Legu-Med, migliorare la coltivazione dei legumi nel Mediterraneo

Abbiamo intervistato Federico Martinelli dell'Università di Firenze che coordinerà il programma di ricerca internazionale per farci spiegare cosa e come verrà fatto

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Una pianta di cece che, insieme alle lenticchie, sarà al centro del progetto Legu-Med (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Lesichka Design - Adobe Stock

E' partito quest'anno il progetto di ricerca internazionale Legu-Med, coordinato dall'Università di Firenze, che si propone di migliorare la produzione dei legumi nei paesi del Mediterraneo.

L'obiettivo è quello di rendere più sostenibile la coltivazione di cece e lenticchia, due legumi molto importanti del Mediterraneo, mantenendo la loro resa tale da soddisfare i fabbisogni della popolazione umana mediante approcci di coltivazione sostenibile nel rispetto dell'ambiente e della salute umana.

Un progetto che durerà tre anni e a cui partecipano undici enti di ricerca pubblici di otto nazioni europee oltre ad un partner privato italiano.

Per farci spiegare nel dettaglio di cosa si tratta abbiamo intervistato Federico Martinelli del dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, che coordina il progetto.

Federico Martinelli, in che modo il progetto cercherà di migliorare la produzione di legumi nell'area del Mediterraneo?
"Il progetto è altamente multidisciplinare e strutturato in dieci attività suddivise in quattro pacchetti di lavoro che riguardano: la caratterizzazione agronomica, fenomica e genotipica di genotipi locali e tipici di diverse regioni del Mediterraneo; il miglioramento della gestione della biodiversità per l'aumento della sostenibilità degli agro-ecosistemi del Mediterraneo; lo sviluppo di soluzioni bio e agro-tecniche per una agricoltura basata sulla biodiversità; la valutazione socio-economica delle soluzioni proposte, il trasferimento e la disseminazione delle innovazioni proposte a tutte le entità coinvolte nella agricoltura sostenibile.

In pratica ci proponiamo di valutare almeno duecento genotipi locali e autoctoni di ogni nazione da un punto di vista agronomico, in particolare in relazione alla loro capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, come ad esempio alla siccità. L'obiettivo è quello di individuare tra questi genotipi che sono al momento scarsamente studiati, almeno quindici genotipi che presentano maggiori capacità di resistere a stress abiotici ed in grado di fornire una buona resa in sistemi colturali sostenibili che prevedano la rotazione delle colture, la diversificazione e la consociazione colturale. Per tale motivo questi genotipi saranno valutati con approcci di genomica funzionale a largo spettro mediante il sequenziamento di nuova generazione e le piattaforme fenomiche disponibili nelle istituzioni coinvolte nel progetto (dipartimento di Biologia di Firenze e Cnr). Una volta selezionati i genotipi ci occuperemo anche della selezione delle specie di rizobi azotofissatori che favoriscono alte rese in maniera sostenibile dal punto di vista ambientale. Sperimenteremo soluzioni agro-tecniche basate su lavorazioni minime e che usano risorse naturali rinnovabili. Ciò allo scopo di ridurre la dipendenza delle pratiche agricole verso la chimica di sintesi"
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Federico Martinelli dell'Università di Firenze
Federico Martinelli dell'Università di Firenze

Lavorerete solo su ceci e lenticchie?
"Nonostante il progetto sia essenzialmente su cece e lenticchia, queste due specie vegetali saranno studiate in una ottica di sistema colturale e quindi in rotazione e consociazione con altre colture (ad esempio cereali, altre leguminose da granella). Una parte importante del progetto riguarderà le analisi microbiologiche volte alla selezione di microrganismi simbionti che permettano di aumentare la resa delle leguminose mantenendo alta la sostenibilità ambientale".

Cosa farà l'Università di Firenze in questo progetto?
"Essa è coinvolta con il dipartimento di Biologia che di occuperà delle attività riguardanti: la caratterizzazione agronomica di circa trenta genotipi di cece e lenticchia in relazione alla resistenza agli stress abiotici; l'analisi genomica per la identificazione di geni e marcatori associati a caratteri agronomici di interesse; la selezione dei rizobi azotofissatori specifici per tali genotipi selezionati.

Essendo coordinatori del progetto, ci occuperemo anche di guidare l'attività di trasferimento e disseminazione dei risultati per tutti coloro che si occupano delle tematiche trattate. In particolare, oltre alle pubblicazioni scientifiche e divulgative, ci occuperemo di coordinare l'organizzazione di un convegno a carattere sia scientifico che di trasferimento tecnologico"
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Chi sono gli altri enti di ricerca? E di cosa si occuperanno?
"Gli altri enti italiani sono il dipartimento di Scienze bio-agroalimentari del Cnr, l'Istituto di scienze della vita della Scuola superiore Sant'Anna. Per quanto riguarda gli enti di ricerca stranieri, essi sono: l'Institute of environmental planning della Leibniz Universität di Hannover (Germania), il Laboratory of rhizobia biotechnology and plant breeding della University of Oran (Algeria), la Faculty of agriculture della University of Zagreb (Croazia), il Field crops department della University of Sirnak (Turchia). Gli altri centri di ricerca sono l'Instituto de investigacion y formacion agraria y pesquera di Siviglia (Ifapa, Spagna), il Lebanese agricultural research institute del Libano, il Centre of biotechnology of Borj-Cedria  (Cbbc) di Tunisi (Tunisia).

Le valutazioni agronomiche dei genotipi saranno eseguite dall'Università di Firenze, l'University of Oran, il Cbbc, l'University of Sirnak e l'Ifapa. La Scuola Sant'Anna si occuperà delle analisi genomiche insieme al dipartimento di Biologia di Firenze. Il Cnr si focalizzerà sulla scelta e reperimento del germoplasma, oltre che su analisi fenomiche e microbiologiche. La selezione dei microrganismi simbionti sarà eseguita dal nostro dipartimento e dai partner della Croazia, Algeria, Spagna e Tunisia. L'Università di Hannover avrà il compito di sviluppare modelli agronomici da testare nelle diverse zone geografiche ed effettuerà l'analisi socio-economica e socio-culturale delle soluzioni proposte"
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E il soggetto privato?
"Agrifutur Srl, l'azienda di Alfianello (Brescia) si occuperà della coltura su larga scala dei microrganismi simbionti selezionati".

Alla fine del progetto quali risultati vi aspettate?
"La caratterizzazione agronomica di centinaia di genotipi di cece e lenticchia permetterà di avere dati importanti per promuovere l'utilizzo di risorse genetiche autoctone nella agricoltura Mediterranea. Inoltre ci attendiamo di selezionare almeno cinque-dieci genotipi locali che potranno essere utilizzati in futuro nella agricoltura sostenibile del Mediterraneo. Ciò sarà ottenuto grazie anche alla selezione di qualche specie di rizobio per ridurre l'impatto della fertilizzazione azotata in agricoltura. Infine l'analisi genomica permetterà di identificare geni e marcatori molecolari utili al miglioramento genetico non solo di cece e lenticchia ma anche di altre leguminose".

E quando e come potranno essere applicabili nella realtà di campo?
"Abbiamo previsto una intensa attività di trasferimento delle conoscenze a tutte le parti coinvolte nella agricoltura sostenibile e basata sulla biodiversità. Ci attendiamo che alla fine dei tre anni, le soluzioni proposte (genotipi vegetali, rizobi, sistemi colturali e innovazioni agro-tecniche) possano essere già impiegate in diverse aziende agricole. Uno dei nostri obiettivi sarà proprio quello di permettere una intensa partecipazione nel progetto non solo di ricercatori ma anche di aziende agricole e di quelle fornitrici di input agricoli, di associazioni ed organizzazioni nei vari ambiti (ricerca, produzione, legislazione etc..). D'altra parte ciò è ormai previsto in tutti i progetti di questo tipo a livello internazionale".

Autore: Matteo Giusti

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