2020
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Nocicoltura made in Italy, un settore in continua crescita
Agro noce fa il suo ingresso in Agrintesa. "Da quest'unione nasce un polo produttivo di oltre 350 ettari che ci colloca fra i principali player nazionali del settore" afferma Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa
Il mondo della nocicoltura italiana ha un nuovo player. Con l'ingresso fra i soci di Agrintesa di Agro noce, società interamente controllata dal Fondo Idea agro dedicato a investimenti eco-sostenibili nelle filiere del settore agricolo e gestito operativamente dalla bolognese Areté, specializzata sull'agri-food, la cooperativa di Faenza supera i 350 ettari di superficie destinata a noci di alta qualità, accelerando il processo di investimento e crescita sulla specie già in corso da qualche anno.
"Grazie alla scelta di Agro noce di associarsi ad Agrintesa - commenta Cristian Moretti, direttore generale della cooperativa faentina - i ben 170 ettari di noceto messi a dimora a Santa Bianca di Bondeno dalla società del Fondo Idea agro vanno a unirsi ai circa 180 già coltivati dai nostri soci consentendo ad Agrintesa di crescere rapidamente su una coltura storica e da sempre presente nella nostra regione. Una produzione sino a oggi, tuttavia, non sviluppata in maniera specialistica, meccanizzata e gestita come valida opportunità economica e produttiva per gli agricoltori del nostro territorio. Siamo convinti che nella nostra regione ci siano le condizioni pedo-climatiche ideali per sviluppare la nocicoltura ottenendo ritorni economici adeguati per i produttori che scelgono di diversificare le proprie produzioni su questa specie".
Una scelta che arriva in un momento piuttosto positivo per la frutta a guscio, sempre più diffusa fra i consumatori grazie all'incremento dei consumi di prodotti salutistici e alla ricerca di un referenze di origine nazionale. "Il mercato globale delle noci - prosegue Cristian Moretti - è raddoppiato nell'ultimo decennio e l'Italia è fra i primi importatori a livello mondiale".
"Siamo molto soddisfatti dell'entrata in Agrintesa - asserisce Mauro Bruni, presidente e amministratore delegato di Agro noce, nonché presidente di Areté - un ingresso attivo con il quale vogliamo dare un forte contributo al progetto generale, in particolare alla lavorazione e alla commercializzazione delle noci".
La cooperativa di Faenza fornirà ad Agro noce tutto il proprio know how operativo e tecnico. "Agrintesa - prosegue Moretti - metterà a disposizione della nuova realtà associata tutta la propria struttura organizzativa e sarà di supporto sul fronte della conduzione del noceto, della ricerca e, a maturità degli impianti, della gestione del prodotto. Le premesse sono molto positive: ci aspettiamo un riscontro produttivo e commerciale di ottimo livello. Le noci conferite dai nostri soci in questi anni sono di qualità eccellente e si distinguono chiaramente dal prodotto importato".
"Crediamo molto nelle potenzialità delle noci italiane e nell'aggregazione dell'offerta - conclude Cristian Moretti - lo dimostra l'accordo commerciale siglato con la forlivese New factor che prevede la commercializzazione congiunta delle noci dei due gruppi attraverso il marchio Noci di Romagna e che ha visto la partecipazione attiva di molti produttori sia di Agrintesa che di New factor al progetto di Filiera In-noce approvato dalla Regione Emilia Romagna a sostegno dello sviluppo della nocicoltura sul nostro territorio".
"Grazie alla scelta di Agro noce di associarsi ad Agrintesa - commenta Cristian Moretti, direttore generale della cooperativa faentina - i ben 170 ettari di noceto messi a dimora a Santa Bianca di Bondeno dalla società del Fondo Idea agro vanno a unirsi ai circa 180 già coltivati dai nostri soci consentendo ad Agrintesa di crescere rapidamente su una coltura storica e da sempre presente nella nostra regione. Una produzione sino a oggi, tuttavia, non sviluppata in maniera specialistica, meccanizzata e gestita come valida opportunità economica e produttiva per gli agricoltori del nostro territorio. Siamo convinti che nella nostra regione ci siano le condizioni pedo-climatiche ideali per sviluppare la nocicoltura ottenendo ritorni economici adeguati per i produttori che scelgono di diversificare le proprie produzioni su questa specie".
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