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Noce, cosa serve per coltivarlo?

Oggi per produrre noci è necessaria una coltivazione specializzata e molto più attenta rispetto al passato. Quali sono i segreti di una perfetta gestione agronomica per un noce da frutto?

Noce, cosa serve per coltivarlo? - Plantgest news sulle varietà di piante

Il consumo di noci in Italia è in crescita, trainando così la nocicoltura specializzata made in Italy

Fonte immagine: © Agronotizie

Oggi la nocicoltura italiana sta vivendo una nuova vita, dopo che per anni era stata messa un po' da parte. In base ai dati Istat nel 2020 sono stati coltivati in Italia circa 5.821 ettari di noce o Juglans regia per una produzione di 157.484 quintali, che posizionano il nostro Paese al 12esimo posto nella classifica mondiale. Numeri in crescita rispetto al recente passato e che sono destinati a crescere ulteriormente visto l'incremento della domanda di noci, soprattutto in Europa, spinta dal sempre maggiore interesse del consumatore verso aspetti nutraceutici e salutistici e che sono propri delle noci e della frutta secca in genere. Dal 2000 al 2019 i consumi in Italia di questo frutto, in base ai dati di Nucis Italia, hanno mantenuto un andamento crescente. Buona parte però di questo prodotto è importato: nel 2019 infatti l’import di noci ha segnato il +372% rispetto al 2000.

Proprio questa mancanza di prodotto ha messo in evidenza che c'è spazio per aumentare una produzione di noci made in Italy, facendo crescere così l'interesse da parte delle aziende di trasformazione e degli agricoltori italiani verso questo frutto a guscio. Era però necessario rivedere il sistema produttivo e la gestione agronomica dell'impianto per poter sviluppare il sistema. In passato l'Italia è stata leader europea, subendo poi una progressiva contrazione causata da una mancanza di specializzazione degli impianti e del settore, dalla difficoltà nell’esecuzione delle principali operazioni colturali, dalla presenza di un prodotto non sempre adatto alla commercializzazione ed alla trasformazione, dalla mancanza di programmi di miglioramento genetico e mancato rinnovamento varietale.

Il cambio di passo si è avuto a partire dalla metà degli anni '90 quando s'iniziarono a realizzare nuovi noceti, dapprima in Veneto e più recentemente in Emilia Romagna, seguendo i moderni concetti della frutticoltura intensiva e specializzata: varietà californiane adatte a questa gestione, alta densità d'impianto, moderne tecniche agronomiche di gestione, operazioni colturali meccanizzate. A seguito di questo trend negli ultimi anni si sono moltiplicati i progetti legati al noce ed alla sua coltivazione. Tra tutti ricordiamo Noci di Romagna, un progetto con capofila la New Factor Spa che permetterà di raggiungere nel 2023 circa 500 ettari coltivati a noce nelle province di Forlì-Cesena e di Ferrara (All'incirca il 5% del fabbisogno nazionale), e Noci di Sorrento, con capofila l'azienda Domenico De Lucia.

 
Impianto di noce specializzato presso Az. San Martino di Forlì
Un esempio di impianto di noce specializzato presso Az. San Martino di Forlì
(Fonte: © AgroNotizie)
 

Un noce sempre più specializzato

Si va quindi verso un noce specializzato ed intensivo, capace di aumentare il potenziale produttivo e gestire al meglio ed in modo meno frammentato il prodotto. Il primo punto critico è il materiale vivaistico, perché per ottenere una buona produzione bisogna partire da una buona pianta. Sono diversi i vivaisti in Italia che producono materiale vivaistico di qualità, certificato e rispondente geneticamente alle richieste del cliente. Oggi sono due le modalità con cui si possono ottenere piante di noce: l'innesto e la micropropagazione. In entrambi i casi l'aspetto più delicato è la capacità di tradurre il materiale di partenza in vere e proprie piante, a causa del basso livello di attecchimento dell'innesto e dalla scarsa radicazione delle piante (e successivo ambientamento) nella micropropagazione. In questo momento la tecnica più utilizzata è l'innesto con un rapporto di 9 piante su 10. Anche la scelta varietale è un aspetto molto importante: su Plantgest le principali varietà in commercio e le novità. Prima le varietà italiane (es. Sorrento*, Bleggiana e Feltrina) e quelle francesi (es. Franquette*) la facevano da padrone poi le varietà californiane hanno preso il sopravvento: Lara® Pieral* (maturazione precoce), Tulare* (intermedia), Howard (intermedia) e soprattutto Chandler* (medio-tardiva). Quest'ultime hanno permesso di aumentare le rese ed aprire alla meccanizzazione, elementi fondamentali per essere sostenibili economicamente. Per maggiori informazioni sulle varietà consultare i Vivai piante Battistini Soc. Coop. ed i Vivai F.lli Zanzi che sono partner del progetto Plantgest e che hanno a catalogo questa specie frutticola.

Tra tutte le varietà è Chandler* quella più diffusa a livello mondiale (informazioni tratte da Plantgest). Essa presenta albero di medio vigore e portamento semi-eretto. Germogliamento e fioritura sono medio-precoce. La fruttificazione è laterale (mentre nelle vecchie varietà italiane era terminale) e le rese elevate. La maturazione avviene a fine settembre o inizio ottobre. I frutti sono di forma ovale, con base ed apici arrotondati. Il guscio è di colore chiaro, liscio, sottile e con gheriglio chiaro. Il frutto è di grandi dimensioni (13-15 grammi) con perfetta chiusura delle valve e sutura poco pronunciata. La resa allo sgusciato è medio-elevata (49-55%).
 

Uno sguardo all'impollinatore del noce

Un altro aspetto importante che l'agricoltore deve sapere e che all'interno di un impianto di noce serve inserire un certo numero d'impollinatori, per ottenere un'adeguata produzione e che sia sostenibile economicamente. Questo perché il noce è una pianta monoica a fiori diclini, dove quindi gli organi riproduttivi maschili (stami) e femminili (pistillo) sono sulla stessa pianta e in posizioni diverse, con bassa capacità di autofecondarsi. Per Chandler* l'impollinatore consigliato è la varietà Franquette*, oltre Fernette* e Cisco. Per Lara® Pieral* abbiamo Franquette* e Ronde de Montignac* mentre per Howard abbiamo Franquette*, Fernette* e Cisco. Generalmente il consiglio è quello d'inserire un impollinatore ogni 20 piante della varietà coltivata. E' da ricordare che nei primi anni dell'impianto anche l'impollinatore produce pochi amenti, oltre al fatto che gli amenti sono soggetti a caduta a causa di vento e pioggia, per cui se si vuole ottenere una buona produzione è necessario fare ricorso all'impollinazione artificiale.

 
Una noce di Chandler prodotta presso l'impianto specializzato di Az. San Martino di Forlì
Alte rese, elevata qualità e meccanizzazione sono i punti forti della nocicoltura specializzata
(Fonte foto: © AgroNotizie)
 

Clima e terreno

Il noce si adatta a diverse tipologie di terreno, anche se predilige terreni franchifertili, profondi e con elevata percentuale di scheletro. Attenzione ai ristagni idrici, che se non prontamente eliminati causano elevato stress alla pianta. Per questo motivo è importante che il terreno e l'impianto vengano impostati in modo tale da evitare questa elevata umidità: ad esempio impiantare su terreno baulato per favorire lo sgrondo delle acque, piante messe a dimora in modo adeguato ed alla giusta distanza, etc. Il calcare attivo non deve essere superiore al 7-8%. Il noce preferisce suoli tendenzialmente neutri: sono da evitare suoli con pH troppo elevati (8-9), causa di clorosi ferrica. Per quanto riguarda il clima la specie è moderatamente termofila che tollera i freddi invernali. Attenzione però ai ritorni di freddo in primavera, pur essendo il germogliamento tardivo (marzo-aprile), che possono danneggiare i germogli in via di allungamento.
 

L'impianto del noce

L'epoca di messa a dimora delle piante può coincidere con il riposo vegetativo, all'incirca tra novembre ed aprile. Al nord Italia generalmente gli impianti si effettuano in marzo, dopo i freddi invernali. Le distanze consigliate per la realizzazione dell'impianto specializzato variano da 7 a 8 metri tra le file e 3,5-6 metri lungo la fila. In questo modo avremo 208-408 piante ad ettaro. Le distanze maggiori si riferiscono ai terreni più fertili, alle varietà più vigorose ed a fruttificazione apicale. Il sistema che oggi viene maggiormente consigliato è quello a piramide o vaso strutturato, che permette di contenere lo sviluppo delle piante, anticipare la produzione e favorire la potatura meccanica. In questo caso specifico le distanze saranno di 7,0 x 3,5-5. Negli impianti pre esistenti era invece presente la forma in volume a vaso, usata con varietà a fruttificazione terminale. Per questa situazione le distanze d'impianto sono di 7,0-8,0 x 5,0-6,0 metri.
 

Parola d'ordine inerbire

E' fondamentale attuare l'inerbimento dell'impianto o di una buona parte di esso: il controllo delle infestanti viene così limitato alla striscia di terreno lungo il filare. Questa tecnica permette di preservare la qualità delle noci cadute a terra, facilitare le operazione di gestione delle piante e della raccolta, consente una tempestiva entrata in campo nei momenti di criticità agronomica. Il manto erboso può essere realizzato con flora spontanea o con appositi miscugli di 3-4 essenze, generalmente graminacee (quali Lolium perenne, Festuca ovina, F. arundinacea). L’erba viene sfalciata periodicamente a 5 cm, attraverso macchine trinciatrici e trinciasarmenti, a partire da aprile-maggio fino a fine estate. Arrivati all'inizio dell'autunno il cotico erboso, che ha raggiunto i 15-20 cm di altezza, viene poi trinciato nuovamente lasciandolo sul terreno a costituire sostanza organica.

 
Macchina scuotitrice semovente mentre scuote piante di noce per far cadere a terra le noci
Oggi la raccolta è meccanica: una prima fase con scuotitrici ed una seconda fase con raccoglitrici
(Fonte foto: © AgroNotizie)
 

Come si concima

Obiettivo fondamentale di una corretta gestione agronomica di un noceto è quello di mantenere e migliorare la fertilità del suolo. Si parte in fase di preparazione del terreno dell'impianto quando si consiglia d'apportare concime azotato a lento rilascio ed un ammendante che fornisca sostanza organica. Questa pratica è da effettuarsi soprattutto in quei terreni scarsamente dotati di sostanza organica (inferiore all'1,5-2%). In generale, come segnalato in diversi disciplinari di produzione integrata delle Regioni, è bene apportare 40-60 t/ha di letame maturo all’impianto. In allevamento e produzione deve essere apportato azoto sotto forma di nitrato ammonico, somministrato per 2/3 alla ripresa vegetativa (metà marzo) e 1/3 a metà maggio. In caso di fertirrigazione occorre ridurre del 30% le quote di azoto distribuite con questa tecnica. In produzione il fosforo e il potassio devono essere somministrati prima delle piogge autunnali. In suoli acidi può essere indicato l’uso di calcio come ammendante in quantità variabile a seconda del pH e della tessitura. L’apporto di magnesio è invece necessario solo in suoli particolarmente carenti. Se vuoi trovare il fertilizzante che fa al caso tuo cerca in Fertilgest, attraverso il 'cerca prodotto' o 'la ricerca per nome': al momento sono 509 i concimi che appaiono, 5 ammendanti, 14 correttivi e 36 prodotti ad azione specifica cercando per noce e fertirrigazione (Fonte Fertilgest all'8 aprile 2021).
 

Noce, esigenze idriche

L'acqua è un tema molto critico, soprattutto nei primi cinque anni di vita dove le radici delle piantine sono facilmente soggette a stress idrici. Le piante adulte sono particolarmente esigenti durante la fase d'ingrossamento frutti, che all'incirca avviene tra agosto e settembre, normalmente poco piovosa in molti ambienti nocicoli. Una piovosità superiore a 800-900 mm/anno (circa 2.500 m3/ha) e ben distribuita durante la stagione assicura una disponibilità idrica sufficiente ad un corretto sviluppo. I sistemi d'irrigazione preferiti sono quelli localizzati, goccia e microjet in particolare, che consentono un razionale impiego d'acqua e di minimizzare gli apporti esterni energetici al sistema. Anche l'aspersione, meglio se sotto chioma, consente di distribuire l'acqua su una superficie ampia e favorisce lo sviluppo dell'apparato radicale.
 

Come potare?

La potatura è un elemento importante nel noce, così come indicato durante le giornate tecniche della Soi del 2019 (che si sono tenute a Bologna). Per quanto riguarda la potatura in fase d'allevamento, soprattutto nei primi due anni, ha l'obiettivo di far sviluppare le piantine verso la forma prescelta. Per le varietà a fruttificazione laterale, quelle californiane, si lavorerà per far crescere un robusto asse centrale completamente rivestito da branche, utili per la realizzazione della forma ad asse strutturato. Può essere conveniente in alcuni casi intervenire con potature verdi in fase d'allevamento della pianta (es. eliminando biforcazioni della cima e delle branche principali) allo scopo di accelerarne la formazione. Per quanto riguarda la potatura invernale, sempre per varietà a fruttificazioni laterali, gli interventi devono favorire il più possibile la formazione di produzione legnose di un anno e devono indirizzarsi verso una riduzione del numero di branche che rivestono l'asse, in modo tale da permettere un buon arieggiamento della chioma. In queste varietà è possibile ed è diffusa la potatura meccanica a partire dal settimo anno. Le macchine per la potatura meccanica sono dotate di barre di varia lunghezza composte da numerosi dischi dentati.

 
Noci dopo la raccolta meccanizzata e pronte per la lavorazione
Dopo la raccolta meccanica le noci vengono portate negli impianti di lavorazione per essere pulite, controllate e insacchettate
(Fonte foto: © AgroNotizie)
 

La raccolta è meccanica

La maturazione dei frutti avviene in epoche diverse a seconda della varietà, della gestione del noceto, della latitudine dell'area di coltivazione e della destinazione commerciale. In generale il momento d'inizio raccolta può corrispondere alla presenza del 10% di frutti con mallo aperto, che per la varietà Chandler* (punto di riferimento) avviene tra la fine di settembre ed i primi giorni d'ottobre. La modalità di raccolta avviene attraverso due diverse macchine: una prima fase con macchine scuotitrici che fanno cadere i frutti a terra ed una seconda fase con raccoglitrici che raccattano o aspirano dal terreno i frutti.
 

Costi e guadagni

Da indagini e studi effettuati da diversi tecnici e ricercatori, e pubblicati durante il convegno Soi del noce tenuto ad ottobre 2019 a Bologna, per creare un impianto medio di noce servono 10-12mila euro all'ettaro (240 piante ad ettaro con sesto 7x6 metri), a cui vanno aggiunti altri 10-12mila euro all'ettaro all'anno per allevare le piante fino al quinto anno. A partire dal quinto anno e fino al venticinquesimo anno (termine ipotetico di fine carriera) i costi di produzione sono circa 8-9 mila euro all'ettaro all'anno, tra spese di ammortamento e di gestione vera e propria. Non dimentichiamo i costi del materiale vivaistico che possono essere anche abbastanza alti. E' dal quinto anno che si inizia a guadagnare, con prospettive decisamente interessanti. La Plv stimata è di circa 17mila euro all'ettaro all'anno: ipotizzando un prezzo di vendita di 3,50 euro al chilo ed una produzione di 50 quintali all'ettaro.
 

Un occhio alla difesa

Il noce è pianta che ha diverse malattie che possono causare in caso d'infestazioni gravi anche una cospicua riduzione della produzione se non della preclusione dell'integrità dell'impianto. I principali insetti dannosi sono: Carpocapsa (Cydia pomonella), Mosca del noce (Rhagoletis completa), alcuni afidi (Callaphis juglandis e Chromaphis juglandicola), i lepidotteri xilofagi Rodilegno rosso (Cossus Cossus) e Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), alcune cocciniglie (Comstockaspis perniciosa, Mytilococcus ulmi, Pseudaulacaspis pentagona), un paio di eriofidi (Eriophyes erineus e Eriophyes tristriatus) e la Cimice asiatica (Halyomorpha halys). Diverse sono le malattie batteriche: in primis ricordiamo il Cancro corticale (causato da Brenneria nigrifluens e B. rubrifaciens) ed il Mal secco (causato dal batterio Gram negativo Xanthomonas arboricola pv. juglandis). Tra le malattie funginee si ricorda il basidiomicete Armillaria mellea, agente del marciume radicale fibroso di numerosi fruttiferi, e alcune specie di oomiceti appartenenti al genere Phytophthora, come P. cinnamomi e P. cactorum, agenti del mal dell’inchiostro o marciume bruno del colletto. Per maggiori informazioni sulla difesa del noce e dell'uso di sostanze attive e prodotti commerciali su questa frutta in guscio si rimanda a Fitogest. Ad esempio nel caso della Mosca del noce sono oggi registrate 5 sostanze attive (Deltametrina, Fosmet, Lambda-cialotrina, Metam potassio, Proteine idrolizzate) per 10 prodotti commerciali (Fonte Fitogest all'8 aprile 2021). Gli agrofarmaci registrati su noce: con Deltametrina c'è Decis trap noce di Bayer; con Fosmet ci sono Spada 200 EG, Spada 50 WG, Spada WDG di Gowan Italia e Suprafos EL di Syngenta; con Lambda-cialotrina cisono Poker GEO e Poker MAX di Gowan Italia; con Proteine idrolizzate c'è NU BAIT di CBC-divisione Biogard. Gli agrofarmaci registrati su terreno destinato a fruttiferi da frutto in guscio a base di Metam potassio sono il Tamifun di Taminco Italia e Siriac ed il Tamifun Forte di Taminco Italia.


 

Video reportage sulle giornate tecniche sul noce organizzate dalla SOI-Società ortoflorofrutticola - 20/21 settembre 2019, Bologna
(Fonte : © canale YouTube di Plantgest)

Autore: Lorenzo Cricca
© Plantgest - riproduzione riservata

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