Anguria made in Italy: l'oggi e il domani di Dolce Passione

Un inizio lento per via del meteo ma un ottimo risultato in termini produttivi e qualitativi. Il successo della cultivar Giotto risiede in diversi fattori, sia agronomici sia di marketing, con uno sguardo sempre rivolto al futuro

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Campo coltivato di Dolce Passione

Fonte immagine: © LamboSeeds

Un'anguria seedless dalla buccia nera, tutta italiana: è il Dolce Passione che ha registrato un bilancio positivo per la campagna commerciale 2024. Tirando le somme, infatti, alla fine della campagna la produzione totale ad ettaro è di circa 18mila tonnellate su 300 ettari investiti e con una produzione totale di vendita di 175mila quintali, un segno questo dell'apprezzamento dei consumatori per questo prodotto. A livello geografico la produzione ha interessato il Sud e le Isole per il 20%, il Centro Italia per il 25%, il Nord Italia per il 55%.

 

"Abbiamo avuto un inizio un po' in sordina perché a maggio e giugno nel Nord Italia è stato molto freddo. Poi ci siamo trovati a giugno, luglio e agosto continuamente 'sotto scocca', cioè non avevamo prodotto sufficiente per soddisfare le richieste. Quindi tutto sommato è andata molto bene" spiega Sandro Colombi, direttore commerciale di Lamboseeds di Sant'Agata Bolognese (Bologna), impresa sementiera che fa parte del Consorzio Dolce Passione assieme ad altre quattro imprese che si occupano di produzione e commercio.

 

Ottima anche la qualità dei frutti con una polpa di colore rosso intenso e un grado zuccherino che non è mai sceso sotto gli 11 gradi Brix: "La qualità dei frutti è stato un crescere, anche perché abbiamo selezionato varietà che hanno bisogno di molta luce e di molto caldo. Più è caldo e più si può aumentare la qualità, e questo ha fatto la differenza rispetto ai competitori".

 

I punti di forza di Dolce Passione

Innanzitutto, è bene porre l'attenzione sulla selezione fatta in Italia, che ha permesso alla varietà Giotto di ambientarsi perfettamente ai diversi microclimi del Paese. "Abbiamo adattato l'ibrido a un clima tipicamente mediterraneo, ma il successo di questa varietà è stata la selezione in campo fatta dai nostri clienti. Cioè la selezione è stata svolta passo dopo passo coi nostri primi tre clienti che ci hanno seguito e che hanno continuamente avuto accesso al nostro materiale in fase di selezione" continua Colombi.
In sette anni si è potuto così costituire un ibrido triploide altamente efficiente sia dal punto di vista produttivo che qualitativo.

 

L'adattamento e la flessibilità ai nostri areali hanno poi consentito di ottenere un esteso calendario di raccolta: la produzione in genere inizia nelle prime settimane di maggio (10-15 maggio) e si protrae, come quest'anno, fino alla fine di settembre. Tutto ovviamente dipende dalle condizioni atmosferiche, ad esempio nel 2023 la raccolta si è conclusa ad ottobre perché faceva ancora molto caldo.

 

Altre caratteristiche positive da sottolineare sono l'alta resa per ettaro, che va in genere dalle 70 alle 100 tonnellate, e la prolungata shelf life.

 

Cocomero Dolce Passione alla raccolta

Cocomero Dolce Passione alla raccolta

(Fonte: Lamboseeds)

 

Il Consorzio poi ha puntato sulla fascia di mercato delle angurie midi, cioè con un peso fra i 3 e i 6 chili. Una scelta strategica perché questa fascia di mercato sta assumendo un ruolo sempre più centrale nei mercati sia italiani sia europei. Inoltre, la tipologia midi sta diventando un prodotto di punta per alcuni supermercati.

 

Insomma, questo è un cocomero che mette d'accordo tutte e tre le parti che compongono la filiera: "Il produttore è contento perché ha una produzione molto alta, anche se ha un po' di più di costi di produzione. Il consumatore ha una qualità mediamente molto alta, noi seguiamo i feedback degli acquirenti e su una campagna di circa quattro mesi non abbiamo avuto una contestazione. E poi infine il supermercato è contento, perché hanno una shelf life lunga, di circa 10-15 giorni, che gli permette di non avere problematiche per lo smaltimento di prodotto".

 

Conoscere il consumatore per valorizzare il prodotto

Creare reddito per l'agricoltore è sicuramente importante, ma bisogna anche conoscere i gusti del consumatore. Il Consorzio ha perciò iniziato nel 2021 a svolgere alcuni panel test assieme ai soci Gruppo Ortofrutta Castello (Stanghella, Padova) e Almaseges (Eboli, Salerno), attività questa che poi si è allargata con l'entrata dell'impresa Lorenzini Naturamica (Sermide, Mantova) e con Cico Mazzoni Srl nel 2024.

 

"Abbiamo svolto dei panel test con Lorenzini Naturamica direttamente nei vari supermercati. Ma anche con una buona rete di assaggi creati ad hoc che abbiamo fatto in spiaggia 3-4 anni fa, ad esempio a Lido degli Estensi nel 2021. Insomma, abbiamo fatto dei panel test in giro e abbiamo sempre avuto un riscontro importante".

 

Inoltre, per valorizzare maggiormente il prodotto il Consorzio sta valutando di svolgere delle analisi sensoriali con panelisti esperti per individuare determinati composti fenologici.

 

I progetti per il 2025

Il progetto principale è quello di creare nuove varietà di cocomeri di diversa grandezza: "Il progetto su cui stiamo lavorando in maniera abbastanza importante è di avere dei cocomeri monodose da un chilo, un chilo e mezzo, triploidi e quindi seedless".
Ma anche con colori diversi: "Stiamo lavorando per fare delle nuove varietà con polpe di colorazione diversa, l'idea è quello di creare cocomeri a polpa gialla ma anche con colorazioni intermedie" conclude Colombi.

 

Anche queste nuove tipologie di angurie sono selezionate in Italia, avranno la caratteristica buccia scura e il calendario di raccolta prolungato fino in autunno.

 

I tempi per creare questi nuovi ibridi non saranno brevi e bisognerà valutare una serie di aspetti fra cui quelli economici, come ad esempio garantire una giusta produzione lorda vendibile alle aziende agricole interessate a coltivare tali nuove tipologie.

 

Per concludere, è interessante notare come l'anguria sia un prodotto destinato a subire ulteriori cambiamenti in futuro. Inoltre, con il progressivo aumento e prolungamento delle temperature dovuti alla crisi climatica, è probabile che non venga più considerata esclusivamente un frutto estivo.

Leggi anche Le angurie che "rinfrescano" l'orticoltura

Autore: Chiara Gallo

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