Nocciolo Corylus avellana

Nocciolo - Plantgest.com
Descrizione della pianta
E’ un frutto ipercalorico ed un alimento lipidico (rispetto al frutto fresco che è glucidico e quindi ricco di carboidrati) ed in genere presente nei egimi alimentari poveri. Risulta controindicato nelle diete ed non apporta particolari benefici energetici, infatti le loro calorie sono del tutto equivalenti a quelle assunte con il pane e la pasta grazie ai grassi in essi contenuti che hanno bisogno di più tempo per essere prontamente disponibili. E' il tipico frutto secco che contiene il maggior numero di vitamina E. E' un'ottima fonte di fitosteroli, sostanze ritenute importanti nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. A conferma di ciò un recente studio è in grado di dimostrare che un'alimentazione ricca di nocciole permette di abbassare i livelli di colesterolo LDL e trigliceridi. Contiene anche vitamina B1, vitamina B2 e provitamina A.
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Appartiene alla Famiglia delle Fagacee, Genere Corylus ed è originaria dell’Asia minore.  In Italia è diffuso in tutte le regioni (dalla piaura fino a 1300 m di altitudine) con particolare riferimento ad alcune zone del Centro e del Sud (Provincia di Avellino, Napoli, Viterbo e Messina) e del Nord (Cuneo e Alba). La specie a cui appartengono la quasi totalità delle varietà coltivate oggi in Italia è C.avellana. Esistono per cui altre specie come il C.colurna (non pollonifero), il C.maxima, il C.cornuta (resistente all’eriofide) ed il C.americana (resistente al freddo e ad alcune altre malattie) che possono avere un tiepido interesse commerciale ma un’importante interesse soprattutto dal punto di vista del miglioramento genetico.
Il C.avellana è caratterizzato da:
  • un albero a tipico portamento a cespuglio (le varie branche sono dette pertiche), policaule (alla base della pianta attorno al ceppo vengono emessi numerosi germogli detti polloni), e monoico (con infiorescenze maschili e femminili portati dallo stesso albero). L’apparato radicale è fascicolato molto esteso e può arrivare fino alla profondità di 80-90 cm (la parte principale è posizionata fra i 10 ed i 40 cm).
  • Le foglie, disposte in modo alterno lungo il ramo, sono ovoidali, seghettate e tomentose sulla pagina inferiore. Le gemme risultano piccole e di due tipi principali (gemme a legno e gemme a frutto).
  • Sui rami di un anno sono disposte le gemme e gli amenti. Da quanto descritto precedentemente, a proposito della pianta, risulta che il nocciolo presenta fiori maschili e fiori femminili distinti ma portati però sulla stessa pianta. In questo modo si può individuare l’infiorescenza maschile come un amento costituito da piccoli fiori con solo stami ed antere inseriti su di un asse centrale a forma di spiga e portati  in modo pendulo all’ascella delle foglie dei rami di un anno. L’infiorescenza femminile, invece, al momento di sbocciare crea all’esterno della gemma un ciuffo di stili color rosso molto attraenti. La fioritura avviene nei mesi invernali in un periodo di tempo compreso tra Dicembre e Marzo. Le fioriture possono essere contemporanee (omogamia), con fioritura maschile che precede la femminile (proterandria) e con fioritura maschile che può seguire la femminile (proteroginia). In alcuni casi questa caratteristica può essere influenzata dall’andamento climatico. Il 30-50% delle infiorescenze può essere interessata da cascola subito dopo il germogliamento. Questo fenomeno non sembra dovuto a mancata impollinazione o da competizione tra i fiori dello stesso glomerulo, ma dal tipo di impollinatore e dalle basse temperature. Così come sembra favorita da fenomeni di dominanza apicale lungo il ramo dell’anno. La pianta risulta anche autosterile dato che il polline prodotto non è in grado di fecondare i fiori femminili della stessa pianta e della medesima varietà. Infatti il periodo fertile dei fiori femminili dura circa un mese e vanno da quando gli stili spuntano sulla gemma mista (inizio fioritura) a quando si afflosciano ormai secchi (fine fioritura). A sua volta l’’emissione di polline dura molto meno, in genere una settimana, ed ogni singolo amento produce un numero impressionante di granuli pollinici (fino a 30 milioni) con diffusione affidata esclusivamente al vento. Il polline trasportato dal vento si posa sugli stigmi dei fiori femminili e se non è compatibile con loro non germina e degenera. Se viene accettato germina emettendo un budello pollinico che si dirige verso la base degli stili. Fino a questo momento il fiore femminile è costituito da due stili, alla cui base non si è ancora differenziato l’ovario. A questo punto l’ovario comincia  a formarsi sotto lo stimolo dell’avvenuta impollinazione anche se fino al mese di Maggio non raggiunge il completo sviluppo che si manifesta con la differenziazione degli ovuli. Solo in quel preciso momento avviene la fecondazione tra i nuclei del budello pollinico e quelli dell’ovulo (4-5 mesi dopo l’impollinazione).
  • Il frutto è una nucula (frutto secco indeiscente e cioè che non si apre a maturità), con seme avvolto da una pellicola che si stacca con la tostatura ed il frutto a sua volta contenuto in un involucro o cupola costituito da brattee carnose. Raramente i frutti sono singoli, più spesso sono uniti in infruttescenze di 3-4 nocciole. Le varietà italiane maturano tra la metà di Agosto e la fine di Settembre. A maturazione il frutto si stacca dalla cupola e cade spontaneamente a terra. In alcune varietà starninifere l’involucro è così lungo che la nocciola non riesce  ad uscirne rendendo onerosa la raccolta.
Le nocciole grazie al loro sapore ed al loro aroma trovano largo impiego nell'industria dolciaria e nella preparazione di una vasta gmma di prodotti alimentari. Esso risulta ingrediente indispensabile anche in altri settore come l'industria cosmetica.
Già i romani ed i greci apprezzavano le nocciole per il loro straordinario potere nutritivo. Infatti accanto alle importanti qualità sensoriali e tecnologiche possiedono non trascurabili caratteristiche nutrizionali.
Questi frutti contengono macroelementi e microelementi insieme ad altri componenti minori con elevato potere salutistico. Principalmente presentano un potere protettivo nei confronti dell'arteriosclerosi e delle malattie cardiovascolari grazie alla presenza di grassi monoinsaturi e dall'elevato rapporto tra acidi monoinsaturi/acidi polinsaturiche contribuiscono a mantenere basso il “colesterolo cattivo".
E’ un frutto ipercalorico ed un alimento lipidico (rispetto al frutto fresco che è glucidico e quindi ricco di carboidrati) ed in genere presente nei regimi alimentari poveri.

Composizione e valore energetico della Nocciola (100 g. di prodotto)
Parte commestibile
42%
Proteine totali 13,8 g
Acqua 4,5 g
Lipidi 64,1 g
Carboidrati 6,1 g
Amido 1,8 g
Zuccheri solubili
4,1 g
Fibra 8,1 g
Energia 655 Kcal
Sodio 11 mg
Potassio 466 mg
Ferro 3,3 mg
Calcio 150 mg
Magnesio 160 mg
Fosforo 322 mg
Tiamina 0,51 mg
Riboflavina 0,10 mg
Niacina 2,80 mg
Vit. C 0 microg
Vit. A 20 microg
Vit. E 20 microg

La nocciola è originaria dell’Asia minore anche se in Svizzera sono state trovate nocciole risalenti all’età del rame. Era cultivar giàconosciuta al tempo dell’antica Roma dove si regalavano piante di nocciolo per augurare felicità ed le sue foglie ed i suoi frutti venivano lasciati ai defunti come viatico per l'oltretomba. In Francia durante l’Ancien Regime e in Germania era ritenuto simbolo di fertilità ed alcune sue piante si regalavano agli sposi come simbolo di fecondità e di buon auspicio. Secondo un'antica leggenda cristiana l'albero non può essere colito dal fulmine per grazia della Madonna, che trovò ospitalità sotto di esso durante un temporale.
E’ pianta di elevata rusticità che si può trovare in ambienti territoriali diversi e mostra una buona adattabilità alle diverse condiioni pedoclimatiche. Preferisce i terreni tendenti allo sciolto con PH neutro (da 6.8 a 7.2) ma si adatta anche in terreni acidi ed alcalini. Vegeta ottimamente anche nei terreni argillosi purchè sia garantito lo sgrondo delle acque in eccesso. Inoltre il calcare attivo non deve superare l’8. Le temperature ottimali non dovrebbero scendere sotto i -10/-12°C nel periodo invernale e superare i 30°C nei mesi estivi. Un eccesso di calore nei mesi di Luglio-Agosto, accompagnato da persistente siccità, provoca una caduta anticipata delle foglie ed una bassa resa di frutti allo snocciolato. Un notevole abbassamento della temperatura nei mesi Gennaio-Febbraio con un eccesso di umidità può ostacolare l’impollinazione e contribuire a ridurre sensibilmente la produzione. Trova la sua zona di elezione negli ambienti collinari dai 200 ai 600 metri.

La Turchia presenta una superficie investita di circa 400.000 ha pari ad una produzione di 555.000 t. Le zone di coltivazione sono rappresentate dalle regioni costiere del Mar Nero poste a nord-est del paese (la più tradizionale) e le regioni del centro-ovest.
Le prime (Trazbon, Giresum e Ordu) rappresentano il 60% della produzione nazionale e sono caratterizzata da zone montuose e quindi coltivazioni eseguite su terreni poco fertili, declivi, con climi piovosi e con moderate temperature estive. Gli impianti sono di piccole dimensioni (circa 1,0 ha), non irrigui, con forme d’allevamento a cespuglio ed alta densità d’impianto (600-700 piante/ha).
Le seconde rappresentano il 40% della produzione nazionale (Samsun, Akcakoca, Bolu e Zonguldak) e sono invece rappresentate da terreni fertili, pianeggianti e con climi miti e piovosi. Le coltivazioni sono eseguite in aziende di dimensioni maggiori rispetto alle precedenti (circa 2,0).
Le principali varietà coltivate sono di provenienza locale come Tombul (33%), Cakildak (13%), Mincane (12%), Karafindik (10%) e Palaz (10%) e presentano frutto medio-piccolo ed elevata adattabilità all’uso industriale che rappresenta la maggiore destinazione. Inoltre il 12% viene destinato al consumo interno mentre la parte restante è destinata all’esportazione con maggiore destinazione verso i paesi dell’UE (Germania 34% e Italia 13%).

L’Italia produce circa 110.000 t ponendosi al secondo posto nella produzione mondiale. Complessivamente si sviluppa su una superficie investita pari a 68.233 ha con la tendenza ad un leggero calo negli ultimi anni pari al 2-3%. Le principali regioni interessate alla sua produzione sono rappresentate dalla Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia (in ordine d’importanza) che da sole sono il 98% dell’intero volume.
La Campania rappresenta il 40% della torta e le principali zone interessate sono Avellino (49%), Napoli (27%), Caserta (12%) e Salerno (9%). Gli impianti sono situati per il 70% nelle zone collinari e le aziende sono caratterizzate da piccole dimensioni (2 ha) e scarsamente meccanizzate. Spesso in queste zone a causa dell’inadeguato adattamento con le nuove tecniche colturali, raccolta non tempestiva, scarsa efficienza impianti essiccazione si crea un prodotto scadente che non riesce a competere con quello turco. Il restante 30% è invece situato nelle zone pianeggianti con climi migliori e con situazioni aziendali sicuramente migliorative rispetto a quanto detto precedentemente. Questo comporta una qualità migliore ed una migliore competitività sul mercato. Per quanto riguarda le varietà la situazione è un po’ difficoltosa in quanto sono diverse le cultivar utilizzate anche a seconda della zona. Principalmente si coltiva Mortarella (38%) e S.Giovanni (37%) per la destinazione industriale  e Tonda di Giffoni(12%), Tonda Bianca, Tonda Rossa, Camponica e Riccia di Talanico per il consumo fresco. In questa zona è molto importante ricordare come il prodotto sia principalmente  commercializzato attraverso intermediari e commercianti.
Nel Lazio la produzione di nocciole (33%) è collocata nella sola provincia di Viterbo (96%) e caratterizzata da aziende di 10-15 ha, con terreni pianeggianti, freschi e fertili. Inoltre sono spesso irrigati, mantenuti ineriti e la forma d’allevamento principale è quella a cespuglio. Le varietà impiantate sono la Tonda Gentile Romana (85%), Nocchione (10%) e Tonda di Giffoni (5%). In questa regione il prodotto e quasi totalmente aggregato presso cooperative ed associazioni di produttori che lo gestiscono e lo commercializzano.
In Piemonte gli impianti sono situati nelle provincie di Cuneo (75%) ed Asti (23%) andando ad interessare non solo la tipica area di produzione delle Langhe ma anche zone meno declive da sempre indicate per la cerealicoltura. Le zone più tradizionali sono caratterizzate da aziende non irrigue, di piccole dimensioni (2 ha), sesti d’impianto ampi e sistema d’allevamento a cespuglio con molte pertiche. Nei nuovi impianti il cespuglio è tenuto con 3 pertiche o a monocaule, sesti più densi di 350-400 piante/ha, raccolta meccanizzata, disciplinari di produzione, minori irrigazioni (o comunque più specifiche) ed inerbimento del suolo. Le cultivar utilizzate sono rappresentate da Tonda Gentile delle Langhe per oltre il 90% degli impianti molto richieste per le sue caratteristiche organolettiche sia per l’industria dolciaria che per il consumo da tavola. L’80% del prodotto viene raccolto ed inviato alle associazioni che successivamente distribuiscono e commercializzalo il prodotto anche attraverso il marchio IGP).
In Sicilia le superfici rilevate sono di circa 3.860 ha per una produzione che copre il 10% circa del totale con la maggior parte collocata nella provincia di Messina (78%), Catania e Palermo. Le aziende sono ancora gestite in modo tradizionale come anche gli impianti lasciando alla corilicoltura siciliana un aspetto senescente e scarsamente competitivo. Le varietà principalmente utilizzate sono rappresentate da Siciliana, Ghirara, Minnulara e Lancinante.

Gli USA producono su una superficie di 11.462 ha per una produzione complessiva di 25.000 t. La principale zona di coltivazione è rappresentata dalla Willamette Valley (Oregon) posta sulla costa del Pacifico che rappresenta l’80-90% dell’intera produzione. La zona è caratterizzata da clima piovoso e mite (adatto per il nocciolo) e con terreni fertili e pianeggianti. Le aziende sono di grandi dimensioni (15-30 ha) con elevato livello di meccanizzazione. Le forme d’allevamento sono monocauli e con sesti d’impianto di 200-400 piante/ha. Le varietà maggiormente utilizzate sono per quanto riguarda il consumo da tavola Barcelona (66%) ed Ennis (13%) e per quanto riguarda l’industria Casina, Lewis (la più utilizzata nei nuovi impianti per la resistenza a Eastern Filbert Blight) e Daviana. La produzione viene destinata per il 60% alla produzione da guscio (consumo da tavola) con il 14% al mercato interno e per il 46% all’esportazione verso paesi dell’UE, Cina, Canada ed America del Sud.

La Spagna presenta complessivamente una superficie investita pari a 18.000 ha localizzata per il 90% in Catalonia. Le aziende presentano dimensioni medio-piccole (1-6 ha) scarsamente meccanizzate e sono poste in zone di montagna con terreni pendenti e poveri d’acqua. Solo recentemente si è avviata la coltivazione (il restante 10%) in alcune zone delle regioni Asturie e Catabrica caratterizzate da terreni fertili e pianeggiati e con climi maggiormente piovosi. Le varietà maggiormente utilizzate sono tutte adatte all’utilizzo industriale (la maggiore destinazione del prodotto) e sono rappresentate da Negret (l’80% delle superfici), Gironell, Pautet, Culplà, Tonda di Giffoni e Morell. La produzione viene destinata per il 45% alla produzione dolciaria locale e quindi per il mercato interno mentre il restante 55% va all’esportazione con destinazione principale la Germania.

Altre zone di produzione sono rappresentate dall’Azerbaijan (17.000 t), Georgia (12.000 t) ed Iran (12.000 t) dove vengono però coltivate specie di Corylus che crescono spontaneamente nelle varie zone. Nel primo caso però sono destinate principalmente all’esportazione mentre nel secondo sono soprattutto destinate all’autoconsumo.
Bisogna sicuramente ricordare come paese emergente la Cina (11.000 t) con impianti situati nella parte più ad est vicino alla Corea, con piante principalmente spontanee  e con destinazione che ancora ad oggi è rivolta verso il mercato interno per quasi la totalità.
Il metodo più diffuso e più semplice di propagazione del nocciolo è tramite i polloni che si sviluppano dal ceppo delle piante. Questo metodo per* presenta alcuni inconvenienti che lo rendono poco applicabile preferendo così la propaggine e la margotta di ceppaia che permettono, in ogni modo, di ottenere piante che non mantengono le caratteristiche della varietà originaria rendendo necessario l’innesto.
  • Pollone radicato: Il nocciolo emette naturalmente dei vigorosi germogli (polloni) al colletto della pianta che normalmente vengono eliminati tramite la spollonatura ma che nel caso in cui si voglia ottenere nuove cultivar si possono lasciare crescere per poi selezionarne 4-5 ogni ceppo al raggiungimento della primavera. Essi saranno staccati in un periodo compreso tra la caduta delle foglie fino al periodo di riposo vegetativo. Successivamente dovranno essere trapiantati in vivaio in file distanti 20-25 cm. In vivaio devono rimanere 1-2 anni in modo tale da formare un apparato radicale abbondante e ben ramificato. Durante questo periodo le piantine devono essere curate con irrigazioni frequenti, leggere concimazioni azotate e pulizia dalle erbe infestanti. Le concimazione si eseguono nei mesi di fine Maggio-Giugno nel primo anno con apporto di nitrato ammonico (titolo 26-27 di N) alla dose di 10 g/10 m2 e nel mese di Marzo-Aprile nel secondo anno con concime complesso 20-10-10 (20% di N, 10% di P2O5 e 10% di K2O) alla dose di 150 g/10 m2. Per semplificare i lavori si può effettuare la pacciamatura distribuendo da entrambi i lati delle due file un film di polietilene nero. Oltre ad impedire la crescita delle erbe infestanti e mantenere fresco il terreno, la pacciamatura stimola anche lo sviluppo superficiale delle radici. Al termine del primo e del secondo anno, appena raggiunto lo sviluppo necessario, le piante vengono estirpate e possono essere così utilizzate per essere inserite nella loro dimora definitiva. Nel complesso risulta però evidente come questo metodo risulti lento e poco conveniente soprattutto per grossi volumi e come sia difficile controllare lo stato sanitario e l’esatta rispondenza varietale. Pertanto si consiglia l’adozione di questo metodo solo a chi intende ottenere un numero limitato di piante ed inoltre si consiglia di prelevare i polloni da piante che non presentino sintomi sospetti di malattie.
  • Propaggine: Le piante madri vengono sistemate alla distanza di 80-100 cm lungo la fila e di 4 m tra le file. La produzione di piantine inizia dal 3-4° anno dalla messa a dimora delle piante madri e procede in modo preciso e particolare. A fine inverno da entrambe le parti delle file si scava un solco profondo circa 20-25 cm dove vengono forzatamente adagiati i rami sviluppati dal ceppo dell’anno precedente devono avere lunghezza e diametro sufficiente). Questi vengono piegati con curvatura  stretta nella trincea utilizzando appositi picchetti. E’ indispensabile che la parte apicale dei rami curvati  fuoriesca dalla trincea per 40-50 cm La trincea viene poi coperta con terriccio soffice. Nel corso dell’estate, in corrispondenza della curvatura, avviene l’emissione delle radici. Nell’autunno si procede all’estirpazione delle barbatelle ed al distacco dalla pianta madre. La nuova pianta viene cioè recisa sotto le radici, eludendo il collegamento con la pianta madre. Si ottengono in questo modo barbatelle a manico di ombrello che a seguito di una accurata selezione possono essere poste direttamente a dimora se l’apparato radicale risulta ben sviluppato oppure sistemate in vivaio per un anno qualora lo sviluppo delle radici risulti modesto.
  • Margotta di ceppaia: Consiste nello sfoltimento dei germogli, sviluppati durante la primavera, dal ceppo della pianta madre e nella legatura degli stessi alla base con un sottile filo di ferro plastificato. Dopo la legatura si procede alla rincalzatura, coprendo la base dei germogli legati con 10-15 cm di terra. La legatura, che va effettuata nella seconda metà di Giugno, provoca una strozzatura del ramo e favorisce l’emissione delle radici. A fine inverno si scalza la ceppaia e si tagliano le barbatelle sotto il palco di radici. Il sistema della margotta da ceppaia favorisce la formazione di un’elevata percentuale di barbatelle dotate di un buon apparato radicale che consente la messa a dimora in pieno campo senza ricorrere alla sistemazione in vivaio per un anno.
  • Innesto: Offre la possibilità di moltiplicare rapidamente le nuove varietà e di adottare portinnesti non pollonoferi. Le forme di innesto maggiormente usate sono rappresentate dal doppio spacco inglese, spacco inglese semplice, triangolo e corona. Fattore determinante per la riuscita dell’innesto del nocciolo è la temperatura che deve essere superiore i 20°C. A dimostrazione si può vedere come in serra climatizzata le percentuali di attecchimento superano il 90%. In vivaio o in pieno campo è opportuno rinviare l’esecuzione alla stagione in cui la temperatura supera i 20°C (Aprile-Maggio al Sud e fine Maggio-Giugno al Nord). Le marze vanno comunque prelevate in pieno riposo vegetativo (Gennaio), unite in fasci ed immerse per 10 minuti in bagno disinfettante a base di captano. La conservazione avviene in sacchetti di polietilene sigillati e mantenuti alla temperatura di 2-4°C in celle frigorifere. Si ricorda che la tecnica di conservazione descritta è ottima per poter conservare le marze di qualsiasi specie  per l’innesto a corona che si esegue su piante in fase di vegetazione (Aprile-Maggio).
  • Propagazione per seme: Presenta scarso interesse pratico e viene adottato principalmente per fini di miglioramento genetico mediante incrocio oppure quando si vogliono ottenere piante micorrizate per la produzione di tartufi. I semi non possono germinare subito dopo la raccolta e devono essere stratificati in sabbia. In apposite cassette si dispone uno strato di sabbia dello spessore di 2-3 cm alternato a uno strato di nocciole, fino al completo riempimento. Le cassette vengono tenute all’aperto per tutto l’inverno, avendo cura di mantenere costantemente umida la sabbia. La sabbia viene utilizzata per impedire ai topi di scavare gallerie, me sempre bene fare attenzione a questi pericolosi roditori. In primavera si ha il germogliamento dei semi i quali, a livello di pianta appena germinata, vengono posti in vivaio.
 
Il nocciolo è da considerarsi una specie piuttosto difficile da coltivare in quanto richiede ambienti particolari ed anche cure colturali specifiche e razionli. Il terreno per l’impianto va preparato in piena estate con l’apertura di buche singole o mediante scasso profondo esteso su tutta la superficie.
  • Impianto con buche: E’ normalmente usato per modeste superfici o con poche piante da mettere a dimora. Le buche possono essere ottenute scavando manualmente o meccanicamente e raggiungono le dimensioni di 60-80 cm di profondità e 80-100 cm di larghezza. Prima dell’impianto è necessario riempire la buca scaricando sul fondo del materiale terroso più grossolano fino ad arrivare a circa 20 cm dal livello del terreno. Poi si distribuisce una dose di letame (circa 20 Kg) e sopra si sparge 1,5 Kg di perfosfato minerale e 0,5 Kg di solfato ammonico. Per meglio incorporare i concimi è buona norma eseguire una leggera zappatura. Il tutto va ricoperto con terreno molto fine in modo tale che la piantina messa a dimora non sia a contatto diretto con i concimi.
  • Impianto con scasso totale: Utilizzata quando si hanno a disposizioni grandi superfici o molte piante. In questo caso si procede dapprima all’eventuale livellamento del terreno ed il successivo spargimento in superficie di 40-50 t ad ettaro più o,25-0,3 t di solfato potassico titolo 50-52, più 0,5-0,6 t di perfosfato minerale a titolo 19-21. In seguito si sotterreranno i concimi ed il letame tramite lo scasso. Tale operazione è eseguita su terreno asciutto e precisamente nei mesi di Agosto e Settembre. Per meglio affinare possono essere eseguiti a distanza di tempo lavori di erpicatura o simili. A questo punto vengono messe a dimora le piantine a distanze stabilite.
Si può applicare al momento dell’impianto un film plastico di polietilene nero in modo tale da poter limitare lo sviluppo delle erbe infestanti
Il nocciolo spontaneo forma un cespuglio piuttosto fitto ed i polloni emessi dal colletto diventano lunghe branche che formano un intricato groviglio. E’ peò evidente che risulta necessario intervenire per poter avere un’adeguata produzione ed una facilità d’intervento e di lavorazione.

Vediamo allora quali sono i principali sistemi di allevamento ricordando che principalmente esistono forme monocauli e policauli a seconda se presenta un tronco principale o più tronchi principali.
  • Sistema a cespuglio: Si tratta di ottenere un cespuglio con 3-4 pertiche ed è usato al Nord su varietà poco vigorose.
  • Vaso cespugliato: Si tratta di un vaso con 3-4 branche, impalcato a 30-40 cm da terra. E’ una forma di allevamento di recente introduzione ma che si va molto diffondendo. Rappresenta una via di mezzo tra il cespuglio ed il sistema ad alberello. Presenta il vantaggio di facilitare le lavorazioni attorno al tronco ed il controllo dei polloni.
  • Alberello: Chiamata anche forma monocaule perché presenta un solo tronco. E’ adatta ai terreni fertili e per varietà vigorose.
  • Siepe: Le piante sono disposte in coppie e le due piante risultano distanti tra di loro di circa 40 cm ed inclinate in senso ortogonale al filare di 30-35 cm° rispetto alla verticale.
Distanze medie per varietà di buon sviluppo
Sisemi di allevamento
Varietà vigorose
Varietà vigorose
Cespuglio 6 x 6 m (278 piante) 64x 64m (625 piante)
Vaso cespugliato 
5 x 4 m (500 piante) 
5 x 3 (667 piante)
Siepe 5 x 2,5 m (800 piante) 4,5 x 2 m (870 piante)
Ha lo scopo di favorire la formazione di rami di medio vigore (di 15-20 cm di lunghezza nelle piante fino a 7-8 anni ed almeno 10 cm nelle piante con più di 20 anni). L’albero di nocciolo reagisce molto bene a tagli effettuati per il ringiovanimento della chioma. Piante di 30-40 anni possono essere capitozzate a 1,80-2 metri da terra per ottenere la ricostruzione di una chioma efficiente in 3 anni.
In Campania è necessaria ed indispensabile per avere produzioni costanti e di qualità ed è fatta annualmente od ogni due anni. Consiste nel rinnovare i rami fruttiferi con tagli su branche di 2-3 anni per stimolare la formazione dei rami di un anno. Nel Lazio si può eseguire annualmente una potatura che cerca di ridurre del 50% circa la presenza di rami fruttiferi di un anno e di polloni, rami danneggiati o mal disposti. In Piemonte la potatura viene eseguita durante il periodo invernale con l'intento di sfoltire e migliorare l'illuminazione attraverso tagli di ritorno per favorire la ripresa vegetativa.
Si effettua periodicamente con lo scopo di mantenere pulito il terreno dalle erbe infestanti, di interrare i fertilizzanti chimici ed organici, di favorire un maggiore assorbiment di acqua piovana e di mantenere più fresco il terreno stesso per effetto della interruzione della evapotraspirazione grazie alla rottura dei vasi capillari del terreno. Al fine di non danneggiare l’apparato radicale le lavorazioni devono essere sempre superficiali. Se la lavorazione si può considerare una pratica importante nei giovani impianti, essa può essere facilmente sostituita con tecniche alternative nel periodo di piena produzione. Ciò consente di ovviare ad alcuni inconvenienti che si verificano con le lavorazioni, quali il ruscellamento e l’erosione del terreno causati da temporali. Il fenomeno tipico dei terreni in pendenza provoca inoltre la perdita dei frutti caduti a terra durante la fase di maturazione.
Il nocciolo emette una quantità elevata di polloni radicali che provocano una pericolosa concorrenza con la pianta creando nel contempo diffcoltà nella raccolta. La spollonatura eseguita manualmente tramite forbici e zappa consente di mantenere le piante perfettamente pulite alla base del ceppo, ma necessita di molte ore di lavoro ed in impianti di una certa estensione diventa difficile reperire personale. Rimane pertanto una pratica applicabile solo in coltivazioni di modeste superfici. In sostituzione a quella manuale esiste quella meccanica tramite decespugliatori. La spollonatura meccanica si limita al taglio dei polloni a livello del terreno e va ripetuta almeno 2-3 volte nel corso dell’anno. Anche questa tecnica si presta a coltivazioni con superfici limitate. Da precisare inoltre che la spollonatura eseguita con il decespugliatore risulta di facile esecuzione con le piante allevate ad alberello o a vaso cespugliato mentre può incontrare delle difficoltà o risultare incompleta con le piante allevate a cespuglio. Considerato il notevole impiego di manodopera che questa operazione comporta nei noccioleti di medie e grandi dimensioni la spollonatura viene eseguita mediante l’impiego di mezzi chimici.
La produzione media annua di circa 2 t/ha di nocciole non presenta le esigenze che si riscontrano a livello delle altre colture frutticole.
Le asportazioni in elementi fertlizzanti per un impianto in piena produzione si aggirano annualmente sui seguenti valori per ettaro di superficie: Azoto 20-25 Kg. Fosforo 10-15 Kg e Potassio 15-18 Kg.
  • Fase di allevamento: Con l’impiego di concimi semplici fare una miscela da spargere in una solo volta, e  quindi interrare, di  Solfato ammonico titolo 20/21 200 Kg/ha pari a 3, perfosfato minerale titolo 19/21, 150 Kg/ha pari a 50gr per pianta e solfato potassico titolo 50/52 50Kg/ha pari a 100 gr per pianta. In caso si utilizzi un concime complesso si può utilizzare il ternario 20-10-10 nella dose di 200 Kg/ha pari a 350 gr per pianta.
  • Fase di produzione: Con presenza di concimi semplici si usano solfato ammonico titolo 20/21 300 Kg/ha pari a 400-500 gr per pianta, perfosfato minerale titolo 19/21 200 Kg/ha pari a 300 ge per pianta e solfato potassico titolo 50/52 150 Kg/ha paria 200-250 gr per pianta. Con l’impiego di concimi complessi si possono usare ternari 12-6-18 + 2 di Mg 500 Kg/ha pari a 200-250 gr per pianta. Per completare la concimazione è necessario distribuire 30l/ha di letame almeno ogni due anni. Da non dimenticare che il letame ed i concimi chimici andrebbero distribuiti nel tardo autunno soprattutto se siamo in ambiente inerbito.
 
La siccità prolungata provoca un arresto della vegetazione, un parziale defogliamento e la caduta anticipata dei frutti con una produzione scadente che eidenzia una bassa resa alla sgusciatura. Lo scarso vigore vegetativo manifestato dalle piante soggette a siccità favorisce inoltre lo sviluppo di attacchi parassitari. L’esigenza di acqua è strettamente legata agli stadi vegetativi della pianta ed è concentrata nei mesi di Giugno e Luglio periodo di massimo sviluppo dei frutti.
Considerato che normalmente il nocciolo viene coltivato nei terreni in pendenza i sistemi di irrigazione validi per la coltura si riducono solo a due:
  • Irrigazione ad aspersione o a pioggia: Richiede buona dotazione di acqua ed un impianto di tubi fissi e mobili in grado di coprire tutta la superficie.
  • Irrigazione localizzata: Può essere effettuata mediante gocciolatori o piccoli spruzzatori. E’ il sistema che comporta un impiego limitato di acqua e consente di mantenere fresco il terreno sottochioma attorno al ceppo della pianta.
Occorre intervenire nei mesi di Giugno, Luglio ed Agosto, periodo di siccità, e quando la pianta manifesta i primi sintomi di sofferenza con una quantità di acqua di 250-280 m3/Ha pari a 25-28 l/m2 per metodi con aspersione e 150-180 m3/Ha pari a 15-18 l/m2 per il sistema localizzato.
La raccolta viene eseguita a maturazione fisiologica del frutto e cioè quando le nocciole cominciano a cadere a terra. In tale stadio il frutto può raggungere la massima resa alla sgusciatura e presenta la caratteristica capacità di poter facilmente staccare la pellicola interna che avvolge il seme. Normalmente la sua maturazione avviene a partire dalla metà di Agosto e continua per quasi tutto il mese di Settembre e si applica esclusivamente raccogliendo le nocciole cadute a terra. La raccolta può essere fatta in un solo unico passaggio alla fine della caduta dei frutti oppure in diverse riprese durante la fase di maturazione e caduta.
  • Raccolta manuale: Indicata per le piccole coltivazioni e si può effettuare direttamente dal terreno o mediante l’ausilio di reti di plastica. Nel primo caso si raccolgono manualmente e singolarmente e si depositano dentro ceste o contenitori (resa di 50-60 Kg al giorno). Nel secondo caso le reti vengono poste a terra sotto gli alberi prima della caduta delle nocciole in modo tale che l’operatore possa prelevare i frutti dalla stessa rete o prelevare la rete per poi selezionare i frutti in un altro momento.
  • Raccolta meccanica: Utilizzato per impianti di notevoli dimensioni o specializzati permettendo una resa oraria notevole. Si possono usare macchine aspiratrici (resa di 100 Kg all’ora) o macchine raccattatrici (700-800 Kg all’ora). Nel primo caso (il più diffuso) le nocciole cadute a terra vengono riunite in andane, tramite spazzolatici, nella zone tra le due file e successivamente aspirate da macchine che risucchiano i frutti tramite una forte depressione. Tramite ventilatori, setacci si possono separare i frutti dal materiale estraneo. Nel secondo caso si usano grosse macchine semoventi che grazie ad un rullo rivestito di pettini di gomma spingono le nocciole verso un nastro trasportatore che porta il tutto, dopo ventilazione, in un rimorchio trainato dalla macchina.
 
Le nocciole raccolte presentano un tasso di umidità del 15% che è ulteriormente aumentato dal lavaggio che viene eseguito dopo la loro raccolta. Di consguenza è necessario che subiscano una essiccazione che può essere naturale o forzata.
Nel primo caso (essicazione naturale) le nocciole vengono esposte al sole nell’aia delle case o su graticci di cemento e rivoltate periodicamente.
Nel secondo caso (essicazione forzata e per grossi quantitativi) si ricorre all’uso di aria calda. Infatti si pongono le nocciole all’interno di un grosso cilindro nel quale circola aria calda e dove i frutti vengono continuamente mescolate.
La nocciola per poter essere conservata in modo ottimale deve presentare un tasso di umidità pari all’8-10% sul guscio e del 5% nel seme. Per questo moivo i locali dove le nocciole possono essere conservate devono presentare una temperatura di attorno ai 15°C ed una bassa umidità.

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