano problematiche diverse quando spostate su media-grande scala in ambienti in cui le condizioni esterne non possono essere controllate o lo possono essere solo parzialmente"
.

Anche la raccolta dei mozziconi su larga scala in fondo non è una cosa così banale, avete pensato a come potrebbe essere organizzata?
"Questo problema è stato risolto in alcuni paesi Nord europei e Nord americani attraverso l'uso di appositi raccoglitori in ambiente urbano. Tali contenitori spesso sono legati a attività di tipo ludico (per esempio, in un foro si inseriscono le sigarette per una squadra calcistica e in quello adiacente per la sua avversaria storica…) o di tipo informativo (come stiamo facendo a Capannori, dove attraverso la trasparenza dei contenitori è possibile vedere l'accumulo di questi rifiuti nel tempo)".

Esiste già un prototipo industriale per realizzare la filiera di produzione? 
"Il prototipo industriale è proprio l'obiettivo primario da raggiungere attraverso il progetto di cui stiamo parlando".

E una volta messa a punto una filiera produttiva quale potrebbe essere il modo per farla utilizzare? Vendendo i brevetti, creando spin-off universitari o come?
"È presto per rispondere a questa domanda ma stiamo sicuramente pensando all'idea di un brevetto e di un conseguente spin-off".

Autore: Matteo Giusti

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