La viticoltura diventa più sostenibile senza perdere qualità

Le innovazioni della misura 16 del Psr

La viticoltura diventa più sostenibile senza perdere qualità - Plantgest news sulle varietà di piante

Le varietà di nuova generazione permetteranno di ridurre il numero di trattamenti contro oidio e peronospora e di ridurre i costi di produzione

Fonte immagine: Agronotizie

Dopo quattro anni di prove per testare sul campo oltre trenta viti resistenti a oidio e peronospora presenti sul mercato in diverse aree del Trentino, nell'ambito del progetto Vevir, Valutazione ecologica viti resistenti sono emersi i profili di sette varietà (sia a bacca bianca che nera) resistenti, considerate ideali per produttività, tolleranza alle malattie e potenziale enologico adatte alla coltivazione nella Piana Rotaliana, in Vallagarina e nella Valsugana in abbinamento alle tradizionali varietà Chardonnay e Marzemino.

Si tratta di Nermantis, Termantis, Valnosia, Charvir, Solaris, Souvignier gris e Pinot Regina, per le quali il progetto ha dimostrato che anche varietà diverse da quelle tradizionali possono rappresentare un'opportunità per il territorio trentino.

Le varietà di nuova generazione permetteranno di ridurre il numero di trattamenti contro oidio e peronospora e la quantità di prodotti fitosanitari impiegati, limitando le problematiche di convivenza tra viticoltura e centri urbani, agevolando la viticoltura nelle aree più pendenti dove la meccanizzazione risulta difficoltosa se non impossibile e contribuendo a ridurre i costi di produzione.

Per arrivare a questi risultati, Vevir ha valutato dal punto di vista agronomico ed enologico una serie di varietà tolleranti alle principali patologie fungine che colpiscono la vite. La valutazione è avvenuta sul campo per verificare adattabilità e produttività dei vitigni, con quelli selezionati che hanno dimostrato un potenziale compreso tra 2 e 3 kg di uva per ceppo.

Successivamente in cantina, attraverso una serie di microvinificazioni, è stata valutata la qualità dei vini ottenuti. Un aspetto importante ha riguardato le caratteristiche organolettiche, perché da più parti si è evidenziato come, in passato, vitigni selezionati per le loro particolari caratteristiche di resistenza ai patogeni non garantissero risultati soddisfacenti in bottiglia. Le verifiche sulle nuove varietà tolleranti permettono invece di affermare che i vini ottenuti si avvicinino molto ai valori qualitativi tipici della vite europea e possano reggere il confronto con i risultati ottenuti a livello enologico dalle varietà tradizionali.

Il lavoro di microvinificazione ha valutato sia le varietà bianche, in particolare adatte alla spumantizzazione, sia rosse. Per le uve da spumante, per esempio, l'analisi ha anche riguardato i tempi di maturazione, verificandone lo scostamento rispetto a quelli dello Chardonnay, la varietà più utilizzata in Trentino per la produzione di Metodo Classico.

Oltre alle caratteristiche organolettiche e ai contenuti zuccherini si sono considerati i tempi di vendemmia, in modo da individuare uve in grado di integrarsi con i processi produttivi delle cantine locali. In particolare, i vini base spumante ottenuti dalle varietà a bacca bianca hanno dimostrato un ottimo equilibrio tra acidità e grado zuccherino; il Pinot Regina ha espresso aromi ottimi paragonabili al Pinot Nero, mentre Nermantis e Termantis, derivate dal Teroldego, hanno dato vini con caratteristiche comparabili alla varietà di partenza.

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Varietà Pinot Regina
(Fonte foto: progetto Vevir)

Grazie ai risultati ottenuti, a giugno 2020 sono stati iscritti al Registro nazionale delle varietà di vite i nuovi genotipi Termantis a bacca rossa (incrocio Teroldego x Merzling); Nermantis a bacca rossa (Incrocio Teroldego x Merzling); Pinot Regina a bacca rossa (Incrocio Pinot nero x Vitigno ungherese resistente), Charvir a bacca bianca (incrocio Merzling X FR 945-60) e Valnosia a bacca bianca (incrocio Nosiola x Bianca), oltre a un genotipo utilizzabile come portainnesto che mostra tolleranza a stress da siccità e da calcare (Georgikon 28). Nel 2021, infine, è stata iscritta da Civit nel Registro la varietà Palma a bacca bianca.

Secondo i responsabili del progetto, Vevir ha rappresentato un esempio concreto di risposta a esigenze che non riguardano soltanto il territorio trentino, ma tutte le aree produttive italiane, soprattutto per la sempre crescente richiesta, da parte dei consumatori, di vini di qualità prodotti in modo sostenibile e attraverso un utilizzo ragionato dei fitofarmaci.

Visita la pagina dedicata al progetto Vevir e la pagina Facebook o chiedi maggiori informazioni al contatto: info@civit.tn.it

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