Rigenerazione e multifunzionalità: pratiche agricole (e non solo) che funzionano

Orticoltura, agroforestazione, zootecnia, funghicoltura, vendita diretta. Cosa fanno e come funzionano due aziende rigenerative in Lombardia

Rigenerazione e multifunzionalità: pratiche agricole (e non solo) che funzionano - Plantgest news sulle varietà di piante

L'orto di Iside Farm, dove accanto alle orticole convivono piante tappezzanti ed emergenti. La biodiversità è un principio fondante dell'agricoltura rigenerativa

Fonte immagine: AgroNotizie®

In molte aziende italiane dove si adottano pratiche di agricoltura rigenerativa, è ben chiaro il concetto che l'agroecosistema funziona ed è produttivo quando più elementi sono connessi tra loro e lavorano in sinergia.


Per questo motivo alcune realtà puntano molto sulla multifunzionalità: diversificano attività e settori produttivi mettendo in relazione processi diversi, evitando scarti e sprechi.


Un'azienda multifunzionale, oltre ad occuparsi della produzione agricola può gestire attività agrituristiche, occuparsi della vendita diretta dei propri prodotti, svolgere attività didattiche, promuovere la riqualificazione ambientale, incrementare il potenziale turistico di una zona e contribuire allo sviluppo rurale del territorio. Tutto ciò rende l'azienda più resiliente e meno dipendente da un'unica fonte di reddito, e rafforza la relazione con la comunità e il territorio.

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È ciò che fanno nello specifico due aziende agricole che abbiamo visitato in Lombardia. La prima si chiama Radici Farm ed è un'azienda giovane situata sulle colline del Lago di Garda, in provincia di Brescia. Si estende su 6 ettari e comprende orti rigenerativi, circa 800 olivi, 43 galline gestite a pascolo razionale e una porzione di bosco. Oltre alla produzione di olio, ortaggi e frutta fresca o trasformata, l'azienda sta sviluppando una componente legata all'ospitalità: nella casa vengono organizzati workshop, come corsi di autocostruzione in bambù e seminari sulla coltivazione dei funghi.


La seconda realtà è Iside Farm, affacciata sul Lago d'Iseo, sempre in provincia di Brescia. Di questa azienda abbiamo già parlato in precedenza su AgroNotizie®, occupandoci delle sue pratiche di agricoltura rigenerativa e dell'utilizzo della bioforca. Attiva da circa 10 anni, Iside è una realtà strutturata, con competenze consolidate nella gestione dell'acqua, nell'agroforestazione e nella vendita diretta tramite il modello della Csa (Comunità che Sostiene l'Agricoltura).


Entrambe le aziende non vogliono essere modelli da replicare, ma esempi concreti di lettura del paesaggio agricolo e adattamento alle sue condizioni specifiche. L'efficienza non è legata alla standardizzazione ma alla capacità di generare sinergie tra elementi diversi con l'obiettivo di produrre cibo di qualità e generare reddito e benessere collettivo.

 

Molte delle pratiche e dei sistemi produttivi descritti nell'articolo sono presenti in entrambe le aziende. Per chiarezza espositiva, ho scelto di approfondire ciascun tema attraverso l'esperienza di una delle due realtà. 


Gestione e organizzazione aziendale orizzontale: una comunità di lavoro

Iside Farm è il risultato di un processo collettivo, iniziato con l'acquisto del terreno: "Sin dal principio abbiamo deciso di non avere dipendenti ma di condividere la fortuna di possedere un pezzo di terra", racconta Matteo Mazzola, perito agrario e consulente tecnico di agricoltura rigenerativa e sistemi agroecologici integrati, che insieme a Paola Archetti, ha fondato l'azienda.

 

Oggi hanno creato una società composta da 5 persone e ognuno di loro assume una responsabilità specifica e occupa una nicchia produttiva che può essere agricola o sociale. Inoltre, attorno a loro ruotano costantemente volontari, studenti e collaboratori. "È stato un percorso ricco: negli anni oltre 200 persone sono passate di qui e hanno collaborato nell'azienda agricola. Le persone che sono rimaste sono quelle con cui oggi abbiamo creato una società agricola e stiamo lavorando ad una comunità rurale in cui ci si occupa della vendita di frutta e verdura, della progettazione delle bioforche e della consulenza", racconta Mazzola.

 

Bioforca di Iside Farm

Matteo Mazzola in campo con la bioforca

(Fonte: AgroNotizie®)


Iside non è nata per essere una semplice azienda agricola ma è un tentativo concreto di costruire una struttura rurale moderna: "Certo, non è facile prendere decisioni in un gruppo allargato dove non c'è un vero e proprio leader o una singola persona che decide ma è tutto più o meno orizzontale. Per creare qualcosa di più strutturato a livello sociale è importante che i proprietari facciano un passo indietro. Questo non significa lasciare tutto allo sbaraglio ma lasciar andare. Io per esempio sono 6-7 anni che non mi intrometto nella gestione degli orti e Sabrina (la ragazza che se ne occupa) oggi si ritrova a gestire autonomamente la Csa con tutti i clienti, i ristoranti, la vendita al mercatino, la pianificazione, il lavoro con i vivai, i trapianti, la preparazione dei suoli, la raccolta, eccetera". In questo modo le persone si formano, si responsabilizzano e con il tempo acquisiscono autonomia.


L'azienda è in continua evoluzione: "Con l'apertura della società siamo riusciti ad acquistare un nuovo pezzo di terra che ci permetterà di spostare tutti gli orti e sviluppare alcune attività legate al turismo che abbiamo in cantiere".


Orti rigenerativi e biodiversità

A Radici Farm l'orto rigenerativo e la food forest (un sistema agroforestale multifunzionale dove convivono piante da frutto, da biomassa, perenni ed erbacee) sono al centro del progetto della rigenerazione del suolo, valorizzazione del paesaggio e costruzione di un'agricoltura diversificata e produttiva.

 

Il terreno, un tempo vigneto, ha ereditato alte concentrazioni di rame; successivamente è stato trasformato in pascolo per le vacche, contribuendo così ad aumentare la sostanza organica del suolo. Quando i ragazzi di Radici sono arrivati, hanno subito avviato un processo di rigenerazione attraverso pacciamatura continua, uso delle colture di copertura, trattamenti microbici e nutritivi, compost, rotazioni e consociazioni.

 

Nell'orto, oltre alle specie ortive si alternano alberi da frutto, specie forestali, piccoli frutti e aromatiche. "All'inizio gli alberi da frutto erano stati piantati ad una distanza di 7 metri gli uni dagli altri ma, non avendo tanta terra pianeggiante, rischiavamo di perdere potenziale di produzione. Abbiamo così deciso di rendere il sistema più funzionale integrando un altro albero da frutto a 3,5 metri di distanza e di arricchire le linee agroforestali, ispirandoci anche all'agricoltura sintropica, quindi aggiungendo altri tipi di piante che hanno diversi scopi", racconta Filippo Ceschi di Radici Farm.


E continua: "Tra due piante da frutto abbiamo inserito una pianta forestale: gelso, paulownia, olmo, ontano, mirabolano, nocciolo, utili a produrre biomassa e fare ombra. Tra una forestale e una da frutto abbiamo inserito dei piccoli frutti come lampone, uva spina, mora e ribes. Tra ogni pianta abbiamo aggiunto una aromatica come timo, salvia, origano, rosmarino, elicriso, issopo, menta, consolida, cren, lavanda e bardana". Anche le aromatiche sono una potenziale filiera da sviluppare perché possono essere trasformate e usate per tisane, oli essenziali, tinture madri o per l'uso in cucina.


A Radici le consociazioni sono fondamentali per massimizzare lo spazio e la fertilità. Per esempio, ci sono filari con consociazioni di orticole come melanzane e patate dolci o pomodori, basilico e tagete e in quelli agroforestali tra melo e susino oppure pesco e piccoli frutti, oltre a carciofi e asparagi coltivati nell'interfila.

 

Le lavorazioni sono minime e puntano alla conservazione: "La prima lavorazione è stata fatta con aratura e fresatura, dopo è stato apportato tanto compost e sono stati fatti i bancali permanenti dell'orto. Tra una coltura e l'altra trinciamo tutto, dopo lavoriamo con la bioforca - larga quanto il letto di coltivazione - concimiamo con compost, stallatico pellettato o con il nostro accumulatore di microrganismi teku Cana, aggiungiamo la paglia o il fieno per la pacciamatura e infine trapiantiamo. L'idea è quella di toccare il terreno il meno possibile", spiega Filippo.

 

Orticoltura rigenerativa a Radici Farm

Orticoltura rigenerativa a Radici Farm

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Agroecologia e paesaggio produttivo

A Iside Farm le decisioni agronomiche non seguono uno schema fisso, ma partono sempre dalla lettura del paesaggio con l'obiettivo di costruire sistemi agricoli adattati alle condizioni specifiche del luogo. In altre parole, il paesaggio indica cosa si può fare e le tecniche vengono dopo. Lo spiega così Matteo Mazzola: "I metodi, i modelli e i sistemi si creano partendo da un approccio. L'approccio sono gli occhiali che ci permettono di vedere le risorse e il paesaggio che ci circonda in un determinato modo. Con questi occhiali io comprendo il paesaggio e poi scelgo la metodologia, il modello, l'attrezzatura, il sistema gestionale e la risorsa chiave. È l'approccio agroecologico che cerca di raggiungere un'efficienza attraverso le relazioni simbiotiche di scambio e di sinergia".

 

Un esempio concreto è la gestione dei pendii aziendali, un tempo invasi dai rovi, oggi ospitano diversi alberi da frutto e non solo: "Era un peccato vederli pieni di rovi perché il pendio è il punto più esposto, dove c'è più ricircolo di aria, quindi è potenzialmente il punto più sano per un albero da frutto. È anche il punto più drenante e con il suolo più soffice perché non ci sono mai passati macchinari pesanti. Allo stesso tempo però è il punto che si utilizza di meno. Così abbiamo piantato una coltura per noi piuttosto remunerativa cioè la frutta, visto che qui nessuno la fa. Abbiamo peschi, delle varietà che soffrono poco la bolla, susine, peri e nella parte più alta melograni". Il sistema è stato progettato anche grazie a finanziamenti per la piantumazione di alberi: 1.700 alberi piantati in un anno, con un contributo di 7 euro per pianta.

 

La piantumazione, inoltre, è stata effettuata a "settonce", con un esagono come modulo base: "Una pianta su ogni vertice dell'esagono più una pianta al centro. Questa è la disposizione spaziale più efficiente che possiamo utilizzare per avere più piante per superficie utilizzata", spiega Matteo Mazzola.

 

Nel sistema agroforestale trovano spazio anche specie ad accrescimento rapido e multifunzionali come ibridi di paulownia sterile, usata per biomassa, ombra, legno e foraggio.

 

In un'altra parte dell'azienda sono presenti noci in combinazione con gelsi, da foraggio e da frutto, e noccioli: "Abbiamo 35 varietà di gelsi da frutto che raccogliamo da maggio in poi. Quando avremo un laboratorio vogliamo fare anche gelso essiccato e sciroppo di gelso. Infatti, per me è molto importante a livello ecologico che l'azienda agricola sia autosufficiente sulla produzione degli zuccheri concentrati perché si possono utilizzare per fare i fermentati, come integrazione per la zootecnia e per fare le marmellate".

 

Frutticoltura a Iside Farm

Alberi di gelso a Iside Farm

(Fonte: AgroNotizie®)


L'intera azienda è un laboratorio agroecologico a cielo aperto e le specie emergenti e arbustive si combinano in siepi progettate per fornire servizi ecosistemici e la biodiversità, se ben gestita, diventa produttiva. Matteo Mazzola afferma che: "Le piante che si possono utilizzare sono tantissime, noi abbiamo eucalipti, gleditsia, olmo siberiano, ontani. Abbiamo tantissime specie in sperimentazione e ciò che pensiamo è che se una pianta offre servizi ecosistemici ed è anche produttiva, perché non inserirla nel sistema? Per esempio, con Eucalipto viminalis ci facciamo oli essenziali, tisane, integrazione per le api, produzione di un legno di altissima qualità e con le foglie i suffumigi. Per cui ciò che suggerisco agli agricoltori è quello di fare delle ricerche e poi andare nei vivai e prendere tante piante con un senso. Bisogna piantare la biodiversità funzionale".

 

Gestione dell'acqua: raccolta, stoccaggio e uso strategico

Iside Farm si estende su 8,5 ettari di terreno morenico, caratterizzato da tessitura sabbiosa, tanto scheletro e acqua di sorgente con un pH molto elevato (8,6). Ciò spinge a cercare alternative più adatte, come per esempio l'acqua piovana: "Il sistema attuale permette di recuperare fino a 1.5 milioni di litri d'acqua piovana all'anno - racconta Mazzola - grazie a canalette e sistemi di drenaggio lungo le strade. Il potenziamento delle strutture mira a raggiungere i 2-3 milioni di litri di acqua raccolta. Ciò che vogliamo fare è creare un'infrastruttura che ci permetta di avere 2 anni di autosufficienza della risorsa idrica, senza utilizzare la sorgente".

 

L'obiettivo di Matteo non è solo quello di raccogliere l'acqua e infiltrarla nel terreno ma anche e soprattutto raccoglierla per riutilizzarla: "Per me la risorsa idrica, se raccolta e riutilizzata, permette di potenziare la produttività di qualsiasi infrastruttura agronomica. Per esempio, avere un pascolo con la disponibilità di un'irrigazione successivamente al passaggio degli animali mi permette, in estate, di non far diventare i pascoli gialli, di evitare che il letame si fossilizzi al sole, di riattivare la microbiologia e l'attività delle piante. Il mio sogno è quello di portare acqua e fertirrigazione dappertutto perché attraverso l'acqua si possono potenziare le produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo".


L'acqua, quindi, è vista come un vettore di fertilità, strumento per moltiplicare le rese e aumentare la resilienza soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici: "Dobbiamo imparare a far fronte agli eventi di piogge erratiche o bombe d'acqua. Per cui abbiamo bisogno di corazzarci e sovradimensionare i sistemi di raccolta per attutire la forza distruttiva delle piogge intense". Ad Iside Farm hanno già predisposto punti di raccolta supplementari da strade, sentieri e serre.

 

Iside Farm è un'azienda agricola rigenerativa

Ingresso all'azienda Iside

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Fertilizzazione organica e fermentati

A Radici Farm la fertilizzazione si basa su preparati autoprodotti con l'obiettivo di ridurre l'uso di input esterni e aumentare la vitalità del suolo.

 

Tra i preparati principali c'è il teku cana, un fermentato della tradizione centroamericana. Si ottiene mescolando lettiera di bosco (strato superficiale con foglie in decomposizione), crusca, melassa e, talvolta, polvere di roccia. Il tutto viene pressato in bidoni chiusi per circa 35 giorni durante i quali, inizialmente, i microrganismi si riproducono a contatto con l'aria, ma una volta esaurita entrano in stato di quiescenza. Quando il coperchio del bidone si sgonfia, il teku cana è pronto. Il prodotto può essere utilizzato in vari modi, sia solidi che liquidi, come inoculo per il terreno e per le foglie. Lo scopo è quello di arricchire i sistemi agricoli con microrganismi benefici che renderanno i nutrienti più facilmente assimilabili dalle piante, oltre a occupare ogni possibile nicchia ecologica che altrimenti rischierebbe di essere occupata da funghi e agenti patogeni.


"È un preparato tipico dell'agricoltura organica rigenerativa - racconta Filippo Ceschi - si può utilizzare anche per la lettiera degli animali perché tiene pulita la stalla, digerisce molto più velocemente le deiezioni e favorisce la creazione di un ambiente salubre".


Il teku cana può essere utilizzato in diversi momenti dell'anno: dopo la trinciatura della coltura precedente, in miscela con il compost e durante il ciclo vegetativo. Le applicazioni devono essere seguite da pacciamatura per proteggere i microrganismi dalla luce solare.

 

Il teku cana è un fertilizzante naturale

Teku cana prodotto a Radici Farm

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Gestione del pascolo razionale

Ad Iside Farm l'allevamento è parte integrante della progettazione agroecologica e il pascolo è razionale. Questo vuol dire che gli animali ruotano tra i vari appezzamenti, ma anche tra di loro seguendo una logica di successione: "Prima facciamo pascolare le pecore che hanno bisogno di foraggio di maggior qualità e con il maggior quantitativo di proteina. Dopo arrivano gli asini che mangiano tutto ciò che è poco proteico e che è più fibroso. Dopo pascolano gli avicoli, che sono ottimi per ridistribuire le deiezioni e mangiare gli insetti nocivi", spiega Matteo Mazzola. In questo modo ogni specie ha una funzione ecologica e contribuisce alla rigenerazione del suolo.

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In futuro arriveranno anche delle vacche: "Il foraggio dei pascoli è migliorato talmente tanto in questi anni che abbiamo tantissimo fieno e c'è bisogno di più animali".

 

Pascolo razionale di asini

Gli asini al pascolo a Iside Farm

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Funghicoltura e gestione circolare dell'azienda agricola

Aziende agricole di questo tipo possono aver bisogno di gestire molta biomassa. Infatti, in entrambe le aziende, si integra la coltivazione di funghi con l'obiettivo di valorizzare la biomassa legnosa di scarto (ramaglie, potature, tronchi) e ottenere un prodotto alimentare ad alto valore nutrizionale, commerciale e medicinale.


Il sistema adottato a Radici Farm, per esempio, prevede l'uso di tronchi o panetti di legno cippato inoculati con micelio di specie lignicole come Pleurotus e Shiitake. I tronchi e i panetti inoculati si trovano all'aperto, in ambienti ombreggiati e umidi, protetti dal vento diretto. Le tecniche di coltivazione variano in base alla specie: il Pleurotus, ad esempio, è molto tollerante e può crescere su molti tipi di legno, incluse specie invasive come l'ailanto. Lo Shiitake richiede legni più selettivi come carpino e quercia. Gli inoculi, acquistati da fornitori specializzati, vengono inseriti tramite tasselli miceliati o segatura.

 

Funghicoltura a Radici Farm

Coltivazione di funghi a Radici Farm

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Funghicoltura a Iside Farm

Coltivazione di funghi in panetti di legno cippato a Iside Farm

(Fonte: AgroNotizie®)

 

"Per la coltivazione dei funghi - spiega Luca Merelli di Radici Farm - non partiamo da substrati commerciali come la torba, perché l'idea è quella di usare le risorse presenti già in azienda. Questo è un modo molto lento di coltivare funghi ma che poi dura nel tempo. Dopo un primo anno di colonizzazione, la durata della produzione è proporzionale alla larghezza del diametro del tronco o del panetto. Per cui, ogni 4 centimetri equivalgono circa ad un anno di produzione. Questa avviene in maniera naturale: quando ci sono le condizioni giuste di temperatura e umidità specifiche per quel fungo, allora avviene la fruttificazione".

 

Per valorizzare i margini dell'orto, quest'anno a Radici Farm hanno integrato anche la coltivazione del fungo Stropharia rugosoannulata (astrofaria): "È uno di quei funghi più facili da associare all'orto: si acquista l'inoculo e dopo averlo moltiplicato si distribuisce lungo i letti e si ricopre con del cippato. Questi funghi ricordano i porcini e sono abbastanza apprezzati sul mercato. Sono anche piuttosto perenni e possono fare due produzioni spontanee all'anno".

 

In questo tipo di coltivazione si rischiano delle contaminazioni, ma anche queste possono diventare spesso una risorsa preziosa: "Alcuni nostri panetti di cippato sono stati contaminati da Trichoderma - afferma Luca Merelli - Abbiamo deciso di spargerli nell'orto perché il Trichoderma può prevenire alcune malattie fungine delle piante. Quindi può essere considerato sia un fungo tossico che colonizza i funghi commestibili, sia un microrganismo benefico per le piante coltivate".


Radici Farm mira a produrre in futuro i propri inoculi in un laboratorio interno, riducendo ulteriormente l'esternalizzazione.

 

Filiere corte, Csa e mercatino della fiducia

Iside Farm distribuisce i propri prodotti attraverso tre canali principali: la Csa, la ristorazione locale e il mercatino della fiducia.


La Csa (Comunità che Sostiene l'Agricoltura) garantisce una base di clienti stabili e consapevoli. La ristorazione locale rappresenta un ulteriore sbocco per i prodotti freschi e trasformati, soprattutto per varietà particolari che possono essere valorizzate da cuochi e ristoratori innovativi.


Ma è il mercatino della fiducia l'esperienza più interessante. Si tratta di un punto vendita self service non presidiato, posto all'esterno dell'azienda e accessibile a chiunque. "Praticamente funziona così: pesiamo la frutta e la verdura, la mettiamo in un sacchetto e aggiungiamo lo scontrino - racconta Matteo Mazzola - C'è poi una cassetta per mettere i soldi. Può capita che manchi della roba e che qualcuno non paga, ma se io dovessi pagare una persona per stare lì 24 ore su 24 sarebbe peggio. Si tratta di una modalità remunerativa che per noi funziona molto bene; vogliamo implementarla molto di più, magari in futuro aggiungendo un distributore per le uova e altri prodotti freschi".

 

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Autore: Vittoriana Lasorella

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