Aceri: poca biomassa ma tanti altri utilizzi

Numerosi benefici ambientali, usi medicinali e alimentari. A cura di Mario A. Rosato

Aceri: poca biomassa ma tanti altri utilizzi - Plantgest news sulle varietà di piante

Siepe di aceri campestri intrecciati (oppi a geosìa o passaja in dialetto veneto), una antica tradizione quasi scomparsa. Didascalia completa alla fine dell'articolo

Fonte immagine: Festival dell'Agricoltura, comune di Bressanvido (Vi)

È autunno e nei boschi e nelle siepi spiccano i colori delle foglie dell'acero. Ma quale acero?

 

In Italia esistono ben sei specie autoctone:

  • Acero campestre, oppio o loppio (Acer campestre). Ottima coltura da legna, quando viene ceduato ricaccia bene dalla ceppaia, ma questa invecchia precocemente e ricaccia sempre meno energicamente, perciò dopo due o tre ceduazioni è meglio prevedere la sostituzione con piante provenienti da seme. La pianta è molto mellifera e le foglie proteiche sono un ottimo foraggio. Il legno, omogeneo di colore chiaro rosato con anelli poco visibili ad andamento irregolare, talvolta ondulati longitudinalmente, è soggetto a deformarsi, perciò non viene normalmente utilizzato per mobili ma solo per finiture, piccoli oggetti, giocattoli, manici, calci di fucile. È un buon combustibile.
  • Acero minore o trilobo (Acer monspessulanum), è il più facile da riconoscere per la forma della sua foglia con tre lobi arrotondati. Possiede le medesime proprietà medicinali di tutti gli aceri: astringenti, rinfrescanti, antidiarroiche, antinfiammatorie, curative del fegato; per uso esterno, decotti di corteccia si impiegano per rivitalizzare pelli arrossate e fragili e per curare eritemi. Il legno di questa specie, particolarmente tenace e durevole, veniva adoperato per attrezzi agricoli e calci di fucile; è un ottimo combustibile.
  • Acero napoletano (Acer opalus), riconoscibile dalle sue foglie arrotondate e rappresentato da diverse sottospecie. Il legno di questa specie - di colore bianco rosato con venature, compatto e abbastanza pesante - viene impiegato per mobili, lavori di tornio e d'intarsio e strumenti musicali. Solo nell'Italia Centro Meridionale si possono reperire soggetti arborei di medio grandi dimensioni atti a fornire legname pregiato, mentre in altri popolamenti forestali misti di latifoglie del Settentrione solitamente la specie è governata a ceduo ed ha scarsa rilevanza produttiva.
  • Acero riccio (Acer platanoides). Albero spontaneo in molti boschi di latifoglie, e spesso coltivato anche a scopo ornamentale, l'acero riccio è una specie rustica: lo si trova in ambienti umidi (boschi di latifoglie, dove è presente anche l'acero montano), ma resiste anche bene in zone urbane, caratterizzate da fumi e inquinamento. Ha una crescita rapida e raggiunge dai 20 ai 30 metri d'altezza. Vive all'incirca per 150 anni. Il suo legno è pregiato e si usa per intarsi e manufatti di rifinitura.
  • Acero di monte (Acer pseudoplatanus). Pianta molto mellifera, coltivata come ornamentale in parchi e giardini pubblici per il bel colore delle foglie autunnali. La linfa contiene una certa quantità di zuccheri, una volta veniva incisa la corteccia e con la linfa fermentata si produceva una bevanda leggermente alcolica. La linfa presa direttamente contiene buone quantità di vitamina C e veniva usata per combattere lo scorbuto. Il legno è di colore giallastro o anche bianco rosato, compatto a lucentezza sericea, molto richiesto per mobili, pavimenti ed ebanisteria fine. Nelle forme marezzate (ondulature delle fibre), che si riscontrano molto più spesso in Slovenia, diventa un legno di risonanza molto ricercato per strumenti musicali. È un discreto combustibile, meno denso rispetto all'acero campestre.
  • Acero della Cappadocia (Acer cappadocium), presente solo nel Sud, specie a rischio di estinzione.

 

Esistono inoltre sei specie alloctone, introdotte a scopo ornamentale:

  • Acero dei Tartari (Acer tataricum), presente solo nel Nord Ovest.
  • Acero saccarino (Acer saccharinum), originario del Nord America e presente casualmente. È la specie dalla quale si ricava lo sciroppo d'acero, molto popolare negli Usa e diffuso in Italia nel mercato di prodotti erboristici. La foglia dell'acero saccarino è il simbolo nazionale del Canada.
  • Acero rosso (Acer rubrum), originario del Nord America e coltivato come ornamentale.
  • Acero palmato (Acer palmatum), originario dell'Asia e coltivato come ornamentale, le sue foglie assomigliano a quelle dalla Cannabis.
  • Acero della Pennsylvania (Acer pensylvanicus), neofita casuale introdotto come ornamentale.
  • Acero americano o Negundo (Acer negundo), neofita invasivo originario del Nord America, presente su tutto il territorio ad eccezione della Sicilia.

 

L'acero campestre, il più diffuso nelle nostre campagne, è una specie eliofila e moderatamente xerofila. Può dunque crescere bene in terreni secchi, ma predilige decisamente quelli profondi e fertili, preferibilmente calcarei, con una buona componente di sostanza organica e riserve idriche. È un albero a crescita lenta, di dimensioni contenute (tipicamente 15 metri, raramente supera i 20 metri di altezza) e resiste bene alla capitozzatura. Per questi due motivi gli utilizzi tradizionali dell'acero erano la coltivazione in siepi - per ricavare legna da ardere e foraggio - e la pratica della "vite maritata", cioè l'utilizzo dell'albero come tutore vivo per le viti.

 

Dove lo scopo è la produzione di legname da opera, l'acero montano è più adatto: l'accrescimento di questa specie è più veloce - 1 metro all'anno in suoli calcarei umidi - e può raggiungere facilmente i 30 metri di altezza. È la specie più diffusa in Europa perché il suo areale si estende dal Mediterraneo fino alla Scandinavia e isole Britanniche, dover ormai è naturalizzato. La sua larga diffusione si deve all'intervento umano, alla sua capacità di resistere all'inquinamento urbano e alla sua tendenza a diventare invadente laddove introdotto: un solo esemplare può produrre 170mila semi (1). A differenza del suo cugino campestre, l'acero montano predilige terreni freschi e umidi ma ben drenati, e non si adatta a suoli troppo sciolti, sabbiosi e aridi o al ristagno idrico. Pur resistendo in età adulta a periodi di siccità, l'acero di monte predilige irrigazioni regolari, in particolare gli esemplari giovani. La sua crescita è molto veloce e può vivere fino a cinquecento anni.

 

La tecnica di moltiplicazione più usata per l'acero campestre è la propaggine, sfruttando la grande produzione di polloni basali. Tale tecnica è particolarmente utile per riempire spazi vuoti nelle siepi, utilizzando i polloni laterali per coprire lo spazio fra l'acero e l'albero successivo. Inoltre, l'acero campestre produce semi in abbondanza a partire dal decimo anno di vita. I semi sono delle samare, cioè assomigliano a delle piccole eliche facilitando la dispersione dal vento (dispersione anemocora). Essi maturano alla fine di settembre e sono dispersi dal vento a partire dalla metà di ottobre. Questo è il motivo per il quale aceri e frassini sono fra le prime specie arboree a colonizzare i terreni agricoli abbandonati.

 

Data la grande viabilità dei semi si possono avere dei buoni risultati nella propagazione per semina. La dormienza dei semi dura al massimo un anno, la germinazione naturale in genere richiede diciotto mesi. I semi maturi sono pronti per il raccolto quando diventano scuri e iniziano a cadere dall'albero. La semina si effettua in autunno, subito dopo la raccolta, utilizzando un cassone freddo o direttamente all'aperto, utilizzando un miscuglio di terriccio e sabbia. La giovane piantina va tenuta in un piccolo vaso per il primo anno, trapiantata in un vaso più grande al secondo anno, messa a dimora definitivamente il terzo anno. Il trapianto va effettuato in autunno, il sesto d'impianto ottimale per una siepe è di 2-3 metri.

 

L'acero campestre raramente produce tronchi ben dimensionati. Quando è disponibile legno adatto, viene usato per ebanisteria, tornitura e intaglio. Purtroppo, per le piccole dimensioni e la scarsa quantità prodotta, è usato soprattutto come legna da ardere e per la produzione di carta, sebbene il suo legno pregiato meriterebbe maggiori attenzioni. Il suo legno è il più duro e ha la più alta densità tra gli aceri europei, avendo fibratura fine, essendo resistente, elastico e difficile da spaccare, con una tinta pallida rossiccia o castana e un aspetto sericeo. Sono frequenti le macchie midollari. Il legno delle radici è spesso unito ed è apprezzato per piccoli oggetti di artigianato (2). La produttività di biomassa è comunque bassa: l'acero di monte impiega in media dieci anni per raggiungere i 2 centimetri di diametro a 1,6 metri dalla base. Poiché viene coltivato come specie accompagnatoria nelle siepi, i dati sulla produttività di biomassa sono estremamente variabili e dipendono appunto dalla composizione e gestione della siepe.

 

La specie più adatta alla produzione di legname da opera è l'acero di monte. Il suo legno è bianco, pulito, inodore ed insapore e ciò lo rende ideale per gli usi alimentari. È ampiamente usato per mobilia e falegnameria ed è eccellente per le pavimentazioni. Il legno duro e forte può essere lavorato con un'ottima finitura, ma senza trattamenti preservanti non è molto durabile all'esterno. Occasionalmente l'albero può produrre legno "marezzato" o "fibratura ondulata", caratteri molto apprezzati da falegnami e artigiani. Questo tipo di legno viene usato per costruire i migliori violini, altri strumenti musicali e piallacci (1, già citato). Le proprietà meccaniche del legno di acero di monte sono simili a quelle del legno di betulla, con una stabilità dimensionale leggermente maggiore ma con minore durezza e resistenza a flessione (3). Una prova di ceduo a rotazione corta di acero di monte, condotta nei Paesi Bassi senza apporto irriguo né di fertilizzanti, ha dato la minima produttività di biomassa - 1,2 tonnellate SS/ettaro su quattro anni - fra le specie testate (4).

 

L'abbondante fioritura degli aceri consente la produzione di ottimo miele e la linfa saccarina favorisce l'insediamento dei Rincoti omotteri, quindi la produzione di melata.

 

La corteccia, ricavata dai rami giovani, ha proprietà medicinali per la preparazione di collirio e come anticolesterolo.

 

Il suo fitto apparato radicale e la capacità di guarire le ferite rende l'acero un'ottima pianta per il consolidamento di pendii franosi e per il controllo dell'erosione. L'acero di monte, per la capacità di resistere alla salsedine e all'inquinamento, è la specie più adatta per la formazione di barriere frangivento.

 

Le foglie dell'acero campestre non contengono ipoglicina A, quindi non presentano rischi di miopatia per i cavalli che eventualmente se ne cibano (5). Le foglie di acero sono gradite ai bovini e il libero accesso a pascolare nelle siepi consente di migliorarne la produttività. I valori nutrizionali delle foglie d'acero campestre sono: proteina cruda 206 grammi/chilogrammo SS, fibra detergente neutra 327 grammi/chilogrammo SS. La qualità nutrizionale dell'acero di monte è similare: proteina cruda 213 grammi/chilogrammo SS; fibra detergente neutra 301 grammi/chilogrammo SS (6).

 

Gli estratti alcolici ricavati dalle gemme e lo sciroppo ottenuto dalla linfa presentano proprietà antibatteriche e antiossidanti (7). Tutte le specie di acero hanno la linfa saccarina, ma poiché la produzione di sciroppo richiede molta energia per evaporare l'acqua in eccesso la specie più adatta è quella che presenta la massima concentrazione di zuccheri, ovvero l'acero saccarino.

 

Gli aceri hanno molti usi alimurgici: in Polonia la linfa fresca dell'acero di monte veniva consumata come bevanda, le gemme venivano mangiate fresche e le foglie disposte nel forno sotto le pagnotte per conferire al pane un particolare sapore (8). A León (Spagna) si avvolgono con foglie di acero le forme di "Queso de Valdeón", un particolare formaggio blu. Le samare degli aceri si possono consumare crude (amare), oppure bollite o arrostite al forno per migliorarne il sapore. Sono considerate survival food dagli amanti del naturismo estremo. I valori nutrizionali dei semi di acero sono: 15% umidità, 26,44% proteina grezza, 2,69% lipidi, 1,86% fibra grezza, 49,83% di estratti non azotati e 4,18% di ceneri. Valori non molto diversi da quelli delle leguminose, per cui i semi di acero potrebbero essere un valido mangime per pesci e animali da allevamento (9). Sono una preziosa risorsa per roditori e uccelli.

 

Didascalia completa della foto di apertura dell'articolo

Siepe di aceri campestri intrecciati (oppi a geosìa o passaja in dialetto veneto), una antica tradizione quasi scomparsa. Due anni dopo l'impianto gli aceri vanno ceduati sopra una coppia di robuste gemme. In seguito al taglio le piante emetteranno rami laterali che si intersecheranno con quelli delle piante vicine; essi possono anche essere intrecciati a mano, scorticando i rametti nei punti di incrocio e legandoli con laccio elastico per favorirne la cicatrizzazione. Nell'arco di pochi anni la siepe costituirà una robusta maglia vegetale, molto resistente alle potature. L'ingombro laterale può essere ridotto a 50 centimetri.

 

Bibliografia e fonti consigliate per ulteriori approfondimenti

(1) Rusanen M., T. Myking. 2009. Euforgen Linee guida per la conservazione genetica e l'uso dell'acero di monte (Acer pseudoplatanus). Traduzione: A. Rositi, M. Morganti, B. Schirone, Dipartimento Daf, Università della Tuscia, Viterbo. Creia, Fondi, Latina, Italia, 6 pagine. Originariamente pubblicato da Bioversity International, in inglese, nel 2003.

(2) Nagy, L., F. Ducci. 2009. Euroforgen Linee guida per la conservazione genetica e l'uso dell'acero campestre (Acer campestre). Traduzione: A. Rositi, M. Morganti, B. Schirone, Dipartimento Daf, Università della Tuscia, Viterbo. Creia, Fondi,  Latina, Italia, 6 pagine. Originariamente pubblicato da Bioversity International, in inglese, nel 2003.

(3) Sedlar Tomislav, Šefc Bogoslav, Stojnic Srdan, Sinkovic Tomislav; Wood Quality Characterization of Sycamore Maple (Acer pseudoplatanus L.) and its Utilization in Wood Products Industries, Copyright © 2017 by Croatian Journal of Forest Engineering doi: 10.5552/crojfe.2021.1099 volume: 42, issue: pp: 18.

(4) Inge Vande Walle, Nancy Van Camp, Liesbet Van de Casteele, Kris Verheyen, Raoul Lemeur, Short-rotation forestry of birch, maple, poplar and willow in Flanders (Belgium) I-Biomass production after 4 years of tree growth, Biomass and Bioenergy, Volume 31, Issue 5, 2007, Pages 267-275, ISSN 0961-9534.

(5) C.M. Westermann, R. van Leeuwen, L.W.D. van Raamsdonk, H.G.J. Mol; Hypoglycin A Concentrations in Maple Tree Species in the Netherlands and the Occurrence of Atypical Myopathy in Horses.

(6) Sophie Vandermeulen, Mathilde Pascal, Christian Marche, Arnaud Pilet, Yves Beckers, and Jérôme
Bindelle; Hedges and woody strips browsing by cattle on pasture in Wallonia, Belgium.

(7) Burcu Sen-Utsukarci, Yavuz Selim Bal, Bahar Gurdal, Hilal Bardakci, Fatima Nur Yilmaz, Sibel Dosler; Pharmacognostical Studies on Acer campestre L. subsp. campestre; International Journal of Secondary Metabolite 2020, Vol. 7, No. 2, 126-138.

(8) S. Pasta, D. de Rigo, G. Caudullo; Acer pseudoplatanus in Europe: distribution, habitat, usage and threats.

(9) Hwang Il Chol, The nutritional composition and seed protein formation characteristic of maple tree; Pyongyang Agricultural College, Kim Il Sung University, 2017.

 

Giorgio Alberti et al., Linee guida per la gestione selvicolturale dei boschi misti di  acero e frassino di origine secondaria: aspetti economici, selvicolturali e tecnologici.

B. Zecchin, G. Caudullo, D. de Rigo, Acer campestre in Europe: distribution, habitat, usage and threats.

Autore: Mario A. Rosato

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