Cresce l'attenzione per l'impiego del biochar in vigneto
Con proprietà ammendanti e in grado di sequestrare carbonio nel suolo, il biochar sta attirando l'attenzione di molte imprese vitivinicole, ricercatori e aziende

Si sta studiando l'uso del biochar in vigneto (Foto di archivio)
Fonte immagine: © wildman - Adobe Stock
Quando si pota il vigneto i resti di potatura sono spesso trinciati e incorporati al suolo. Altre volte vengono allontanati per essere bruciati e solo in rarissimi casi vengono valorizzati attraverso la pirolisi. Si tratta di una tecnica di combustione in assenza di ossigeno che porta alla produzione di singas (quindi calore ed energia) e di biochar, un materiale simile al carbone dalle eccellenti proprietà ammendanti.
Abbiamo già parlato di questo argomento, ad esempio nell'ambito del progetto B-Wine, che aveva proprio come scopo quello di indagare l'impiego del biochar in vigneto per ottenere un duplice obiettivo. Da un lato migliorare la ritenzione idrica del suolo, aiutando le viti nei momenti di stress, dall'altro sequestrare carbonio nei terreni agricoli, contribuendo a sottrarre CO2 dall'atmosfera fino ad arrivare alla generazione di carbon credit.
Sullo stesso tema sta lavorando anche un altro progetto, denominato REVINE, coordinato da un consorzio di quindici partner internazionali, tra cui Enea e Crea per l'Italia, che ha come obiettivo quello di studiare approcci rigenerativi alla viticoltura.
Il biochar, prodotto tramite degradazione termica delle biomasse negli impianti del Centro Ricerche Enea di Trisaia (Matera), è stato utilizzato in un vigneto della zona e su alcune piante in vaso presso la sede di Turi (Ba) del Crea Viticoltura ed Enologia.
Prove in vaso con il biochar presso il Crea Viticoltura ed Enologia di Turi (Ba)
(Fonte foto: Fiammetta Alagna, ricercatrice del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di Enea e responsabile scientifica del progetto REVINE)
"L'impiego del biochar si inserisce in un concetto di economia circolare, per cui gli scarti di potatura della vite diventano fonte di energia, attraverso la pirolisi, ma anche un prodotto ammendante, il biochar", ci racconta Fiammetta Alagna, ricercatrice del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di Enea e responsabile scientifica del progetto REVINE.
"L'analisi Lca, Life Cycle Assessment (una metodologia che valuta l'impatto ambientale di un prodotto lungo tutte le fasi del suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, Ndr) ha messo in evidenza che 1,81 chilogrammi di CO2 sono stoccati nel suolo per ogni chilogrammo di biochar prodotto e applicato. In generale, quando si utilizza biochar come ammendante nel terreno se ne incorpora una quantità variabile da 2 a 40 tonnellate per ettaro, sottraendo così dall'atmosfera da 3,6 a 72 tonnellate circa di CO2".
Gli aspetti positivi dell'impiego del biochar
L'applicazione del biochar in vigneto è attualmente in fase di sperimentazione, sia in laboratorio che in pieno campo. I risultati preliminari confermano effetti positivi sulla capacità di trattenere l'acqua, sulla disponibilità di nutrienti e sulla vitalità del microbioma del suolo.
"L'applicazione del biochar in vigneto è generalmente positiva, in quanto questo prodotto, con effetto ammendante, migliora le caratteristiche del terreno. In particolare, sono tre gli aspetti positivi: migliora la ritenzione idrica e quindi la capacità di fornire alle piante acqua in momenti di stress, aumenta la biodisponibilità di nutrienti ed infine incentiva lo sviluppo di una popolazione microbiotica sana nel suolo", aggiunge Fiammetta Alagna.
Tuttavia, i benefici del biochar non sono universali. Le sue proprietà variano in funzione della biomassa di partenza e del processo di produzione. "Risulta dunque estremamente importante studiare i processi che portano alla produzione di biochar in quanto essi determinano le sue caratteristiche fisico-chimiche e quindi ne influenzano l'interazione sia con le piante che con il suolo", sottolinea la ricercatrice.
Anche la risposta del suolo e delle piante può infatti cambiare. "Gli effetti dell'applicazione del biochar dipendono molto dalla tipologia di suolo e in generale sono positivi quando abbiamo terreni acido-neutri e sabbiosi, mentre può creare problemi con terreni fortemente alcalini. Inoltre, non tutte le specie coltivate rispondono ugualmente all'applicazione di biochar e abbiamo notato anche delle differenze tra le diverse varietà di vite".
Resilienza climatica e agricoltura rigenerativa
La viticoltura è tra le colture più sensibili ai cambiamenti climatici e all'attacco di patogeni, condizioni che rendono sempre più difficile produrre uva. Il progetto REVINE mira a ridurre il ricorso ad input esterni grazie a pratiche agricole rigenerative che sfruttano soluzioni naturali per aumentare la resilienza dei vigneti, preservando biodiversità e fertilità del suolo.
Il biochar, in questo contesto, non è solo uno strumento agronomico, ma anche un alleato della sostenibilità ambientale. L'analisi del ciclo di vita condotta dai ricercatori ha evidenziato come l'uso del biochar possa contribuire al miglioramento del bilancio carbonico, offrendo alle aziende agricole un'opportunità concreta per avere produzioni ad emissioni zero e per accedere al mercato dei crediti di carbonio.
Autore: Tommaso Cinquemani