"UNA NUOVA LEGISLAZIONE PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA"
Questo il titolo di un interessante convegno svoltosi nell'ambito della 55ma Fiera internazionale dell'agricoltura di Foggia
Il nostro Paese è primo in Europa e terzo nel mondo in fatto di produzione agricola biologica. Una posizione che va salvaguardata da una normativa chiara, precisa, in grado di valorizzare queste coltivazioni che il mercato richiede con sempre maggiore interesse

Il tavolo dei relatori: Simone Vieri, Giuseppe Ambrosio, Cesara Buonamici, Giovanni Alemanno, Filippo Trifiletti, Stefano Masini, Pina Eramo.
L'Italia è fra i principali Paesi al mondo per presenza di imprese agricole che operano con metodi di produzione biologica ed occupa un ruolo importante nel mercato dei prodotti biologici e di qualità. Nel semestre di Presidenza UE da poco concluso, l'Italia ha ottenuto importanti risultati sia per l'approvazione di un "Piano di Azione Europeo per l'agricoltura biologica", sia sul fronte normativo, con l'obiettivo di rilanciare a livello europeo il sostegno al settore e di aumentare le garanzie per i consumatori.
Per mantenere e rafforzare il primato produttivo dell'Italia e sviluppare i consumi di prodotti biologici, il Governo, con la legge 38/2003, ha avuto la delega dal Parlamento per sviluppare una nuova normativa per il settore.
L'incontro che si è tenuto lunedì 3 maggio a Foggia, nell'ambito della 55° Fiera internazionale dell'agricoltura e della zootecnia, è stata l'occasione in cui, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole, Giovanni Alemanno, è stata presentata la bozza di Decreto Legislativo di riforma complessiva del settore che, a quasi dieci anni dall'approvazione del D.L. 220/95, vuole rappresentare un riferimento nuovo per il futuro dell'agricoltura biologica in Italia.
Il decreto, composto da 33 articoli, accanto all'indispensabile riforma del sistema di controllo, interviene anche sugli strumenti per il rafforzamento delle organizzazioni dei produttori e delle filiere, con attenzione alla dimensione territoriale dell'agricoltura biologica (con la creazione dei "distretti biologici" e al ruolo che riveste anche nei confronti delle politiche ambientali).
La creazione di un marchio nazionale, di veri e propri "disciplinari di produzione" e di un programma nazionale di informazione e promozione a favore dell'agricoltura biologica, sono gli strumenti principali che il Governo intende mettere in campo per promuovere i consumi e rafforzare la posizione delle imprese biologiche italiane sui mercati internazionali.
L'incontro è stato moderato dalla giornalista Mediaset Cesara Buonamici (che assieme al fratello Cesare gestisce anche un'azienda biologica).
Le due relazioni che hanno permesso di conoscere lo stato dell'iter del decreto sono state tenute da Simone Vieri, presidente INEA, che ha presentato una relazione su "Prospettive dell'agricoltura biologica in Italia fra riforma della PAC e sfida degli OGM" e di Giuseppe Ambrosio, Capo dipartimento della Qualità dei Servizi Agroalimentare del Mipaf, che ha sviluppato una relazione su "Agricoltura biologica: dal piano di azione europeo al nuovo decreto legislativo", entrando anche nei dettagli tecnico-operativi della nuova norma.
In particolare è emerso come il nuovo Decreto legislativo tuteli la biodiversità e le risorse non rinnovabili, proponga un'etichetta chiara con logo nazionale, preveda una revisione delle norme tecniche di allevamento e macellazione, vinificazione, coltivazione, fertilizzazione, gestione delle sementi e della difesa fitosanitaria. Per questi due specifici aspetti Ambrosio ha evidenziato l'assoluta incompatibilità delle sementi OGM con l'agricoltura biologica (non è ammessa neppure la contaminazione dello 0,9%) e la riforma, entro giugno, dell'articolo 38 del DPR 290/01 che prevede lo stop alla commercializzazione e utilizzo per la difesa dei "prodotti naturali", ovvero ammessi dal regolamento Ce, ma non registrati in Italia.
I commenti alla nuova normativa sono stati fatti dai rappresentati delle tre Organizzazioni agricole: Pina Eramo per la CIA, ha evidenziato la mancanza in sala del "Movimento del Biologico", (ambientali e salutisti), ha richiesto la riduzione dell'IVA per i prodotti biologici e ha espresso apprezzamenti per la nascita dei distretti, per la revisione del DPR 290/01 e per la semplificazione delle registrazioni (auspicando l'informatizzazione delle pratiche).
Stefano Masini, della Coldiretti ha espresso apprezzamento per lo sforzo normativo e per il marchio nazionale, ponendo però l'accento sull'origine dei prodotti e al discorso legato all'importazione.
Filippo Trifiletti della Confagricoltura ha apprezzato la presenza del Ministro ad un convegno così specifico e di settore. Inoltre ha indicato alcune linee guida su cui operare prima dell'approvazione del Decreto: calmierare lo squilibrio di prezzi tra produttore e consumatore (che paga oltre il 250% del prezzo di origine), la valorizzazione del marchio e l'affidabilità degli Organismi di certificazione.
Con il suo intervento Alemanno ha definito l'incontro come un passaggio di verifica prima della definitiva approvazione del Decreto, come tentativo di uscire da una fase "pionieristica" e "di moda" per dare al settore un vero e proprio "punto normativo saldo, maturo e consolidato" nei confronti di una nazione, la nostra, la cui produzione biologica è al primo posto in Europa e al terzo nel mondo.
Secondo il Ministro l'agricoltura biologica, espressione del "triangolo delle tre A" (agricoltura, ambiente e alimentazione) deve avere una normativa "chiara, forte e applicabile", un "testo unico per il biologico", con un rafforzamento delle sezioni relative ai controlli, ai sistemi di armonizzazione e coordinamento.
Obiettivo di questo primo incontro è stato quindi quello di sollecitare l'intervento di tutti gli interessati al settore in modo da potere intervenire sul testo della Legge per farla diventare, una volta approvata, un vero e proprio "faro normativo" del comparto.