Arachide, non chiamatela più nocciolina americana

Grazie alla collaborazione tra Sis, Noberasco e Coldiretti è nata una filiera 100% italiana che punta alla coltivazione di oltre trentamila ettari sul territorio. Al via il primo raccolto

Arachide, non chiamatela più nocciolina americana - Plantgest news sulle varietà di piante

Il progetto punta a costruire una filiera nazionale con l’obiettivo di offrire un prodotto più salubre e sostenibile

Fonte immagine: © ahmetcigsar - Adobe Stock

Texas, Brasile, Egitto e Israele sono tra gli attori principali quando si parla di arachidi.
Ma queste leguminose hanno un passato anche italiano, abbandonato però negli anni ’70 per mancanza di meccanizzazione adatta e perché ritenuta non conveniente.

Ma dopo quasi cinquant’anni fuori dai campi, l’arachide torna a crescere nel Bel Paese grazie alla collaborazione di filiera tra Sis – Società italiana sementi, oggi parte della holding Bonifiche Ferraresi Spa, Noberasco – società alimentare nell’ambito della frutta secca e disidrata, e Coldiretti.

Presentato il 10 settembre 2020, presso la sede di Sis a San Lazzaro di Savena (Bo), il progetto punta a costruire una filiera nazionale con l’obiettivo di offrire un prodotto più salubre e sostenibile. Si andranno così a limitare le lunghe distanze percorse dal luogo di produzione a quello di consumo con vantaggi inerenti alla qualità del prodotto, al tempo e all’efficacia dell’essicazione, che in molti casi avverrà in impianti “in campo”.


Coltivazione dell'arachide: come, quando e perché

Più piccola, più scura e con un gusto particolare rispetto alle tipologie convenzionali, l’arachide italiana viene piantata in aprile e raccolta verso la metà/fine di settembre.

Appartenente alla famiglia delle Fabaceae e con la particolarità che lo sviluppo dei baccelli è sotterraneo, la pianta necessita di terreni torbosi, di temperature elevate e di molte ore di luce, tutte caratteristiche che si sposano perfettamente con il clima italiano.
Proprio per queste caratteristiche la regione che ha visto maggiormente svilupparsi questa coltivazione è stata l’Emilia Romagna e in particolar modo la zona del ferrarese.
 
Arachide fuori campo
(Fonte foto: © Ilenia Caleca - AgroNotizie)

La pianta è in grado di fissare l’azoto dall’aria e di lasciarne notevoli quantità nel terreno, con una notevole capacità di assorbire tutti gli elementi nutritivi. Per questo richiede un uso limitato di concimi chimici, lasciando un terreno più fertile di quello che ha trovato consentendo così la possibilità di rotazioni colturali.

Il diserbo va effettuato in pre-emergenza con prodotti a base di pendimethalin e in post emergenza, contro le graminacee, con Quizalofop-p-etile isomero D. Contro gli insetti che affliggono la coltura è invece possibile utilizzare Lambda-cialotrina, cui si affiancano diversi sali di rame contro le patologie fungine. Metaldeide e fosfato ferrico, da parte loro, possono risultare efficaci contro infestazioni di lumache e limacce.

La raccolta viene effettuata meccanicamente. Attualmente non ci sono macchinari idonei alla pratica e per questo Sis ha importato, dal Brasile, una macchina della marca Colombo.
 
Raccolta arachidi
(Fonte foto: © Ilenia Caleca - AgroNotizie)

I costi di produzione vanno dai 1.800 euro ai 2.000 euro per ettaro con una resa di circa 20/25 quintali per ettaro e con un prezzo di 250 euro al quintale.

L’essiccazione, procedura fondamentale per la qualità del prodotto, è uno degli aspetti che saranno approfonditi e probabilmente posti al centro di future sperimentazioni, ora che è ripartita la filiera di produzione, trasformazione e distribuzione.
Il recupero di questo prodotto coincide infatti anche con il recupero di un know-how, di una ricerca e di un segmento occupazionale di grande rilievo.

Siamo partiti dai vasi di casa e abbiamo rifatto crescere questi chicchi – ha dichiarato Mauro Tonello, presidente di Sis – La pianta si può coltivare un po’ dappertutto ma va ristudiata. Ad oggi siamo arrivati a 7/8 ettari per la riproduzione e a 18 per la commercializzazione”.
Una filiera made in Italy che si preannuncia quindi di grande valore e potrebbe portare alla coltivazione di oltre trentamila ettari sul territorio. “Un numero che consentirebbe di soddisfare tutta la richiesta italiana del prodotto” ha continuato Tonello.


I protagonisti della filiera

La domanda di arachidi sul mercato è oggi quasi interamente coperta da prodotto straniero importato. Una filiera dell’arachide nazionale presenta dunque un enorme potenziale di sviluppo e vedrà nei prossimi anni tutto il comparto impegnato a riattivare tutti gli aspetti agricoli e industriali necessari a rispondere alla richiesta dei consumatori.

"A rendere possibile questo progetto importante è stata la capacità degli operatori della filiera agroindustriale di creare alleanze - ha dichiarato l'amministratore delegato di BF Spa e di Sis, Federico Vecchioni - Sono loro i protagonisti del futuro dell’agricoltura italiana, le alleanze costituite dai soggetti come il Gruppo BF Spa, Sis e Noberasco che sono in grado di unire le forze per raggiungere un obiettivo comune: il benessere del consumatore".

La sinergia con Noberasco permette la creazione di un accordo di filiera in grado di garantire ai produttori un impegno all’acquisto.
Non presentiamo solo il lancio di un prodotto decisamente rivoluzionario per l’agrifood – ha spiegato l’amministratore delegato Mattia Noberasco - Presentiamo un progetto che unisce innovazione, qualità, trasparenza e forte impegno ad investire sul territorio. Vogliamo creare una linea di prodotti made in Italy e grazie a questi accordi di filiera perseguiamo il nostro impegno di educare a stili alimentari salutari il consumatore, che sempre di più vuole essere ed è, parte integrante di scelte consapevoli che partono dalla terra fino ad arrivare alla spesa, quindi alla tavola”.
Una missione, quella di Noberasco, che poggia le basi su valori che danno vita al “Metodo Noberasco” un disciplinare adottato dall’azienda con l’obiettivo di essere al fianco dei propri partner produttivi. Questo verrà trasmesso ai consumatori attraverso un QRcode sul pack delle arachidi, contrassegnato dal brand "100% Italia", che permetterà di vedere tutte le fasi di coltivazione e di lavorazione.

Il primo raccolto di arachidi 100% tricolori dimostra la grande capacità di innovazione dell’agroalimentare made in Italy e risponde alla domanda di quell’82% di italiani che cercano sugli scaffali prodotti nazionali per sostenere l’economia e l’occupazione del Paese - ha dichiarato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini - Il consumo di frutta secca da parte degli italiani è raddoppiato negli ultimi dieci anni. Questa iniziativa di filiera va dunque nella giusta direzione e rappresenta un modello da seguire anche per altri settori”.
 
Conferenza stampa arachide italiana
Da sinistra: Mauro Tonello, Federico Vecchioni, Ettore Prandini, Mattia Noberasco, Alessio Mammi e Gianluca Lelli
(Fonte foto: © Coldiretti)
 

"Si parte dalla voglia di riscoprire..."

Alla conferenza di presentazione è intervenuto anche l'assessore all'Agricoltura, Alessio Mammi.

"Il progetto parte dalla voglia di riscoprire un prodotto con una narrazione dietro e che, grazie alla memoria degli agricoltori, può essere coltivato nuovamente. Sono orgoglioso che questo progetto tutto italiano nasca in Emilia Romagna. Si tratta di un modello capace di tenere insieme tanti soggetti di filiera in uno schema unitario e nazionale, dove ognuno ha il giusto riconoscimento economico del proprio lavoro e garantisce il reddito delle imprese locali, fino alla scala nazionale e alla competitività dei mercati. L'emergenza Covid-19 ci ha insegnato due valori sui quali dovremmo scommettere: la salute e il cibo. Le istituzioni faranno la propria parte per sostenere le imprese che producono, per affermare un primato del cibo italiano nei mercati esteri, anche dal punto di vista qualitativo e di tracciabilità".

Autore: Ilenia Caleca

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