2018
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Storie
Frutta tropicale, la Sicilia si converte
Il mercato ne vuole sempre di più e la Sicilia è vocata alla loro produzione, soprattutto di qualità. Una nuova opportunità di reddito per gli agricoltori. Vittorio Farina, dell'Unipa, ci spiega il fenomeno.
E' vero 'boom' per la frutta tropicale in Europa. I consumatori ne vogliono sempre di più. Ed i produttori ne fiutano la possibilità. E' quanto emerge dal Tropical fruit congress che si è tenuto al Macfrut 2018. "Crescite importanti negli ultimi anni per diversi prodotti - spiega Renzo Piraccini, Presidente di Macfrut - ma sono avocado e mango i veri trascinatori, che entrano di fatto nel quotidiano dei consumatori. Il loro successo nasce da un nuovo atteggiamento culturale verso il cibo: maggiore attenzione per gli aspetti salutistici e del wellness e maggiore propensione a provare ricette ed ingredienti esotici, sia in casa che nei ristoranti".
Diamo due dati per rappresentare il fenomeno. "La Francia - spiega Elisa Macchi, direttore del Cso-Centro servizi ortofrutticoli -, consuma più avocado: nel 2016 sono state 114mila tonnellate (+42% dal 2007 al 2016). Il mango si attesta invece sulle 40mila tonnellate (+76% negli ultimi 10 anni). La Germania è più affezionata al mango: sono quasi 65mila le tonnellate di questo frutto consumate nel 2016, con un +56% rispetto al 2007. L’avocado guadagna però terreno tra la popolazione teutonica: negli ultimi dieci anni i volumi sono quasi triplicati e nel 2016 si attestavano sulle 47mila tonnellate (+24% sull’anno precedente). L’Italia ha volumi molto inferiori, ma proprio per questo trend di crescita più elevati. Il consumo di avocado è passato dalle 3.600 tonnellate del 2007 alle oltre 13mila del 2016 (+261%), con una crescita vertiginosa nell’ultimo triennio. Consumi quasi raddoppiati per il mango: dalle 4.500 tonnellate del 2007 alle quasi 9mila del 2016".
Mango e avocado sono oramai consumati nel quotidiano dagli italiani
La redazione di Plantgest.com ha chiesto al Prof. Vittorio Farina - Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo - di inquadrarci la situazione produttiva italiana, allo scopo di capire quali sono le reali possibilità di coltivazione di questi frutti tropicali.
"Mango, avocado, lici e papaya - spiega Farina - sono frutti tropicali che anche in Italia stanno conquistando un posto stabile tra le preferenze del consumatore. E il trend è in crescita. Basti pensare che il mango e l’avocado sono entrati da poco nel paniere Istat degli italiani. La coltivazione di questi fruttiferi di origine tropicale in Italia è concentrata quasi esclusivamente sulle coste tirreniche della Sicilia e presuppone precise tecniche di conduzione agronomica, in quanto sono piante estranee al clima ed alle tradizioni colturali dei nostri agricoltori e tecnici. Al contempo, è necessario avvicinare e guidare i consumatori nell’approccio a questi frutti, apparentemente distanti dalle nostre consuetudini alimentari. Per rispondere a queste esigenze presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli studi di Palermo stiamo conducendo diverse attività di ricerca".
Sicilia Avocado®, l'avocado 100% made in Sicily
Anche il mango si adatta bene alla coltivazione in Sicilia
Anche in Sicilia sta diventando una reale ed importante opportunità di reddito. Per coltivarla si sfruttano le serre, una volta occupate da colture orticole, ed oggi riconvertite. In considerazione delle richieste del mercato, dei contenuti costi di gestione, della veloce entrata in produzione e della elevata redditività della coltura, la coltivazione di questa specie nell’isola mostra una crescita considerevole. Il successo commerciale del frutto è legato alle componenti chimico-fisiche e alla presenza di composti bioattivi dalle documentate proprietà protettive per la salute".
Anche il lici o litchi si adatta bene alla coltivazione in Sicilia
"Credo che oggi - conclude Farina - la coltivazione di queste specie di origine tropicale in aree vocate della Sicilia sia una realtà che possa dare ottimi risultati qualitativi e di reddito. La vicinanza dei mercati europei e la crescente attenzione del consumatore all’acquisto di questi frutti lascia ben sperare in un aumento delle superfici negli anni a venire. La ricerca vuole supportare gli agricoltori e i tecnici nella scelta delle specie e nella conduzione agronomica e gli operatori commerciali nella gestione post-raccolta dei frutti".
Diamo due dati per rappresentare il fenomeno. "La Francia - spiega Elisa Macchi, direttore del Cso-Centro servizi ortofrutticoli -, consuma più avocado: nel 2016 sono state 114mila tonnellate (+42% dal 2007 al 2016). Il mango si attesta invece sulle 40mila tonnellate (+76% negli ultimi 10 anni). La Germania è più affezionata al mango: sono quasi 65mila le tonnellate di questo frutto consumate nel 2016, con un +56% rispetto al 2007. L’avocado guadagna però terreno tra la popolazione teutonica: negli ultimi dieci anni i volumi sono quasi triplicati e nel 2016 si attestavano sulle 47mila tonnellate (+24% sull’anno precedente). L’Italia ha volumi molto inferiori, ma proprio per questo trend di crescita più elevati. Il consumo di avocado è passato dalle 3.600 tonnellate del 2007 alle oltre 13mila del 2016 (+261%), con una crescita vertiginosa nell’ultimo triennio. Consumi quasi raddoppiati per il mango: dalle 4.500 tonnellate del 2007 alle quasi 9mila del 2016".
Mango e avocado sono oramai consumati nel quotidiano dagli italiani
(Fonte foto: ©FreePhotos - Pixabay)
La redazione di Plantgest.com ha chiesto al Prof. Vittorio Farina - Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo - di inquadrarci la situazione produttiva italiana, allo scopo di capire quali sono le reali possibilità di coltivazione di questi frutti tropicali.
"Mango, avocado, lici e papaya - spiega Farina - sono frutti tropicali che anche in Italia stanno conquistando un posto stabile tra le preferenze del consumatore. E il trend è in crescita. Basti pensare che il mango e l’avocado sono entrati da poco nel paniere Istat degli italiani. La coltivazione di questi fruttiferi di origine tropicale in Italia è concentrata quasi esclusivamente sulle coste tirreniche della Sicilia e presuppone precise tecniche di conduzione agronomica, in quanto sono piante estranee al clima ed alle tradizioni colturali dei nostri agricoltori e tecnici. Al contempo, è necessario avvicinare e guidare i consumatori nell’approccio a questi frutti, apparentemente distanti dalle nostre consuetudini alimentari. Per rispondere a queste esigenze presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli studi di Palermo stiamo conducendo diverse attività di ricerca".
In principio c'è l'avocado
"Il Persea americana Mill. - prosegue Farina - è un albero sempreverde perenne appartenente alla famiglia delle Lauraceae. È originario dell'America centrale e del Messico meridionale. Stati Uniti, Messico e Brasile sono i paesi che ne producono di più. Mentre Paesi del Mediterraneo come Spagna, Cipro, Isole Canarie, Grecia e Italia ne stanno incrementando la produzione (oltre Israele e Sud Africa). Al momento Spagna e Italia sono gli unici paese europei con una significativa produzione. Il frutto è molto apprezzato ed occupa un posto di rilievo nel mercato anche per il suo alto valore nutrizionale. A partire dagli anni ‘80 in Sicilia sono state studiate molte cultivar con risultati interessanti in termini di rese e qualità dei frutti. Studi recenti indicano nell'avocado siciliano un'importante fonte di composti fenolici che dipendono dalle differenze genetiche e dallo stadio di maturazione mentre altre ricerche si stanno conducendo sulle relazioni che intercorrono tra le diverse aree pedoclimatiche siciliane e la qualità dei frutti. Considerando l'idoneità ambientale dell’Isola, le buone tendenze di mercato in Europa e i risultati produttivi-qualitativi, l'avocado coltivato in Sicilia si sta espandendo rapidamente anche in concomitanza della crisi agrumicola".Sicilia Avocado®, l'avocado 100% made in Sicily
(Fonte foto: ©Sicilia Avocado-www.siciliaavocado.it)
Anche il mango in prima fila
"Il mango (Mangifera indica L.) è una pianta arborea originaria della regione Indo-Burmese, principalmente coltivata nei paesi a clima tropicale e subtropicale. Oggi, complice il cambiamento climatico, la sua coltivazione si sta diffondendo anche nel bacino del Mediterraneo. In Italia il mango viene coltivato solo in Sicilia, dove gli areali della costiera tirrenica si sono rivelati vocati alla produzione di frutti di pregio per colore, aroma e gusto. È importante sottolineare come il mango siciliano sia già conosciuto ed apprezzato a livello dei mercati comunitari. Il frutto viene raccolto allo stadio maturo (mature-ripe) ed è facile immaginare come la maturazione in pianta produca livelli di qualità, soprattutto in termini gustativi ed aromatici, in grado confrontarsi in maniera vincente con i frutti importati. Questi ultimi vengono raccolti allo stadio verde (green-ripe) e sottoposti a lunghi viaggi per giungere sul mercato, spesso non convincono il consumatore provocando, in alcuni casi, una disaffezione che può essere generalizzata a tutti i frutti tropicali".Lici, nuova referenza per il mercato
"La coltivazione del Lici (Litchi chinensis Sonn.) in Sicilia - dice Farina - avviene nelle zone costiere. Anche in questo caso la qualità dei frutti rappresenta il vero punto di forza. Inoltre, come per il mango, i frutti possono essere raccolti ad uno stadio ottimale di maturazione e raggiungere in poco tempo i mercati nord-europei, garantendo un’alta vendibilità dei frutti e quindi un elevato guadagno per il produttore. Dallo studio condotto su quattro varietà di Lici in Sicilia risulta che le più promettenti sono la Wai Chee e la Kwai Mai, che hanno mostrato frutti dalle qualità interessanti, caratterizzati da una buona percentuale di semi abortiti e da un ottimo sapore. Anche se le condizioni climatiche prevalenti in Sicilia differiscono da quelle della maggior parte delle regioni di coltivazione del lici, le quattro cultivar osservate hanno mostrato rese e caratteristiche qualitative del frutto in linea con le cultivar raccolte in molte aree tropicali evidenziando soprattutto un elevato contenuto vitaminico e un alto appeal sensoriale. Questi risultati suggeriscono la possibilità di produrre frutti di lici con un elevato standard di qualità e quantità in clima mediterraneo".Anche il mango si adatta bene alla coltivazione in Sicilia
(Fonte foto: ©Cupitor-www.cupitur.it)
Papaya, un altro frutto tropicale
"La papaya (Carica papaya L.) - continua Farina - è una pianta erbacea tropicale, semi-legnosa, a crescita rapida. È una pianta a singolo caule contenente cicatrici lungo il suo asse, derivate dai precedenti palchi di foglie. Al progredire della maturazione, il colore del frutto vira dal giallo-verde al giallo-arancione, mentre la polpa acquisisce succosità e perde consistenza assumendo un colore arancio intenso con varie sfumature dal rosa salmone al rosso. Oggi la papaya è diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali di tutto il mondo, e nell’ultimo decennio anche nel bacino del Mediterraneo.Anche in Sicilia sta diventando una reale ed importante opportunità di reddito. Per coltivarla si sfruttano le serre, una volta occupate da colture orticole, ed oggi riconvertite. In considerazione delle richieste del mercato, dei contenuti costi di gestione, della veloce entrata in produzione e della elevata redditività della coltura, la coltivazione di questa specie nell’isola mostra una crescita considerevole. Il successo commerciale del frutto è legato alle componenti chimico-fisiche e alla presenza di composti bioattivi dalle documentate proprietà protettive per la salute".
Anona, nuova scoperta per l'Italia
"L'anona (Annona cherimola Mill.) è un fruttifero appartenente alla famiglia delle Annonaceae. Ha origine nelle regioni andine di Ecuador e Perù. Sebbene la sua coltivazione negli ambienti d’origine sia ampiamente diffusa, la produzione è quasi esclusivamente destinata al consumo locale. La Spagna è oggi però il primo produttore mondiale, grazie ad una superficie investita di circa 4mila ettari. La sua produzione è incentrata sulla varietà Fino de Jete ed i suoi frutti sono destinati quasi esclusivamente al mercato interno. Negli ambienti siciliani, date le sue caratteristiche di specie sub-tropicale, l’anona trova un habitat idoneo per il suo sviluppo ed oltre alla sopracitata Fino de Jete sono coltivati diversi ecotipi selezionati che stiamo testando dal punto di vista agronomico e qualitativo. L’importanza che la coltivazione dell’anona ricopre, e potrebbe ricoprire, nei nostri ambienti è da ricondurre non solo alle eccellenti proprietà organolettiche ma anche al suo potenziale salutistico".Anche il lici o litchi si adatta bene alla coltivazione in Sicilia
(Fonte foto: ©Cupitur-www.cupitur.it)
Nespolo del Giappone, frutto dalle eccezionali virtù
"Il nespolo del Giappone (Eryobotria japonica Lindl.) è presente in Sicilia come albero da frutto da molti decenni. All’interno della Conca D’Oro veniva consociato con gli agrumi. Fino agli anni ’80 la produzione di nespole del palermitano, destinata ai mercati locali, permetteva ottimi guadagni. Per anni è stato propagato per seme e questa consuetudine ha dato vita a numerose identità genetiche ed ecotipi locali dalle caratteristiche qualitative uguali, se non superiori a volte, alle più note cultivar internazionali. Il panorama varietale siciliano può essere diviso in varietà a polpa gialla ed a polpa bianca. Lo studio delle loro caratteristiche nutraceutiche ha messo in luce la ricchezza di molecole ad attività antiossidante, specialmente di fitocomponenti polifenolici"."Credo che oggi - conclude Farina - la coltivazione di queste specie di origine tropicale in aree vocate della Sicilia sia una realtà che possa dare ottimi risultati qualitativi e di reddito. La vicinanza dei mercati europei e la crescente attenzione del consumatore all’acquisto di questi frutti lascia ben sperare in un aumento delle superfici negli anni a venire. La ricerca vuole supportare gli agricoltori e i tecnici nella scelta delle specie e nella conduzione agronomica e gli operatori commerciali nella gestione post-raccolta dei frutti".
Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata