Abate Fétel su Conference: il vaso ottimizza l'impianto
Minore mortalità, trapianto più flessibile e produzione omogenea: Geoplant Vivai presenta un nuovo prodotto vivaistico, pensato per garantire elevate performance sin dal primo anno di impianto

Produzione di pero Abate Fétel innestato su Conference autoradicato e coltivato in vaso prima del trapianto
Fonte immagine: Geoplant Vivai
Nel primo anno di impianto, le varietà di pero innestate su franchi clonali possono riscontrare delle difficoltà, legate soprattutto alla struttura dell'apparato radicale. Per questo motivo, la fase di post trapianto per gli astoni a radice nuda richiede molta attenzione e strategie mirate.
Per rispondere a questa difficoltà Geoplant Vivai di Ravenna, azienda vivaistica che si occupa anche di miglioramento genetico e di selezione varietale, ha sviluppato un'alternativa alle piante a radice nuda: l'Abate Fétel innestato su Conference autoradicato allevato in vaso.
L'obiettivo? Migliorare le performance della varietà già dai primi mesi di coltivazione in campo.
Astone in vaso o a radice nuda? La differenza è nella radice
"A parità di portainnesto, cioè con Conference autoradicato, fra un astone in vaso e un astone a radice nuda cambia solo la tecnica di produzione" spiega Gianluca Pasi, tecnico agronomo di Geoplant Vivai.
Abate Fétel su Conference autoradicato viene infatti coltivato con una specifica miscela di substrati, selezionata dall'Azienda, in vasi da 2-3 litri di volume.
La differenza principale fra le due tipologie di materiale vegetale è lo sviluppo dell'apparato ipogeo.
Difatti, la pianta in vaso sviluppa un apparato radicale con radici secondarie, radichette e peli radicali. Una struttura quindi più complessa e completa che porta una serie di benefici all'albero.
"L'astone in vaso è più piccolo rispetto all'astone a radice nuda. Grazie però alla migliore struttura della radice, la pianta già nel corso del primo anno vegeta di più, recuperando così abbastanza rapidamente il divario iniziale con la radice nuda".
Apparato radicale di Abate Fétel su Conference autoradicato allevato in vaso
(Fonte: Geoplant Vivai)
In vaso poi il ciclo produttivo si conclude massimo a 8-9 mesi, ma si può anticipare anche a 4-5 mesi. A differenza invece della radice nuda, in cui il ciclo produttivo dura dai 18 ai 24 mesi in base anche all'areale di coltivazione.
"Supponiamo che l'entrata in produzione del vaso alla fine sarà più anticipata rispetto all'astone a radice nuda. - spiega Pasi - Mediamente ci aspettiamo un anticipo di almeno 1 anno, nonostante si impianti un albero più piccolo".
Tali caratteristiche per l'agricoltore si traducono in un miglioramento della resa a ettaro: perché la mortalità post trapianto si riduce quasi a zero. Problematica invece che nella radice nuda, a parità di periodo, è più presente. In questo modo non si devono sostituire gli alberi morti nel secondo e terzo anno di impianto.
Il risultato? Una Produzione omogenea e l'assenza di scalarità.
Il trapianto: più flessibilità con il vaso
L'alternativa con il vaso, oltre a garantire alberi più performanti, consente di estendere l'epoca di trapianto.
Pasi infatti dice: "Il periodo utile per il trapianto è il doppio della radice nuda, cioè è 8-9 mesi, perché si può trapiantare in inverno, in primavera e in autunno. In pratica, escludendo i tre mesi estivi - giugno, luglio e agosto - per tutto il resto dell'anno la pianta in vaso può andare a dimora".
Offre perciò una maggiore libertà operativa, permettendo una gestione più flessibile e accurata della preparazione del terreno. Situazione invece più difficile per l'astone a radice nuda, in quanto può essere trapiantato solo nei mesi invernali, con una finestra temporale di 3-4 mesi. Tuttavia, le condizioni meteorologiche avverse, come ad esempio le frequenti piogge di quest'anno, possono rendere difficoltosa la preparazione del suolo, e di conseguenza anche la messa a dimora degli astoni.
Ci sono comunque alcune esigenze tecniche da considerare: "Quando si effettua il trapianto l'agricoltore deve avere l'impianto di irrigazione pronto, efficiente e funzionante, perché è pur sempre una pianta in vegetazione che ha bisogno di essere irrigata fin da subito".
Comunque sia, dal punto di vista nutrizionale e fitoiatrico nel post trapianto non ci sono differenze sostanziali rispetto alla gestione dell'astone a radice nuda classico.
I vantaggi per l'agricoltore
I benefici della pianta in vaso si possono riassumere in tre punti fondamentali.
Il primo punto è quello fitosanitario, Pasi infatti spiega: "Si ha una pianta più sana rispetto al classico astone a radice nuda. Ha meno problemi di trapianto ed è più performante nelle fasi iniziali della coltivazione perché ha un apparato radicale sviluppato meglio".
Il secondo punto è la maggiore elasticità nella gestione del trapianto: "Questo carattere consente all'agricoltore di organizzarsi con più tempo per preparare il terreno, l'impianto e tutto quello che serve, perché non ha più il vincolo di dover piantare tassativamente entro una certa data. L'astone a radice nuda ha una scadenza definita, la pianta in vaso no: si può giocare su questo aspetto".
Infine, anche se sarà necessario attendere ancora qualche anno per ottenere dati consolidati, Pasi anticipa un'ulteriore potenzialità: "Secondo me sarà anche un'entrata in produzione più regolare e più anticipata rispetto all'astone a radice nuda. Ma questo avremo modo di verificarlo nelle prossime fasi della sperimentazione".
Campagna 2025 sold out
"Una volta presentato, il prodotto è piaciuto, e sono arrivate subito le richieste per la produzione di queste piante. Abbiamo iniziato la campagna degli astoni in vaso più velocemente di quelle che erano le nostre aspettative iniziali".
Attualmente, Geoplant Vivai ha avviato la campagna commerciale e, parallelamente, sta proseguendo con la sperimentazione in campo.
Le giovani piante hanno una parte aerea più contenuta ma un apparato radicale molto ben sviluppato
(Fonte: Geoplant Vivai)
"I primi frutteti verranno messi a dimora nella primavera di quest'anno, distribuiti sia in Emilia Romagna che in altre regioni italiane. La superficie complessiva dei primi impianti sarà di circa 10 ettari, con una previsione per il 2026 di oltre 70 ettari".
La produzione per il 2025 è quindi già sold out. E gli agricoltori interessati possono contattare il vivaio per l'avvio della campagna produttiva 2026.
Infine, Pasi anticipa alcune novità in vista di Macfrut 2025: "Questo prodotto verrà presentato in fiera, con uno stand quasi del tutto dedicato a questo nuovo prodotto vivaistico".