Le siepi campestri: una tradizione da recuperare

Seconda parte: le siepi arboree da biomassa (e non solo). A cura di Mario A. Rosato

Le siepi campestri: una tradizione da recuperare - Plantgest news sulle varietà di piante

Tipologia di siepe monofilare detta 'a frangola' molto diffusa in Italia

Fonte immagine: Punto 4 della bibliografia

Nella Prima parte abbiamo introdotto i molteplici servizi che forniscono le siepi arbustive: segnare i confini dell'appezzamento, prevenire le intrusioni - umane o faunistiche - nel caso delle siepi spinose, fornire nutrimento alle api e ad altri insetti pronubi, produrre frutti eduli e offrire rifugio alla microfauna.

In questo articolo tratteremo le potenzialità delle siepi arboree oltre la mera produzione di legna, e anche alcune delle loro problematiche. Infine, esporremo brevemente il metodo di progettazione di una siepe arborea, includendo un semplice calcolatore online.

 

Le funzioni di una siepe arborea

Possiamo dividere le funzioni della siepe in due macrocategorie: produttive ed ecologiche.

  • Funzioni produttive.
    Benché la siepe "occupa suolo coltivabile", i benefici che apporta alla produttività del fondo agricolo superano di gran lunga la "perdita di superficie utile" (1 e 2):
     • Frangivento. Le siepi devono mantenere una capacità di bloccare il vento del 30-40%. Le specie più usate come frangivento sono l'olmo, la quercia, il ligustro, l'alloro, il viburno, il nocciolo e il bosso.
    Tre sono i benefici principali:
    Diminuzione dell'evapotraspirazione, quindi minore stress idraulico delle colture e minore consumo di energia ed acqua. Nei climi caldi l'azione frangivento permette di risparmiare acqua e ridurre l'evapotraspirazione fino al 25%. Nei climi freddi ha un'azione benefica perché aumenta la temperatura. La temperatura può aumentare da 1-2°C (durante la notte e il giorno) e fino a 4-5°C se il vento prevalente è particolarmente freddo.
    Protezione meccanica delle foglie dall'azione abrasiva delle particelle di sabbia e polvere trascinate dal vento.
    Aumento della turbolenza: favorisce l'impollinazione e lo scambio di CO2 tra le piante, con la conseguente maggiore intensità della fotosintesi.
     • Ombreggiamento. L'ombreggiamento diminuisce la temperatura e quindi l'evaporazione, risparmiando acqua irrigua e conseguentemente riducendo anche la salinizzazione del suolo.
     • Difesa. Le siepi possono ospitare specie di insetti e uccelli antagonisti di quelli dannosi per le colture orticole e frutticole.
     • Produzione di legna (3). Le siepi ad alto fusto con turni di ceduazione lunghi (maggiori di trenta anni) forniscono legname da opera e pregiato (pioppi, noci, roveri, faggi); turni più brevi (otto, trenta anni) forniscono paleria. Le siepi governate a capitozza con turni di otto, dieci anni (olmi, ontani, salici, frassini, faggio, querce, pioppo nero) o a ceppaia (platani, salici, carpini, farnia, faggio, castagno, olmi, frassini) forniscono tronchetti e cippato, con turni che vanno da cinque a dieci anni. La produttività di una siepe monofilare a ceppaia o capitozza con turno di dodici anni va da 30 a 60 tonnellate di legname secco (25% di umidità) per chilometro.
     • Prodotti ad alto valore aggiunto. Nel caso di siepi arboree coltivate con criteri polifunzionali moderni è possibile ottenere tartufi (genere Quercus), frutti secchi (noci, ghiande, castagne), funghi (chiodini dai pioppi e porcini dai castagni), miele (tiglio, robinia, acero, ciliegio), manna (ricavata da orniello, Fraxinus ornus).
     • Attività venatoria. Il punto 3 della bibliografia già citato riporta che nello Jütland (DK) molti agricoltori, essendo anche cacciatori, lasciano una fascia non trattata su una larghezza di 6 metri lungo le siepi. Questa fascia è lavorata e seminata, ma successivamente non trattata né raccolta. Fermano gli ugelli dei nebulizzatori per non diserbare, lasciando crescere una flora favorevole alla selvaggina.
  • Funzioni ecologiche.
     • Habitat per avifauna ed entomofauna (salici e ontani attirano insetti benefici, alberi capitozzati favoriscono la nidificazione).
     • Le radici sono l'habitat per i basidiomiceti ectomicorrizici, importanti elementi del biota del suolo.
     • Fissazione della CO2 (nella biomassa viva e nel suolo). Questa funzione potrebbe in futuro diventare anche economica, qualora la Ue attuerà politiche concrete per premiare la carbonicoltura.
     • Protezione dall'erosione (in particolare lungo sponde e scoline).
     • Cattura dei nutrienti dilavati dalle piogge e prevenzione dell'eutrofizzazione dei corpi idrici.
     • Contenimento dell'inquinamento atmosferico. È una proprietà derivante dalla capacità frangivento: le particelle di polveri e gocce inquinanti vengono intercettate dalla siepe e trattenute o fatte precipitare a terra, impedendo la loro diffusione.
     • Ombreggiamento, regolazione della temperatura. Questa funzione è palese nei viali alberati urbani e costituisce un fattore paesaggistico di richiamo in aree turistiche. È anche un fattore di benessere animale nel caso degli allevamenti estensivi.

 

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Pioppeti da biomassa e allevamento di suini

 

Le distanze di rispetto dai confini: il problema giuridico delle siepi arboree

Le distanze di rispetto della siepe arborea dai confini sono in genere definite da ordinanze ed "usi locali".

 

In assenza valgono le disposizioni dell'articolo 892 del Codice Civile, ovvero:

  • 0,5 metri per viti, arbusti, siepi vive, piante da frutto di altezza inferiore ai 2,5 metri;
  • 1,0 metri per le siepi di castagno, ontano e piante simili che nella pratica agricola si tagliano a turno regolare vicino al ceppo (taglio ceduo);
  • 1,5 metri per gli alberi di non alto fusto con il tronco principale aperto in rami non oltre i 3 metri di altezza;
  • 2,0 metri per le siepi di robinie mantenute in forma obbligata con taglio regolare;
  • 3,0 metri per gli alberi di alto fusto come castagni, noci, querce, pini, cipressi, olmi, pioppi, platani e simili impalcati oltre i 3,0 metri di altezza.

 

Purtroppo, come spesso capita in Italia, il legislatore ha creato un po' di confusione fra la terminologia utilizzata nel Codice e quella usuale nella letteratura scientifica. Inoltre, non è chiaro se i criteri con i quali definisce "alberi ad alto fusto", "alberi non di alto fusto" e "alberi da frutta" si riferiscono all'altezza massima che l'albero può raggiungere (in casi eccezionali, come le piante secolari), o all'altezza risultante dal tipo di gestione forestale adottato.

 

Dal punto di vista prettamente tecnico, gli alberi si classificano solitamente in tre grandezze, che si riferiscono alla massima altezza che la pianta può raggiungere se lasciata crescere liberamente. Il problema è che sembra che non esista una classifica univoca. A titolo d'esempio, si comparino i Regolamenti del Comune di Firenze, del Comune di Parma e la Guida della Scuola Agraria del Parco di Monza riportati nella Tabella 1.

 

Tabella 1: Classi di grandezza degli alberi a seconda dalle fonti
Tabella 1: Classi di grandezza degli alberi a seconda dalle fonti

(Fonte tabella: Mario A. Rosato, AgroNotizie)

(Clicca sull'immagine per ingrandirla)

 

Come si dovrebbe interpretare il caso di una siepe di olmi capitozzati a meno di 3 metri? I rami si aprono a meno di tale altezza, quindi di fatto è un "albero non di alto fusto" ai sensi dell'articolo in questione, ma i rami lasciati crescere senza controllo potrebbero comunque raggiungere i 30 metri (dopo decenni però). Lasciamo il problema agli avvocati.

 

Come se non bastasse la confusione, le distanze sopra indicate non vanno rispettate se sul confine esiste un muro proprio o comune, purché l'altezza della vegetazione sia mantenuta più bassa o pari alla sommità del muro. Se il muro è di proprietà del vicino si devono rispettare le distanze legali. I criteri cambiano ancora qualora il confine esista su una strada fuori dai centri abitati.

 

Si applicano le distanze di rispetto definite all'articolo 16 del nuovo Codice della Strada e l'articolo 26 del relativo Regolamento attuativo:

  • Alberi alti: non meno dell'altezza a maturità ed in ogni caso non inferiore a 6 metri.
  • Siepi di altezza inferiore/uguale ad 1 metro: 1 metro.
  • Siepi di altezza superiore ad 1 metro: almeno 3 metri.
  • Ceppaie che raggiungono o superano 6 metri: almeno 6 metri.
  • Incrocio di una strada: da 50 metri dall'incrocio mantenere la siepe ad altezza massima di 1 metro.

 

In ogni caso, lungo autostrade, strade statali, provinciali e comunali, prima di impiantare è bene informarsi presso l'ente che ha in gestione la strada quale sia la distanza minima.

 

Inoltre, ci sono i seguenti casi particolari:

  • Lungo linee ferroviarie: in certi casi sono asserviti anche 30 metri dal confine per l'impianto di alberi.
  • Sotto linee elettriche e telefoniche, sopra ad oleodotti ed altre condotte sotterranee: verificare il tipo di servitù e la distanza dall'asse dell'opera asservente entro la quale non sono consentiti impianti arborei.
  • Lungo fossati e canali: mantenere una banca di manutenzione larga 3 metri per transito di macchine operatrici (benne ed autocarri), mantenere tagliate le branche orizzontali fino a 4 metri dal suolo per non ostacolare il passaggio delle macchine operatrici.

 

La progettazione di una siepe

La letteratura sull'argomento è molto abbondante (si vedano ad esempio 4 e 5) e contiene innumerevoli esempi di sesti d'impianto: siepe mono, bi, o trifilare, monocolturale o biodiversa, polifunzionale o solo per legna e, in quest'ultimo caso, per legname da opera, per tronchetti, paleria o cippato. La scelta della soluzione più adatta ad ogni caso sarà il risultato dei vincoli progettuali: caratteristiche pedoclimatiche (terreno secco, medio o umido), scopi della siepe, forma di governo (ceduo, ceduo a sterzo, capitozza o alto fusto) e lunghezza del turno conseguente. Anche le consuetudini culturali locali, o le eventuali premialità legate a programmi di tutela della biodiversità (si veda ad esempio il progetto Plant For Life), possono condizionare le scelte progettuali.

 

Proponiamo ai nostri lettori un semplice strumento di aiuto alla progettazione della siepe da biomassa plurispecie unifilare. Lo stesso calcola il numero di piante necessario per una fila di lunghezza totale L e propone le specie di prima e seconda grandezza più adatte in funzione delle caratteristiche del luogo (secco, medio o umido) e altri vincoli definiti dall'utente (mellifera, edule). Il modulo è di 8 metri (Foto 1), con alberi ad alto fusto (I o II grandezza) agli estremi, alberi capitozzati a meno di 3 metri da terra oppure ceppaie ogni 2 metri, e alberelli o arbusti ogni metro.

 

Soluzione che include alberi ad alto fusto, ceppaie (o capitozze basse) e arbusti

Foto 1: Soluzione che include alberi ad alto fusto, ceppaie (o capitozze basse) e arbusti

(Fonte foto: Mario A. Rosato, AgroNotizie)

 

Alternativamente, è possibile progettare la siepe con solo alberi capitozzati o ceppaie e arbusti (Foto 2). Per la selezione di questi ultimi si consiglia di fare riferimento al configuratore online presentato nella Prima parte.

 

Soluzione con solo ceppaie o capitozze e arbusti

Figura 2: Soluzione con solo ceppaie o capitozze e arbusti

(Fonte foto: Mario A. Rosato, AgroNotizie)

 

Se si desidera una siepe bi o trifilare, il calcolatore assume lo stesso schema lineare; il numero di piante totale sarà il doppio o il triplo della siepe unifilare, ma l'utente dovrà procedere alla piantumazione sfalsando le file come indicato nella Foto 3.

 

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Foto 3: Ripetizione sfalsata dello schema unifilare per formare siepi bi o trifilari

(Fonte foto: Mario A. Rosato, AgroNotizie)

 

Calcola la tua siepe da legna

 

Bibliografia

(1) Alessandro Pasini; La siepe nel paesaggio veneto-padano, A.Ve.Pro.Bi.

(2) Alessandro Pasini; Come aumentare la biodiversità in frutticoltura attraverso le "infrastrutture verdi"; Diapositive del corso a distanza organizzato da Veneto Agricoltura "Frutticoltura biologica" - 13, 20, 27 gennaio e 3 febbraio 2022.

(3) Veneto Agricoltura, Siepi da Legna, Settore Agroenergie e Fuori Foresta, Viale dell'Università, 14 - 35020 Legnaro (Pd).

(4) Albert Reif, Thomas Schmutz, Impianto e manutenzioni delle siepi campestri in Europa; Institut pour le Développement Forestier, Pubblicazione edita da Veneto Agricoltura Azienda Regionale per i Settori Agricolo, Forestale e Agro-Alimentare.

(5) Buresti Lattes E. e Mori P., (a cura di) 2016 - Progettazione, realizzazione e gestione delle Piantagioni da legno Policicliche di tipo Naturalistico (Ppn). Progetto Life+ InBioWood (LIFE12 ENV/IT/000153), Ed. Compagnia delle Foreste (Arezzo).

Autore: Mario A. Rosato

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