Come fare per…
Olivo, tra presente e futuro
Olivo rappresenta ancora un importante asset per il made in Italy, anche se oggi vive una profonda crisi di settore. Per guardare al futuro è necessario innovarsi
Il comparto olivicolo-oleario è un settore chiave per l'Italia e per l’Unione europea. A livello mondiale la produzione 2020/2021 di olio d'oliva è stata di 3.1 milioni di tonnellate mentre a livello dell'Unione europea è stata di oltre 2 milioni di tonnellate (circa il 68% del totale). Per l'Italia la produzione è stata di 273mila tonnellate, quantità che la pone al secondo posto in Europa dietro la lontanissima Spagna (con 1.4 milioni di tonnellate). Da sottolineare che al momento le previsioni per la prossima stagione indicano una leggera contrazione a livello europeo ma una leggera crescita per gli altri Paesi del Mondo. Dobbiamo ricordare che l’Italia, nella campagna 1991/92, era il primo paese produttore con 674mila tonnellate. A livello mondiale la produzione 2020/2021 di olive da mensa è stata di 2.7 milioni di tonnellate mentre a livello dell'Unione europea è stata di 848mila tonnellate (circa il 32% del totale). Per l'Italia la produzione è stata di 50mila tonnellate, quantità che la pone al terzo posto dietro la Spagna (con 546mila tonnellate) e la Grecia. Da sottolineare che al momento le previsioni per la prossima stagione indicano una crescita produttiva sia in UE che nel resto del Mondo (Fonte dati COI-Consiglio Olivicolo Internazionale, 2022).
Guardando questi dati è evidente come l'olivicoltura italiana sia in una fase di crisi, che ha radici lontane. I motivi di questa involuzione sono tanti: superficie olivetata media per azienda troppo bassa (1,5 ettari mentre in Spagna è di 5 ettari), frammentazione del settore, elevato numero d'impianti in zone marginali, gestione agronomica antiquata, varietà concettualmente vecchie che limitano la meccanizzazione e la difesa sostenibile. Tutto questo si traduce in produttività insoddisfacente e in costi di produzione elevati, soprattutto per le operazioni di raccolta e di potatura (che oggi possono incidere fino al 70% del totale). Senza dimenticare la Xylella fastidiosa var. pauca, un batterio da quarantena che è stato responsabile della morte degli olivi in Puglia (prima area produttiva italiana). La preoccupazione è d'obbligo ma è necessario avere ottimismo in quanto l'olivicotura italiana può farcela a rilanciarsi. Sia in Italia che a livello internazionale l'olio italiano e le olive made in Italy sono molto apprezzate, così come sono in crescita i consumi mondiali: quello che manca è la produzione. E' quindi necessario coltivare in modo adeguato l'olivo, attraverso un approccio professionale e puntuale avendo anche bene a mente aspetti legati all’impatto sull’ambiente. L’olivicoltura negli ultimi trent’anni è infatti diventata più intensiva e sta utilizzando una porzione sempre più vasta di terreno agricolo, volumi d'acqua considerevoli e processi che generano grandi quantità di rifiuti. Per qualche informazioni più in merito è possibile consultare il "Manuale per la gestione sostenibile degli oliveti" realizzato all'interno del progetto LIFE15 OLIVE4CLIMATE a cura di Primo Proietti e Luca Regni. Con l'aspetto della sostenibilità bisogna farci i conti.
L'Italia rimane uno dei maggiori produttori al mondo anche se il trend al momento è negativo
(Fonte foto: © Ulleo - Pixabay)
Concimazione, i passi da seguire
In un processo di ottimizzazione delle risorse effettuare una corretta concimazione dell'oliveto è fondamentale. Così si potrà avere una pianta in salute che darà raccolte abbondanti e di qualità con il minimo dispendio. Prima di effettuarla va fatta una ricognizione dell'impianto e un’analisi chimico fisica del terreno per perfezionare il calcolo quanti-quantitativo della concimazione (non ripetere tutti gli anni: ne basta una ogni 3 anni, salvo situazioni particolari). In linea generale può essere effettuata in un solo momento a primavera con concimi NPK (ed eventualmente altri microelementi) oppure suddividerla in più parti durante alcune fasi vegetative (in autunno con concimi prevalentemente di fosforo e potassio, a fine inverno con concimi azotati per favorire la fioritura e il primavera sempre con concimi azotati per favorire l’allegagione). Si consiglia sempre di distribuire il concime con un pò di distanza dal tronco per meglio intercettare l’apparato radicale, che è all'incirca grande come la chioma della pianta (le radici preposte all’assorbimento delle sostanze nutritive saranno nella parte periferica).
La concimazione dell'olivo si basa su tre elementi fondamentali:
- L’azoto stimola la crescita, rami, tronco e radici oltre che aiutare la formazione di fiori e frutti;
- Il fosforo stimola la formazione dei fiori e la maturazione delle olive;
- Il potassio regola l'accumulo di riserve nell'albero, regola il consumo idrico e aumenta la resistenza dell'olivo.
Per determinare il valore esatto da distribuire è indispensabile garantire il costante reintegro degli asporti. Grazie al servizio "Calcola Asporti NPK" sarà possibile calcolare, in modo autonomo e gratuito, gli effettivi asporti di NPK in funzione delle quantità prodotte e degli ettari investiti. Per gli utenti registrati a Plantgest e ad AgroNotizie potranno usare le stesse credenziali di accesso.
L'inerbimento
E' buona cosa mantenere un cotico erboso tra le varie file di piante se non addirittura lungo la fila di piante stesse (per cui la superficie inerbita è ridotta al 60-80%). L’inerbimento parziale può essere realizzato anche in interfilari alternati ad interfilari lavorati: ciò consente di ridurre la competizione del cotico e un facile passaggio delle macchine negli interfilari inerbiti. Esistono tre diverse tipologie: naturale permanente, artificiale permanente e naturale temporaneo.
Negli ultimi anni la coltivazione dell'olivo si sta indirizzando su una maggiore intensività, ma pur sempre con occhio attendo alla sostenibilità
(Fonte foto: © Hans - Pixabay)
La potatura
Il momento ideale per potare un olivo è tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. In generale si dice che è bene effettuare i tagli tra marzo e aprile, anche se non è sempre vero in quanto le condizioni cambiano da areale ad areale. In generale è meglio aspettare che si abbia la certezza che non si verifichino più gelate (temperature cioè sotto i 2-3°C): in Puglia verosimilmente potremmo potare a fine febbraio mentre in Emilia Romagna bisognerà aspettare fine marzo o fine aprile. Per quanto riguarda la forma d'allevamento c'è una progressiva tendenza a passare da forme obbligate a forme più libere. Nel primo caso la struttura viene costruita già dalle prime fasi d'allevamento con schemi rigidi mentre nel secondo caso di si cerca di assecondare maggiormente l'habitus naturale della pianta con strutture molto meno rigide (Sansavini et al., 2012). Per anni il vaso policonico è stato il sistema più usato mentre oggi si sta passando ad un vaso libero (o anche a monotono o globo). Per impianti più intensivi si sta passando ad un sistema ad asse centrale e per sistemi super intensivi a parete verticale (Caruso e Proietti, 2011).
Impianti intensivi e super intensivi
Questa tendenza agli impianti intensivi o addirittura super intensivi nasce nell'ottica di razionalizzare, ottimizzare e modernizzare la coltivazione olivicola aumentando la densità d'impianto, meccanizzando le più costose fasi colturali e rendendo più sostenibile la coltivazione e anticipando l'entrata in produzione. Naturalmente, come in tutte le cose, presentano vantaggi e svantaggi. Una delle prime differenze che possiamo vedere è che negli impianti estensivi e monumentali si ha mediamente 200-250 piante per ettaro, negli intensivi 400-600 piante ad ettaro mentre nel super intensivo 1.400-1.600 piante ad ettaro. La scelta su quale tipologia puntare è principalmente imprenditoriale: nei sistemi d'allevamento super intensivi scompare definitivamente il concetto di albero singolo e appare il concetto di parete produttiva. Inoltre viene inserito un processo di meccanizzazione integrale di tutte le operazioni colturali, potatura compresa. La raccolta avviene in modo continuo. Tutto porta ad una riduzione dei costi di produzione, ad una maggiore sostenibiltà ecologica e ad un maggior controllo passivo del vettore del batterio Xylella (lo Philaenus spumarius).
Per guardare quali sono le principali varietà di olivo è possibile consultare la Banca Dati delle varietà di Plantgest (olive da olio e olive da mensa), dove potrete trovare le loro principali caratteristiche agronomiche e pomologiche utili a scegliere quella più adatta alle esigenze imprenditoriali e commerciali.
Autore: Lorenzo Cricca
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