Piante aromatiche nell'oliveto? Una scelta intelligente

Piantare essenze aromatiche nel sottofila degli oliveti consente di non doversi preoccupare del diserbo e di avere una fonte di reddito secondaria, purché l'impianto sia irriguo

Piante aromatiche nell'oliveto? Una scelta intelligente - Plantgest news sulle varietà di piante

Piante di salvia nella fila dell'oliveto

Fonte immagine: Filippo Ferlito, ricercatore del Crea

Molti olivicoltori sono alla ricerca di approcci innovativi per ridurre i costi di gestione degli impianti e al contempo diversificare le produzioni e quindi incrementare il reddito. Una interessante sperimentazione arriva dal Crea di Acireale (Ct), dove i ricercatori hanno impiantato un oliveto sperimentale (varietà Nocellara del Belice e Nocellara Etnea) trapiantando nel sottofila piante aromatiche.

 

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"Abbiamo fatto questa sperimentazione per due motivi. Prima di tutto per cercare di diminuire i costi di produzione, sostituendo la trinciatura meccanica con l'impiego di essenze che fungono da pacciamatura organica viva e impediscono alla flora spontanea di crescere", ci raccontano Filippo Ferlito e Giuseppina Las Casas, ricercatori del Crea. "In secondo luogo la produzione di erbe aromatiche può rappresentare una interessante integrazione al reddito degli agricoltori".

 

Le piante di olivo sono state messe a dimora con un sesto d'impianto 6x5 metri e sono state dotate di un sistema di irrigazione ad ala gocciolante. La disponibilità di acqua è infatti essenziale per evitare che si instauri una competizione per la risorsa idrica tra le piante di olivo e le erbe aromatiche. Nel sottofila sono poi stati trapiantati timo, salvia, lemongrass ed elicriso. "Siamo ormai al terzo anno di sperimentazione e si è formata una vera e propria siepetta sotto gli olivi, che ha di fatto annullato la necessità di intervenire per eliminare le infestanti con la trinciatura", sottolineano i due ricercatori.

 

Piante di lemongrass sulla fila dell'olivo

Piante di lemongrass sulla fila dell'olivo

(Fonte foto: Filippo Ferlito, ricercatore del Crea)

 

Per quanto riguarda invece il controllo dell'interfila, ad oggi sono due gli approcci adottati: lo sfalcio e la lavorazione del terreno. Nel primo caso la flora spontanea viene tagliata e lasciata al suolo per creare uno strato pacciamante naturale, che ritardi l'emersione di nuove infestanti e favorisca il mantenimento dell'umidità al suolo. Le lavorazioni superficiali del terreno, invece, che sono la tecnica tradizionale negli areali del Sud Italia, offrono il grande vantaggio non solo di controllare le infestanti, ma anche di preservare l'umidità al suolo interrompendo la risalita capillare.

 

"È ancora presto per dire se la nostra sperimentazione avrà successo, in quanto siamo ancora agli inizi e le piante di olivo non sono ancora entrate in produzione. Siamo tuttavia estremamente fiduciosi", conclude Filippo Ferlito. "Visto che le risposte di crescita e quelle fisiologiche delle piante sono state positive, se tutto va come pianificato gli agricoltori che adotteranno questo modello di intercropping potranno contare non solo sulla produzione di olive, ma anche sulla vendita delle erbe aromatiche".

Autore: Tommaso Cinquemani

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