Olivicoltura rigenerativa: come si fa?

Applicazioni pratiche per aumentare la sostanza organica, ridurre l'uso di input esterni e mantenere economicamente attivo l'oliveto

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I residui di potatura dell'olivo possono essere usati come compost ma anche trasformati in pellet o cippato ed essere impiegati come combustibile per la produzione di energia rinnovabile, termica o elettrica (Foto di archivio)

Fonte immagine: AgroNotizie

Partiamo dal presupposto che l'agricoltura rigenerativa si può fare in qualsiasi parte del mondo e con qualsiasi coltura. Il primo passo è tradurre i principi generali in azioni specifiche, modellate sulle peculiarità del proprio sistema agricolo; ricordando che uno degli obiettivi principali dell'agricoltura rigenerativa è quello di prendersi cura del suolo mantenendo e/o incrementando il contenuto di sostanza organica.

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Proprio per questo, le pratiche di agricoltura rigenerativa potrebbero essere utili agli agricoltori del Sud Italia dove ci sono le zone a più alto rischio desertificazione, dovuto proprio alla mancanza di sostanza organica nel suolo. Una mancanza che non aiuta nemmeno in un contesto di siccità, perché comporta una bassa capacità di ritenzione idrica del terreno.

 

Quindi, mettere in pratica l'agricoltura rigenerativa in olivicoltura non solo è possibile, ma anche necessario.

Lavorare poco il terreno, aumentare la biodiversità impiegando piante erbacee di copertura o consociazioni, aumentare la fertilità del suolo effettuando sovesci, riciclando il materiale di potatura e utilizzando fertilizzanti organici. Queste sono alcune delle pratiche che si possono mettere in atto in un oliveto.

 

In questo modo l'olivicoltura rigenerativa prende forma. Nel medio e lungo periodo si potranno osservare gli effetti positivi delle pratiche agroecologiche, come l'aumento del carbonio organico nel suolo, la riduzione delle emissioni di gas serra, il mantenimento e/o l'aumento delle rese e della redditività agricola, il miglioramento della ritenzione idrica nel suolo e la maggior resilienza del sistema ai cambiamenti climatici.

 

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Cura del suolo

Il terreno della tua azienda agricola è in salute o no? Per saperlo è importante fare periodicamente delle analisi del terreno e anche monitorarlo in maniera amatoriale osservandolo, toccandolo e annusandolo. 

 

Se il terreno è povero di sostanza organica e viene lavorato spesso, il peso dei trattori può compattare i primi centimetri di terreno creando uno strato impermeabile all'acqua e asfittico, in cui le radici delle piante fanno fatica a svilupparsi. Un terreno sano non è compattato e ha un buon equilibrio tra macropori e micropori creati dalla macrofauna e dalle radici delle piante, dove passano acqua e aria.

 

Le lavorazioni del terreno in agricoltura rigenerativa ci sono, ma sono anche ridotte al minimo indispensabile. Smuovere meno terreno possibile riduce le perdite di sostanza organica, i pori e gli aggregati formati dai processi biologici rimangono stabili e si risparmia sulla manodopera e sul carburante.

 

Copertura del suolo con inerbimenti e cover crop

In un oliveto rigenerativo non vedremo mai il suolo nudo. Quando un terreno è scoperto viene alterata negativamente la sua qualità: è maggiormente esposto a fenomeni di ossidazione e degradazione della sostanza organica, di erosione e lisciviazione di acqua e nutrienti.

 

Utilizzare le colture di copertura o l'inerbimento spontaneo garantisce una serie di vantaggi in primis ambientali ed agronomici, e a lungo andare anche economici. Le radici delle piante lavorano meccanicamente il terreno, così da aumentare la ritenzione di acqua e l'arieggiamento, migliorando quindi la permeabilità e la struttura e riducendo i fenomeni di erosione. Inoltre, creano un ambiente favorevole alla presenza di microrganismi benefici e insetti utili, aumentando la loro biodiversità.

 

Le colture di copertura possono essere seminate in qualsiasi periodo dell'anno su terreno concimato qualche settimana prima. Si possono seminare graminacee, leguminose o brassicacee (o un miscuglio di queste).

 

Ma la competizione non può essere un problema per l'olivo? Ovviamente in oliveto l'inerbimento consigliato è quello temporaneo nel periodo invernale, perché da maggio in poi ci si deve concentrare sulla produzione di olio e quindi sulla crescita della drupa e le piante erbacee potrebbero essere troppo competitive.

 

Pratiche per aumentare la fertilità in un oliveto rigenerativo

Il sovescio

Una volta fatto l'inerbimento, che cosa farsene di tutta quella bella biomassa? Facile, si usa per concimare.

In un campo ben coperto di vegetazione erbacea si possono raccogliere fino a 50-65 tonnellate di biomassa fresca per ettaro. Durante la primavera, questa biomassa può essere gestita con tecniche come la trinciatura, lo sfalcio o l'allettamento. Quest'ultimo metodo, in particolare, permette di mantenere il suolo protetto per tutta l'estate grazie alle piante distese. In più, visto che le piante restano parzialmente radicate, le radici continuano a svolgere il loro lavoro meccanico fino alla decomposizione.

 

Riciclare il materiale di potatura

Qual è un'altra cosa che si può riutilizzare in un oliveto? I residui di potatura. Ogni anno ingenti quantitativi di rami vengono tagliati e in seguito eliminati come rifiuto o addirittura smaltiti bruciandoli sul posto, determinando così un notevole impatto ambientale. Questi rappresentano una risorsa di sostanza organica capace di degradarsi molto lentamente, composta principalmente da lignina.

 

Ci sono vari modi per rivalorizzare questi scarti anche dal punto di vista economico. In primis possono essere usati come compost ma anche trasformati in pellet o cippato ed essere impiegati come combustibile per la produzione di energia rinnovabile, termica o elettrica.

 

Per utilizzarli come compost vanno trinciati e poi interrati o lasciati in superficie.

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Ammendanti, biostimolanti e controllo biologico delle avversità

Per quanto riguarda la concimazione, in agricoltura rigenerativa si scelgono fertilizzanti organici con un elevato contenuto di sostanza organica come il letame, il compost e il compost tea, il vermicompost, il distillato di legno e il biochar. Tutti questi composti apportano una serie di vantaggi al suolo: migliorano la sua struttura e la sua qualità, incrementano la biodiversità microbica, contengono sostanze bioattive e possono aumentare la tolleranza dell'olivo agli stress abiotici, come la siccità, fungendo quindi anche da biostimolanti. Per esempio, il compost tea si ottiene estraendo dal letame o dal compost le molecole biostimolanti attraverso un processo che prevede la diluizione in acqua e l'ossigenazione del liquido.

 

Infine, posso essere prodotti direttamente in azienda a basso costo. Il biochar, per esempio, si ottiene per pirolizzazione e si può produrre utilizzando gli stessi scarti di potatura dell'olivo. Si ottiene un composto capace di trattenere grandi quantità di nutrienti e acqua.

 

Per quanto l'agricoltura rigenerativa sia più rigida nell'evitare l'uso dei fertilizzanti di sintesi, visto l'obiettivo principale di aumentare la sostanze organica, è più transigente nei confronti dell'utilizzo degli agrofarmaci di sintesi, purché si lavori per ridurne o eliminarne gradualmente l'uso.

 

Si prediligono infatti i composti naturali come gli oli essenziali, gli estratti vegetali e le sostanze di base e un tipo di lotta biologica conservativa, che prevede cioè il mantenimento o la creazione di habitat favorevoli alla presenza delle popolazioni naturali di organismi utili (predatori, parassitoidi e microrganismi antagonisti) già presenti nell'ambiente.

 

Gestione dell'acqua

In agricoltura rigenerativa la gestione dell'acqua si basa su pratiche che mirano a conservare, ottimizzare e valorizzare questa risorsa, aumentando la capacità del suolo di trattenere e infiltrare l'acqua piovana e riducendo le perdite per evaporazione e ruscellamento. Pratiche che abbiamo già descritto e che possono aiutare anche a trattenere l'acqua nel suolo sono le minime lavorazioni, il mantenimento del suolo coperto e l'aumento della sostanza organica nel suolo.

 

A queste si aggiungono pratiche di progettazione idraulica del paesaggio. I terrazzamenti realizzati lungo le curve di livello, possono rallentare il flusso dell'acqua piovana in modo tale che questa si infiltri maggiormente nel terreno, evitando il ruscellamento superficiale. Si possono progettare dei bacini di raccolta, per immagazzinare l'acqua piovana e utilizzarla nei periodi di siccità. Oppure, c'è il disegno Keyline, una tecnica di modellazione del terreno che massimizza la distribuzione uniforme dell'acqua nel suolo.

 

Sistemi agroforestali

Le pratiche agricole convenzionali tendono a semplificare gli agroecosistemi piuttosto che ad incentivarne la biodiversità. Inoltre, si parla sempre più spesso di diversificazione e multifunzionalità e cioè dei vantaggi legati alla presenza di tante colture, alberi da frutti ortaggi e possibilmente anche animali.

 

Più diversità c'è e più si riduce la necessità di utilizzare input esterni, come fertilizzanti e agrofarmaci, riducendo i costi dell'azienda agricola e generando anche nuovi redditi.


Coltivare un oliveto in questo modo, quindi, può rappresentare una possibilità concreta di mantenerlo economicamente attivo. Non c'è niente di nuovo in questa pratica, un tempo si parlava di olivicoltura promiscua e caratterizzava la maggior parte degli oliveti in Italia.

 

Le colture da consociare devono essere compatibili agronomicamente ed ecofisiologicamente con l'olivo: deve essere considerata la densità d'impianto, il grado di ombreggiamento e lo spazio da lasciare alle eventuali macchine per le operazioni colturali.

 

Per esempio, la coltivazione dell'olivo è compatibile con diverse piante aromatiche come la lavanda, il rosmarino, il timo, la salvia e l'origano; con leguminose come fagioli o piselli; altre piante da frutto a taglia bassa come il melograno o i limoni e anche specie orticole.

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Si può anche integrare l'allevamento migliorando il benessere animale e garantendo l'approvvigionamento di risorse foraggere integrative provenienti anche dalla coltura arborea. Inoltre, si possono sfruttare i vantaggi delle deiezioni degli animali direttamente in loco. Nel caso specifico dell'olivo ci vogliono animali che non facciano danno agli alberi come per esempio le oche o i polli.

Autore: Vittoriana Lasorella

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