Coltivare ortaggi in aridocoltura, si può fare
Alcuni esempi di specie e varietà a basso fabbisogno idrico, resistenti alla siccità, selezionate in Italia. Attenzione perché le piante non fanno tutto da sole, c'è bisogno anche di una corretta strategia agronomica per immagazzinare più acqua possibile e ridurre al minimo il suo consumo

Scegliere specie e varietà aridoresistenti permette di ottenere produzioni sostenibili anche in condizioni difficili. Il cocomero del deserto (Citrullus lanatus) ne è un esempio
Fonte immagine: Azienda Agricola Santa Teresa
L'aridocoltura è quella pratica che entra in gioco quando l'agricoltura non si arrende alla siccità ma la affronta.
Si chiama anche dry farming ed è imprescindibile in molte parti del mondo e sempre più necessaria anche nel nostro Paese, dove i periodi di scarsità d'acqua e le elevate temperature mettono in ginocchio molte coltivazioni.
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Con il forte caldo e lo stress idrico le piante soffrono e i loro processi fisiologici vengono alterati: rallentano la fotosintesi, invecchiano prima e sono più vulnerabili ai parassiti.
Quindi, se non possiamo irrigare di più - per limiti idrici, energetici ed economici - dobbiamo imparare ad irrigare meglio o a non irrigare affatto, con l'obiettivo ulteriore di rendere l'agricoltura più resiliente e meno dipendente dagli input esterni.
L'aridocoltura si basa su tre principi fondamentali:
- aumentare la disponibilità idrica per le colture attraverso lavorazioni e pratiche agronomiche mirate;
- ridurre al minimo le perdite di acqua;
- scegliere specie e varietà capaci di crescere e produrre anche in condizioni di carenza idrica.
Abbiamo parlato di aridocoltura con Pietro Segatta dell'azienda agricola Santa Teresa. Si tratta di 15 ettari interamente coltivati alle porte di Roma, in cui si producono sementi per l'aridocoltura. L'azienda, infatti, in collaborazione con l'associazione Cercatori di Semi, ha portato avanti una selezione di cultivar orticole a bassissimo fabbisogno idrico, capaci di mantenere produttività elevate anche in assenza d'irrigazione.
Ortaggi aridoresistenti: l'esperienza di chi lavora con pochissima acqua
Scegliere specie e varietà aridoresistenti permette di ottenere produzioni sostenibili anche in condizioni difficili.
Su AgroNotizie® abbiamo già parlato delle colture arboree mediterranee più aridoresistenti: al primo posto c'è l'olivo, seguono vite, carrubo, mandorlo, fico, fico d'India, pistacchio e giuggiolo.
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Per quanto riguarda le orticole vanno molto bene cipolla, aglio, spinacio e soprattutto la patata novella, detta anche primaticcia. Più complesse da gestire sono cucurbitacee e solanacee, che però possono dare ottimi risultati se si usano varietà specificatamente selezionate.
È il caso dell'azienda agricola Santa Teresa, che ha costruito un intero progetto agronomico attorno alla selezione di sementi per l'aridocoltura con certificazione biologica, per il mercato professionale e per l'autoproduzione. Inoltre, tutte le sementi sono riproducibili e in questo modo ogni agricoltore potrà riselezionarle in autonomia a seconda delle caratteristiche pedoclimatiche dell'areale di coltivazione, delle tecniche agronomiche utilizzate e della disponibilità idrica.
"Noi puntiamo su varietà per un orto che possa essere coltivato a livello commerciale - spiega Pietro Segatta - Partiamo da varietà antiche caratterizzate da elevata plasticità e capaci di adattarsi più velocemente al cambiamento climatico. Noi abbiamo selezionato non solo varietà italiane ma anche varietà provenienti da tutto il mondo, soprattutto fabacee e cucurbitacee provenienti dalle aree subdesertiche degli Stati Uniti e del Messico dove ci sono risorse idriche molto limitate".
L'azienda propone specie e varietà a fabbisogno idrico molto basso che richiedono scarsa irrigazione concentrata nei periodi di maggior siccità; un esempio è il pomodoro Spagnoletta di Gaeta (Lycopersicon lycopersicum). Ma, soprattutto, l'azienda propone specie e varietà frutto della loro personale selezione decennale su diverse tessiture di terreno. Sono varietà ortive con il fabbisogno idrico minore della specie:
- Cavolo Saharawi (Brassica oleracea var. Sabellica);
- Pomodoro Siccagno Santa Teresa (Lycopersicon lycopersicum);
- Fagiolo Tepari blu (Phaseolus acutifolius);
- Fagiolo Tepari delle sabbie (Phaeseolus acutifolius);
- Fagiolo Tepari Santa Teresa (Phaseolus acutifolius);
- Casaba Hopi (Cucumis melo);
- Cocomero del deserto (Citrullus lanatus);
- Cedrina a semi verdi (Cucurbita caffer);
- Cedrina a semi rossi (Cucurbita caffer);
- Amaranto Burgundy (Amaranthus hypochondriacus);
- Fonio nero (Digitaria iburua).
Anche del pomodoro Siccagno abbiamo già parlato in questo articolo. Si tratta di un pomodoro tipico del Sud Italia che può essere coltivato senza irrigazione. Questo comporta un altissimo risparmio idrico ma anche una maggiore resistenza alle fitopatie più comuni e la limitata presenza di piante spontanee indesiderate per via del terreno asciutto.
"Con la selezione abbiamo abbassato un po' la taglia della pianta per renderla meno esigente e abbiamo selezionato le piante più produttive e meno sensibili al calore che soffrono meno le scottature", afferma Pietro.
Pomodoro Siccagno
(Fonte: Azienda Agricola Santa Teresa)
E continua: "Tra le cucurbitacee abbiamo il cocomero del deserto e il melone Casaba Hopi, varietà subdesertiche che abbiamo adattato alle nostre esigenze grazie alla selezione. Abbiamo selezionato quelle più produttive e diminuito la grandezza dei cocomeri. I fagioli Tepari sono frutto di una selezione recente. Sono molto piccoli, hanno un ottimo sapore e crescono quasi senza acqua. Abbiamo selezionato tre varietà: dalla meno esigente, nana, con fabbisogno idrico irrisorio ma con produttività ridotta a una semi rampicante che gradisce scarse irrigazioni ma con una produttività elevata. Tre cultivar da scegliere in base al proprio obiettivo. Tutte e tre le varietà sono precocissime, pronte alla raccolta in meno di due mesi dalla semina".
Melone Casaba Hopi (Cucumis melo)
(Fonte: Azienda Agricola Santa Teresa)
Di siccità, ortaggi e risparmio idrico si parla anche nel secondo episodio di Terra di Denari, il podcast di AgroNotizie® curato da Barbara Righini.
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Tecniche agronomiche per coltivare orticole in aridocoltura
"L'errore più comune è pensare che sia la varietà che faccia l'aridocoltura. Ma l'orto ha bisogno di cure e la pianta non può fare tutto da sola. L'aridocoltura è un percorso".
Come ha ben detto Pietro Segatta, per far si che tutto funzioni nel modo più efficiente possibile, anche senza acqua, bisogna conoscere molto bene il proprio suolo e costruire una strategia agronomica che immagazzini più acqua possibile e ne riduca al minimo il suo consumo.
Si parte così con l'analisi del suolo: "È importantissimo conoscere la tessitura del terreno per capire quanto vantaggio si ha rispetto alla disponibilità idrica dopo l'irrigazione. Noi abbiamo un terreno di prevalenza sabbiosa, quindi la materia organica si deteriora molto velocemente e l'umidità va via facilmente. Questa è la condizione peggiore". Infatti, i terreni che più si prestano a questo tipo di agricoltura sono quelli argillosi perché riescono molto bene a trattenere l'acqua.
La seconda cosa da fare è aumentare la sostanza organica, attraverso per esempio l'apporto di letame, compost, sovescio, biochar. Un terreno ricco di sostanza organica trattiene più acqua creando una vera e propria riserva per la crescita delle radici e dei microrganismi utili.
Nell'azienda agricola Santa Teresa utilizzano il sovescio racconta Pietro: "Mettiamo anche delle piante fumiganti, come alcune Brassicaceae. Inoltre, la mancanza di corsi d'acqua nelle vicinanze fa sì che i pronubi non siano molto presenti, ma la pianta quando è stressata produce molti fiori e se non ci sono i pronubi questi non legano. Per questo stiamo selezionando una serie di sottosemine da mettere tra le file con fioriture estive e attirare così i pronubi".
Per limitare l'evaporazione, la pacciamatura diventa indispensabile: "Negli anni abbiamo fatto diverse prove con bioteli (bianchi e neri), paglia e fieno. Abbiamo osservato che la paglia è la più performante nella seconda parte della coltivazione, nelle fasi fisiologiche che succedono l'emergenza. Il telo nero, invece, aiuta molto all'inizio a mantenere il calore nel terreno e ridurre la germinazione delle infestanti. Tuttavia utilizzare la paglia per orti commerciali di grandi dimensioni è molto difficile".
Altro alleato contro la perdita d'acqua sono i frangivento che possono essere vivi (alberi e siepi) o morti (materiale inerte). "Noi abbiamo introdotto dei girasoli di varietà antiche capaci, oltre che a spezzare il vento, di fare ombra", spiega Pietro.
In aridocoltura ogni goccia conta perciò si consigliano sistemi di irrigazione localizzata, di precisione o a goccia.
Sono molto utili anche tutte le tecniche di sistemazione idraulica che aiutano a rallentare il movimento dell'acqua piovana affinché si infiltri il più possibile nel suolo, e i bacini e le cisterne aziendali per raccoglierla.
Pietro Segatta conclude: "In questi anni abbiamo svolto diverse prove mettendo a confronto un orto di controllo con un altro parallelo dove mettiamo in pratica le tecniche dell'aridocoltura. Le colture dell'orto di controllo vengono irrigata tre volte a settimana, per esempio le cucurbitacee vengono irrigate con le manichette gocciolanti a un bar con circa 2 litri all'ora. Mentre, nelle tesi di aridocoltura c'è il sovescio e testiamo tutte le altre nostre tecniche agronomiche. In questi casi possiamo irrigare per sole 6 ore anche per tutta la stagione.
La differenza a livello produttivo è di circa il 10% in meno per le tesi con pratiche aridoresistenti. Tuttavia, negli ultimi anni il grado Brix, sia dei cocomeri che dei meloni, è risultato più alto di circa 1 grado. I frutti sono nettamente più dolci anche se non so ancora quanto questo dato sia significativo. Quindi, noi riusciamo ad irrigare l'orto una volta a settimana con 40 °C in un terreno sabbioso in pendenza. Riusciamo a farlo perché abbiamo selezionato varianti con radici particolarmente lunghe e stiamo attenti alla pacciamatura e alle infestanti".
Autore: Vittoriana Lasorella