Lenticchia Lens culinaris - Ervum lens

Lenticchia - Plantgest.com
Descrizione della pianta
La lenticchia (Lens culinaris) è una pianta erbacea annuale appartenente della famiglia delle Leguminosae (o Fabaceae). La lenticchia è una delle più antiche piante alimentari che l’uomo ha conosciuto. Si ipotizza che la sua area d'origine sia quella del bacino Medio oreantale, per poi diffondersi nel bacino mediterraneo e nel resto del mondo. Attualmente le lenticchie sono coltivate in tutte le zone a clima caldo temperato.
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La pianta della lenticchia ha uno sviluppo piuttosto ridotto: non raggiunge grandi altezze, all'incirca 30-40 cm. Ha un portamento semi-prostrato. La radice è di tipo fittonante, anche se non raggiunge elevate profondità. Sulle radici, come in tutte le leguminose, si sviluppano numerosi tubercoli radicali che grazie ad un particolare meccanismo biologico favoriscono la fissazione di azoto atmosferico.

Le foglie sono verde chiaro, alterne sui fusti, imparipennate. In genere sono composte da 10-14 paia di foglioline che terminano con un cirro semplice o bifido. I fiori sono piccoli, solitamente di colore bianco ed inseriti all'ascella delle foglie. La fioritura avviene in primavera-estate per durare da maggio fino a luglio.

Il frutto è il legume. E' formato da un piccolo baccello di forma appiattita e corta al cui interno si trovano due semi o lenticchie (in questo caso). Queste hanno forma rotonda e leggermente 'bombata'. A seconda della varietà hanno grandezza diversa: da 2 a 8 mm di diametro.
Per coltivare la lenticchia è necessario avere un adeguato ambiente con adeguate condizioni pedoclimatiche. A livello mondiale la lenticchia è diffusa principalmente nelle aree a clima temperato o semiarido dove, grazie alla brevità del ciclo biologico e al ciclo autunno-primaverile e nonostante la siccità, riesce a dare produzioni soddisfacenti di granella e quantità di residui pagliosi di alto valore foraggero.

In Italia la lenticchia è soprattutto localizzata in ristrette aree di altopiano del centro-sud Italia, dove le condizioni di clima e di suolo conferiscono altissimo pregio qualitativo al prodotto. Ad esempio la lenticchia di Castelluccio di Norcia viene coltivata con successo nell'altopiano di Castelluccio (PG) situato a circa circa 1500 m sul livello del mare e caratterizzato da un clima con inverni piuttosto rigidi, gelate primaverili, un'estate molto breve e con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Per quanto riguarda il terreno la lenticchia manifesta una grande adattabilità anche a terre di fertilità media e bassa, di tessitura da argillosa a limo-sabbiosa. L'importante è che il terreno sia ricco di scheletro e con reazione da sub-acida a sub-alcalina. Poco adatti alla lenticchia sono invece i terreni di alta fertilità o con eccessiva umidità, e quelli salini. Su terreni calcarei la lenticchia dà un prodotto poco pregiato e di difficile cottura.
La lenticchia, come le leguminose in genere, ha la capacità di far entrare le proprie radici in simbiosi con i batteri presenti nel terreno del genere il Rhizobium (in particolare Rhizobium leguminosarum). Questi batteri sono capaci di fissare l'azoto atmosferico e trasformarlo in azoto nitrico ed ammoniacale, assimilabili con facilità dalle piante. Questo processo biologico viene chiamato azotofissazione ed è molto importante per la sostenibilità degli agro-ecosistemi e per il miglioramento del terreno. Tale caratteristica permette così di usare le leguminose e la lenticchia all'interno di un processo di rotazione colturale, concimando e migliorando naturalmente il terreno per le colture successive (pratica del sovescio).
Ci sono diverse varietà di lenticchie e tipologie. Un primo parametro per individuarle e classificarle è la dimensione: a seme piccolo (con lenticchie minori ai 6 mm di diametro e ai 40 mg di peso) ed a seme grande (con lenticchie maggiori ai 6 mm di diametro e ai 40 mg di peso). Anche il colore è aspetto utile alla sua differenziazzione: si va dalle lenticchie più chiare (verde chiaro, biondo, rosa) a quelle più scure (verde scuro, bruno, violaceo).

Sul mercato mondiale le più diffuse sono le varietà a seme grosso, mentre nel nostro paese sono molto apprezzare quelle a seme molto piccolo. Le varietà italiane più pregiate sono molte e corrispondono a degli ecotipi locali: lenticchia di Castelluccio di Norcia, lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, lenticchia di Ustica, lenticchia di Onano, lenticchia di Rascino, lenticchia di Altamura, lenticchia di Colfiorito, lenticchia di Villalba, lenticchia di Ventotene, lenticchia di Mormanno.
La lenticchia, così come i legumi in genere, è una minera di proteine, fibre, ferro, magnesio e potassio. Il ipotizza che il suo valore in ferro sia di gran lunga superiore rispetto alla carne, malgrado l'assorbimento del ferro sia pressoché ridotto e le proteine di scarso valore biologico.
Le lenticchie sono molto nutrienti ed energetiche: 100 grammi di prodotto apportano infatti 291 kcal. Sono costituite da circa il 51% di carboidrati, 23% di proteine, 14% di fibre, 1% di grassi e dal restante 11% di acqua.
Tra i componenti chimici di maggior rilievo, troviamo: isoflavoni (potenti antiossidanti), tiamina, vitamina PP (e vitamina B3), la niacina. Da non dimenticare, infine, che le lenticchie non dovrebbero mai essere consumate crude per la presenza di sostanze antidigestive che durante il processo di cottura però vengono distrutte.

 
Valori nutrizionali per 100g di prodotto:
Acqua 11.20 g
Zuccheri solubili 1.80 g
Proteine 22.70 g
Grassi 1.00 g
Fibra totale 13.80 g
Carboidrati totali 95.90 g
Sodio 8.00 mg
Potassio 980.00 mg
Ferro 8.00 mg
Calcio 57.00 mg
Fosforo 376.00 mg
Magnesio 83.00 mg
Vitamina B1 0.47 mg
Vitamina B2 0.20 mg
Vitamina B3 2.00 mg

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