Canapa, il ritorno alle cultivar dioiche in Campania

Oli essenziali, fibre tessibili, canapulo per la bioedilizia: il punto sulle possibilità offerte dal settore durante il Canapa Day, a Caivano (Na)

Canapa, il ritorno alle cultivar dioiche in Campania - Plantgest news sulle varietà di piante

Eletta Campana, una delle varietà sulle quali si punta a sperimentare il ritorno alla fibra

Fonte immagine: © Mimmo Pelagalli - AgroNotizie

La canapa in Campania è una coltura che si avvia ad uscire dalla fase di pura e semplice sperimentazione e punta verso una diversificazione dei mercati da aggredire e delle cultivar da utilizzare in campo, con una prima trasformazione della materia prima da mantenere con i piedi saldamente ancorati alle realtà agricole della regione.

E' quanto emerso oggi, 20 giugno 2017, durante il Canapa Day tenutosi a Caivano (Na) organizzato dalla cooperativa Canapa Campana con il patrocinio di Confagricoltura Napoli e Comune di Caivano.
Le venti imprese agricole associate a Canapa Campana hanno investito complessivamente in quest'annata agraria su circa cento ettari, circa la metà di quanto messo a dimora in regione.

La manifestazione, un vero e proprio happening dedicato alla Cannabis sativa, si è snodata lungo un percorso fatto di visite in campo, degustazioni di prodotti agroalimentari ottenuti dal seme e la presenza di numerosi testimonial che hanno a vario titolo raccontato la riscoperta di questa coltura proprio nel suo areale d'elezione: il Piano campano.

Valentina Capone, socia fondatrice di Canapa Campana e responsabile della progettazione, dice ad AgroNotizie: "Il futuro è nello sviluppo completo della filiera, che completeremo puntando ad utilizzare piante dioiche. Consentono di lavorare sull'estrazione di oli essenziali per l'industria farmaceutica dai fiori, di fibra da destinare all'industria tessile e di canapulo per la bioedilizia, derivati delle bacchette".

Al momento a Canapa Campana si è ben lavorato prevalentemente su varietà monoiche, come la Uso 31, sulla quale continua la sperimentazione in campo, maggiormente vocate per le materie prime alimentari - farina e olio -, che l'azienda ottiene direttamente e che in parte anche trasforma in pasta ed altri prodotti ancora.

"In particolare è stata messa a punto da Canapa Campana, con la supervisione dell'Università di Napoli, la tecnologia che consente l'estrazione a freddo dell'olio dal seme di canapa e il contestuale ottenimento della pasta da essiccare per la produzione di farina" spiega Salvatore Faugno, docente di Macchine agricole all'Università di Napoli, che ha condotto oggi il laboratorio per l'ottenimento dell'olio.

"Sono prodotti interessanti, che hanno una loro nicchia di mercato - continua la Capone - e che sono il frutto di una precisa scelta colturale: la semina in campo, mentre sulle varietà dioiche per fibra stiamo lavorando sulla possibilità di portare in pieno campo le piantine predisposte dai vivai".

Nunzio Fiorentino ha un contratto di ricerca con l'Università di Napoli, dipartimento di Agraria, e a Caivano controlla la sperimentazione di un campo di canapa gestito dall'ateneo e di proprietà di uno dei soci della cooperativa. Oggi accompagna i giornalisti in una delle visite in campo: "Qui siamo su un ettaro di canapa seminato a Uso 31, una varietà di Cannabis sativa dell'Est Europa. Abbiamo diviso l'appezzamento in due particelle di 5mila metri quadrati per saggiare la risposta di questa varietà a due differenti concimazioni, organica e chimica. Le parcelle a loro volta sono state divise in quattro subparcelle di 1250 mq per saggiare densità e concimazione fogliare a confronto con la tecnica colturale aziendale".

E' stata così sperimentata contestualmente - per ciascuna tipologia di fertilizzazione - una diversa densità di allevamento: "Lì dove le piante sono più rade, ci aspettavamo un maggiore attacco delle infestanti, invece si è osservata una maggiore foliazione da parte della canapa che ha consentito alla pianta di avere il sopravvento sulle infestanti" spiega Ferentino.

I parametri controllati dall'Università vanno da quelli dello sviluppo delle piante ai contenuti di nutrienti e minerali nel terreno, a partire dall'azoto. Le rese per ettaro sono buone: seminando 35 chilogrammi di seme per ettaro si riescono ad ottenere dagli 8 ai 10 quintali di granella pulita per ettaro, con una densità dell'investimento attestata tra le 60 e le 70 piante a metro quadrato.

In un campo separato in sperimentazione ci sono tre varietà italiane, tutte dioiche: Eletta Campana, Carmagnola e Fibranova.
"Su queste abbiamo ancora il problema della germinabilità, che appare molto bassa e che puntiamo a superare anche con l'utilizzo della vivaistica e la successiva piantumazione in pieno campo" spiega la Capone.
Un costo in più, che si spera di compensare con il maggiore valore aggiunto che la coltura industriale può offrire: dall'industria farmaceutica a quella tessile, fino alla bioedilizia.

Autore: Mimmo Pelagalli

In questo articolo

Suggerimenti? Pensi che le informazioni riportate in questa pagina siano da correggere? Scrivici per segnalare la modifica. Grazie!

In questa sezione...

I nostri Partner

I partner sono mostrati in funzione del numero di prodotti visualizzati su Plantgest nella settimana precedente

Plantgest® è un sito realizzato da Image Line®
® marchi registrati Image Line srl Unipersonale (1990 - 2024)