Innovazioni agritech, perché (è sempre bene) proteggerle

I brevetti sono gli strumenti più idonei per poter sfruttare in esclusiva nuove varietà vegetali, evitando così di cedere l'invenzione di una coltura a concorrenti terzi

Innovazioni agritech, perché (è sempre bene) proteggerle - Plantgest news sulle varietà di piante

Per salvaguardare le innovazioni tecniche esistono i brevetti, che permettono agli inventori di poter sfruttare in esclusiva una determinata invenzione (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Infusorian - Adobe Stock

Le filiere agroalimentari sono oggi teatro di un'intensa attività di ricerca e sviluppo volta a realizzare soluzioni tecniche innovative, anche nei processi produttivi, in grado di rendere tali filiere competitive e sostenibili.

 

Innovare, da sempre, è sinonimo di investimento e gli imprenditori che governano tali filiere sanno bene di non poter correre il rischio di vanificare tali investimenti lasciando a terzi concorrenti la possibilità di utilizzare indebitamente il frutto della loro attività di ricerca e sviluppo.

 

I brevetti

Tra gli strumenti storicamente più idonei a salvaguardare le innovazioni tecniche vi sono i brevetti per invenzione, ovvero diritti di monopolio a tempo determinato, attraverso i quali il legislatore intende remunerare gli inventori concedendo loro un periodo di tempo - solitamente vent'anni - in cui poter sfruttare in esclusiva una determinata innovazione, impedendo a terzi di utilizzare la medesima invenzione in assenza di un'esplicita autorizzazione del titolare.

 

Trattandosi di diritti a durata limitata, una volta che il brevetto per invenzione scade, l'invenzione stessa cade nel "pubblico dominio" e potrà essere sfruttata anche dai concorrenti.

 

Con specifico riferimento al settore agroalimentare assumono particolare rilievo i classici brevetti per invenzione, che per intenderci sono quelli destinati a proteggere innovazioni che spaziano dal settore della meccanica a quello della chimica, delle biotecnologie e delle nuove varietà vegetali. Quest'ultimi al pari dei brevetti consentono di monopolizzare lo sfruttamento di una nuova varietà vegetale per un periodo di tempo limitato.

 

I brevetti per le varietà vegetali

In Italia, ogni anno, sono depositate circa cento domande per la protezione di nuove varietà vegetali, mentre l'Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali esamina ogni anno circa 2.800 domande.

 

Le varietà vegetali possono essere protette a livello italiano, a livello europeo, ma anche a livello internazionale a condizione che esse siano:

  • nuove, cioè che al momento del deposito della domanda di registrazione della nuova varietà vegetale essa non deve essere stata venduta o ceduta a terzi dal costitutore, o con il suo consenso, né deve essere identica a una varietà già conosciuta;
  • distinte, cioè si deve differenziare nettamente da ogni varietà già notoriamente conosciuta al momento del deposito della domanda;
  • omogenee, cioè deve esservi uniformità dei caratteri pertinenti e rilevanti fra gli esemplari della medesima varietà;
  • stabili, cioè che i caratteri rilevanti permangano anche nelle piante ottenute attraverso tecniche di propagazione vegetativa (auto radicazione/innesto).

Ottenuta la registrazione il titolare dei diritti sulla nuova varietà, detto costitutore, potrà vietare a terzi di utilizzare o di detenere il materiale di propagazione vegetativa della varietà. Ai fini dell'ulteriore produzione, moltiplicazione, messa in vendita o commercializzazione, anche mediante importazione o esportazione.

 

La durata di tali diritti è di 20 anni dalla registrazione della varietà, che si estende a 30 anni per alberi e viti.

 

La tutela delle innovazioni, un vantaggio non da poco

Come anticipato, la tutela delle innovazioni nel settore agroalimentare non si limita tuttavia alle varietà vegetali, ma si estende a molte altre aree della tecnica, grazie all'Istituto del Brevetto per Invenzione che protegge le innovazioni che siano nuove (cioè che non sono parte della tecnica nota), dotate di altezza inventiva, quindi non ovvie ma effettivamente originali per l'esperto del settore, ovvero per quel soggetto che conosce l'arte nota dello specifico settore di riferimento (ad esempio un esperto di meccanica per le invenzioni attinenti al settore meccanico), sfruttabili industrialmente cioè applicabili nei settori produttivi e infine lecite.

 

Si tratta di uno strumento di cui le imprese italiane fanno in generale molto uso, infatti solo nel 2022 sono state depositate quasi 5mila domande di brevetto europeo presso l'Ufficio Europeo Brevetti. Anche la tutela conferita dal brevetto ha una durata limitata pari a vent'anni dal deposito della domanda e un'estensione territoriale in cui si potranno avere brevetti tutelati in specifici territori nazionali, ovvero in più paesi o ancora a livello europeo.

 

Tutelare l'innovazione agritech consente dunque di acquisire un vantaggio competitivo, sfruttando in via esclusiva i risultati delle attività di ricerca e sviluppo, sia direttamente che autorizzando (spesso dietro il pagamento di un corrispettivo) l'uso delle innovazioni da parte di terzi.

A cura di Federico Caruso, Siblex


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