Come fare per…

Drosophila suzukii, mantenere alta la guardia

Cresce l'attenzione su questo insetto, che si sta rilevando sempre più pericoloso. Plantgest ha chiesto ad alcuni tecnici di fotografarci la situazione

Drosophila suzukii, mantenere alta la guardia - Plantgest news sulle varietà di piante

Per combatterla è necessario prevenzione, lotta agronomica e catture

Fonte immagine: ©Provincia di Trento

Da circa dieci anni gli agricoltori italiani devono combattere con l'ennesima minaccia. Si chiama Drosophila suzukii matsumura o moscerino dei piccoli frutti. La femmina di questo insetto depone le uova all'interno dei frutti in maturazione, attraverso il suo grande ovodepositore dentato. Ognuna di esse può produrre circa 400 uova. La larve che ne escono si nutrono quindi della polpa di questi frutti, causando danni irreparibili che ne fanno perdere ogni valore commerciale. Entro 8-14 giorni riescono a completare la prima generazione. Con condizioni climatiche favorevoli possono comparire oltre 10 generazioni all’anno. Lo svernamento avviene come mosca adulta in luoghi protetti.

Guarda anche l'articolo su Agronotizie 'Drosophila suzukii, il nemico n.1 delle ciliegie' del 2015 scritto da Barbara Righini. Al suo interno troverai anche un video reportage.

La sua prima apparizione in Italia avviene in Trentino nel 2009 su lampone e mirtillo. Da quel momento l'insetto è diventato uno dei grandi nemici della frutticoltura. Partiamo guardando la situazione in Emilia-Romagna. "Il problema non è risolto - spiega Stefano Caruso, tecnico del Consorzio fitosanitario di Modena -, anzi c'è un incremento demografico dell'insetto. Danni economici significativi nel nostro areale sono sinora noti su ciliegio. Esistono però segnalazioni anche su altre drupacee (pesco, susino, albicocco) e sui piccoli frutti (mirtillo, lampone, mora, fragola)".

 
Adulto di Drosophila suzukii matsumura o Moscerino dei piccoli frutti
La popolazione del moscerino, soprattutto in nord Italia, sta crescendo
(Fonte foto: © Provincia di Bolzano)


"Ad oggi l'approccio più corretto per contrastarlo è la prevenzione - continua Caruso -, utilizzando adeguate tecniche agronomiche che mirano a creare condizioni sfavorevoli alle infestazioni (ad esempio la rimozione dei frutti danneggiati, potature equilibrate per ridurre l'umidità, gestione del cotico erboso). Molto importante è il monitoraggio della presenza di adulti in campo, così da poter individuare il giusto periodo dei trattamenti chimici. Per farlo si possono utilizzare delle trappole specifiche: tra tutte la Droso Trap® di Biobest con l'attrattivo Droskidrink. Questa attività va integrata con il controllo in laboratorio dei frutti per verificare la presenza di uova (le ovodeposizioni) al loro interno. La lotta chimica può essere eseguita con buona efficacia, attraverso alcune sostanze attive specifiche"

Guardando le etichette ministeriali degli agrofarmaci i principi attivi, al momento, registrati in Italia per Drosophila suzukii sono: Deltametrina su ciliegio, lampone, rovo e ribes; Ciantraniliprole su ciliegio, pesco e vite per uva da vino; Spinetoram su fragola, lampone, mirtillo; Acetamiprid su ciliegio (per saperne di più guarda Fitogest.com). "Lo Spinosad ha evidenziato, su tutte le principali piante che vengono colpite, un effetto collaterale specifico su Drosophila suzukii".

Al di là dei prodotti registrati il vero punto critico è la biologia dell’insetto e le caratteristiche fenologiche delle colture sensibili. Per riuscire a contenere l’attacco sui frutti è necessario agire direttamente sugli adulti, che sono tanti e con tante generazioni. Gli interventi rischiano così di essere numerosi, con difficoltà nel rispettare i tempi di carenza (visto anche le raccolte ripetute e ravvicinate per alcuni frutti) e con possibile creazione di fenomeni di resistenze.


 
Impianto 'senza scale' con copertura monofila presso Vivai Salvi di Ferrara
(Fonte foto: ©AgroNotizie)

"Non possiamo dimenticare l'uso delle reti di protezione - conclude Caruso -. Questa tecnica ha ridotto le probabilità d'infestazione. Qui il problema è il costo: si va dai 50mila ai 70mila euro per ettaro a seconda del tipo d'impianto. E' molto, per cui ci vogliono produzioni di alta qualità e che vengano ben remunerate. Al momento la soluzione migliore pare essere quella degli impianti multifunzionali monofila (soprattutto nel ciliegio), per contrastare il moscerino ma anche altre problematiche (ad esempio nel ciliegio il cracking, la grandine, l'insolazione, gli afidi, etc...). Potrebbero essere applicati in modo modulare anche solo alle varietà più tardive èer ridurre i costi produttivi.
Un'altra linea di ricerca è il biocontrollo. Al momento non possiamo importare parassitoidi dall'estero (visto che la normativa europea vieta l’introduzione di specie aliene), per cui si sta lavorando sull'adattabilità di quelli indigeni. Parliamo di parassitoidi capaci di contenere la popolazione e prevenire così l'infezione. I risultati più promettenti li abbiamo avuti dal Trichopria drosophilae, ma la strada per ottenere risultati chiari è ancora lunga"
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Per il futuro si guarda anche ad approcci di tipo biotecnologico (ad esempio maschi sterili) e alla messa a punto di modelli previsionali a supporto della difesa integrata.

Dopo aver parlato con un tecnico dell'Emilia-Romagna guardiamo qual è la situazione in Trentino. "Anche nel nostro areale il problema è ben presente - spiega Alberto Grassi, tecnico sperimentatore alla Fondazione Edmund Mach -. Anche per noi la lotta migliore è l'interazione di più tecniche. Da solo quindi quella chimica non può bastare, visto che non ci sono molto prodotti specifici autorizzati. E nel futuro è facile che ne vengano tolti che aggiunti".
 
Un esempio d'impianto di protezione alla Drosophila suzukii con reti monofila
Ecco un impianto di piccoli frutti coperto con reti monofila
(Fonte foto: ©Provincia di Trento)


"Le reti antinsetto costituiscono il mezzo di difesa attualmente più efficace tra quelli saggiati in Trentino. Inoltre permettono un'approccio multifunzionale molto interessante per risolvere anche altre problematiche agronomiche. Tra tutti si suggerisce l’adozione di sistemi di protezione a gabbia integrali (ovvero che prevedano l’applicazione di fasce di rete antinsetto anche sulle aperture al colmo) o, preferibilmente, monofilare. I costi di produzione sono alti ma la garanzia di produzione e l'elevata qualità dei frutti ripagano dello sforzo fatto. L'uso delle trappole è sicuramente un aspetto importante". All'interno del progetto LExEM-Laboratorio di Eccellenza per l’Epidemiologia e la Modellistica la soluzione individuata è l'impiego combinato della trappola Droso Trap® di Biobest con la miscela attrattiva denominata Droskidrink. "Si sta sperimentando anche l'uso di parassitoidi. I primi risultati della nostra ricerca sono interessanti. Dobbiamo però dire che il contenimento non può dare risultati immediati ma più di prospettiva, visto che l'approccio è più preventivo ed indiretto".

Un accenno sulla vite. La situazione è molto variabile. Esistono osservazioni sia in Europa che negli Usa su varietà di vite a bacca rossa. Il fenomeno si sta studiando anche in italia, anche se al momento non sono segnalati danni riconducibili a quest'insetto. "In Trentino - conclude Grassi - l'attenzione c'è ed i tecnici del nostro istituto stanno monitorando. Il vitigno sicuramente più sotto controllo è lo Schiava. Ad oggi non abbiamo evidenziato danni".

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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