2020
10
Come fare per…
Soia, tra resa e qualità produttiva
Cresce la produzione di soia nel mondo, trascinata da un'aumento della domanda e dall'interesse come coltura da rinnovo. Cosa serve per coltivarla? Quali sono le varietà più interessanti? Le risposte a queste domande a cura dell'Ersa del Friuli Venezia Giulia
Negli ultimi anni si è assistito ad un'esplosione produttiva di soia nel mondo, legata soprattutto al notevole aumento delle superfici coltivate: dal 2008 al 2018 la crescita è stata del 29% con un incremento produttivo del 50% (fonte dati Faostat). Senza entrare in aspetti etici (ad esempio deforestazione, monocoltura trasgenica, allevamenti intensivi, etc) questo trend positivo dipende principalmente dalla crescita della domanda di mangimi usati nell'alimentazione animale, come parte fondamentale della componente proteica. La soia rappresenta così un'interessante opportunità per l'agricoltore di oggi, visto anche i bassi costi di produzione e l'elevato valore di mercato.
Ecco alcuni numeri sulla situazione produttiva mondiale della soia. Nel 2019 gli ettari coltivati a soia in Italia, in base ai dati Istat, sono stati oltre 273mila per una produzione di circa 1 milione di tonnellate. Un valore inferiore rispetto al 2018, dove gli ettari erano stati superiori a 236mila e le tonnellate oltre 1,2 milioni. Con questi numeri l'Italia è il primo Paese nell'UE (rappresenta il 42% della produzione totale) ed il 13esimo al mondo, oltre che rappresentare una copertura del 20% circa del fabbisogno nazionale di soia. Ricordiamoci che in Europa non si possono coltivare piante Ogm (link al sito del Ministero della Salute per avere maggiori info).
La produzione totale di soia è di 348.712.311 tonnellate (dati Faostat) per una superficie coltivata di 124.921.956 ettari. La leadership è degli Usa con 123.664.230 tonnellate, seguita da Brasile con 117.887.672 tonnellate e dall'Argentina con 37.787.927 tonnellate. La principale regione che produce soia in Italia è il Veneto con oltre 135mila ettari, seguita dal Friuli Venezia-Giulia con circa 54mila.
L'Italia è il primo produttore UE e il Friuli Venezia Giulia è la prima Regione
(Fonte foto JCesar2015 - Pixabay)
Se guardiamo in Italia questa spinta positiva è data, oltre per i bassi costi di produzione e dagli alti prezzi di vendita, anche da tre altri aspetti: interrompe la monosuccessione cerealicola, arricchisce i terreni e consente l’alternanza dei principi attivi diserbanti, rappresenta una componente insostituibile dei mangimi destinati alle produzioni top italiane come Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma.
Diamo un'occhiata alla concimazione. "In linea generale - conclude Signor - la soia è autosufficiente per l’azoto, grazie alla sua capacità di fissare l'azoto atmosferico attraverso alcuni batteri rizobi presenti nelle sue radici. Oltre ad essere una pianta abbastanza rustica e capace di produrre in terreni poveri. Questo però non significa che non abbia bisogno di una concimazione, soprattutto dopo aver effettuato un'adeguata analisi del terreno. E' buona cosa, in presenza di carenze accertate, effettuare concimazioni con fosforo e con potassio: il fosforo aumenta la percentuale di proteina nel seme mentre il potassio incrementa il contenuto e la qualità dell’olio. Attenzione però perchè la soia assorbe più potassio che fosforo". Sulla gestione dei nutrienti è importante dire che la soia reagisce meglio in terreni acidi con pH attorno a 5,5.
Anche il tema acqua è importante. In Italia la soia, soprattutto se in primo raccolto, è erroneamente considerata una coltura poco esigente dal punto di vista idrico. Troppo spesso è consuetudine di molti agricoltori intervenire esclusivamente con irrigazioni di soccorso. Questo carenza idrica però comporta degli stress che compromettono lo sviluppo delle piante, riducendo le rese e la qualità del prodotto. Una delle fasi più delicate è quella di riempimento del seme, dove un equilibrato e puntuale apporto di acqua consente di trasferire in modo efficiente la proteina sintetizzata a livello fogliare fino al seme. L’irrigazione a goccia nella soia può essere una valida possibilità, anche in funzione di ottenere radici sane e ben sviluppate e utili ad una corretta azotofissazione.
Di seguito le varietà più interessanti per la stagione 2019. Sono state inserite solo quelle che hanno evidenziato buone rese in almeno due dei tre areali di test (Pozzuolo del Friuli, Sedegliano e Torviscosa: tutte in provincia di Udine). Eccone un breve elenco: Avril* (Limagrain), Ekam* (American genetics), Guru* (All Seeds), Namaste* (RV Venturoli), Blancas* (Sis), Creatore* (Mas Seeds), Pallador* (Mas Seeds), P21T45* (Pioneer), Hiroko* (Sipcam), Nirvana* (Agrinordest), Annika* (Kws), Amma* (Sis), Benedetta* (Apsov) e P18A02* (Pioneer). Si va dalla varietà con la media delle rese sulle tre aree più alta (produzione in t/ha al 14% di umidità) a quella più bassa.
Guarda sulla pagina della soia di Plantgest tutte le principali varietà di soia oggi in commercio.
Se teniamo in considerazione anche i dati del 2018, per evidenziarne la stabilità produttiva negli anni, tra le varietà elencate precedentemente si ricordano: Guru* (All Seeds), P21T45* (Pioneer), Blancas* (Sis), Nirvana* (Agrinordest), Avril* (Limagrain), Amma* (Sis), Pallador* (Mas Seeds), Benedetta* (Apsov) e Hiroko* (Sipcam). Si va dalla varietà con la media degli indici più alta a quella più bassa. Queste varietà hanno per il 2018 valori interessanti di rese in almeno uno dei tre areali di test. E' possibile che le varietà testate nel 2019 non siano state testate nel 2018, in quanto non in commercio in quella data.
Un’ultima raccomandazione: usare sempre e soltanto seme certificato, evitando quello di riproduzione aziendale. Forse si pensa di risparmiare, ma in realtà alla fine dei conti non è affatto così. Sul sito di Assosementi tutte le informazioni per capire l'importanza del seme certificato.
Guarda sul sito dell'Ersa del Friuli Venezia Giulia tutti i dati relativi alla sperimentazione dell'Ersa dal 2012 al 2019.
Ecco invece una pagina all'interno del sito dell'Ersa dove poter avere alcune informazioni relative alla sperimentazione sulla soia.
Ecco alcuni numeri sulla situazione produttiva mondiale della soia. Nel 2019 gli ettari coltivati a soia in Italia, in base ai dati Istat, sono stati oltre 273mila per una produzione di circa 1 milione di tonnellate. Un valore inferiore rispetto al 2018, dove gli ettari erano stati superiori a 236mila e le tonnellate oltre 1,2 milioni. Con questi numeri l'Italia è il primo Paese nell'UE (rappresenta il 42% della produzione totale) ed il 13esimo al mondo, oltre che rappresentare una copertura del 20% circa del fabbisogno nazionale di soia. Ricordiamoci che in Europa non si possono coltivare piante Ogm (link al sito del Ministero della Salute per avere maggiori info).
La produzione totale di soia è di 348.712.311 tonnellate (dati Faostat) per una superficie coltivata di 124.921.956 ettari. La leadership è degli Usa con 123.664.230 tonnellate, seguita da Brasile con 117.887.672 tonnellate e dall'Argentina con 37.787.927 tonnellate. La principale regione che produce soia in Italia è il Veneto con oltre 135mila ettari, seguita dal Friuli Venezia-Giulia con circa 54mila.
L'Italia è il primo produttore UE e il Friuli Venezia Giulia è la prima Regione
(Fonte foto JCesar2015 - Pixabay)
Se guardiamo in Italia questa spinta positiva è data, oltre per i bassi costi di produzione e dagli alti prezzi di vendita, anche da tre altri aspetti: interrompe la monosuccessione cerealicola, arricchisce i terreni e consente l’alternanza dei principi attivi diserbanti, rappresenta una componente insostituibile dei mangimi destinati alle produzioni top italiane come Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma.
Cosa serve per coltivare la soia?
Un primo aspetto da tenere in considerazione è il momento della semina, e qui giocano un ruolo fondamentale il terreno e l'ambiente. "Nel caso del terreno - spiega Marco Signor, tecnico dell'Ersa - più è profondo e ricco e più possiamo permetterci di tardare la semina e pensare di fare una coltura in seconda raccolta. Mentre per l'ambiente più le temperature primaverili sono elevate (e con scarsità di acqua) più è difficile pensare di fare soia in prima raccolta. Un'altra problematica è legata al diserbo: per cominciare bene si devono controllare le infestanti prima della loro emergenza, dopo anni di trattamenti quasi esclusivamente di post-emergenza. Questa pratica si è resa sempre più necessaria a causa della resistenza di alcune malerbe (in primis Giavone ed Amaranto) ai principali principi attivi utilizzati ed anche a causa delle modificate condizioni climatiche che tendono, soprattutto in prima raccolta, ad arrestare la crescita della soia e dare spazio alla crescita delle piante infestanti. I trattamenti di pre-emergenza inoltre eliminano la competizione con le infestanti sin da subito massimizzando le rese produttive della soia". Trattamenti in post emergenza rimangono comunque possibili per affinare al meglio il controllo delle infestanti, ma alzano sicuramente i costi di produzione.Diamo un'occhiata alla concimazione. "In linea generale - conclude Signor - la soia è autosufficiente per l’azoto, grazie alla sua capacità di fissare l'azoto atmosferico attraverso alcuni batteri rizobi presenti nelle sue radici. Oltre ad essere una pianta abbastanza rustica e capace di produrre in terreni poveri. Questo però non significa che non abbia bisogno di una concimazione, soprattutto dopo aver effettuato un'adeguata analisi del terreno. E' buona cosa, in presenza di carenze accertate, effettuare concimazioni con fosforo e con potassio: il fosforo aumenta la percentuale di proteina nel seme mentre il potassio incrementa il contenuto e la qualità dell’olio. Attenzione però perchè la soia assorbe più potassio che fosforo". Sulla gestione dei nutrienti è importante dire che la soia reagisce meglio in terreni acidi con pH attorno a 5,5.
Anche il tema acqua è importante. In Italia la soia, soprattutto se in primo raccolto, è erroneamente considerata una coltura poco esigente dal punto di vista idrico. Troppo spesso è consuetudine di molti agricoltori intervenire esclusivamente con irrigazioni di soccorso. Questo carenza idrica però comporta degli stress che compromettono lo sviluppo delle piante, riducendo le rese e la qualità del prodotto. Una delle fasi più delicate è quella di riempimento del seme, dove un equilibrato e puntuale apporto di acqua consente di trasferire in modo efficiente la proteina sintetizzata a livello fogliare fino al seme. L’irrigazione a goccia nella soia può essere una valida possibilità, anche in funzione di ottenere radici sane e ben sviluppate e utili ad una corretta azotofissazione.
La scelta varietale vuole la sua parte
Scegliere la giusta varietà è un elemento importante per fare reddito. In generale le varietà sono distinte in base alla precocità: da 0000 (precocissime) a X (tardive). Nei nostri ambienti sono usati i gruppi da 0 a II. L’Ersa di Pozzuolo del Friuli (Udine) ha svolto come ogni anno prove di confronto varietale, dalle quali emergono alcune varietà da tenere d’occhio.Di seguito le varietà più interessanti per la stagione 2019. Sono state inserite solo quelle che hanno evidenziato buone rese in almeno due dei tre areali di test (Pozzuolo del Friuli, Sedegliano e Torviscosa: tutte in provincia di Udine). Eccone un breve elenco: Avril* (Limagrain), Ekam* (American genetics), Guru* (All Seeds), Namaste* (RV Venturoli), Blancas* (Sis), Creatore* (Mas Seeds), Pallador* (Mas Seeds), P21T45* (Pioneer), Hiroko* (Sipcam), Nirvana* (Agrinordest), Annika* (Kws), Amma* (Sis), Benedetta* (Apsov) e P18A02* (Pioneer). Si va dalla varietà con la media delle rese sulle tre aree più alta (produzione in t/ha al 14% di umidità) a quella più bassa.
Guarda sulla pagina della soia di Plantgest tutte le principali varietà di soia oggi in commercio.
Se teniamo in considerazione anche i dati del 2018, per evidenziarne la stabilità produttiva negli anni, tra le varietà elencate precedentemente si ricordano: Guru* (All Seeds), P21T45* (Pioneer), Blancas* (Sis), Nirvana* (Agrinordest), Avril* (Limagrain), Amma* (Sis), Pallador* (Mas Seeds), Benedetta* (Apsov) e Hiroko* (Sipcam). Si va dalla varietà con la media degli indici più alta a quella più bassa. Queste varietà hanno per il 2018 valori interessanti di rese in almeno uno dei tre areali di test. E' possibile che le varietà testate nel 2019 non siano state testate nel 2018, in quanto non in commercio in quella data.
Un’ultima raccomandazione: usare sempre e soltanto seme certificato, evitando quello di riproduzione aziendale. Forse si pensa di risparmiare, ma in realtà alla fine dei conti non è affatto così. Sul sito di Assosementi tutte le informazioni per capire l'importanza del seme certificato.
Guarda sul sito dell'Ersa del Friuli Venezia Giulia tutti i dati relativi alla sperimentazione dell'Ersa dal 2012 al 2019.
Ecco invece una pagina all'interno del sito dell'Ersa dove poter avere alcune informazioni relative alla sperimentazione sulla soia.
Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata