Orticoltura, pregi e difetti della pacciamatura di carta

La pacciamatura è una tecnica che permette di controllare le infestanti senza ricorrere ad erbicidi e di gestire al meglio temperatura e umidità del suolo. Accanto ai film in plastica e bioplastica, si sta guadagnando un certo spazio anche la carta

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Insalate per la quarta gamma su pacciamatura di carta

Fonte immagine: Giampaolo Oliviero, tecnico

In orticoltura il ricorso alla pacciamatura è sempre più utilizzato con il primario scopo di gestire la flora spontanea, sia in pieno campo che in serra. Il telo steso al suolo, infatti, blocca la luce solare, che non riesce a colpire le foglie delle infestanti, impedendone la crescita. Inoltre, la barriera meccanica rappresentata dal telo impedisce l'emersione delle giovani plantule, che muoiono.

 

Oltre a questo, i teli pacciamanti offrono una migliore conservazione dell'acqua nel suolo, diminuendo l'evaporazione, e possono portare ad un riscaldamento precoce del terreno, che quindi consente l'entrata in produzione più spedita degli appezzamenti in primavera.

 

Per anni l'unica soluzione sul mercato era rappresentata dai film plastici, che tuttavia hanno il grande difetto di dover essere smaltiti correttamente e di rilasciare nel terreno le microplastiche. Più recentemente hanno fatto la loro comparsa sul mercato i film in bioplastica, che hanno il pregio di degradarsi nel suolo senza avere un impatto negativo sull'ambiente. Altra soluzione è rappresentata dalla pacciamatura con biomassa, come ad esempio la paglia o il cippato, che tuttavia risulta poco pratica. Accanto a queste soluzioni, c'è anche la pacciamatura di carta.

 

Pacciamatura tradizionale: tra vantaggi e criticità

I film plastici, ancora oggi largamente utilizzati in orticoltura, offrono un controllo efficace delle malerbe e una discreta durata in campo. Sono economici, facili da posare, spesso con attrezzature standardizzate, e si adattano a molte colture. Tuttavia, richiedono lo smaltimento a fine ciclo e sono tra i principali responsabili dell'accumulo di microplastiche nel suolo.

 

Le bioplastiche hanno cercato di colmare questo gap. Compostabili o biodegradabili, promettono una degradazione senza residui nel terreno, anche se la loro efficacia dipende da variabili come la temperatura, l'umidità e l'attività microbica. Inoltre, il costo elevato e la non completa adattabilità alle diverse condizioni agronomiche ne limitano ancora l'adozione su larga scala.

 

Le biomasse, come la paglia o il cippato, rappresentano un'alternativa naturale e sostenibile, usata da sempre dagli agricoltori. Tuttavia, la loro applicazione è faticosa, dispendiosa in termini di manodopera e poco adatta a colture ad alta densità o a cicli colturali brevi, come quelli tipici della quarta gamma. Inoltre, usando matrici naturali, non garantiscono una uniforme efficacia del potere soppressivo delle infestanti.

 

La carta come pacciamante: una nuova (vecchia) frontiera

La pacciamatura con carta si inserisce in questo scenario come una soluzione innovativa, biodegradabile e adatta anche all'agricoltura biologica. Giampaolo Oliviero, tecnico con una lunga esperienza nel settore della quarta gamma, ne ha studiato e testato l'applicazione in diverse condizioni operative, portando avanti negli ultimi anni un progetto di sviluppo con due approcci differenti.

 

"Con la pacciamatura di carta - spiega Oliviero - non c'è bisogno di forare il telo per permettere alla pianta di crescere. Il seme viene intrappolato in due strati di carta: in basso più resistente, penetrabile dalle radici della pianta ma non dalle plantule di infestanti, in alto molto leggero, in modo che la coltura possa romperlo ed emergere. Si ha così un controllo completo delle infestanti senza lavorazioni aggiuntive".

 

Le piantine sono in grado di forare lo strato superficiale di carta

Le piantine sono in grado di forare lo strato superficiale di carta

(Fonte foto: Giampaolo Oliviero, tecnico)

 

La carta utilizzata è prodotta con tecnologia airlaid, quindi con un processo a secco che la rende resistente anche quando bagnata, a differenza delle carte tradizionali. È realizzata con fibre provenienti da foreste gestite in modo sostenibile e leganti biodegradabili certificati ed è completamente compostabile nel suolo, con tempi di degradazione che variano dai quindici ai trenta giorni, a seconda delle condizioni pedoclimatiche.

 

Tra i principali vantaggi della pacciamatura in carta ci sono:

  • Controllo completo delle infestanti annuali.
  • Risparmio di acqua fino al 30% per la ridotta evaporazione dal suolo.
  • Totale assenza di erbicidi, la cui disponibilità è sempre più scarsa.
  • Maggiore sanità delle piante, grazie al minore contatto con il suolo.
  • Migliore efficienza produttiva, grazie alla semina e alla pacciamatura in un'unica operazione.

 

Tra gli svantaggi principali c'è il costo, maggiore rispetto alla pacciamatura in plastica o all'impiego di erbicidi. Tuttavia, spiega Giampaolo Oliviero, "bisogna considerare anche i costi nascosti delle tecniche alternative, come le false semine, i trattamenti o le lavorazioni meccaniche. Nel confronto complessivo, la carta risulta spesso la scelta più efficiente o anche l'unica possibile, come nel caso delle semine ad alta densità".

 

Un altro aspetto critico è l'irrigazione nella fase di emergenza, "dato che nei primi giorni di sviluppo il seme è chiuso tra due strati di carta, è fondamentale garantire una corretta umidità, con irrigazioni frequenti, per evitare disidratazioni fatali", aggiunge Oliviero.

 

Una serra gestita con la pacciamatura di carta

Una serra gestita con la pacciamatura di carta

(Fonte foto: Giampaolo Oliviero, tecnico)

 

Due tecniche per due esigenze: Ortomec e Forigo

La vera rivoluzione, però, risiede nella meccanizzazione della tecnica di posa. Sono due i progetti attualmente in sviluppo seguiti da Oliviero: uno con Ortomec, che utilizza la tecnica dei due strati di carta, e uno con Forigo, pensato per l'interramento parziale dei semi.

 

La macchina sviluppata da Ortomec (vincitrice del premio Innovazione Tecnica a Eima 2022) permette di stendere il telo di carta e posare i semi in un'unica passata. I semi vengono poi ricoperti con uno strato più leggero di cellulosa. Al momento della radicazione, penetrano lo strato inferiore per raggiungere il terreno e quello superiore, esponendo le foglie alla luce.

 

Una delle attrezzature utilizzate per la stesura della pacciamatura di carta

Una delle attrezzature utilizzate per la stesura della pacciamatura di carta

(Fonte foto: Giampaolo Oliviero, tecnico)

 

La macchina di Forigo, invece, sfrutta un principio diverso. Il telo di carta viene piegato e inserito nei solchi, con il seme posto sopra la carta ma sotto il livello del suolo, in condizioni ideali per la germinazione, anche in pieno campo. Questo sistema, ancora in fase prototipale, sarà presto mostrato in campo e promette una maggiore adattabilità, anche in caso di irrigazione con sistemi più rustici come i rotoloni.

 

Secondo Oliviero, "queste tecnologie hanno il potenziale per migliorare la gestione delle infestanti nell'orticoltura, rendendo sostenibile e scalabile una tecnica che finora era confinata a piccoli appezzamenti o orti amatoriali".

 

Con la riduzione delle sostanze attive erbicide disponibili e la crescente attenzione alla sostenibilità, la pacciamatura in carta si candida a diventare una valida alternativa ai film plastici. Oltre ai vantaggi agronomici e ambientali, va sottolineata anche la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici, grazie alla sua compatibilità con gli aiuti previsti dall'Ocm ortofrutta.

Autore: Tommaso Cinquemani

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