Colture da reddito, alla (ri)scoperta dell'olivello spinoso

Da arbusto spontaneo a pianta coltivata, l'olivello spinoso produce bacche di grande valore e la sua coltivazione può rappresentare una interessante fonte di reddito. Abbiamo incontrato Mattia Marangone, produttore di Mortegliano (Ud)

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Le bacche di olivello spinoso sono ricche di vitamina C

Fonte immagine: Olispin

Per chi ha poco tempo:
  • L'olivello spinoso è una pianta piuttosto rustica che cresce su terreni sciolti vicino ai corsi d'acqua. Produce delle banche ricche di vitamina C, carotenoidi, antiossidanti, vitamine, minerali e polifenoli.
  • Nel Nord Europa viene coltivato da anni per produrre succhi, dolci, cosmetici e tanto altro.
  • Anche in Italia ci sono dei produttori che si sono lanciati in questo business.

Una volta le popolazioni contadine del Nord Est con l'arrivo dell'autunno scendevano lungo i greti dei fiumi per raccogliere le bacche di olivello spinoso (Elaeagnus rhamnoides). Una pianta a portamento cespuglioso e irta di spine che produce dei frutti molto saporiti e aspri, simili ad olive, con interessanti proprietà nutritive.

In Italia questa tradizione si è ormai persa nel tempo ma non nel Nord Europa e in Russia, dove l'olivello spinoso viene coltivato per produrre marmellate, succhi, gelati, prodotti di bellezza e tanto altro ancora. In Italia ci sono pochi agricoltori che si sono cimentati con questa coltura. Uno di loro è Mattia Marangone, che conduce l'azienda agricola Olispin a Mortegliano, in Friuli, dove coltiva ben 25 ettari di questa coltura.

"Fino a pochi anni fa mai avrei pensato di fare l'agricoltore. Vivevo in Svizzera, dove mi sono laureato in ingegneria elettronica, poi per ragioni di famiglia sono tornato in Friuli, dove abitava mia nonna che alla sua scomparsa ha lasciato a me e a mio padre l'azienda agricola di famiglia. Abbiamo accolto con entusiasmo l'idea di cambiare vita e tornare alla terra ma volevamo fare qualcosa di diverso dal solito mais", ci racconta Mattia.
 
L'olivello spinoso

Le colture tradizionali di questa regione non vi attiravano?
"Eravamo alla ricerca di un progetto innovativo che ci ispirasse. Dopo diversi viaggi in giro per l'Europa ci siamo imbattuti nell'olivello spinoso e studiando questa pianta abbiamo scoperto che apparteneva alla storia del nostro territorio. Ci ha affascinato l'idea di reintrodurla ma coltivandola in maniera professionale".

Come avete reperito le piante?
"Nel Nord Europa l'olivello spinoso è piuttosto diffuso e come ingrediente è presente in molti prodotti che si trovano nei supermercati. È stato quindi facile trovare delle piante, presso un vivaio di Norimberga, che abbiamo poi portato nella nostra azienda agricola e messo a dimora. Abbiamo quindi studiato quelle che si adattavano meglio ai nostri reali e ci davano le produzioni più soddisfacenti sotto il punto di vista della qualità ma anche della qualità delle bacche".

Che tipo di pianta è l'olivello spinoso?
"È un arbusto che ama i terreni sciolti, ben drenati. Per questo motivo cresce frequentemente vicino ai greti dei fiumi, come il nostro Tagliamento, dove lo scheletro è abbondante come anche l'acqua, che però non è mai stagnante. È una pianta rustica, che non ha bisogno di particolari apporti nutritivi, soprattutto di sostanze azotate. Anzi, è una pianta azoto-fissatrice, come le leguminose, quindi è in grado di arricchire i suoli".
 

Come lo coltivate in azienda?
"Abbiamo un impianto a filari alternati, maschio e femmina, visto che le fioriture sono distinte. Con la potatura abbiamo allevato le piante in modo da avere la parte con i rami fruttiferi da un'altezza di mezzo metro fino a 2,5-3 metri. La raccolta viene fatta a mano anche se abbiamo in programma di meccanizzarla".

L'olivello spinoso, come dice il nome, ha delle spine molto lunghe a difesa delle bacche. Come avviene la separazione dei frutti dei rami?
"Una volta veniva fatto tutto a mano, ma si tratta di un lavoro lungo e anche doloroso se non si sta attenti. Imitando ciò che viene fatto nel Nord Europa noi procediamo con la raccolta dei rametti in campo che poi vengono congelati. Successivamente li scuotiamo per staccare i frutti dalla parte legnosa".

Con queste colture di nicchia spesso il problema è trovare il mercato di sbocco. Voi come avete fatto?
"Una parte consistente della nostra produzione viene esportata in Nord Europa, come in Germania, dove il mercato al consumo è già molto sviluppato. Però negli anni abbiamo visto crescere anche l'interesse dei consumatori locali verso l'olivello spinoso. Due anni fa abbiamo aderito ad una iniziativa promossa dalla Regione Friuli sulle Piccole produzioni locali e abbiamo installato un piccolo laboratorio di trasformazione nel quale produciamo bacche secche, basi per produzioni dolciarie, succhi di frutta e anche prodotti di bellezza".

Quanti ettari coltivate oggi ad olivello spinoso?
"Siamo partiti con poche piante, per testare la coltura, e oggi abbiamo in tutto 25 ettari di proprietà che coltiviamo esclusivamente ad olivello. L'obiettivo però è quello di espanderci e creare una vera e propria filiera. Per questo abbiamo stretto un contratto di coltivazione con altri agricoltori della zona che in tutto coltivano altri 15 ettari ad olivello e conferiscono a noi le loro produzioni".

Qual è l'ostacolo principale che avete dovuto superare nell'avvio di una nuova azienda agricola?
"Sicuramente la burocrazia. Dalle pratiche per l'apertura dell'azienda fino alla certificazione biologica, passando per le varie domande al Psr, abbiamo dovuto compilare una serie di infinite scartoffie che ci ha portato via moltissimo tempo. Abbiamo poi certamente dovuto imparare a coltivare questa pianta, ma oggi non vedo questa fase come un ostacolo quanto un normale processo di apprendimento".

 
Racconti, esperienze e realtà di chi, nella propria azienda agricola, ha riscoperto la tradizione unendola all'innovazione.
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Leggi tutte le altre testimonianze nella rubrica AgroInnovatori: le loro storie

Autore: Tommaso Cinquemani

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