2018
15
Reportage
Nocciolo, avanti tutta
Mercato e superfici sono in crescita. In arrivo una filera 100% made in Italy tutta di qualità. Plantgest vi accompagna nelle ultime novità del settore
Arrivare a 20mila ettari di nuove piantagioni di noccioleto in Italia (+30% circa dell’attuale superficie) entro il 2025. E' questo l'obiettivo auspicato dal Piano Nocciola Italia promosso da Ferrero Halzelnut Company, la divisione interna del Gruppo Ferrero interamente dedicata alla nocciola. Un risultato ambizioso che mira a sviluppare una produzione corilicola 100% made in Italy, attraverso la creazione di un sistema di sviluppo territoriale, condiviso con gli attori della filiera, a sostegno degli imprenditori agricoli italiani.
Questa scelta è legata alla crescita del consumo di nocciole al mondo, grazie alla spinta proveniente dall'industria dolciaria e dalle recenti scoperte salutistiche. Per questo motivo cresce parallelamente l'interesse dei produttori, che hanno visto in questa coltura un'opportunità di reddito.
Dal 2000 al 2016 l'incremento produttivo è stato del 10%, passando dalle 676.956 tonnellate alle 743.455 tonnellate. In questo periodo però c'è stata grande variabilità produttiva: il picco è stato nel 2006 con 964.738 tonnellate (Fonte Faostat). Con il 70% della produzione totale la Turchia è al primo posto nella classifica dei produttori, seguita dall'Italia con il 12%. Il Bel Paese ha però un grande potenziale di sviluppo grazie ad un territorio che, da Nord a Sud, è particolarmente vocato alla coltivazione di eccellenti varietà di nocciola.
Dal 2000 al 2016 l'incremento produttivo corilicolo è stato del 10%
"Per aderire - spiega Maurizio Sacco, manager di Huzelnut Company, durante il convegno del 9 maggio 2018 organizzato all'interno del Macfrut -, i partner dovranno programmare l'introduzione di 500 ettari in cinque anni, avviando da subito l'investimento con almeno 100 ettari. Di contro la Huzelnut Company garantirà l'acquisto di almeno il 75% della produzione di qualità ad un prezzo minimo di 1,94 euro al chilo (con eventuali rivalutazioni in funzione di determinati indici qualitativi e varietali). Questo prezzo sarà in grado di coprire i costi di produzione e l'ammortamento del capitale investito anche nei casi di turbolenze di mercato".
Il nocciolo è pianta rustica ma con esigenze specifiche
Sulla stessa linea d'onda i produttori corilicoli campani che, insieme all’azienda Visa Nuts del gruppo Soleo, hanno dando un impulso strategico alla filiera della Nocciola Tonda di Giffoni ed in particolare della Igp, sottoscrivendo il Contratto di Rete Benessere in guscio - Terre Campane. "Il Contratto di Rete - spiega in un recente comunicato Giuseppe Russo, neo presidente di questa filiera - fissa obiettivi strategici ambiziosi, ma realizzabili. Tutti a tutela delle aree interne e della biodiversità: aumento dell’efficienza, aumento della competitività e dei ricavi delle imprese aderenti, capacità di conquistare il consumatore grazie alle caratteristiche uniche della Nocciola di Giffoni Igp. Inoltre la Rete, tra l’altro, punta ad innalzare gli standard di qualità della produzione, realizzare economie di scala, elevare la professionalità delle risorse umane".
Inoltre non dimetichiamo che il nocciolo è si pianta rustica che cresce spontaneamente in natura ma per essere coltivata in un'ottica produttiva e commerciale va gestita in modo attento e specializzato. Essa infatti non ama le zone ventose. I suoli non devono essere asfittici, troppo acidi o alcalini. Fiorisce in inverno per cui aree con temperature molto rigide tra metà dicembre e febbraio non sono idonee ad ospitare questa coltura. Preferisce le aree collinari a bassa piovosità estiva. Tuttavia condizioni di stress idrico prolungato causano riduzione di crescita e di produzione, con una maggior incidenza di nocciole vuote e una minore resa alla sgusciatura. Per ottenere produttività e qualità occorrono quindi apporti idrici adeguati tra aprile ed agosto, il che significa prevedere l’irrigazione.
Tra le tecniche agronomiche più difficili per il nocciolo c'è la spollonatura
Ma come? Le tecniche sono varie: manuale, meccanica, chimica, ormonale, termica e genetica. Ognuna con tempi e costi diversi e con diverso impatto sull'efficienza produttiva della pianta. La spollonatura manuale viene effettuata dall'operatore recidendo i polloni tramite una zappetta o forbici da potare. E' decisamente la più lunga e dispendiosa (circa 60 ore/ettaro) ma può portare ad un incremento produttivo compreso tra il 20% ed il 50%. La spollonatura meccanica può essere effettuata dall'operatore tramite decespugliatori a spalla o usando attrezzature integralmente meccanizzate portate o trainate che tagliano lungo la fila.
La spollonatura chimica viene effettuata spargendo lungo la fila prodotti di sintesi a base di alcuni principi attivi. Tra questi ricordiamo quelli autorizzati in Italia su nocciolo: Carfentrazone-etile, Glufosinate ammonio e Pyraflufen-ethyl (per maggiori informazioni consulta Fitogest.com). La spollonatura ormonale richiede l'uso di prodotti a base di ormoni. Tra questi ricordiamo l'Naa-acido alfanaftalenacetico (per maggiori informazioni consulta Fitogest.com). La spollonatura termica o pirodiserbo si effettua con bruciatori a propano che indirizzano una fiamma contro la base del tronco ed i polloni che vi crescono. Può essere effettuata con attrazzature manuali o con macchine portate. La spollonatura genetica prevede invece l'uso come portinnesto di cloni non polloniferi di Corylus avellana o l'uso di Corylus colurna, tipologia di nocciolo che non produce polloni ma che ha scarsa produzione. Oggi anche l'innovazione varietale sta lavorando alla creazione di varietà che abbiano bassa o nulla capacità produttiva di polloni (per maggiori informazioni consulta Plantgest.com)
Per ulteriori approfondimenti sulla coltivazione del nocciolo:
Articolo su Plantgest del 12 gennaio 2018 dal titolo 'Nocciolo, un tesoro per il made in Italy' e articolo su AgroNotizie del 19 luglio 2017 dal titolo 'Nocciolo, la strada verso il futuro' (reportage del convegno di Caprarola del 14-15 luglio con possibilità di scaricare le presentazioni).
Potrebbero anche interessare le relazioni dell'incontro del 19 aprile 2018 che sì è tenuto a Torino dal titolo 'Vivaismo corilicolo: linee guida per la produzione vivaistica e per la tracciabilità. Aggiornamento sugli aspetti fitosanitari'. Scaricale dal sito di Nocciolare.it: https://www.nocciolare.it/convegni/linee-guida-per-la-produzione-vivaistica-e-per-la-tracciabilita-aggiornamento-sugli-aspetti-fitosanitari
Questa scelta è legata alla crescita del consumo di nocciole al mondo, grazie alla spinta proveniente dall'industria dolciaria e dalle recenti scoperte salutistiche. Per questo motivo cresce parallelamente l'interesse dei produttori, che hanno visto in questa coltura un'opportunità di reddito.
Dal 2000 al 2016 l'incremento produttivo è stato del 10%, passando dalle 676.956 tonnellate alle 743.455 tonnellate. In questo periodo però c'è stata grande variabilità produttiva: il picco è stato nel 2006 con 964.738 tonnellate (Fonte Faostat). Con il 70% della produzione totale la Turchia è al primo posto nella classifica dei produttori, seguita dall'Italia con il 12%. Il Bel Paese ha però un grande potenziale di sviluppo grazie ad un territorio che, da Nord a Sud, è particolarmente vocato alla coltivazione di eccellenti varietà di nocciola.
Dal 2000 al 2016 l'incremento produttivo corilicolo è stato del 10%
(Fonte foto: ©GrafVision - Fotolia)
Una filiera 100% made in Italy
Ad oggi in Italia vengono dedicati al nocciolo oltre 70mila ettari di terreno, con una produzione media di prodotto in guscio di circa 110mila tonnellate/anno (dato medio/anno ultimi 10 anni). Cosa può dare concretamente questo progetto alla filiera? Garantire ai produttori, in ottica di lungo periodo (l'accordo a valenza fino al 2037), un impegno all’acquisto e la presenza di un prezzo minimo garantito; mettere a disposizione gratuitamente strumenti tecnologici per la gestione integrata e moderna delle piantagioni; l'impegno nel creare una nuova filiera corilicola italiana seguendo i principi della tracciabilità e della sostenibilità delle produzioni; mettere a disposizione le proprie competenze nella scelta delle varietà più adatte e fornire consulenza; istituire seminari di formazione per la corretta gestione dei noccioleti."Per aderire - spiega Maurizio Sacco, manager di Huzelnut Company, durante il convegno del 9 maggio 2018 organizzato all'interno del Macfrut -, i partner dovranno programmare l'introduzione di 500 ettari in cinque anni, avviando da subito l'investimento con almeno 100 ettari. Di contro la Huzelnut Company garantirà l'acquisto di almeno il 75% della produzione di qualità ad un prezzo minimo di 1,94 euro al chilo (con eventuali rivalutazioni in funzione di determinati indici qualitativi e varietali). Questo prezzo sarà in grado di coprire i costi di produzione e l'ammortamento del capitale investito anche nei casi di turbolenze di mercato".
Il nocciolo è pianta rustica ma con esigenze specifiche
(Fonte foto: ©Agrion-Ex Creso)
Sulla stessa linea d'onda i produttori corilicoli campani che, insieme all’azienda Visa Nuts del gruppo Soleo, hanno dando un impulso strategico alla filiera della Nocciola Tonda di Giffoni ed in particolare della Igp, sottoscrivendo il Contratto di Rete Benessere in guscio - Terre Campane. "Il Contratto di Rete - spiega in un recente comunicato Giuseppe Russo, neo presidente di questa filiera - fissa obiettivi strategici ambiziosi, ma realizzabili. Tutti a tutela delle aree interne e della biodiversità: aumento dell’efficienza, aumento della competitività e dei ricavi delle imprese aderenti, capacità di conquistare il consumatore grazie alle caratteristiche uniche della Nocciola di Giffoni Igp. Inoltre la Rete, tra l’altro, punta ad innalzare gli standard di qualità della produzione, realizzare economie di scala, elevare la professionalità delle risorse umane".
Come coltivare il nocciolo?
La vera carta vincente del prodotto italiano è la qualità: sapore unico, elevate caratteristiche nutraceutiche e sostenibilità. E' su questo che si deve puntare per il futuro, pur stando attenti alle rese produttive.Inoltre non dimetichiamo che il nocciolo è si pianta rustica che cresce spontaneamente in natura ma per essere coltivata in un'ottica produttiva e commerciale va gestita in modo attento e specializzato. Essa infatti non ama le zone ventose. I suoli non devono essere asfittici, troppo acidi o alcalini. Fiorisce in inverno per cui aree con temperature molto rigide tra metà dicembre e febbraio non sono idonee ad ospitare questa coltura. Preferisce le aree collinari a bassa piovosità estiva. Tuttavia condizioni di stress idrico prolungato causano riduzione di crescita e di produzione, con una maggior incidenza di nocciole vuote e una minore resa alla sgusciatura. Per ottenere produttività e qualità occorrono quindi apporti idrici adeguati tra aprile ed agosto, il che significa prevedere l’irrigazione.
Tra le tecniche agronomiche più difficili per il nocciolo c'è la spollonatura
(Fonte foto: ©Vladyslav-Siaber - Fotolia)
Spollonatura, attenzione massima
Ogni pianta ha le sue problematiche e le sue operazioni specifiche. Anche il nocciolo non è da meno: è infatti pollonante. Emette cioè rami (o polloni appunto o succhioni) dalla base del tronco o direttamente dalle radici (che spuntano così dal terreno), che inducono una certa 'esuberanza' vegetativa che si va a contrapporre all'aspetto produttivo. Per questo motivo la loro presenza influisce negativamente sulla produzione e sulla gestione agronomica. Vanno eliminati attraverso la tecnica di spollonatura.Ma come? Le tecniche sono varie: manuale, meccanica, chimica, ormonale, termica e genetica. Ognuna con tempi e costi diversi e con diverso impatto sull'efficienza produttiva della pianta. La spollonatura manuale viene effettuata dall'operatore recidendo i polloni tramite una zappetta o forbici da potare. E' decisamente la più lunga e dispendiosa (circa 60 ore/ettaro) ma può portare ad un incremento produttivo compreso tra il 20% ed il 50%. La spollonatura meccanica può essere effettuata dall'operatore tramite decespugliatori a spalla o usando attrezzature integralmente meccanizzate portate o trainate che tagliano lungo la fila.
La spollonatura chimica viene effettuata spargendo lungo la fila prodotti di sintesi a base di alcuni principi attivi. Tra questi ricordiamo quelli autorizzati in Italia su nocciolo: Carfentrazone-etile, Glufosinate ammonio e Pyraflufen-ethyl (per maggiori informazioni consulta Fitogest.com). La spollonatura ormonale richiede l'uso di prodotti a base di ormoni. Tra questi ricordiamo l'Naa-acido alfanaftalenacetico (per maggiori informazioni consulta Fitogest.com). La spollonatura termica o pirodiserbo si effettua con bruciatori a propano che indirizzano una fiamma contro la base del tronco ed i polloni che vi crescono. Può essere effettuata con attrazzature manuali o con macchine portate. La spollonatura genetica prevede invece l'uso come portinnesto di cloni non polloniferi di Corylus avellana o l'uso di Corylus colurna, tipologia di nocciolo che non produce polloni ma che ha scarsa produzione. Oggi anche l'innovazione varietale sta lavorando alla creazione di varietà che abbiano bassa o nulla capacità produttiva di polloni (per maggiori informazioni consulta Plantgest.com)
Per ulteriori approfondimenti sulla coltivazione del nocciolo:
Articolo su Plantgest del 12 gennaio 2018 dal titolo 'Nocciolo, un tesoro per il made in Italy' e articolo su AgroNotizie del 19 luglio 2017 dal titolo 'Nocciolo, la strada verso il futuro' (reportage del convegno di Caprarola del 14-15 luglio con possibilità di scaricare le presentazioni).
Potrebbero anche interessare le relazioni dell'incontro del 19 aprile 2018 che sì è tenuto a Torino dal titolo 'Vivaismo corilicolo: linee guida per la produzione vivaistica e per la tracciabilità. Aggiornamento sugli aspetti fitosanitari'. Scaricale dal sito di Nocciolare.it: https://www.nocciolare.it/convegni/linee-guida-per-la-produzione-vivaistica-e-per-la-tracciabilita-aggiornamento-sugli-aspetti-fitosanitari
Autore: Lorenzo Cricca
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