Reportage

Mais, gli ibridi per il 2020

Quali sono gli ibridi di mais che hanno evidenziato le migliori performance produttive negli ultimi anni? Su cosa l'agricoltore potrebbe puntare per continuare a coltivare mais in Italia? La redazione di Plantgest lo ha chiesto a Gianfranco Mazzinelli del Crea di Bergamo

Mais, gli ibridi per il 2020 - Plantgest news sulle varietà di piante

Il mais in Italia è sempre meno coltivato ma scegliere l'ibrido giusto può aiutare ad una coltivazione sostenibile e redditizia

Fonte immagine: © Ivan Kurmyshov - Adobe Stock

Il mais italiano vive una situazione di crisi, che si protrae da anni. Le superfici sono costantemente in calo, le soddisfazioni economiche degli agricoltori si contraggono anno dopo anno e le problematiche agronomiche crescono progressivamente. Nel 2018 gli ettari coltivati a mais sono stati quasi 600mila mentre nel 2004 erano 1,2 milioni: -46%. Questo dato negativo si aggiunge a rese medie di circa 10 tonnellate/ettaro che possiamo dire non sufficienti (i nostri principali competitor hanno rese di 12 tonnellate/ettaro). Di contro i consumi sono in crescita e questo ha portato ad un aumento delle importazioni di granella di mais dall'estero: dall'11% del volume totale consumato del 2001 al 47% del 2017.

Questo patrimonio va quindi preservato e rilanciato, in quanto il mais rappresenta la base dell'alimentazione animale in Italia e delle produzioni alimentari tipiche italiane. In quest'ottica rientra il Piano per il settore maidicolo (istituito dal Decreto N.4731 del 30 aprile 2019), destinato a orientare le strategie per il sostegno al settore e per il rilancio di questa coltura (oltre che per le filiere agro-alimentari ed i sistemi agro-industriali dipendenti).

In tutto questo scenario l'andamento climatico 'anomalo' degli ultimi anni, rispetto a quello degli anni precedenti, ha ulteriormente reso difficile coltivare il mais. E' così che il rilancio del mais passa anche attraverso il miglioramento genetico, l'innovazione varietale e lo sviluppo tecnologico. Questo per raggiungere obiettivi di produttività e di redditività, in stretta connessione con l'aspetto qualitativo e sanitario. Tra i principali parametri su cui i ricercatori si stanno concentrando ci sono: elevata e costante produzione, buone rese ad ettaro, adeguata dimensione della spiga, buon peso delle spighe, piante con radici ben sviluppate e radicate, stocco robusto e stabile, buona flessibilità delle piante, portamento eretto delle foglie, tolleranza a patogeni funginee che producono tossine, maggiore resistenza a stress abiotici, minore suscettibilità ad attacchi di avversità biotiche.
 
 
Mais, il miglioramento genetico per invertire il trend negativo
Mais, necessità d'innovare per riuscire a fare reddito
(Fonte foto: © Hans - Pixabay)


Questi sono alcuni degli aspetti che potrebbero permettere un miglioramento della coltivazione del mais ed un cambio di rotta del settore maidicolo.

La redazione di Plantgest.com ha chiesto a Gianfranco Mazzinelli del Crea-Centro di ricerca cerealicoltura e colture industriali (sede di Bergamo), e coordinatore del gruppo di lavoro mais, d'indicarci le 'Liste varietali mais' per l'anno 2020. I risultati sono la sintesi di diverse attività di sperimentazione in campi ubicati nelle cinque principali regioni maidicole italiane (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia) e degli ultimi 3-4 anni di test. Sono stati valutati ibridi di mais Classe FAO 300, FAO 400, FAO 500, FAO 600, FAO 700 adatti sia per la produzione da granella che per la produzione di trinciato. Questi ibridi si sono contraddistinti sia per performance produttive, che per stabilità ed affidibilità nelle diverse condizioni ambientali ed agronomiche. Oltre al Crea sono coinvolti nel progetto Fondazione Morando Bolognini (Sant'Angelo Lodigiano-LO), Capac (Torino), Ersa (Pozzuolo del Friuli-UD) e Cesa-Centro per il collaudo e trasferimento dell'innovazione (Marciano della Chiana-AR).

 
Dekalb-Monsanto, ibridi di mais per produrre e fare reddito
La tecnologia può essere fondamentale per invertire il trend negativo del mais in Italia
(Fonte foto: © Dekalb)
 

Ibridi mais per granella

FAO 300: DKC4316* (Monsanto-Dekalb), P9241 (Pioneer), Kenobis (Sis);
FA0 400: DKC5530* (Monsanto-Dekalb), P0729 (Pioneer), P0837* (Pioneer), MAS 53.R (Mas Seeds), SY Senko* (Syngenta), Intelligens (KWS);
FA0 500: Kefieros* (KWS), Kontigos* (KWS), P1131 (Pioneer), P0937 (Pioneer), Portbou* (Semillas Fitò), Proprimero (KWS);
FAO 600: DKC6728* (Monsanto-Dekalb), P1547* (Pioneer), P1470 (Pioneer), P1672* (Pioneer), Kefrancos* (KWS), LG30.600 (Limagrain), MAS 68.K (Mas Seeds);
FAO 700: SY Antex* Artesian® (Syngenta), SY Brabus* (Syngenta), SY Fuerza* (Syngenta), DKC6980* (Monsanto-Dekalb), P2105 (Pioneer), Shaniya (Mas Seeds), MAS 78.T (Mas Seeds).

 

Ibridi mais per trinciato

Questi ibridi sono stati selezionati specificatamente per la produzione di trinciato presentando caratteristiche tipiche per tale uso: taglia alta, apparato fogliare sviluppato, ottimo stay green, buona digeribilità della fibra. Possono essere usati anche per produzione granella.
FAO 600: DKC6664* (Monsanto-Dekalb), Kelindos* (KWS);
FA0 700: MAS 78.T (Mas Seeds), Shaniya (Mas Seeds), LG30.703 (Limagrain), P2088* (Pioneer), Keravnos (KWS), Cyclopes (KWS), SY Giants* (Syngenta).


Gli ibridi di mais testati dal gruppo di lavoro mais, coordinato dal Crea di Bergamo, sono stati forniti dalle società sementiere che hanno aderito alla sperimentazione. Tuttavia sul mercato italiano operano anche altre società che, per loro scelta, hanno deciso di non fornire ibridi da testare, che comunque sono commercializzati.

 

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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