Secondo la classificazione di Linneo, l’albicocco appartiene alla famiglia delle Rosacee, sottofamiglia Prunoideae, genere Prunus, sottogenere. La specie più comune è il P. armeniaca ma nel mondo sono coltivate altre specie affini.
Il nome armeniaca indicherebbe la provenienza della specie dall'Armenia ma in realtà le reali zone di origine sono l’Asia centrale e la Cina settentrionale. Successivamente raggiunse l’area transcaucasica, grazie agli scambi seguiti all'arrivo Alessandro Magno nel Turkestan (IV sec. a.C.). La sua comparsa in Europa, principalmente in Grecia e in Italia, fa seguito alle guerre romane-persiane (I sec. a.C.) e solo più tardi nel 1400 comiciò a diffondersi nello stesso continente per poi attraversare l’oceano atlantico nel 1700 e raggiungere l’America.
Si possono riconoscere 4 grandi gruppi ecografici:
Gruppo dell’Asia centrale: è il più antico ed il più ricco di varietà. L’area di diffusione comprende il Sinkiang (Cina), Afhganistan, Belucistan, Pakistan e India settentrionale. Gli alberi sono vigorosi e raggiungono età notevoli, il periodo di dormienza invernale è lungo e la fioritura è tardiva. La maggior parte delle cultivar è autosterile. I frutti hanno dimensioni tendenzialmente medio-piccole, il contenuto in zuccheri è elevato ma l’acidità è scarsa. Spesso i frutti vengono consumati dopo l’essiccazione, che può avvenire direttamente sulla pianta in quanto il distacco avviene con difficoltà. In termini di prodotto la resa è alta (20-40% contro il 15-20% delle cultivar europee). L’epoca di maturazione può andare da Maggio a Settembre. I frutti sono generalmente poco aromatici, hanno epidermide da liscia a molto tomentosa. La diffusione di questo gruppo in regioni ad umidità elevata è impedita dalla suscettibilità delle piante alle malattie crittogamiche.
Gruppo irano-caucasico: comprende le cultivar locali di Armenia, Georgia, Azerbaijan, Dagestan, Iran, Siria, Turchia, Nord Africa e, in parte, Spagna e Italia. Gli alberi sono meno vigorosi e longevi di quelli del gruppo dell’Asia centrale. Presentano una minore resistenza al freddo invernale e la chiusura delle gemme è più precoce in quanto il fabbisogno al freddo invernale è più basso. Le cultivar sono generalmente autosterili. I frutti sono più grossi, ma con minore variabilità rispetto al gruppo dell’Asia centrale, sono poco aromatici e poveri in acidità, il contenuto in zucchero arriva fino al 15%. Il seme è dolce. Le cultivar a frutto più piccolo vengono usate per l’essiccazione, quelle a frutto grosso vengono sciroppate o avviate al consumo fresco.
Gruppo europeo: è quello di origine più recente e presenta la minore variabilità, derivando da un numero limitato di forme introdotte dall’Armenia, dalla Persia e dai paesi arabi circa 2000 anni fa. Gli alberi di questo gruppo sono meno vigorosi di quelli visti nei gruppi precedenti, hanno un periodo di dormienza più breve e iniziano prima a fruttificare. Il fabbisogno in freddo è più basso, mentre la esistenza al freddo invernale è superiore. Le cultivar sono generalmente autofertili e hanno un calendario di maturazione che copre poco più di un mese. Il frutto ha la polpa gialla o arancione, con aroma caratteristico. Rispetto alle cultivar dei gruppi precedenti la polpa è più soda, il contenuto zuccherino minore e l’acidità più elevata. Il seme è generalmente amaro. Le cultivar del gruppo europeo presentano, in complesso, una maggiore resistenza alle malattie crittogamiche, specialmente Monilia spp..
Gruppo Dzhungar-Zailij: è il meno evoluto. Comprende selezioni locali provenienti dal Dzharskent, dal Kazakistan e dal Sinkiang. Questi albicocchi sono caratterizzati da una maggiore resistenza al freddo invernale. Generalmente hanno frutto piccolo. In questo gruppo compaiono alcune altre specie affini a P. Armenia.
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