Mais, come gestire le cover crop passo dopo passo

Le cover crop possono portare innumerevoli benefici al maiscoltore, tra cui una migliore gestione dei nutrienti, dell'acqua e delle infestanti. Inoltre, proteggono il suolo dall'erosione e ne migliorano la struttura. Ma per ottenere benefici tangibili bisogna saperle gestire correttamente

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La coltura del mais si avvantaggia dall'impiego delle cover crop (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Stockphotoman - Adobe Stock

Nella coltivazione del mais le cover crop sono seminate dopo la raccolta della granella o del trinciato e hanno il compito di coprire il terreno durante i mesi invernali, in modo da proteggere il suolo dall'erosione e al contempo arricchirlo di sostanza organica. L'impiego di colture da copertura è assai antico, ma in Italia è stato riscoperto solo negli ultimi anni per migliorare la qualità dei terreni agricoli e diminuire la dipendenza dagli input di sintesi, due obiettivi alla base dell'agricoltura rigenerativa.

 

Ma quali benefici apportano le cover crop alla coltura del mais? Quali specie vanno utilizzate, quando vanno seminate e terminate? In questo articolo della rubrica AgriCampus analizziamo, passo dopo passo, come si devono gestire le cover crop per la maiscoltura.

I benefici delle cover crop nella coltura del mais

"L'introduzione delle cover crop tra un ciclo colturale di mais e il successivo consente di ottenere numerosi vantaggi, sia in termini ambientali sia produttivi", ci racconta Luca Bechini, docente presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università degli Studi di Milano e coautore di una guida proprio sull'uso delle cover crop in maiscoltura. "Oltre alla copertura del suolo, la chiave dietro il successo di una cover crop è la produzione di quanta più biomassa possibile, poiché è proprio la biomassa che arricchisce il suolo e ne migliora la struttura".

 

Di seguito una panoramica dettagliata dei principali benefici dell'impiego delle cover crop:

  • Aumento della sostanza organica. La decomposizione della biomassa vegetale arricchisce il terreno di sostanza organica stabile, l'humus, favorendo lo sviluppo di microrganismi utili e migliorando la fertilità complessiva del suolo.
  • Minore necessità di concimi di sintesi. Le leguminose, come la veccia o il trifoglio, sono in grado di fissare l'azoto atmosferico rendendolo disponibile nel terreno. Questo può comportare una minore necessità di ricorso ai concimi minerali, alcuni dei quali, come l'urea, stanno subendo importanti restrizioni.
  • Riduzione dell'inquinamento da nitrati. Quando il terreno rimane nudo dopo la raccolta del mais, i nitrati residui possono essere facilmente lisciviati dalle piogge, finendo nelle falde acquifere. Le cover crop, grazie al loro sviluppo vegetativo e all'apparato radicale attivo durante i mesi invernali, riescono ad assorbire l'azoto disponibile, riducendone la dispersione.
  • Gestione di insetti, infestanti e funghi. Se terminate correttamente, molte cover crop formano uno strato pacciamante al suolo, riducendo l'emergenza delle infestanti. Altre, come la senape, rilasciano sostanze biofumiganti. In generale, avere un suolo microbiologicamente vitale, riduce la pressione di microrganismi patogeni e insetti dannosi.
  • Conservazione del suolo. Il suolo lasciato scoperto è vulnerabile all'azione erosiva della pioggia e del vento. Le cover crop proteggono la superficie con la vegetazione e migliorano la struttura del terreno con l'azione delle radici. Questo riduce la formazione di croste superficiali e previene il compattamento.
  • Migliore capacità di ritenzione idrica. L'attività meccanica e biologica delle radici, come la formazione di humus, favoriscono l'infiltrazione e la conservazione dell'acqua nel suolo. Questo si traduce, nella maggior parte dei casi, in una maggiore disponibilità idrica per la coltura del mais.

 

Cover crop di senape bianca in novembre (in alto) e all'uscita dall'inverno (in basso). Nel primo caso si può apprezzare la notevole crescita e il completo contenimento delle infestanti. Nel secondo caso si nota la completa distruzione della coltura da parte del gelo

Cover crop di senape bianca in novembre (in alto) e all'uscita dall'inverno (in basso). Nel primo caso si può apprezzare la notevole crescita e il completo contenimento delle infestanti. Nel secondo caso si nota la completa distruzione della coltura da parte del gelo

(Fonte foto: Tratta dal libro "Impiego delle cover crop nella coltura del mais")

 

Cover crop, le specie più adatte alla maiscoltura

"La scelta della specie è certamente importante, ma conta molto di più il corretto timing di semina. Se si riesce a seminare presto, entro la metà o la fine di settembre, sia le leguminose, come la veccia o il trifoglio, sia le graminacee e le brassicacee sono adeguate, perché possono crescere in settembre e ottobre (le leguminose di solito con un tasso di crescita inferiore). Se invece si semina tardivamente, ad ottobre, non si ha scelta: bisogna optare per le graminacee, come l'avena o la segale, o le brassicacee, come la senape bianca o il rafano, che risentono meno del freddo e della carenza di luce, anche se con il ritardo di semina si riducono la crescita di biomassa e i conseguenti vantaggi della cover crop" sottolinea Bechini.

 

Le cover crop non sono tutte uguali e la loro efficacia dipende in gran parte dalla specie scelta.

Nel contesto della maiscoltura, le specie più impiegate sono:

  • Avena strigosa: specie geliva (se seminata precocemente muore, in parte, con il sopraggiungere del gelo invernale, anche se può ricrescere in primavera), rustica e molto adattabile, è in grado di svilupparsi rapidamente in autunno, occupando il terreno e competendo con le infestanti. Ha una buona capacità di assorbire i nitrati e, una volta terminata, forma una pacciamatura efficace.
  • Segale: specie ingeliva e molto produttiva, adatta anche a condizioni di bassa fertilità. Cresce lentamente in autunno ma accelera lo sviluppo a fine inverno. Va terminata meccanicamente o chimicamente in primavera. Ottima per l'effetto pacciamante e per il rilascio di sostanze allelopatiche.
  • Veccia villosa: leguminosa capace di fissare notevoli quantità di azoto atmosferico. Può essere consociata con graminacee per bilanciare la produzione di biomassa. Non è geliva, va quindi terminata attivamente.
  • Senape bianca: se seminata presto cresce molto rapidamente, producendo una elevata biomassa. Muore con il sopraggiungere dei geli invernali. Assorbe una quantità elevata di azoto e ha un'ottima capacità di contenimento delle infestanti.
  • Rafano aratore (tillage radish): brassicacea a radice fittonante, ideale per decompattare il terreno. È geliva e produce una biomassa consistente. Dopo la sua morte, lascia canali che favoriscono l'infiltrazione dell'acqua.
  • Trifoglio alessandrino: come ogni leguminosa è adatta per fissare azoto. Produce meno biomassa rispetto alla veccia.

 

Controllo inerbito (1); senape bianca (2); Veccia villosa (3); Avena strigosa (4); segale (5); trifoglio alessandrino (6). La semina è stata eseguita il 6 settembre

Controllo inerbito (1); senape bianca (2); Veccia villosa (3); Avena strigosa (4); segale (5); trifoglio alessandrino (6). La semina è stata eseguita il 6 settembre

(Fonte foto: Tratta dal libro "Impiego delle cover crop nella coltura del mais")

 

Gestione agronomica: le operazioni da pianificare

Per ottenere benefici concreti dall'impiego delle cover crop è essenziale pianificare con attenzione ogni fase, adattando le scelte alle caratteristiche del proprio appezzamento e all'andamento meteorologico. Dopo la raccolta del mais, è possibile trinciare gli stocchi per favorire una buona emergenza delle colture di copertura. Ma è anche possibile effettuare una semina su sodo, direttamente tra gli stocchi ancora in piedi. In ogni caso, la semina dovrebbe avvenire il prima possibile, idealmente entro metà/fine settembre, sfruttando il buon irraggiamento solare.

 

In condizioni di carenza idrica o di suolo povero, può essere utile intervenire con una concimazione starter o un'irrigazione di soccorso, soprattutto per favorire l'emergenza iniziale. "Ovviamente questi interventi hanno un costo e ogni agricoltore deve valutare l'opportunità di intervenire. Per la mia esperienza sono molto rari i casi di imprenditori agricoli che decidono di sostenerli", sottolinea Luca Bechini.

 

Prima della semina del mais in primavera è necessario terminare la cover crop. Nel caso di specie gelive seminate entro l'inizio di ottobre, come la senape bianca, l'Avena strigosa o il rafano aratore, il freddo invernale uccide le piante e quindi si può procedere direttamente alla preparazione del letto di semina. Nel caso in cui invece si abbiano specie non gelive e si voglia utilizzare la biomassa prodotta con effetto pacciamante, è necessario intervenire con un roller crimper, un rullo che alletta e rompe lo stelo delle piante, lasciandole al suolo. Il rullo crimper, però, è efficace solo su piante in avanzato stadio di sviluppo, come i cereali allo stadio di maturazione latteo-cerosa e la veccia vellutata in piena fioritura. In alternativa si può utilizzare un erbicida sistemico non selettivo, come il glifosate, che permette di devitalizzare la cover crop velocemente.

 

Criticità ed elementi chiave per il successo

Sebbene i benefici siano numerosi, il successo delle cover crop dipende da alcune condizioni fondamentali. Abbiamo già citato il tempismo nella semina e la scelta della specie più adatta alle condizioni di campo. Può anche essere necessario intervenire con una irrigazione di soccorso. Inoltre, sebbene rustiche, alcune cover crop possono essere attaccate da patogeni (come Pythium o Rhizoctonia) o ospitare insetti dannosi (come nottue o afidi). Serve dunque un monitoraggio attento, perché non si può escludere che tali minacce colpiscano il mais in primavera.

 

La radice del rafano aratore penetra nel terreno in profondità

La radice del rafano aratore penetra nel terreno in profondità

(Fonte foto: Bruno Agazzani, agronomo)

 

Oltre a questo, bisogna considerare che specie ingelive, tipicamente graminacee, come segale o avena, se non terminate correttamente possono ricacciare e comportarsi come infestanti nella coltura successiva, sottraendo risorse al mais.

 

Infine, l'agricoltore deve essere consapevole che, a seconda delle scelte agronomiche, potrebbe diventare necessario dotarsi di attrezzature particolari. Un esempio riguarda la semina su sodo dopo l'allettamento della cover crop, che richiede attrezzature specifiche in grado di seminare il mais anche in presenza di abbondanti residui colturali.

 

Tra gli aspetti da considerare c'è anche il costo. Secondo i dati raccolti nella guida citata si oscilla da 100 a 200 euro all'ettaro. La voce di spesa maggiore è rappresentata dal seme, che però varia molto da specie e specie. Inoltre, bisogna sottolineare come ad oggi manchino dei veri e propri programmi di miglioramento genetico, anche se la sempre maggiore richiesta di sementi da cover crop sta incentivando alcune aziende in questo senso.

 

"In taluni contesti e in certe annate le cover crop possono richiedere un'attenzione particolare da parte dell'agricoltore. Ma è indubbio che gli aspetti positivi superino di gran lunga le possibili criticità", sottolinea ancora Bechini. "Proteggere il suolo dall'erosione e arricchirlo di sostanza organica permette di preservare il capitale più importante in una azienda agricola, il terreno".

 

Semina diretta di cover crop su residui di mais da granella

Semina diretta di cover crop su residui di mais da granella

(Fonte foto: Tratta dal libro "Impiego delle cover crop nella coltura del mais")

 

Un suolo in salute per un mais in salute

La produttività dei campi di mais è scesa costantemente negli ultimi venti anni. L'Italia, che un tempo era autosufficiente, oggi importa più del 50% della granella di cui ha bisogno. I motivi di questo declino sono diversi: da un lato i cambiamenti climatici, che hanno messo sotto pressione le varietà standard, dall'altro dinamiche di un mercato sempre più globale e la riduzione dei mezzi tecnici a disposizione in Unione Europea, uniti ad una minor attenzione all'agrotecnica, nonché all'insorgenza negli ultimi anni di problematiche di difficile controllo (attacchi fungini all'emergenza, piralide, micotossine) che minacciano costantemente la sanità dei campi.

 

"Per tornare ad avere produzioni soddisfacenti di mais, sia in termini di qualità che di quantità, ci sono diversi aspetti da attenzionare, ma occorre certamente ripartire dal suolo. Un suolo in salute, vitale, ricco di sostanza organica è in grado non solo di sostenere la coltura, ma anche di rendere più facile la gestione di malattie e insetti", ci spiega Michele Colaluce, Product specialist Dekalb di Bayer Crop Science, azienda che oltre ad aver lanciato una nuova classe di ibridi a taglia bassa, Preceon - Smart Corn System, promuove l'utilizzo delle cover crop.

 

"Il nostro compito è quello di supportare i maiscoltori sotto ogni aspetto, fornendo nuovi ibridi, agrofarmaci, biostimolanti e soluzioni digitali. In questo approccio a 360 gradi anche le cover crop fanno parte di una strategia che dovremo implementare in futuro per aggiungere un elemento importante di supporto alla coltivazione del mais. I benefici ci sono, come la gestione dell'azoto, la strutturazione del terreno, il supporto alla gestione fitosanitaria. Oltre ad una genetica performante, queste colture devono essere inserite in una corretta agrotecnica e contesto di mercato per poter essere valorizzate. Come Bayer stiamo lavorando in questa direzione", conclude Colaluce.

 

Le colture di copertura non devono essere viste solo come un obbligo burocratico, da adempiere con il minimo sforzo, ma come una opportunità per migliorare la qualità del suolo e quindi anche la produzione di mais. Talvolta i benefici delle cover crop sono difficilmente quantificabili, ma dopo anni di adozione molti agricoltori non tornerebbero indietro, perché vedono il terreno più sano e resiliente. Per questo è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.


 

Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line® è partner e su AgroNotizie® ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo

Appuntamento a novembre per la nuova puntata di Bayer AgriCampus




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Autore: Tommaso Cinquemani

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