Olivo, stress biotici e abiotici: scegliere la giusta cultivar
L'importanza di avere un oliveto produttivo a lungo termine e resiliente ai cambiamenti climatici. Parte tutto dalla scelta della varietà
Sono più di 500 le varietà di olivo presenti in Italia: un patrimonio di biodiversità colturale davvero ampio. Questo patrimonio si è conservato grazie al lavoro fatto dai produttori in centinaia di anni.
La selezione delle varietà, però, ha seguito obiettivi differenti in base alle specifiche esigenze degli olivicoltori e ricercando alcuni caratteri che in passato erano ritenuti importanti, come ad esempio piante molto vigorose, grandi, da poter consociare con altre specie per la produzione di legna da ardere, e con un'elevata resa in olio senza considerare troppo gli aspetti organolettici.
Oggi, al contrario, si preferisce avere piante compatte che si adattano alla gestione ad alta e altissima densità anche su superfici ridotte, con lo scopo di essere competitivi in termini di resa in olio e avere comunque una buona qualità organolettica del prodotto finale.
L'olivicoltore di oggi quindi ha sì ereditato numerose varietà ma spesso non adeguate alle moderne esigenze colturali, ambientali e di mercato, molto diverse rispetto al passato.
Questo perché lo studio del genoma dell'olivo è iniziato relativamente di recente; infatti, la pianta è stata addomesticata circa 10mila anni fa e per diventare adulta ci impiega dai 15 ai 20 anni. Per queste ragioni, non si conoscono ancora i geni specifici che regolano certi tratti di interesse economico e agronomico, come una minore suscettibilità ai patogeni o l'entrata in produzione anticipata.
Scegliendo quindi la cultivar giusta e che meglio si adatta all'impianto che s'intende realizzare, si può ottenere un oliveto produttivo a lungo termine.
Selezione varietale: facciamo il punto
Per fare una panoramica sulla coltivazione dell'olivo in Italia abbiamo intervistato due esperti di questa coltura, il dottorando Matteo Zucchini e l'associato Enrico Maria Lodolini dell'Università Politecnica delle Marche.
Da sempre gli olivicoltori hanno selezionato a livello locale le piante più performanti, seguendo l'andamento del clima e le esigenze di produzione del tempo, per lo più destinata un tempo all'autoconsumo e al commercio di legna da ardere. Oggi il lavoro di selezione varietale in Italia ha ripreso in modo più mirato e utilizzando approcci scientificamente più robusti.
"Oggi il clima sta cambiando in fretta ed è molto probabile che varietà locali possano non funzionare più così bene in quella stessa zona, ma in una zona molto vicina sì - spiega Zucchini -. Quindi bisogna valutare il fatto che non c'è più una sola varietà utile, ma l'utilizzo di più varietà può essere interessante per avere un campo più resiliente".
Quindi, dove possibile, sono da preferire impianti misti, superando così il concetto che certe cultivar siano esclusive di un determinato territorio.
E come si suol dire, chi ben comincia è a metà dell'opera: un impianto di successo parte dalla scelta della varietà di olivo, che deve essere fatta non solo in base alla tradizione storica dell'area ma anche tenendo in considerazione l'evoluzione climatica, ambientale e tecnologica.
I fattori e le variabili ambientali da valutare per scegliere la cultivar sono quindi tante e una progettazione strategica è indispensabile per realizzare un impianto il più performante possibile.
Ma in cosa consiste fare un oliveto strategico? Vuole dire cercare di ottenere un impianto sostenibile da un punto di vista economico e ambientale, progettato con una serie di accortezze e tecniche per minimizzare i costi di gestione e massimizzare i profitti che genererà nel lungo termine, nonché la sua integrazione armonica nel paesaggio. Tra queste rientrano una gestione agronomica su misura, con l'impiego anche di sensoristica e un alto livello di meccanizzazione, oltre alla cura della biodiversità - in breve, un approccio imprenditoriale all'oliveto.
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Quindi c'è una varietà superiore in assoluto alle altre? La risposta è dipende: "Ci sono varietà che tollerano meglio il freddo, altre che si adattano bene a condizioni di stress idrico o termico, altre con caratteristiche organolettiche differenti, altre che si prestano bene ad impianti a bassa, media, alta o altissima densità" spiega Enrico Maria Lodolini.
La differenza vera la può fare solo l'agricoltore, nello scegliere la cultivar più adatta al proprio terreno e al proprio territorio, e adeguare di conseguenza tutta la gestione tecnica e agronomica. Farlo in maniera corretta significa lavorare insieme ad un tecnico esperto per progettare in modo funzionale e strategico l'intero impianto.
Tolleranza al freddo
L'innalzamento delle temperature sta favorendo la diffusione dell'olivo anche nelle regioni del Nord Italia. Infatti, da una rilevazione del 2023, realizzata dalla Fondazione Edmund Mach, risulta che gli olivicoltori in Trentino Alto Adige sono in aumento, nonostante la morfologia del territorio non sia così agevole. Quello dell'olio è un mercato piuttosto remunerativo e la Regione sta registrando ormai temperature estive molto alte; questi i fattori principali che stanno spingendo verso un cambio di indirizzo produttivo dell'area trentina.
Tuttavia, anche per coltivare olivo ad una certa quota si deve scegliere la cultivar giusta. Infatti, il Trentino rimane caratterizzato da basse temperature invernali e bisogna quindi selezionare piante poco suscettibili al freddo. In particolare, la Fondazione Edmund Mach ha individuato 5 varietà che hanno mostrato una buona tolleranza al freddo: Leccino, Nostrale di Rigali, Olivastra Seggianese, Nostrana di Brisighella e Grignan.
Ma attenzione che non si tratta di una valutazione assoluta. Una cultivar può rispondere in maniera differente in base a come si presenta il freddo: se arriva dopo che la pianta ha già ripreso l'attività vegetativa, se arriva in maniera repentina dopo un periodo prolungato di caldo, se l'esposizione del versante su cui si trova l'impianto è sfavorevole.
Gelata su olivo
(Fonte: © Simona - Adobe Stock)
Proprio in relazione alla resistenza al freddo, Matteo Zucchini ha studiato il germoplasma marchigiano. Le cultivar Rosciola Colli Esini e Capolga hanno mostrato un andamento di tolleranza al freddo più o meno costante in risposta alle gelate anche molto tardive degli ultimi anni, che hanno colpito soprattutto le infiorescenze. Altre varietà invece hanno avuto comportamenti intermedi, cioè hanno resistito meglio ad un primo evento di freddo e poi sono state fortemente danneggiate da quello successivo, oppure altre si sono dimostrate da subito estremamente suscettibili alle diverse gelate.
Stress da caldo: suscettibilità e mezzi tecnici per gestirlo
La temperatura ottimale per lo sviluppo dell'olivo è in genere tra i 20 e i 30 gradi centigradi.
Nei periodi più caldi, le piante possono soffrire lunghi periodi di carenza idrica se l'impianto non è predisposto per l'irrigazione. Alcune varietà sono particolarmente sensibili a questa tipologia di stress, come il Maurino diffuso nel Centro Italia. I sintomi più comuni che si possono notare sulla pianta sono foglie e frutti che tendono a raggrinzirsi e possono addirittura disidratarsi fino alla caduta, segno che la pianta richiama acqua anche dai frutti per la propria sopravvivenza.
Per tutti quei fenomeni climatici per cui non esistono, per il momento, varietà resistenti, come un eccessivo irraggiamento, l'olivicoltore deve investire sui mezzi tecnici a disposizione per gestire la coltura. In questa circostanza può utilizzare, ad esempio, le reti di protezione antigrandine usate come ombreggiamento, oppure distribuire per via fogliare geomateriali come il caolino.
Resistenza e sensibilità ai patogeni
Alcune varietà hanno mostrato una maggiore tolleranza rispetto ad altre contro i più comuni patogeni dell'olivo. Non ci sono al momento varietà resistenti in maniera attiva ai patogeni, o meglio ancora, come già detto all'inizio dell'articolo, non sono noti i tratti genetici che influiscono direttamente sui meccanismi di resistenza. Si parla quindi per lo più di una minore suscettibilità di alcune cultivar osservata durante gli studi.
Insieme a Lodolini e Zucchini abbiamo fatto una panoramica della situazione fitopatologica dell'olivo. Sicuramente, la preoccupazione maggiore degli olivicoltori resta Xylella fastidiosa. Dalle ultime ricerche, le varietà Leccino, FS-17, Leccio del Corno e Lecciana® hanno mostrato buoni risultati di resistenza al patogeno, così come le ultime varietà spagnole Sikitita®.
Scegliere la giusta cultivar è un fattore importante anche contro altri patogeni.
Contro la mosca dell'olivo, secondo gli studi, le varietà più tolleranti sono Caiazzana, Moraiolo, Nocellara del Belice, Ottobratica. Anche Koroneiki è una varietà poco attaccata dalla mosca, in quanto producendo un frutto di piccole dimensioni risulta meno attraente per l'insetto.
Per la rogna, Leccino, Leccio del Corno, Maurino e Piantone di Falerone hanno mostrato minore suscettibilità allo sviluppo dei tumori.
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Al contrario, Peranzana e Moraiolo sono molto sensibili all'occhio di pavone (Venturia oleaginea). Questa malattia fungina tende a svilupparsi maggiormente in aree umide e, infatti, i due esperti consigliano di coltivare le varietà suscettibili in areali dotati di buona ventilazione, mantenendo le chiome ben illuminate e areate, eseguendo un monitoraggio frequente sulle foglie e prevedendo interventi tempestivi in caso di superamento di specifiche soglie d'intervento.
Bibliografia e materiale di approfondimento consigliato
"Coltivazione dell'olivo in Trentino - Guida pratica per l'olivicoltura multifunzionale" di Michele Morten, Stefano Pedò - Fondazione Edmund Mach
"Cold Stress, Freezing Adaptation, Varietal Susceptibility of Olea europaea L.: A Review" di Raffaella Antonietta Petruccelli, Giorgio Bartolini, Tommaso Ganino e Samanta Zelasco
"Tradizione e Innovazione per un'Olivicoltura moderna e di qualità" a cura di Elena Santilli ed Enzo Perri - Crea
"Nuove prospettive per l'olivicoltura biologica italiana" a cura di Elena Santilli ed Enzo Perri - Crea
"Mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso una filiera sostenibile per il settore olivicolo-oleario" a cura di Primo Proietti e Luca Regni - Olive4Climate
"Different Suitability of Olive Cultivars Resistant to Xylella fastidiosa to the Super-Intensive Planting System" di Salvatore Camposeo, Anna Maria Stellacci, Cristina Romero Trigueros, Salem Alhajj Ali e Gaetano Alessandro Vivaldi
"Attempts to Reduce the Systemic Spread of Xylella fastidiosa in Olive Trees by Pruning" di Salvatore Camposeo, Gaetano Alessandro Vivaldi e Maria Saponari
"Kaolin particle film modulates morphological, physiological and biochemical olive tree responses to drought and rewatering" di Cátia Brito, Lia-Tânia Dinis, Helena Ferreira, Luís Rocha, Ivo Pavia, José Moutinho-Pereira, Carlos M. Correia
"Drought Stress Effects and Olive Tree Acclimation under a Changing Climate" di Cátia Brito, Lia-Tânia Dinis, José Moutinho-Pereira e Carlos M. Correia
"Olive (Olea europaea L.) Genetic Transformation: Current Status and Future Prospects" di Elena Palomo-Ríos, Isabel Narváez, Fernando Pliego-Alfaro e José A. Mercado
Autore: Chiara Manfroni