Olivo, come riconoscere e gestire gli stress ambientali
L'olivo è una pianta rustica che però può subìre diversi stress di carattere ambientale, come la carenza di acqua, la sua salinità o i ristagni idrici. Sapere riconoscere i sintomi è importante per intervenire ed evitare ripercussioni sulla produzione
Anche gli stress abiotici devono essere gestiti per avere produzioni soddisfacenti (Foto di archivio)
Fonte immagine: AgroNotizie®
L'olivo (Olea europaea) è una pianta molto resistente, capace di produrre anche in contesti di carenza idrica e di alte temperature. Se però si vogliono avere raccolti abbondanti e olio di qualità, è necessario evitare alla pianta, per quanto possibile, fonti di stress.
L'ambiente è sicuramente un elemento da tenere in considerazione, visto che la carenza idrica e le elevate temperature che si verificano, anche oltre i mesi estivi per effetto dei cambiamenti climatici, possono influenzare negativamente la produttività dell'oliveto.
Con il termine "stress abiotici" ci si riferisce a tutti quegli stress che non hanno origine in qualcosa di vivo, come un fungo o un insetto, ma in fattori ambientali o nutrizionali. Sono stress abiotici la carenza di acqua o il suo ristagno, le temperature elevate o quelle basse, la salinità idrica o la carenza di nutrienti nel suolo.
Ognuno di questi stress può influire negativamente sulle performance dell'oliveto, ma come ci spiega Veronica Vizzarri, ricercatrice del Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea, più un impianto è in equilibrio, meno un singolo stress può influire negativamente. L'obiettivo, dunque, deve essere quello di guardare all'oliveto nel suo complesso, garantendo la salute generale delle piante, in modo da mitigare l'influenza di singoli stress.
Vediamo ora nel dettaglio, uno per uno, quali sono i principali stress abiotici che possono colpire un olivo, come riconoscerli e soprattutto come correre ai ripari.
Carenza idrica
L'olivo è noto per la sua resistenza alla siccità, ma periodi prolungati di carenza idrica, specialmente durante le fasi fenologiche delicate (fioritura, allegagione e invaiatura), possono avere ripercussioni significative su produttività e qualità dell'olio.
"Quando manca acqua, la pianta riduce l'area fogliare per limitare la traspirazione, mostrando una curvatura della lamina fogliare e appassimento. Questo sintomo è da distinguere dall'avvizzimento irreversibile, che si verifica quando lo stress idrico è così prolungato da non consentire la ripresa anche in presenza di acqua", specifica Veronica Vizzarri.
Lo stress idrico colpisce le drupe, facendole raggrinzire
(Fonte foto: Veronica Vizzarri, ricercatrice del Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea)
Inoltre, le foglie possono ingiallire, ma si tratta di un sintomo generico, comune anche a patologie biotiche come la cercosporiosi o piombatura dell'olivo. In caso di carenza idrica durante la fruttificazione, si osservano frutti necrotici, raggrinziti e cuoiosi che, se trasformati in olio, possono conferire un difetto di legno o cotto al prodotto finale.
Le strategie di mitigazione partono dalla gestione del suolo: un terreno ricco di sostanza organica trattiene più acqua, riducendo lo stress idrico. Nei nuovi impianti prevedere sistemi di irrigazione diventa una scelta strategica, e l'uso di irrigazioni di soccorso nelle fasi critiche può ridurre le perdite produttive, anche con l'ausilio di strumenti digitali che ottimizzano i turni irrigui in funzione delle condizioni climatiche.
Temperature elevate
L'olivo trova il suo ottimo fotosintetico tra 25 e 28°C, ma le temperature elevate, specie sopra i 35°C, alterano i processi metabolici. Soglie critiche di 46-47°C possono danneggiare irreversibilmente le cellule delle foglie. Ondate di calore moderate possono diventare dannose, specie in presenza di scarsa disponibilità idrica e di venti caldi che aumentano l'evapotraspirazione.
"I sintomi includono clorosi delle foglie giovani, seguite da ingiallimento e perdita di turgore, con la pianta che rallenta la crescita per ridurre i consumi idrici e nutrizionali. Anche i frutti possono subìre cascole o presentarsi rugosi, riducendo la qualità finale dell'olio", specifica Veronica Vizzarri.
Per proteggere l'oliveto, oltre alla gestione dell'irrigazione possono essere impiegati trattamenti con caolino, che formano una barriera riflettente che abbassa la temperatura dei tessuti vegetali, e prodotti biostimolanti a base di alghe, che svolgono un'azione termoregolante e antistress, migliorando la resistenza delle piante alle alte temperature.
Un esemplare di olivo soggetto a stress idrico e da alte temperature
(Fonte foto: Veronica Vizzarri, ricercatrice del Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea)
Stress salino
Lo stress salino è dovuto dall'eccessiva presenza di sale nel terreno e/o dall'utilizzo di acque per l'irrigazione con elevata salinità che può portare ad un accumulo di sale nel tempo nel terreno e a fenomeni di fitotossicità a carico dei tessuti delle piante.
Gli olivi reagiscono rallentando la crescita, con ingiallimenti fogliari diffusi e filloptosi spinta e necrosi marginali con senescenza precoce della vegetazione, ma i sintomi non sono specifici e possono essere confusi con altre carenze o stress. Questo è un problema frequente nelle zone costiere o in contesti con falde salmastre.
Piante colpite da stress salino
(Fonte foto: Veronica Vizzarri, ricercatrice del Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea)
Il fenomeno è da attribuire ad una serie di cause naturali come la subsidenza o antropiche per l'eccessivo emungimento dei pozzi che favoriscono l'ingressione di acque marine con conseguente compromissione delle potenzialità produttive.
Veronica Vizzarri sottolinea l'importanza di analizzare le acque e il suolo prima di procedere con interventi irrigui per evitare di aggravare le condizioni della pianta. Nei nuovi impianti, conoscere la qualità delle acque e la salinità del terreno è essenziale per evitare investimenti destinati al fallimento. In presenza di suoli salini, le pratiche agronomiche volte a migliorare la struttura del terreno e aumentare la sostanza organica possono mitigare parzialmente l'effetto negativo dei sali.
Ristagni idrici al suolo
I ristagni idrici, spesso trascurati, rappresentano uno stress rilevante per l'olivo, specie nei suoli pesanti o argillosi che trattengono l'acqua in eccesso. La presenza di acqua stagnante all'altezza del colletto dell'olivo limita l'ossigenazione delle radici, causando crescita stentata, clorosi fogliare e maggiore suscettibilità a marciumi radicali causati da funghi terricoli.
Come sottolineato da Veronica Vizzarri, la gestione del suolo è fondamentale: un terreno ben strutturato, con drenaggi efficienti e privo di zone depresse soggette ad allagamento, riduce il rischio di stress da ristagno idrico. In fase di progettazione degli impianti è utile poi prevedere interventi adeguati per garantire il deflusso delle acque in eccesso.
Basse temperature
L'olivo è una pianta termofila, ma può resistere fino a -7°C con danni limitati, mentre sotto i -12°C si possono verificare danni irreversibili a rami e branche, con necrosi dei tessuti e morte delle strutture più esposte. Le gelate tardive durante la fioritura o l'allegagione possono compromettere fiori e giovani frutticini, portando a cascole e riduzioni significative della produzione.
Il Crea sta lavorando su varietà più resistenti al freddo, particolarmente utili nelle aree olivicole del Nord Italia, mentre dal punto di vista agronomico è consigliabile evitare potature in prossimità di ondate di gelo, che lasciano ferite fresche sui rami aumentando la vulnerabilità al freddo.
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Un approccio integrato per una gestione resiliente
Gli stress abiotici non agiscono mai in maniera isolata: siccità, alte temperature, venti caldi e suoli poveri possono concorrere a stress multipli sulla stessa pianta, riducendo la capacità produttiva e compromettendo la qualità dell'olio. "Più un oliveto è gestito in modo corretto, più le piante sono in salute e in grado di sopportare gli stress ambientali", ricorda la ricercatrice, sottolineando che le risposte si trovano spesso nel suolo e nell'equilibrio dell'agrosistema.
Conoscere le caratteristiche del terreno, investire in sistemi di irrigazione, impiegare pratiche agronomiche sostenibili e fare uso delle tecnologie digitali per il monitoraggio dell'oliveto sono strumenti indispensabili in un contesto climatico sempre più variabile. L'olivicoltura di qualità, oggi, passa attraverso una gestione consapevole che integra competenze, strumenti tecnici e formazione, perché solo un oliveto in salute può affrontare con resilienza le sfide ambientali del presente e del futuro.
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Autore: Tommaso Cinquemani