Dal gene editing la banana che non si ossida
L'azienda inglese Tropic, grazie alla tecnologia Crispr/Cas9, ha iniziato a mettere in commercio le prime piantine di banano che producono frutti che non si ossidano nemmeno quando tagliati

Banane, in arrivo le prime piante che fanno frutti che non si ossidano (Foto di archivio)
Fonte immagine: © Iurii Kachkovskyi - Adobe Stock
Tutti sappiamo che se si taglia una banana e non si mangia subito, dopo poco tempo inizia a ossidarsi e a diventare scura.
Per carità, non è un problema di vita o morte, ma a qualcuno potrebbe interessare che le banane non si ossidino, anche se tagliate, senza aggiungere antiossidanti o conservanti vari.
E così c'è chi ci ha lavorato e ha realizzato delle banane di questo tipo.
Lo ha fatto Tropic, un'azienda biotecnologica inglese che è specializzata nel miglioramento genetico delle piante tropicali e che da marzo ha iniziato a mettere sul mercato le prime piantine di banano ingegnerizzate per questo scopo.
Però non si tratta di piante transgeniche. Infatti non è stato inserito nessun gene esterno alle piante, ma è stato reso inattivo (silenziato, come si dice in termini tecnici) un gene del banano stesso che è responsabile di questo fenomeno.
L'ossidazione delle banane, così come quella delle mele o delle patate, è dovuta ad un gene specifico che codifica per l'enzima fenol-ossidasi, che in presenza di grandi concentrazioni di ossigeno, come all'aria, fa avvenire l'ossidazione.
Così i ricercatori di Tropic hanno disattivato il gene grazie alla tecnologia Crispr/Cas9, il cosiddetto taglia incolla genetico, che permette di tagliare e rilegare il Dna nel punto desiderato con altissima precisione.
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In questo modo sono state ottenute delle piante di banano di varietà Cavendish - una delle varietà più vendute al mondo - che producono frutti con la stessa forma, sapore e consistenza di quelle tradizionali, ma che non si ossidano, nemmeno dopo molte ore che sono stati fatti a fettine.
Un'innovazione che secondo Gilad Gershon, amministratore di Tropic, permetterà nuovi e migliori utilizzi di queste banane, ad esempio per la preparazione di macedonie o di fettine essiccate, oltre che una maggiore conservabilità dei frutti dopo la raccolta, cosa importantissima per le banane che solitamente vengono consumate anche in zone del mondo lontane migliaia di chilometri dal luogo di produzione.
Attualmente l'autorizzazione per la vendita di queste banane, una volta che saranno mature, è già stata ottenuta per Stati Uniti, Canada, Honduras e Filippine, ma l'azienda sta lavorando per poter allargare le autorizzazioni anche in altri paesi.
E oltre a questo l'azienda sta lavorando anche ad un altro progetto, per certi versi molto più interessante, che punta a ottenere banani resistenti ad una delle malattie fungine più pericolose per queste piante e che sta minacciando le coltivazioni in molte parti del mondo.
Autore: Matteo Giusti