Lenticchie d'acqua, cosa sono e quali potenzialità hanno

Dopo che l'Efsa ha sdoganato la lenticchia d'acqua come alimento, l'interesse verso questo vegetale è cresciuto e sono diverse le startup che hanno intenzione di sfruttarne la veloce riproduzione e l'elevato potenziale nutritivo

Lenticchie d'acqua, cosa sono e quali potenzialità hanno - Plantgest news sulle varietà di piante

La lenticchia d'acqua ricopre velocemente specchi d'acqua lacustri

Fonte immagine: University College Cork

Il nome incuriosisce, ma l'aspetto è abbastanza respingente. La lenticchia d'acqua (Lemna minor) è una pianta che si sviluppa in ambienti acquitrinosi, dove l'acqua stagnante si ricopre velocemente di queste piccolissime piante, composte da una singola foglia di pochi millimetri e da una radice flottante che assorbe acqua e nutrienti. Insomma, nel nostro immaginario la lenticchia d'acqua è associata alle paludi e per questo il suo appeal come alimento è scarso.

 

Eppure, dal punto di vista nutrizionale questa specie ha dei numeri da far concorrenza alla soia e al mais. Una pianta è composta dal 5% di sostanza secca, della quale il 38% sono proteine, il 19% ceneri (minerali), il 9% fibre e il 4% grassi. Il restante 30% è composto da carboidrati.

 

Il profilo nutrizionale ha portato l'Università di Wageningen a studiarne la possibile applicazione in ambito alimentare e a richiedere all'Efsa il via libera alla vendita. Ok arrivato da parte della Commissione Europea ad inizio 2025, dopo dieci anni di studi. Anche se la lenticchia d'acqua si può vendere come novel food nel vecchio continente, sugli scaffali dei supermercati è assente. Manca infatti una filiera, ma soprattutto una richiesta di mercato.

 

Il via libera dell'Efsa

L'Università di Wageningen ha dedicato oltre un decennio allo studio della lenticchia d'acqua, concentrandosi in particolare su Lemna minor e Lemna gibba, per valutarne la sicurezza come alimento destinato al consumo umano. I ricercatori hanno evidenziato come queste piante, note per la loro rapida moltiplicazione e l'elevato contenuto proteico, potessero diventare una nuova fonte sostenibile di proteine vegetali.

 

Dopo lunghi test e studi sul profilo nutrizionale e sulla sicurezza igienico-sanitaria delle coltivazioni indoor, Wageningen ha presentato all'Efsa un dossier dettagliato per ottenere il via libera alla commercializzazione. L'approvazione è arrivata all'inizio del 2025, nonostante alcune iniziali riserve legate ai livelli di manganese riscontrati nei campioni analizzati. Livelli che, grazie a pratiche agronomiche sviluppate ad hoc, sono stati ridotti sotto le soglie richieste.

 

L'Università di Wageningen ha dedicato oltre un decennio allo studio della lenticchia d'acqua

 

Lenticchia d'acqua: una pianta versatile e sostenibile

Tra gli aspetti più interessanti della lenticchia d'acqua vi è la sua straordinaria velocità di crescita: la biomassa può raddoppiare in due-tre giorni, garantendo rese sei-sette volte superiori alla soia su base annua. Si tratta inoltre di una pianta che non necessita di terreni agricoli di pregio, potendo essere coltivata in sistemi verticali, in serre o su aree marginali con disponibilità di acqua, riducendo la pressione sull'uso del suolo.

 

Non richiede l'impiego di agrofarmaci, grazie alla sua rusticità, ed è in grado di prosperare anche con input nutritivi minimi. Un altro elemento distintivo è la sua capacità di agire come fitodepuratore: la lenticchia d'acqua può essere fatta crescere utilizzando le acque reflue degli allevamenti o quelle urbane. Inoltre può essere impiegata per risanare aree degradate, anche se in questo caso occorre un'attenta gestione per garantire la sicurezza alimentare, mentre non ci sono impedimenti per la valorizzazione energetica.

 

Dal punto di vista degli utilizzi, la lenticchia d'acqua si presta a diverse applicazioni. Può essere consumata dagli esseri umani, grazie al suo gusto neutro che la rende adatta a insalate, salse e piatti pronti, oppure essiccata e trasformata in polvere proteica per barrette e integratori. Il problema resta sempre l'accettazione sociale: non facendo parte della nostra storia gastronomica i consumatori non sono abituati ad utilizzarla e quindi è necessaria un'attività di comunicazione, un po' come sta accadendo per le farine di insetti.

 

Molto più vicino è l'impiego come mangime per animali, potendo sostituire parzialmente la soia e contribuendo alla transizione proteica. Infine, la sua coltivazione potrebbe avere come fine la produzione di biomassa a scopi energetici, sfruttando la rapida crescita e l'alto rendimento per ettaro. Tuttavia, come spieghiamo in questo articolo, ad oggi non ci sono ancora progetti concreti su questo fronte e non mancano le incognite.

 

Il caso Sustainable Planet

Tra le realtà più attive a livello internazionale nella valorizzazione della lenticchia d'acqua figura Sustainable Planet, una startup con sede in Svizzera che ha avviato progetti di coltivazione su larga scala in Medio Oriente e in Africa, in particolare in Mozambico, puntando a utilizzare terreni marginali e sistemi a basso consumo di risorse idriche.

 

L'obiettivo è quello di offrire un'alternativa sostenibile alla soia per la produzione di proteine, contribuendo alla sicurezza alimentare nei Paesi africani e creando filiere locali che garantiscano redditività agli agricoltori. In Mozambico, ad esempio, la startup lavora con aziende locali di acquacoltura per produrre lenticchie negli specchi d'acqua utilizzati per la crescita dei pesci.

 

In Medio Oriente, in Paesi come il Qatar e l'Oman, Sustainable Planet intende fornire alle popolazioni locali una fonte di proteine prodotta in loco, anche se con la costruzione di infrastrutture che prevedono un investimento ingente di risorse.

 

Nel corso degli anni sono molte le aziende che hanno provato a sfruttare le potenzialità della lenticchia d'acqua. Ad esempio la statunitense Parabel, che però ha chiuso i battenti, o Pontus Protein, società canadese ancora in attività.

 

Le sfide da affrontare prima di una diffusione commerciale

Nonostante le potenzialità siano significative, è necessario procedere con cautela. La coltivazione della lenticchia d'acqua richiede ampie superfici di acqua bassa e stagnante, difficili da gestire in contesti produttivi standard e con rischi di contaminazione che necessitano di un controllo attento.

 

Inoltre, la pianta ha un basso contenuto di sostanza secca rispetto alla biomassa totale, condizione che impone costi aggiuntivi per l'essiccazione e la lavorazione. Per lo sviluppo di una filiera completa sono necessari investimenti in impianti dedicati e una logistica specifica, oltre a un lavoro di educazione del consumatore, che deve superare la diffidenza verso un prodotto percepito come "erba da stagno".

Autore: Tommaso Cinquemani

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