Nuovo impianto di mirtillo? Come partire con il piede giusto

In vaso o a terra? Quale varietà scegliere e come strutturare un nuovo impianto? Sono numerose le domande che un agricoltore si pone quando deve rinnovare un impianto di mirtilli o investire per la prima volta. Facciamo il punto con gli esperti

Nuovo impianto di mirtillo? Come partire con il piede giusto - Plantgest news sulle varietà di piante

Nell'ottica di aprirsi a nuove coltivazioni, gli agricoltori italiani stanno valutando di investire in mirtillo (Foto di archivio)

Fonte immagine: © olyasolodenko - Adobe Stock

In vaso o a terra? Quale varietà scegliere e come strutturare un nuovo impianto di mirtilli? Sono diverse le domande che un agricoltore si pone quando deve o rinnovare un impianto o investire per la prima volta. All'edizione 2025 di Macfrut, la fiera verticale del settore ortofrutticolo che si svolge a Rimini, si sono susseguiti diversi convegni nell'ambito della Berry Area, nuovo salone dedicato ai piccoli frutti e voluto da NCX Drahorad, in collaborazione con l'Università Politecnica delle Marche. I momenti di approfondimento hanno toccato vari aspetti, molti dei quali agronomici.

 

Il consumo di mirtilli è in crescita, anche nel nostro Paese, spinto dalla consapevolezza che fanno bene alla salute e anche dalla facilità di consumo che li rende perfetti come snack sano. Secondo dati resi noti da Agronometrics proprio durante gli incontri che si sono tenuti alla Berry Area il consumo di mirtilli fresco in Italia si è attestato nel 2024 su 23mila tonnellate mentre le importazioni su 14.800 tonnellate. Le importazioni in Italia hanno visto una crescita repentina soprattutto negli ultimi cinque anni, proprio per rispondere alla domanda interna. Naturale dunque che, anche nell'ottica di aprirsi a nuove coltivazioni, gli agricoltori italiani stiano valutando di investire in mirtillo (ad oggi secondo CSO Italy gli ettari in Italia sono circa 2.500), ma prima di buttarsi occorre avere le idee chiare, tanto più che la crisi climatica sta complicando la coltivazione.

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A raccontare, anche con esempi pratici presi dall'esperienza personale, i tanti errori commessi dai coltivatori di mirtillo in giro per il mondo c'era Marco Butera, agronomo specializzato nella coltivazione dei piccoli frutti, consulente internazionale esperto di progettazione di impianti che di recente ha fondato la Better Berries. "Per partire con il piede giusto - ha detto Butera - bisogna chiedersi quali saranno gli standard futuri per il mirtillo perché c'è un'evoluzione importante in corso, analizzare i competitor e i trend di mercato, capire la fattibilità del progetto e procedere ad analisi SWOT: capire cioè quali sono i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce del progetto. Bisogna cercare di anticipare eventuali problematiche di campo e individuare strategie per mitigarle. In particolare va tenuto in considerazione il cambiamento climatico".

 

Marco Butera ha una lunga esperienza nel settore e gira in lungo e in largo gli impianti, non solo in Europa, sta quindi toccando con mano le criticità che la crisi climatica sta ponendo agli impianti. "Bisogna chiedersi - ha detto - quale varietà piantare e tenere presente che un impianto avviato oggi deve produrre fino al 2040. L'agricoltura deve essere in grado di anticipare i cambiamenti futuri".

 

Impianti di mirtillo: focus sugli errori da evitare

 

Secondo il modello della Nasa, MERRA-2, fra il 2030 e il 2050 si avranno le temperature minime e medie giornaliere in crescita. Le massime aumenteranno di 1,2°C (entro il 2030), ci sarà un calo delle precipitazioni fra il 9 e l'11% fra febbraio e giugno. "Soprattutto le aree high chill passeranno a mid chill, le mid chill con quattrocento/seicento ore di freddo diventeranno sotto le quattrocento e così a scorrere arrivando a un aumento delle zone completamente senza freddo invernale. La riduzione delle ore di freddo, sempre fra il 2030 e il 2050, sarà tra il 9 e il 15%, di conseguenza ci sarà un'accelerazione dei cicli fenologici. Le piante andranno incontro a maggiore stress idrico. I trend sono chiari e bisogna tenerne conto". Un accumulo insufficiente di ore di freddo provoca la rottura irregolare delle gemme sia a fiore sia vegetative. "Per fare un esempio, una varietà Duke standard ha bisogno di ottocento ore di freddo per avere una buona rottura gemme. Piantare Duke sotto il Po oggi è molto rischioso, è probabile che il fabbisogno di freddo non sarà raggiunto".

 

Fra le problematiche di cui tenere conto c'è anche la qualità dell'acqua. "Il mirtillo ha bisogno di acqua di ottima qualità come quella delle fragole. Ha bisogno di una bassa salinità, un basso contenuto di bicarbonati. In realtà, sempre più si trovano acque problematiche. La salinità aumenta, il contenuto di bicarbonati è elevatissimo, cloro e sodio sono a livelli fitotossici. Le aziende reagiscono e installano sempre più sistemi a osmosi inversa, ma sono costosi".

 

Poi Butera ha passato in rassegna molti degli errori che ha visto negli impianti visitati negli ultimi mesi. "Vanno evitati i ristagni d'acqua, per fare ciò servono uno studio del terreno e un buon drenaggio. Sbagliare la scelta del vaso, in caso di coltivazione non a pieno campo, può portare letteralmente a cuocere le radici, densità eccessive e uso errato di schermi ombreggianti per tentare di controllare le temperature possono creare situazioni di crescita eccessiva e influenzare l'induzione dei fiori".

 

Impianti di mirtilli: piogge torrenziali e problemi di drenaggio

Impianti di mirtilli: piogge torrenziali e problemi di drenaggio

(Fonte foto: Relazione di Marco Butera, agronomo specializzato nella coltivazione dei piccoli frutti, consulente internazionale esperto di progettazione di impianti che di recente ha fondato la Better Berries)

 

E a proposito di scelte d'impianto, fra le principali c'è la decisione che riguarda se coltivare a terra o in vaso. Cristiana Peano, professoressa del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Disafa) dell'Università di Torino, ha analizzato le implicazioni, premettendo che "non esiste un modo migliore per coltivare il mirtillo. Occorre un ragionamento strategico in funzione sia di quelle che sono le necessità del mercato sia rispetto alla situazione aziendale. Bisogna chiedersi: Quali sono le dimensioni dei campi? Quali le capacità tecniche e quali sono gli obiettivi, in generale?".

 

Secondo la professoressa, "non c'è un modello unico, ogni azienda deve comprendere qual è la strada migliore per la sua organizzazione aziendale". Cristiana Peano segue la coltivazione del mirtillo e più in generale dei piccoli frutti in Piemonte da più di trenta anni. "Un tempo per la coltivazione in vaso si ragionava su venti-quaranta mastelloni, spesso interrati. Era una scelta per chi non disponeva del terreno adatto. Il numero di piante era limitato e la visione era a trenta anni. Oggi, guardando al Piemonte, le superfici sono aumentate e abbiamo una pianta a metro nella fila mentre le file sono a una distanza di 2 metri e mezzo, 3 metri. C'è una riduzione del sesto d'impianto".

 

Secondo i dati mostrati di "Sistema Piemonte" la media coltivata per azienda agricola è passata da 3mila metri quadrati a 5.900 metri quadrati fra il 2006 e il 2023. "Oggi non si sceglie il vaso per questioni di mancata acidità del suolo", ha detto la professoressa. "In vaso si anticipa la produzione e il vaso permette un numero di piante diverso. In più, dal momento che quando si progetta un nuovo impianto si ha davanti un orizzonte temporale di dieci-quindici anni, non di trenta, con il vaso l'impianto è ammortizzato più velocemente".

 

D'altra parte, prima di optare per il vaso occorre tenere presente che la coltivazione in vaso non lascia spazio ad errori o a situazioni d'emergenza. "Quando si lavora a pieno campo, il suolo crea una situazione di sostanziale tampone. Qualsiasi eventuale errore in tema di fertilizzazione o d'irrigazione, resta la possibilità che la pianta reagisca, la pianta mantiene una certa resilienza. Questo ci dà un po' margine, ci fa superare situazioni di difficoltà. In vaso non c'è margine. Si lavora quasi come farmacisti per quanto riguarda l'acqua e il fertilizzante. Se manca l'acqua in un mastello da 50 litri o meno, anche più piccolo, le piante vanno incontro a fenomeni di collasso importanti, in un arco di tempo brevissimo".

 

E a proposito di coltivazione in vaso e fuorisuolo e di fertilizzazione, Davide Raffaelli, ricercatore dell'Università Politecnica delle Marche, ha presentato una relazione dal titolo "Ottimizzazione della nutrizione del mirtillo in coltura fuorisuolo: impatto sulla resa e qualità". Il gruppo di ricerca ha messo alla prova la varietà Duke coltivata in vasi da 50 litri, con piante di tre anni, coltivate su substrato (torba, fibra di cocco e perlite), fertirrigate a goccia, con diverse soluzioni di fertirrigazione a diverse concentrazioni. Lo scopo dell'esperimento era verificare come la conducibilità elettrica (EC) della soluzione influenzi la produzione sia per quanto riguarda la qualità sensoriale e nutrizionale sia per quanto concerne la quantità. I ricercatori hanno fatto confronti fra soluzioni a 990 mS/centimetri di EC, 1.090 mS/centimetri di EC e 1.190 mS/centimetri di EC.

 

Davide Raffaelli ha così riassunto i risultati ai nostri microfoni: "Dal punto di vista della qualità, abbiamo guardato sia alla qualità come gusto, la qualità sensoriale, sia alla qualità nutrizionale dei mirtilli. Nel primo caso abbiamo analizzato dolcezza e acidità del prodotto in questione. Non abbiamo notato grandi differenze, il trattamento intermedio 1.090 mS/cm di EC ha portato a frutti con un migliore bilanciamento gustativo. Poi abbiamo analizzato la qualità nutraceutica: concentrazioni più elevate di soluzione fertilizzante hanno portato a dei frutti più benefici per la salute, sia in termini di polifenoli effettivamente presenti all'interno del nostro prodotto, in particolar modo di acido gallico, sia di antociani, in termini di cianidina 3-glucoside".

 

Risultati: parametri nutrizionali

Risultati: parametri nutrizionali

(Fonte foto: Relazione di Davide Raffaelli, ricercatore dell'Università Politecnica delle Marche)

 

Guardando invece alle rese, "non abbiamo visto grandi differenze a livello di resa produttiva. Ciò che però è importante, tra i vari trattamenti, è che un trattamento di fertilizzazione ottenuto intorno ai 1.090 mS/centimetri ha portato a piante più vigorose, quindi potenzialmente per l'anno successivo questa concentrazione di fertilizzante può portare a una maggiore possibilità di avere gemme a fiore".

 

Ottimizzazione della nutrizione del mirtillo in coltura fuorisuolo: impatto sulla resa e qualità

Autore: Barbara Righini

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