Amaranto: guida agronomica e potenzialità di mercato
La coltivazione a basso input e l'assenza di glutine rendono questo pseudocereale una potenziale alternativa di reddito per l'azienda agricola e una coltura interessante per gli areali mediterranei
L'amaranto è considerata una delle infestanti principali della soia, ma può essere anche coltivata come pianta da reddito (Foto di archivio)
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In Italia per molti agricoltori l'amaranto (Amaranthus spp.) è sinonimo di infestante: sempre presente nei campi di soia, complesso da controllare e resistente agli erbicidi Als.
Tuttavia, dietro le problematicità si nasconde un potenziale agronomico interessante, difatti l'amaranto coltivato è selezionato per la produzione di granella. In alcuni paesi extra europei è considerato oramai al pari di altre colture industriali. Nel nostro Paese invece questo pseudocereale per molti anni è stato abbandonato, sostituito dai cereali più tradizionali, per poi essere riscoperto negli Anni '70 per le sue qualità nutrizionali.
Dal punto di vista agronomico, quindi, è ancora poco conosciuto ma ha comunque un certo mercato, specialmente salutistico, come la quinoa, perché privo di glutine e adatto sia per i celiaci che per i diabetici. Inoltre, ha una notevole adattabilità ambientale che la rendono idonea per la coltivazione biologica.
Quindi, per i moderni mercati e per le nuove esigenze ambientali potrebbe diventare un prodotto made in Italy ed essere una potenziale fonte di reddito alternativa per le aziende agricole.
Specie e caratteristiche botaniche
L'amaranto fa parte della famiglia delle Amaranthaceae, genere Amaranthus che comprende circa 60 specie. Fra queste le tre specie commestibili più interessanti sono Amaranthus cruentus, Amaranthus hypocondriacus e Amaranthus caudatus. Mentre, la specie conosciuta come la principale infestante della soia è Amaranthus retroflexus (amaranto comune).
Botanicamente è una pianta erbacea annuale di altezza variabile fra i 0,5 e i 3,5 metri con foglie di diverse forme, da ovata a lanceolata. L'infiorescenza (pannicolo) può essere eretta o pendente, a seconda della specie, di lunghezza fino a 100 centimetri e di colore rosso, verde o giallo.
Allo stato selvatico la maturazione di ogni singola infiorescenza è scalare, mentre le specie selezionate per la coltivazione hanno una sola infiorescenza per agevolare la raccolta.
I semi misurano circa 1-1,5 centimetri di diametro e il peso di 1.000 semi è compreso tra 0,5 e 0,6 grammi. Sono di forma circolare schiacciata e di colore variabile (dal bianco al giallo e dal marrone al nero).
Viene classificato come pseudocereale perché nonostante non sia una graminacea i suoi semi si usano in cucina, come si fa per il mais e il frumento. Non è quindi un "vero" cereale dal punto di vista botanico, ma la sua qualità nutrizionale è molto simile ai chicchi dei cereali maggiori.
Negli areali di origine (Messico e Sud America) in base alla specie viene coltivato sia in pianura che in altitudine fino a 2.800 metri.
Consigli colturali
Questo pseudocereale si contraddistingue per alcune peculiarità agronomiche che la rendono una coltura a basso input. Tollera alla siccità, è poco suscettibile all'attacco di parassiti e si adatta ai suoli poco fertili; insomma, una pianta che necessita di poche cure ma che vanno eseguite correttamente per ottenere rese soddisfacenti.
Esigenze pedoclimatiche
La preparazione del letto di semina è fondamentale vista la ridotta dimensione dei semi. Il suolo deve essere ben lavorato, privo di ristagni idrici, sciolto e neutro-alcalino (pH da 6 a 7,5) per favorire la germinazione e l'attecchimento delle piantine.
A seconda della fertilità del suolo è consigliato in presemina fare una concimazione che contenga alte percentuali di fosforo e basse percentuali di azoto per evitare accumuli di nitrati dannosi nelle foglie.
Nei climi miti l'esposizione migliore per l'impianto è in pieno sole.
Semina
In Italia l'amaranto è una tipica coltura a ciclo primaverile-estivo: nelle zone del Sud si semina in aprile, mentre nelle zone del Nord a maggio. Comunque sia è bene seminare con l'innalzamento delle temperature (almeno 8-10 gradi) per non bloccare la germinazione ma favorirla.
La semina a file è quella più utilizzata, con una densità di circa 35-50 piante per metro quadro e una profondità di semina di 5-6 centimetri.
Controllo delle infestanti
Per controllare efficacemente le malerbe, e quindi la competizione nelle prime fasi di crescita, si utilizza principalmente il diserbo fisico.
Questo comprende la falsa semina e le lavorazioni meccaniche, quali l'aratura, la sarchiatura e il finger weed. In questo modo sul letto di semina si eliminano la maggior parte dei semi infestanti nei primi centimetri di terreno e si diminuisce la percentuale di infestanti già germinate.
Il diserbo chimico invece è più complesso perché non sono disponibili diserbanti specifici per questa coltura.
Insetti e malattie
Nonostante la sua rusticità l'amaranto, come qualsiasi altra pianta coltivata, può essere attaccato da patogeni che rovinano i raccolti.
L'insetto patogeno più noto è l'Hypolixus truncatus o punteruolo dell'amaranto. Le larve sono quelle che creano maggiore danno, perché scavano all'interno dei fusti, mentre gli adulti si nutrono delle tenere foglie.
In Italia però si segnala qualche attacco sporadico di afide nero e cimice asiatica.
Invece le malattie fungine principali sono Rhizoctonia sp., Peronospora amaranthi e Erysiphe cichoracearum (oidio).
Raccolta e post raccolta
Negli areali mediterranei la raccolta avviene in genere tra agosto e ottobre, quando i semi hanno raggiunto la piena maturazione e si staccano facilmente dall'infiorescenza.
Negli impianti più estesi è completamente meccanica: l'agricoltore può usare una classica mietitrebbia.
La maturazione dei semi è scalare quindi bisogna valutare bene il momento più adatto per trebbiare. Difatti, raccolte troppo precoci influenzano negativamente sia la quantità che la qualità dei semi. Si consiglia di raccogliere in giornate asciutte per limitare la caduta spontanea dei semi dal pannicolo.
Una volta raccolti i semi vanno essiccati, puliti e stoccati in un ambiente asciutto e sanificato. L'azienda agricola, perciò, deve valutare l'investimento di un essiccatore e adibire degli spazi idonei per la conservazione.
In Italia, la resa media indicativa è di circa 1,2-1,5 tonnellate per ettaro in condizioni favorevoli di coltivazione.
Limiti e potenzialità
In conclusione, nonostante le buone prestazioni agronomiche, l'amaranto resta nel nostro Paese una coltura ancora poco diffusa. La scarsa diffusione è legata alla limitata conoscenza tecnica, alla disponibilità di poche varietà selezionate per i diversi ambienti, alla mancanza di erbicidi specifici che ne rendono complessa la gestione in convenzionale e alla crescita lenta nelle prime fasi, che la espone alla competizione con le infestanti, in particolare nelle conduzioni biologiche.
Allo stesso tempo, il basso fabbisogno di input rende questa specie coerente con le nuove strategie agricole orientate alla sostenibilità. L'interesse crescente verso prodotti senza glutine e il potenziale impiego in rotazione con altre colture aprono prospettive interessanti per il futuro. Inoltre, il rinnovato interesse ha portato alcune regioni, come la Toscana, ad avviare coltivazioni sperimentali con nuove varietà adattate agli areali mediterranei, che hanno dato risultati promettenti.
Autore: Chiara Gallo