Teff: come si coltiva in Italia

Sebbene di nicchia questo cereale minore può essere una fonte in più di reddito per le imprese agricole. Questo grazie alla resistenza agli stress, alla possibilità di produrre sia granella che foraggio e per i suoi valori nutrizionali

Teff: come si coltiva in Italia - Plantgest news sulle varietà di piante

Il teff è un cereale originario dell'Etiopia e dell'Eritrea

Fonte immagine: Tuttoquinoa di Dario Vannuzzi

Originario dell'Etiopia il teff o tef (Eragrostis tef) è una graminacea annuale che in Italia viene annoverata fra i "cereali minori" insieme al miglio, al sorgo e al triticale. Ne consegue che questo tipo di cereale non venga coltivato in maniera intensiva e non abbia ancora una filiera consolidata come quella per esempio del frumento.

 

Nonostante questo il consumo è in aumento grazie alle caratteristiche organolettiche che lo rendono un vero e proprio superfood per gli sportivi e adatto a chi soffre di celiachia perché privo di glutine. Ma soprattutto dal punto di vista agronomico il teff è un cereale che si può adattare a diversi ambienti di coltivazione essendo particolarmente rustico e resistente alla carenza idrica e a molte fitopatologie.

 

Per entrare più nel dettaglio sulla coltivazione e non solo di questa coltura AgroNotizie® ha intervistato Dario Vannuzzi, proprietario dell'azienda agricola e sementiera Tuttoquinoa, che si occupa di commercializzazione di sementi e sviluppo di progetti riguardanti la coltivazione di cereali minori e di pseudocereali in Italia.

 

Caratteristiche agronomiche

Il teff viene annoverato fra i cereali a paglia come il frumento duro, il frumento tenero e l'orzo. Fra il cereale minore e quelli principali però ci sono delle differenze in termini di gestione agronomica, ed è consigliabile conoscerle affinché il cerealicoltore possa avviare correttamente la produzione.

 

Di seguito quindi vedremo le principali qualità agronomiche e cosa fare o non fare in un campo di Teff.

 

Semina

Il teff è una graminacea tardo primaverile/estiva che può essere coltivata sia in primo che in secondo raccolto. Per ottenere una resa soddisfacente ha bisogno di una lavorazione del terreno molto accurata: "Avendo un seme piccolissimo il suolo deve essere preparato in maniera molto scrupolosa, deve essere ben affinato e possibilmente rullato in modo da creare al di sotto una superficie abbastanza dura da non permettere alla semente di andare troppo in profondità" spiega Dario Vannuzzi dell'azienda Tuttoquinoa.

 

La dimensione del seme (o cariosside) determina una quantità da utilizzare in campo più elevata rispetto a quella richiesta per il grano. Mille semi di teff difatti pesano circa 0,3-0,4 grammi, perciò è consigliabile seminare circa 10 chilogrammi per ettaro (per il frumento sono circa 250 chilogrammi per ettaro) in modo da avere una densità di semina che permetta una crescita ottimale delle giovani plantule.

 

La semina è completamente meccanizzata e per una emergenza ideale delle piantine la profondità deve essere di 1 centimetro massimo 1,5 centimetri con una temperatura del suolo di almeno 15 gradi. Per evitare la competizione fra le erbe infestanti e le piantine l'agricoltore può effettuare una strigliatura nella fase di accestimento.

 

Concimazione e irrigazione

In concimazione pre semina il teff si può trattare come un grano: in agricoltura convenzionale si può usare un bi ammonico, mentre in biologico si può usare pollina (10-12 quintali ad ettaro), guanito o una qualsiasi altra sostanza organica.

 

In concimazione di copertura invece Dario consiglia di non eccedere con l'azoto in modo da evitare l'allettamento, un fenomeno tipico nelle piante con stelo lungo e sottile.

 

Una caratteristica interessante è il basso fabbisogno irriguo che richiede la pianta sia in primo che in secondo raccolto: se si semina in primavera (dopo la metà di aprile) si può coltivare tranquillamente in asciutta, mentre seminandolo in estate come fanno in Spagna ha bisogno di qualche irrigazione di supporto.

 

Il teff presenta uno stelo molto lungo e sottile con cariossidi particolarmente piccole

Il teff presenta uno stelo molto lungo e sottile con cariossidi particolarmente piccole

(Fonte: Tuttoquinoa)

 

Ma esattamente di quanta acqua necessita per sostenere la produzione? "Noi in azienda lo coltiviamo sempre in asciutto, però dalle informazioni dei colleghi in Spagna che invece lo fanno sistematicamente irriguo l'apporto non è eccessivo. Nella semina in secondo raccolto bisogna fare un'irrigazione per l'emergenza delle plantule con indicativamente dai 20 ai 30 millimetri d'acqua in base alle condizioni pedoclimatiche della zona".

 

In generale quindi dovrebbero essere sufficienti 4-5 bagnature minime per non fare andare la pianta in stress. Dall'altro lato però non bisogna eccedere con l'irrigazione perché altrimenti si rischia l'allettamento.

 

Incide sull'irrigazione anche il ciclo vegetativo della pianta che tende a ridursi molto in secondo raccolto: "La pianta seminata a metà aprile ha un ciclo vegetativo di circa centoventi giorni, dipende poi dalla cultivar e dal clima. Mentre seminata in secondo raccolto il ciclo si accorcia moltissimo, si va sui circa cento giorni" entra nel dettaglio Vannuzzi.

 

Fitopatologie

Un'altra peculiarità di questa coltura è che ad oggi non ha mai presentato nessuna problematica dovuta a malattie e patogeni.

 

"Al momento non sono state registrate problematiche a livello di patologie. Anche l'anno scorso, che è stata una primavera devastante a livello fungino, e piante come il farro e i grani hanno subito notevoli danni, il teff non ha avuto nessun problema".

 

Questo carattere di resistenza e/o tolleranza potrebbe essere sfruttabile per diminuire gli input chimici in agricoltura a beneficio perciò di una più alta sostenibilità ambientale per le aziende agricole.

 

Raccolta e resa

Come la semina anche la raccolta è completamente meccanizzabile. Il teff si può raccogliere con una classica mietitrebbia e la pianta in piedi oppure si può sfalciare e raccogliere con una mietitrebbia provvista di barra pick up. Siccome la cariosside è molto piccola è indispensabile tarare correttamente la macchina e soprattutto i crivelli che devono avere fori di grandezza adeguata (possono essere usati quelli da erba medica, da trifoglio o anche più piccoli).

 

Gli usi principali del teff sono per la produzione di granella, da cui poi si ricava la farina per l'alimentazione umana, e per la produzione di foraggio per le aziende zootecniche che possono beneficiare di un fieno molto appetibile.

 

Se utilizzato come foraggera l'agricoltore può sfalciarla perché è una pianta che ricaccia naturalmente, il numero massimo che si può fare è di 3-4 sfalci in una stagione ma questo dipende molto dal periodo di semina e dalle condizioni climatiche della zona di coltivazione.

 

"Per poter fare più sfalci in una sola stagione è comunque necessario dopo la prima fienagione irrigare o sperare in una pioggia, altrimenti nella stagione estiva è difficile che la pianta abbia le forze per ricacciare nuovamente." - continua Vannuzzi - "L'anno scorso con la semina primaverile siamo riusciti ad ottenere quattro sfalci in alcune zone perché è stato un anno particolarmente caldo".

 

Normalmente se seminato in primavera si arriva massimo a tre sfalci mentre se seminato in secondo raccolto si arriva a due sfalci.

 

Teff al momento della trebbiatura

Teff al momento della trebbiatura

(Fonte: Tuttoquinoa)

 

Quanti quintali di fieno si producono con il teff?

 

"In termini di produttività in fieno non è particolarmente performante, parliamo di 20 quintali ad ettaro massimi per ogni sfalcio. Però, con tre sfalci si riescono a fare 60 quintali di fieno che comunque viene considerata una buona resa per una pianta annuale".

 

E invece quanta granella si può produrre?

 

"Noi in biologico e in asciutto abbiamo prodotto massimo sui dieci quintali ad ettaro, parlo però della zona della Maremma dove i terreni sono pesanti e collinari. Mentre le esperienze in Spagna, sempre in biologico ma irriguo, raggiungono mediamente i 25-30 quintali ad ettaro, mentre in convenzionale sempre irriguo fino a 40 quintali ad ettaro di granella".

 

Cultivar e varietà disponibili

Il genere Eragrostis comprende molte specie selvatiche e attualmente in Europa a livello di varietà registrate la disponibilità è molto bassa, l'unica cultivar domesticata e coltivata è appunto Eragrostis tef. Al momento sono in corso programmi di selezione e miglioramento di linee etiopi per allargare la futura disponibilità agli agricoltori europei. Fuori dall'Europa invece, in particolare negli Stati Uniti e in Australia, la disponibilità di varietà registrate è più ampia soprattutto per la produzione di foraggio da destinare agli allevamenti.

 

All'interno della cultivar Eragrostis tef però si può fare una distinzione in base al colore della cariosside, ovvero teff bianco e teff nero: "Stiamo lavorando in collaborazione con un'altra azienda sementiera con una linea di teff bianco selezionata in Italia che probabilmente verrà registrata a breve, e sta dando buoni risultati sia in termini di produzione di massa vegetale che in termini di resa in granella. Stiamo anche sviluppando una nuova linea di teff nero su cui abbiamo iniziato a lavorare già 2-3 anni fa e sta dando ottimi risultati".

 

Agronomicamente il teff bianco e il teff nero hanno le stesse identiche esigenze, sono le farine ottenute che si differenziano a livello gustativo il che comporta diversi target di mercato e di consumatori.

 

Per chi volesse iniziare a coltivare il teff per la produzione da granella due consigli pratici sono innanzitutto valutare il mercato e poi iniziare con parcelle piccole: "Io consiglierei di iniziare con un appezzamento piccolo che può essere di mezzo ettaro o un ettaro. Generalmente chi si approccia a questa coltura lo fa per la prima volta, ed è importante quindi prima provare per capire bene la pratica agronomica più adatta" conclude Vannuzzi.

 

In conclusione, questa graminacea presenta diverse potenzialità sfruttabili dalle aziende agricole per la diversificazione del proprio reddito e per incentivare un'agricoltura più sostenibile mirata all'utilizzo di pochi input agronomici ben consapevoli però che non esiste ancora una filiera e una massa critica consolidata.

Autore: Chiara Gallo

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